martedì 3 dicembre 2019

75° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (371-375)

Gruppo nel complesso sotto la media e nettamente fuori dei miei soliti standard visto che comprende ben 3 sci-fi.

   

371  Blade Runner final cut (Ridley Scott, USA, 1982-2007) * con Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young * IMDb 8,1  RT 89%  *  2 Nomination Oscar (scenografia ed effetti speciali)  *  168° nella classifica IMDb dei migliori film di tutti i tempi
Nel mio continuo alternare generi, paesi e periodi, sono tornato alla fantascienza sci-fi (genere non fra i miei preferiti) in quanto ho avuto occasione di ri-guardare questo film nella sala dell’Honolulu Museum of Art nella versione final cut, proiettata la settimana scorsa con la scusa che l’azione del film si svolge ufficialmente nel novembre 2019.
Si conoscono 7 montaggi diversi di Blade Runner più una prima estesissima di circa 4 ore per i soli Studios, ma l'unica per la quale tutte le decisioni sono state prese da Ridley Scott è questa cosiddetta final cut che non si chiama director's cut perché il nome era stato già utilizzato per l’edizione del decennale.
In pratica, ci sono 3 versioni principali che avreste potuto vedere:
1) la più comune è quella standard del 1982, con voce fuori campo, con un happy ending voluto dalla produzione, che lasciò scontento il regista che desiderava maggiore ambiguità. La voce fuori campo serviva sia a chiarire alcuni aspetti del passato di Rick Deckard (Harrison Ford) sia a richiamare la struttura classica dei noir al quale questo sci-fi può esser in buona parte assimilato.
2) la cosiddetta director's cut del 1992 realizzata sulla base di appunti di appunti di Ridley Scott, che era in quel momento impegnato con le riprese di Thelma & Louise. Spariscono la voce fuori campo e l'happy ending lasciando vago il futuro di Deckard e Rachael e si pone anche il dilemma della natura del primo: è umano o replicante? In questa fu inserita la scena del sogno dell'unicorno.
3) in occasione del 25ennale la pellicola fu restaurata e fu montata la final cut (cioè la vera director’s cut) totalmente gestita dal solo Ridley Scott, senza interferenze. Furono integrate anche per gli USA le scene violente in precedenza incluse solo nelle versioni europee. In effetti i cambi fra le ultime due versioni sono pochi e per lo più non sostanziali; le vere differenze sono fra esse e la prima del 1982.
Dopo questi chiarimenti che forse spingeranno qualcuno a ri-guardare il film e confrontare le versioni non aggiungo altro dando per scontato che tutti ne conoscono i contenuti. Questo sci-fi segna un punto di svolta ed è per questo diventato un cult quasi come 2001 Odissea nello spazio e come quello rimane interessante tutt'oggi anche se le date sono ormai superate.

375  In Times of Fading Light (Matti Geschonneck, Ger, 2017) * con Bruno Ganz, Sylvester Groth, Alexander Fehling * IMDb 6,2  RT 100% 
I giudizi appena sufficienti su IMDb non mi hanno fatto desistere dalla visione di questo film che avevo adocchiato per la presenza di Bruno Ganz; oltretutto su Rotten Tomatoes le poche recensioni erano tutte positive. Si tratta di un film quasi politico che tratta della festa di compleanno (90°) di un noto e stimato membro del partito comunista della DDR (Deutsche Demokratische Republik = Germania est). Una didascalia informa che siamo nell’autunno del 1989, quindi pochi giorni prima del 9 novembre, giorno in cui ai residenti di Berlino est fu concesso di passare dall’altro lato del muro senza essere sparati; l’abbattimento del muro iniziò pochi mesi dopo, il 13 giugno 1990.
Il film si sviluppa con due storie parallele, una legata ai difficili rapporti famigliari e l’altra chiaramente sociale / politica. I personaggi che vanno a visitare l'anziano leader secondo protocollo sono presentati in modo significativo pur avendo solo poche battute, appare evidente la dipendenza dall'Unione Sovietica e si sottolinea la volontà dei giovani di scappare al di là del muro e il disprezzo mostrato nei loro confronti dagli appartenenti al Partito.
Ottimo come sempre Bruno Ganz, ma certamente molti degli altri membri del cast in ruoli di supporto offrono prove di tutto riguardo rispetto. Presentato nella sezione speciale della  Berlinale 2017.
Non comprendendo il basso rating su IMDb, posso solo supporre che la maggior parte di quelli che hanno fornito giudizi negativi sul film non sono europei o sono troppo giovani per aver potuto apprezzare i tanti riferimenti alle differenze fra le due Germanie, alla guerra fredda, alla WWII.
Consigliato, e non solo per la prova di Bruno Ganz.

      

372  Children of Men (Alfonso Cuarón, USA, 2006) * con Julianne Moore, Clive Owen, Chiwetel Ejiofor * IMDb 7,9  RT 92%  *  3 Nomination Oscar (sceneggiatura, fotografia e montaggio)
Ben 157 commenti (su circa 1.300) su IMDb sono assolutamente negativi (1 stella) e anche un
altro 20 rimane sotto la sufficienza, il che significa che nonostante il discutibile rating di 7,9 ad una notevole fascia di pubblico non è assolutamente piaciuto. Fra i cosiddetti Los tres Amigos (gli altri due sono Guillermo Del Toro e Alejandro G. Iñárritu) Alfonso Cuarón è senz'altro quello che apprezzo di meno e non è bastato il pluripremiato Roma (che comunque non mi ha del tutto convinto) a farmi cambiare opinione.
Pur considerando che si tratta di soggetto distopico, sembra che il film non abbia né capo né coda, con simboli e stereotipi affastellati alla rinfusa, scarsa e talvolta nulla plausibilità. I personaggi sono quasi tutti "estremi" e mal assortiti; singolare l'anziano capellone impersonato da Michael Caine (73 anni all’epoca).
Non penso di concedere una seconda visione e non lo consiglio, anche se sicuramente ci saranno tanti che lo considerano un capolavoro. Effettivamente apprezzabili fotografia e montaggio, non così la sceneggiatura.

374  The Judge (David Dobkin, USA, 2014) * con Robert Downey Jr., Robert Duvall, Vera Farmiga * IMDb 7,4  RT 48% 
Anche questo film si sviluppa su due binari, una parte drammatica mostra i difficili rapporti fra i componenti della famiglia, in particolare l’anziano giudice Palmer (Robert Duvall) e suo figlio Hank, avvocato di grido (Robert Downey Jr), nell’altra parte è un classico court movie.
Pochi i momenti buoni, con qualche colpo di scena ben inserito, meritata la candidatura Oscar non protagonista per Robert Duvall (sempre affidabile, avrebbe meritato di più nella sua carriera), pessimo Robert Downey Jr.
Senza infamia e senza lode.

373  Snowpiercer (Joon-ho Bong, Kor/Cze, 2013) * con Chris Evans, Jamie Bell, Ed Harris, Tilda Swinton, John Hurt * IMDb 7,1  RT 95% 
L’ho trovato insensato ed è risibile l’ipotetica lettura sociale del film, che vorrebbe assimilare la disposizione dei vagoni e dei loro “abitanti” ad una scala gerarchica, dai poveri (in coda al treno) ai più ricchi (nella parte anteriore) fino alla sala di comando dalla quale un folle dirige il tutto. Belle solo le riprese esterne degli affascinanti paesaggi innevati.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

Nessun commento:

Posta un commento