sabato 20 agosto 2022

Microrecensioni 241-245: noir / crime / detective story di seconda generazione

Film non proprio classici del genere, di qualità media ma certo non insufficienti … dopo gli anni d’oro (’40-’50) le eccellenze in questo genere si contano sulla punta delle dita e ciò vale per quasi qualunque cinematografia (americana, giapponese, messicana, francese, …). Sono partito dal più recente, consigliatomi, per poi trovare un omonimo del ’73 con il quale ho poco in comune e ho continuato con un altro di soggetto simile a quest’ultimo, adattamento di un romanzo dello stesso autore. Rimanendo oltreoceano e specificamente in California, ho aggiunto due Harper, quindi con al centro un private eye e non una guerra individuale contro l’organizzazione come gli altri tre. I 5 protagonisti sono tutti interpretati da ottimi attori che certamente contribuiscono a ottenere la sufficienza: Lee Marvin, Robert Duvall, Mark Rylance e due da Paul Newman.

 

Point Blank (John Boorman, USA, 1967)

Un partecipante ad una rapina finita male (dato per morto) ha la ferma intenzione di ottenere la sua parte di bottino. Un vero lupo solitario affronta, spesso a viso aperto, quelli che lo hanno abbandonato e si sono impossessati dei suoi soldi. Come tutti i film del genere, per quante sorprese si possano introdurre, gli spettatori sono certi che il protagonista debba sopravvivere almeno fino alle ultime scene del film, il che leva molta della possibile suspense. Lee Marvin, attore sottovalutato e per questo spesso relegato in parti da comprimario o proprio secondarie, qui è protagonista assoluto e non delude. 

The Outfit (John Flynn USA, 1973)

Come anticipato, si tratta di un adattamento di un altro romanzo di Donald E. Westlake (alias Richard Stark, una trentina di soggetti, Nomination Oscar per The Grifters / Rischiose abitudini, 1990) basato sullo stesso argomento di recupero di una somma che, ovviamente, l’organizzazione non ha alcuna intenzione di restituire. Abbastanza movimentato grazie al cospicuo numero di debitori o presunti tali. Qui il protagonista (Robert Duvall) si fa aiutare da un vecchio amico e le varie incursioni in territorio nemico sono meglio organizzate e non contano solo sulla forza e la rapidità di fuoco.

 
The Outfit (Graham Moore, USA, 2022)

Non male, relativamente ben interpretato, ha la singolarità di svolgersi tutto in una sartoria, usata come deposito temporaneo di tangenti. L’apparentemente innocuo sarto (immigrato negli USA da Londra) riesce a manipolare i gangster che frequentano il locale sia in tale veste, sia come clienti affezionati. Il numero limitato di personaggi e gli spazi ristretti costringono ad una sceneggiatura troppo parlata, con dialoghi e resoconti il più delle volte poco credibili. Si può gestire un’organizzazione criminale credendo a quasi qualunque fandonia? Ne dubito.

  • Harper (The Moving Target) (Jack Smight, USA, 1966)
  • The drowning pool (Stuart Rosenberg, USA, 1975)

Harper è un detective privato sornione e calcolatore che accetta spesso incarichi al di fuori delle routinarie investigazioni di infedeltà, amorose o economiche che siano, e si caccia in pericolose situazioni più che aggrovigliate, per sbrogliare le quali deve affrontare sia potenti personaggi senza scrupoli che i loro scagnozzi, piccoli malviventi che, per sua fortuna, di solito si rivelano abbastanza stupidi e/o incapaci. Paul Newman (Harper) è affiancato in entrambi i film da cast con tante star fra le quali Lauren Bacall, la camaleontica Shelley Winters, Janet Leigh, Pamela Tiffin, nel primo e Joanne Woodward, Anthony Franciosa e la giovane Melanie Griffith (all’epoca 17enne). Certamente guardabili ma altrettanto certamente non memorabili. Interessante l’ambientazione di The Drowning Pool, nel quale Harper si sposta dalla California in Lousiana, fra splendidi paesaggi, paludi e il caratteristico French Quarter di New Orleans.

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