domenica 21 agosto 2016

Concorso fotografico > acque pubbliche > lavatoi > pali di sapone

Ennesimo post originato da coincidenze, associazioni mentali, nessi, digressioni, e via discorrendo. Tutto è cominciato da un concorso fotografico avente come tema "La Massa che non conosco" (Massa Lubrense, mio comune di residenza). Avendo una invidiabile (e riconosciuta) conoscenza del territorio dovevo solo decidere quale posto "dimenticato da Dio e dagli uomini" potesse  anche fornirmi buoni soggetti. Fra i primi che mi sono venuti in mente sono stati vari "punti acqua" - cisterne, pozzi, fontane, sorgenti e lavatoi - abbandonati e semisconosciuti alle nuove generazioni, in aree non molto trafficate e quindi noti solo ad anziani o a escursionisti erranti come me e di conseguenza rispondenti all’esplicito limite del tema.
   
Dopo varie rapide ricognizioni, però, ho rinunciato per aver trovato situazioni di abbandono, degrado e, dove l'acqua ancora fluisce, tubi di gomma che, per quanto utili, non sono un bel vedere. Pur essendo passato ad altri soggetti (comunque con gran soddisfazione), nello scorrere mentalmente tutti i luoghi dove fosse presente acqua pubblica mi sono soffermato a immaginare il "problema acqua" almeno nella prima metà del secolo scorso e, chiacchierando e investigando, sono venuto a conoscenza di situazioni ipotizzabili sì, ma certamente poco conosciute. 
Non starò qui a dilungarmi sulla fondamentale importanza dell'acqua per le popolazioni di qualunque paese del mondo, e riporterò solo poche notizie raccolte qui, dove era indispensabile non solo per la vita famigliare, ma anche per irrigazione e per abbeverare.

Mentre alcune aree sono ricche di sorgenti perenni (versante nord-ovest) altre hanno pochissima acqua e, prima del completamento dell’acquedotto pubblico, in varie frazioni la popolazione poteva contare solo su pochi pozzi e sulle cisterne nelle quali si raccoglieva l’acqua piovana. I primi erano quasi tutti in proprietà private, ma mi hanno riferito che era consentito l’accesso alla maggior parte di essi, talvolta solo in determinati orari.
Le sorgenti erano spesso associate a lavatoi pubblici, dei quali Massa Lubrense è particolarmente ricca. Tanti sono oggi visibili anche se abbandonati e/o coperti da vegetazione e materiali vari, in pochi scorre ancora l’acqua, solo uno (Canale) è tuttora certamente in uso. Alimentato dalla principale sorgente del territorio, questo è senz’altro il più grande ed è regolarmente frequentato.
Oltre all'aspeto positivo di mantenere viva una  tradizione, penso sia doveroso e interessante sottolineare che varie sono le giovani signore che preferiscono lavare lì vari tipi di tessuti delicati sopratutto perché quell’acqua è meno dura, meno calcarea. 

Ricordo che vari anni fa, guidando un gruppo di escursionisti, ci fermammo a chiacchierare con un gruppetto di donne all’opera. Una delle più giovani, notando la sorpresa di varie delle signore americane mi chiese espressamente di spiegare che tutte avevano la lavatrice a casa, ma che preferivano venire al lavatoio per preservare i loro capi e per stare insieme, chiacchierare ... “gli uomini vanno al bar, noi veniamo al lavaturo!”.
A beneficio di chi non ha la benché minima idea di cosa sia un lavatoio, eccone una breve descrizione. Si tratta di due vasche delle quali quella che riceve l’acqua è destinata al risciacquo, l’altra al lavaggio ... l’acqua della prima sarà sempre limpida e lo stramazzo si versa nella seconda che invece conterrà più detersivo. 
     

Una volta si usava il “sapone molle”, venduto a kg e messo in fogli di carta pesante grezza (come quelli che qualcuno ancora usa per i cuoppi di frittura), lo stesso con il quale si insaponavano gli alberi della cuccagna, qui conosciuto come 'o palo 'e sapone.
    
Belli tiemp’  ‘e ‘na vota ...

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