Su specifica
richiesta di Nando Fontanella
(naturalista, webmaster di www.meditflora.com) sono andato a fotografare una
distinta specie di fichi d’India, ben diversa e meno comune di quella che
produce i frutti che conosciamo e troviamo anche al mercato. Per quanto ne so
questi altri fichi d’India non sono commestibili e probabilmente questa è la
ragione della loro minor diffusione.
Premetto che (come
potrete leggere anche nella pagina Meditflora) le carnose palette verdi sono in effetti rami modificati (termine scientifico
cladodi) mentre le spine sono le foglie.
Guardate ora attentamente le foto che ho caricato in questo album Google+ in modo da potervi rendere conto dei vari dettagli della pianta dei quali vado a discutere. Solo per confronto ho aggiunto l'ultima foto nella quale si può vedere un gruppo di fichi del tipo commestibile.
Guardate ora attentamente le foto che ho caricato in questo album Google+ in modo da potervi rendere conto dei vari dettagli della pianta dei quali vado a discutere. Solo per confronto ho aggiunto l'ultima foto nella quale si può vedere un gruppo di fichi del tipo commestibile.
Già a prima vista
si notano varie caratteristiche che differenziano le due specie:
- i cladodi sono più
stretti e di colore verde più carico;
- le spine sono più
lunghe ed evidenti;
- i frutti sono più
stretti e allungati, a volte piriformi.
Vi invito anche ad
osservare che al lato (di solito in basso) di ogni spina lunga, ne spunta
un’altra più piccola, più spessa e più scura (Nando ci spiegherà se è una vera
spina o meno).
E le parti rosse sono brattee?
E le parti rosse sono brattee?
Infine sembra che i
frutti crescano anche uno sopra all’altro e non solo dai cladodi. Sarà proprio
così o è un’altra modificazione?
Vorrei anche
integrare le notizie proposte da Nando nelle note della scheda dell’Opuntia ficus-indica (la comune specie commestibile) cominciando col dire che l’azione di infilzare
i fichi d’India nella sporta facendo cadere un coltello dall'alto si chiamava appizzata.
(vedi foto d'epoca a sinistra)
(vedi foto d'epoca a sinistra)
I cladodi,
frantumati, si utilizzavano anche come concime mischiandoli al terreno appena
zappato e nelle marine i pescatori strofinavano le palette (tagliate a metà)
sotto gli scafi per far scivolare meglio le imbarcazioni fra le onde.
Notizia non nostrana:
in centro America l’Opuntia si chiama nopal e i suoi cladodi sono comunemente
utilizzati in varie pietanze.
Di recente mi sono
reso conto che tanti non sanno sbucciare i fichi d’India e che molti non li
hanno mai provati. Quindi a tutti costoro potrà forse far piacere apprendere
come procedere (almeno come faccio io) in modo sicuro, senza correre il rischio
che le piccolissime, quasi invisibili spine si conficchino nei polpastrelli … procurando
un notevole fastidio visto che oltretutto, date le loro dimensioni, è poi difficile toglierle anche se si hanno a disposizione delle pinzette.
Tagliare le due
calotte (anche senza staccarle completamente) e poi incidere il frutto
longitudinalmente.
Tenendo il fico con
la forchetta, con la punta del coltello iniziare a sollevare la buccia e
staccarla dalla polpa per circa la metà della circonferenza. Ripetere l’operazione dall’altro lato
fino a liberare completamente la parte commestibile che deve rimanere intera e
compatta, a forma di barilotto.
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