domenica 6 ottobre 2019

59° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (291-295)

Cinquina tutta hollywoodiana e di questo secolo, con tre film diretti da Clint Eastwood (in uno anche protagonista assoluto), uno da Ridley Scott e uno (quasi sperimentale) da Sean Baker, che l’anno scorso si è fatto conoscere su scala internazionale con The Florida Project (2017, Nomination per Willem Dafoe).

   


Due buoni film di Clint Eastwood, quasi alla pari in quanto a mio gradimento; scrivo “quasi” poiché la differenza la fanno le sceneggiature. Molto più articolata, con più ruoli principali, sorprese e credibilità la prima, un po’ scontata e con troppi stereotipi la seconda.

292  Mystic river  (Clint Eastwood, USA, 2003) * con Sean Penn, Tim Robbins, Kevin Bacon, Marcia Gay Harden, Laurence Fishburne * IMDb  7,9  RT  88%  * 2 Oscar (Sean Penn protagonista e Tim Robbins non protagonista) e 4 Nomination (miglior film, regia, sceneggiatura e Marcia Gay Harden non protagonista)
Questo, il mio preferito fra i due, conta anche su un solido cast (2 Oscar e 1 Nomination) anche se non sono tanto convinto dei meriti di Sean Penn ... troppe smorfie. La spina dorsale del film è senza dubbio la sceneggiatura, adattata dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane, una perfetta miscela di crime, mistery e dramma costruita su due periodi ben distinti, con i tre protagonisti adolescenti, grandi amici, che si ritrovano dopo una ventina d’anni dopo aver intrapreso strade completamente diverse e, per forza di cose, i rapporti fra loro non sono più gli stessi.
Fino alla fine i sentimenti cambiano, i familiari rivestono un ruolo importante se non decisivo, alla fine risultano tanti perdenti ... senz’altro una storia amara.
Da non perdere.

293  Gran Torino (Clint Eastwood, USA, 2008) * con Clint Eastwood, Bee Vang, Christopher Carley  * IMDb  8,1  RT  81%  * 174° nella classifica IMDb dei migliori film di sempre
A differenza di Mystic river, questo piace nel complesso ma, come già scritto in apertura, i dialoghi e la maggior parte delle interazioni fra i protagonisti sono quasi risibili. Soggetto e sceneggiatura sono la sua palla al piede. Il personaggio forse più interessante, e diverso dai soliti, appare essere il giovane sacerdote testardo più di un mulo, ma la sua ostinata pervicacia (voluta ripetizione) può più del suo poco senso pratico. Lo spaccato della comunità Hmong trapiantata nel midwest, sommato agli insensati dialoghi fra il protagonista (interpretato da Clint Eastwood) e il suo barbiere, nonché i rapporti con i figli tendono spesso alla commedia, distaccandosi dalla parte drammatica. Il mix che funziona alla perfezione in Mystic river non riesce qui ad amalgamarsi e neanche ad avere almeno una parvenza di omogeneità.
Piacevole, ma inferiore all’altro. Da guardare comunque.

      

295  Tangerine  (Sean Baker, USA, 2015) * con Kitana Kiki Rodriguez, Mya Taylor, Karren Karagulian * IMDb  7,1  RT  96% 
Film della nuova frontiera cinematografica, girato in tre settimane utilizzando tre comuni iPhone 5S con un budget di appena 100.000 dollari!!! Ma ciò non aggiunge o sottrae niente ai suoi meriti, in quanto si tratta di una brillante commedia dark, ambientata fra transgender, prostitute e omosessuali, ma senza alcuna volgarità gratuita, solo gli atteggiamenti e lo slang che ci si aspetta si usino in tale ambiente. Certamente non adatto ad educande (se ancora esistono) o a orecchie troppo caste.
Ha vinto numerosi premi e raccolto ancor più nomination, è anche stato presentato al Festival di Torino, spero in versione originale. Sarebbe un sacrilegio doppiarlo facendo perdere allo spettatore i veri toni di ogni battuta ed ogni insulto.
Non si intuisce subito come i vari personaggi che si seguono all’inizio possano poi entrare nella trama e i colpi di scena non mancano fino alla fine, anche quando talvolta può sembrare che si sia giunti ad un punto morto. Umanità molto varia che va dal tassista armeno ai passeggeri casuali che carica a bordo e a sua suocera “più armena” di lui, dalla tenutaria di un bordello di infimo ordine in un piccolo squallidissimo appartamento alla ragazza orientale che gestisce il piccolo locale nel quale si riuniscono verso la fine molti dei protagonisti. Bei colori (ovviamente trattati), musica perfetta e ben distribuita e, ovviamente, tanta camera (iPhone) a mano.
Questo è il "red band trailer" (= non censurato) originale ... giusto per dare un’idea.
Significativo il 96% di recensioni positive su Rotten Tomatoes, e non su poche ma su 145!
Chiunque abbia un buon senso dello humour e non sia un bacchettone, non dovrebbe perderselo!

291  American gangster  (Ridley Scott, USA, 2007) * con Denzel Washington, Russel Crowe, Chiwetel Ejiofor * IMDb  7,8  RT  79% 
Basato su una storia vera, la scceneggiatura narra di una sfida apparentemente impossibile: un poliziotto troppo onesto (osteggiato anche da molti suoi colleghi) dà la caccia ai vertici dello spaccio di droga proveniente dal sud-est asiatico, negli ultimi anni della guerra in Vietnam. In effetti, per gran parte del film Russel Crowe non si rende neanche conto che Denzel Washington è il suo uomo (non è uno spoiler, gli spettatori lo sanno dall’inizio).
Buon poliziesco, anche se sembra un po’ esagerato nella messa in scena ... ma non è detto che le cose non fossero realmente così.

294  Invictus  (Clint Eastwood, USA, 2009) * con Morgan Freeman, Matt Damon, Tony Kgoroge  * IMDb  7,3  RT  76%  *  2 Nomination Oscar (Morgan Freeman protagonista e Matt Damon non protagonista)
Pieno di buoni sentimenti, nobili valori, basato su eventi nell’essenza certamente veri (ma dubito che i fatti si siano svolti esattamente così) inizia con il primo giorno da presiedente di Nelson Mandela. Pur essendo il rugby il perno della storia, sono dell’idea  che siano state inserite troppe scene di gioco per un film che, comunque, non è da classificare fra quelli del genere sportivo - agonistico. Al contrario, ben poco viene mostrato di quanto accadde realmente nel primo anno di governo di Mandela (dopo tanti anni di apartheid) ... e certamente le cose non furono così semplici.
Ottimo Morgan Freeman, ma certamente Matt Damon non sfigura.
Storia emblematica, con qualche scena che tende al commovente, ma non mi sembra che riesca a coinvolgere veramente gli spettatori.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

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