lunedì 27 dicembre 2021

Micro-recensioni 376-380: noir, crime e dark comedy di qualità

Tre sono diretti dai fratelli Joel e Ethan Coen (maestri del genere) terzo, quarto e sesto della loro ventina di film, anche se il nome di Ethan (il più giovane dei due) spesso non appare e quindi, come regista, viene solo citato uncredited ma è ufficialmente sceneggiatore e produttore. Completano la cinquina un ottimo crime spagnolo di pochi anni fa, che solo per essere tale non ha ottenuto il successo internazionale che avrebbe meritato, e il singolare terzo lungometraggio di Polanski.

 
La Isla Mínima (Alberto Rodríguez, 2014, USA)

Comincio con la presentazione della location, che fornisce anche il titolo. In effetti è solo una piccola parte emersa delle Marismas del Guadalquivir, che comprendono una vastissima area naturale di paludi ai lati del fiume, a sud di Siviglia e fino alla costa, estendendosi anche nelle province di Cadice e Huelva (nel Parque Nacional de Doñana). Viste aeree di esse sono state utilizzate come affascinante sfondo per i titoli di testa (vedi sotto). 

La Isla Mínima è relativamente giovane in quanto un canale (Corta de los Jeronimos, costruito circa 150 anni fa per facilitare la navigazione) la divise dall’isola alla quale apparteneva: Isla Menor (ovviamente, nei dintorni esiste anche la Isla Mayor). A parte questa particolare ambientazione naturale nella quale appaiono spesso tanti uccelli acquatici, risultano interessanti anche il tessuto sociale e le varie attività peculiari dell’area. Venendo alla trama, si tratta di una investigazione su un duplice feroce omicidio, resa particolarmente difficile non solo dall’omertà generale ma anche dal tentativo di nascondere altre attività illecite. Aggiungo anche che i due investigatori, mandati appositamente dalla capitale, non sono proprio degli stinchi di santo. Partecipò a pochi Festival al di fuori di quelli di lingua ispanica, ma dovunque fu presentato fece incetta di riconoscimenti: 60 premi e 43 nomination. Consigliato.

Cul-de-sac (Roman Polanski, 1966, UK) 

Singolare commedia grottesca, con pochi attori e completamente ambientata sulla Holy Island di Lindisfarne, collina collegata alla terraferma con la bassa marea, con l’alta diventa isola. Tre sono i personaggi principali: un rapinatore ferito (Lionel Stander), il proprietario dell’antico castello (Donald Pleasance) e la sua giovane moglie (Françoise Dorléac, sorella maggiore di Catherine Deneuve). Fra l’instabilità dei 3, la particolare location isolata dal resto del mondo, la quantità di volatili sempre presente e le varie visite inaspettate di personaggi altrettanto singolari, le situazioni sono spesso pressoché surreali. Polanski (anche co-sceneggiatore) riesce a rendere scorrevole e pieno di sorprese questo originale film, certamente di non facile gestione. Orso d’Oro a Berlino.

  
Fargo (J. Coen & E. Coen, 1996, USA)

Dopo lo straordinario successo della dark comedy di esordio (Blood Simple, 1984) i fratelli Coen tornano all’eccellenza con questa storia quasi pulp, trasposizione caricaturale di eventi tragici e violenti, in realtà non veri al contrario di quanto affermato nei titoli di testa. In effetti nel film pare ci sia solo una eliminazione di cadavere avvenne realmente in modo simile, ma evito lo spoiler. Abbondano i morti (con varie vittime assolutamente casuali) e non si lesina neanche il sangue, ma chiaramente finto, come quello di Tarantino. Personaggi caricaturali abbastanza fuori di testa, in particolare i due criminali da strapazzo (Steve Buscemi - ripetutamente descritto da testimoni come funny looking guy … e come dar loro torto? - e lo svedese Peter Stormare) assoldati da un inetto rivenditore di auto (William H. Macy) che troveranno però sulla loro strada la serafica l’incittissima poliziotta Frances McDormand che così ottenne primo dei suoi 4 Oscar. Il film ottenne l’Oscar per la sceneggiatura e 5 Nomination (miglior film, regia, fotografia, William H. Macy non protagonista e montaggio); attualmente si trova al i176° nella classifica IMDb dei migliori di sempre.

Barton Fink (Joel Coen, 1991, USA)

Più interessante e più satirico del precedente Miller's Crossing con un minor numero di personaggi e quindi con più possibilità di caratterizzarli. Qui John Turturro, dopo la striminzita parte nel film precedente, ha ruolo di vero protagonista, ma è il co-protagonista John Goodman a prendersi la scena. C’è molta satira in merito all’ambiente hollywoodiano, con produttori, registi, manager e soprattutto sceneggiatori assolutamente ridicolizzati.

Miller's Crossing (J. Coen & E. Coen, 1990, USA)

Troppo parlato e troppo confuso … tutti tradiscono tutti, sindaco e capo della polizia ridicolizzati come inetti yes-man nei confronti di chi è più potente in quel momento, doppiogiochisti, bugiardi e traditori hanno vita facile fin quando qualcuno non li uccide. Non fra i migliori prodotti dei fratelli.

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