lunedì 22 novembre 2021

Micro-recensioni 336-340: cinquina assortita del 1984

Avendo iniziato per caso con due film dell’84, ho deciso di continuare con produzioni dello stesso anno di buona qualità, o almeno fama. Ne è risultato un mix molto vario con commedie di generi molto diversi (romantica, drammatica, fantasy demenziale), un noir e uno con struttura tipo western adattato all’ambiente del rock e delle biker gang.

 
Blood simple (Joel Coen, 1984, USA)

Esordio alla regia per Joel, su sceneggiatura scritta a quattro mani con suo fratello Ethan. Questo cult dei fratelli Coen segnò anche l’esordio di Frances McDormand (vincitrice di 4 Oscar) che sarebbe stata poi una presenza ricorrente nei loro film. Gli ormai famosi e apprezzati fratelli già dai primi passi dimostrarono di saper scegliere gli interpreti dei loro prodotti, puntando sulla qualità e su volti interessanti e non per forza belli. Ciò vale anche per i personaggi di contorno, in questo caso M. Emmet Walsh e Dan Hedaya. La storia procede fra noir e dark comedy, con vari omicidi tentati, presunti e portati a termine. La innegabile lentezza di alcune scene è perfetta per creare suspense … secondo me uno dei migliori film dei Coen, nonostante qualche falla. Consigliato.

Ghostbusters (Ivan Reitman, 1984, USA)

Cercando fra i film del 1984 mi sono reso conto che non l’avevo mai più guardato dopo gli anni ’80 e, dopo attenta visione, devo dire che mi ha di nuovo divertito. Certo la maggior parte del merito è da attribuire agli sceneggiatori/protagonisti Dan Aykroyd e Harold Ramis, ma pare anche Rick Moranis (uncredited), e agli scenografi (inclusi i responsabili delle apparizioni degli originalissimi ectoplasmi). Tutto funziona, dalla storia ai vari personaggi grotteschi, esagerazioni di stereotipi newyorchesi del tempo; i dialoghi e i nomi di esseri diabolici e i loro ruoli evidenziano una creatività non comune; le citazioni da Metropolis a King Kong. Ai giovani che guardano solo le moderne serie di alieni e Co. consiglio di dare uno sguardo a Ghostbusters … se hanno un minimo senso dell’ironia si accorgeranno delle baggianate che continuano a tenerli incollati allo schermo. A chi, come me, piacque allora consiglio di guardarlo di nuovo; anche se conoscono la storia sono certo che passeranno oltre un’ora e mezza di relax e, probabilmente, apprezzeranno qualcosa che sfuggì loro durante la prima visione. Nomination Oscar per effetti e musica.

  

Stranger Than Paradise
(Jim Jarmusch, 1984, USA)

Secondo lungometraggio di Jarmusch che l’anno precedente ne aveva proposto la prima parte come corto. Molto slegato, tante interruzioni con pezzi di storia divisi da classiche lunghe dissolvenze al nero (talvolta con parlato), praticamente tre soli attori più la breve apparizione dell’impagabile zia ungherese del protagonista (il solito John Lurie). Con lui ci sono Eszter Balint (la cugina inaspettatamente arrivata dall’Ungheria) e l’ineffabile Richard Edson che in alcuni atteggiamenti somiglia tanto al giovane De Niro con le sue smorfie derisorie e indisponenti viste in Mean Streets (1973) e Taxi Driver (1976). Come detto soffre della poca continuità (in stile di alcune sitcom) e di un finale vago e confuso oltre che (sembra) affrettato. Comunque caratteristico, non inquadrabile facilmente in un preciso genere; Golden Camera a Cannes.

Les nuits de la pleine lune (Éric Rohmer, 1984, Fra)

Dopo Le rayon verte, ho voluto vedere il precedente elemento del sestetto Commedie e Proverbi, dai più giudicato fra i migliori di Rohmer, ma per me non del tutto soddisfacente, forse per i caratteri dei tre insopportabili personaggi principali: la ragazza, il suo compagno ufficiale, il suo amico/corteggiatore. Per la prestigiosa rivista francese Cahiers du Cinéma fu il miglior film dell’anno; Pascale Ogier fu giudicata miglior attrice a Venezia dove Rohmer ebbe nomination Leone d’Oro. Comunque, è un buon classico con tutte le caratteristiche tipiche dello stile narrativo del regista.

Streets of Fire (Walter Hill, 1984, USA)

Film talmente scadente e sopra le righe da diventare un cult (ma penso solo oltreoceano). Una storia sostanzialmente da western adattata nella seconda metà del secolo scorso, in epoca vagamente definita, comunque fra gli anni ’50 e gli ’80. Protagonista è il belloccio sconosciuto Michael Paré (che per fortuna ebbe breve carriera) nei panni del buon giustiziere invincibile. Si nota invece la presenza di Rick Moranis (che nello stesso anno ebbe il ruolo più importante della sua vita in Ghostbusters) e il giovane e allora sconosciuto Willem Dafoe (all’inizio della sua carriera, al 6° di 121 film … finora). Si inizia con il rapimento in palcoscenico di una cantante star del rock e si finisce con una classica chiusura western con tanto di sfida in strada fra la banda di cattivi (i bikers capitanati da Willem Dafoe) e il buono che viene appoggiato dai bravi cittadini.

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