Ennesimo post originato da coincidenze,
associazioni mentali, nessi, digressioni, e via discorrendo. Tutto è cominciato
da un concorso fotografico avente come tema "La Massa che non
conosco" (Massa Lubrense, mio comune di residenza). Avendo una invidiabile (e riconosciuta)
conoscenza del territorio dovevo solo decidere quale posto "dimenticato da
Dio e dagli uomini" potesse anche
fornirmi buoni soggetti. Fra i primi che mi sono venuti in mente sono stati
vari "punti acqua" - cisterne, pozzi, fontane, sorgenti e lavatoi - abbandonati
e semisconosciuti alle nuove generazioni, in aree non molto trafficate e quindi
noti solo ad anziani o a escursionisti erranti come me e di conseguenza
rispondenti all’esplicito limite del tema.
Dopo varie rapide ricognizioni, però, ho
rinunciato per aver trovato situazioni di abbandono, degrado e, dove l'acqua
ancora fluisce, tubi di gomma che, per quanto utili, non sono un bel vedere. Pur
essendo passato ad altri soggetti (comunque con gran soddisfazione), nello
scorrere mentalmente tutti i luoghi dove fosse presente acqua pubblica mi sono
soffermato a immaginare il "problema acqua" almeno nella prima metà
del secolo scorso e, chiacchierando e investigando, sono venuto a conoscenza di
situazioni ipotizzabili sì, ma certamente poco conosciute. Non starò qui a dilungarmi sulla fondamentale importanza dell'acqua per le popolazioni di qualunque paese del mondo, e riporterò solo poche notizie raccolte qui, dove era indispensabile non solo per la vita famigliare, ma anche per irrigazione e per abbeverare.
Mentre alcune aree sono ricche di sorgenti
perenni (versante nord-ovest) altre hanno pochissima acqua e, prima del
completamento dell’acquedotto pubblico, in varie frazioni la popolazione poteva contare solo su pochi pozzi e sulle cisterne
nelle quali si raccoglieva l’acqua piovana. I primi erano quasi tutti in
proprietà private, ma mi hanno riferito che era consentito l’accesso alla
maggior parte di essi, talvolta solo in determinati orari.
Le sorgenti erano spesso associate a lavatoi
pubblici, dei quali Massa Lubrense è particolarmente ricca. Tanti sono oggi
visibili anche se abbandonati e/o coperti da vegetazione e materiali vari, in
pochi scorre ancora l’acqua, solo uno (Canale) è tuttora certamente in uso. Alimentato
dalla principale sorgente del territorio, questo è senz’altro il più grande ed
è regolarmente frequentato.
Oltre all'aspeto positivo di mantenere viva una tradizione, penso sia doveroso e interessante sottolineare che varie sono le
giovani signore che preferiscono lavare lì vari tipi di tessuti delicati sopratutto
perché quell’acqua è meno dura, meno calcarea.
Ricordo che vari anni fa, guidando un gruppo
di escursionisti, ci fermammo a chiacchierare con un gruppetto di donne all’opera. Una delle più giovani, notando la sorpresa di
varie delle signore americane mi chiese espressamente di spiegare che tutte
avevano la lavatrice a casa, ma che preferivano venire al lavatoio per
preservare i loro capi e per stare insieme, chiacchierare ... “gli uomini vanno
al bar, noi veniamo al lavaturo!”.
Una volta si usava il “sapone molle”, venduto a kg e messo in fogli di carta pesante grezza (come quelli che qualcuno ancora usa per i cuoppi di frittura), lo stesso con il quale si insaponavano gli alberi della cuccagna, qui conosciuto come 'o palo 'e sapone.
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