domenica 7 novembre 2021

Micro-recensioni 321-325: docu-film iraniano, classico macabro americano e 3 comedias negras spagnole uniche

Pur appartenendo a generi spesso sottostimati, tutti e cinque sono stati generalmente apprezzati e ricordati dal grande pubblico anche grazie alle buone regie e alle partecipazioni di noti e bravi attori.

 

Dah (10)
(Abbas Kiarostami, 2002, Iran)

Ancora una volta Kiarostami propone personaggi molto realistici che rappresentano determinati atteggiamenti della vita e umanità iraniana. Ennesimo suo film prodotto con minimo budget, in questo caso gli sono bastate due piccole telecamere montate nell’abitacolo di un’auto, una puntata sulla donna alla guida e l’altra sul passeggero/a. Il titolo si riferisce al numero di percorsi della donna, 4 con il figlio capriccioso ed indisponente, 2 con una giovane sconosciuta abbandonata a pochi giorni dal matrimonio e altrettanti con una devotissima anziana, e poi con la sorella e con un’allegra prostituta soddisfatta e quasi fiera della sua attività. La protagonista è divorziata ed ha un rapporto molto conflittuale con il pestifero figlio, nei discorsi che le altre donne si affrontano temi quali religione, matrimonio, indipendenza delle donne, sessualità. In particolare nei discorsi con il bambino, risalta un modo di discutere che (a giudicare dai film) sembra essere comune fra i mediorientali: ognuno ripete lo stesso concetto sempre più ad alta voce, senza alcuna discussione effettiva. Molto interessante, da questo prese chiaramente ispirazione Jafar Panahi per il suo Taxi Teheran (2011).

The Body Snatcher (Robert Wise, 1945, USA)

Qui troviamo Boris Karloff e Bela Lugosi, due icone dell’horror, a confronto, anche se il vero protagonista del film è interpretato da Henry Daniell, che comunque all’epoca aveva di solito ruoli di villain. Non è un vero e proprio horror, bensì un crime/noir sulla pratica (sembra) relativamente diffusa in secoli passati di dissotterrare cadaveri freschi per fornirli a medici di pochi scrupoli e pseudo-scienziati; adattamento di un racconto di Stevenson, proprio quello di Dr. Jeckill e Mr. Hyde e L’isola del tesoro. Certamente si distingue per qualità dalla massa di film di generi simili, sia per la regia di Robert Wise (vincitore di 4 Oscar) regista di West Side Story e Sound of Music fra gli altri, montatore di Citizen Kane, nonché per l’ottima interpretazione di Boris Karloff.

  

La vaquilla (Luis Berlanga, 1985, Spa)

Questa commedia grottesca diretta da Berlanga e scritta dallo stesso in collaborazione con il genio di tale genere Rafael Azcona, dovette aspettare quasi 40 anni per essere portata sullo schermo; prima bloccata dalla censura franchista e poi anche nel dopo-Franco perché trattava dei troppi temi ancora scottanti come quello della guerra civile nonché del ruolo del clero, dei militari e dei latifondisti in modo troppo caricaturale, pur senza prendere posizione per uno o l’altro bando. Vale la pena spendere qualche parola in merito all’attività di Rafael Azcona (oltre 100 sceneggiature) che iniziò la sua carriera con Marco Ferreri (primi film per entrambi El pisito e El cochecito) con il quale continuò a collaborare in un’altra quindicina di film fra i quali L’ape regina (1963), L’udienza (1971), La grande abbuffata (1973), Non toccare la donna bianca (1974), L’ultima donna (1976), Ciao Maschio (1978), e notevoli furono anche una dozzina di collaborazioni con Berlanga prima di questo, fra le quali i ben noti Placido e El verdugo. Da dire che, purtroppo, La vaquilla è veramente godibile solo in versione originale e con una seppur minima conoscenza della storia e cultura spagnola.

Amanece, que no es poco (José Luis Cuerda, 1989, Spa)

Commedia surreale cult, tanto da meritarsi un’annuale rappresentazione storica nei luoghi nei quali fu girato, dove sono stati preservati i set originali e aggiunte varie statue commemorative. Vi rimando al post che pubblicai nel 2015, nel quale sono incluse anche alcune foto e vari link interessanti.

El dia de la bestia (Alex de la Iglesia, 1995, Spa)

Con questo film (il suo secondo) Alex della Iglesia ottenne grande successo commerciale e conquistò immediata notorietà e consolidò la sua fama di regista/sceneggiatore specializzato nel filone dark humor con i successivi La comunidad (2000, Intrigo all'ultimo piano), Crimen ferpecto (2004, Finché morte non li separi) e il recente El bar (2017). La folle trama di questo film mette insieme un sacerdote fissato con l’Apocalisse e l’Anticristo, un volenteroso metallaro satanista (penso si dica così) e un ciarlatano televisivo cooptato a forza. La violenza (chiaramente finta) insensata ed esagerata e presente quasi in ogni scena ma non disturba proprio per la sua manifesta implausibilità. Divertente e sorprendente a patto che si accettino i suddetti presupposti.

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