lunedì 19 marzo 2018

Due casi emblematici di cattiva “gestione” di animali

Non entrerò nelle eterne polemiche che fra animalisti e non, fra chi ama “veramente” i cani e chi invece li compra perché è di moda e poi li abbandona, fra chi dice di amare gli uccelli (e li tiene in gabbia) e i cacciatori, fra i fautori del ripopolamento di lupi, orsi e cinghiali e quelli che da questi subiscono seri danni, e via discorrendo. Vi sottopongo invece due casi limite che, tuttavia, dovrebbero far riflettere. Le cause sono le solite, equamente ripartite fra esibizionismo, eccessiva tolleranza e commercio.

1 * Ippopotami a Las Chopas (Messico) e Antioquia (Colombia)
In un’area umida dello stato di Veracruz da oltre un mese si aggira un ippopotamo, secondo gli esperti di circa tre anni e 600 kg di peso. Considerato che l'areale di detti pachidermi è strettamente limitato ai corsi d'acqua africani ed escluso che possa essere giunto a nuoto, resta solo la possibilità che provenga (scappato o rilasciato) da uno zoo privato di qualche straricco (i narcos sono molto eccentrici), anche se chi dice che potrebbe essere stato “liberato” da un circo dopo la messa al bando degli animali in tale ambito. Pur essendo un specie aggressiva e letale (specialmente se in gruppo) questo esemplare, probabilmente nato in cattività, appare docile e “socievole” ed è quindi ben presto diventato la mascotte della popolazione locale che gli ha dato anche un nome: Tyson.  
Nelle ultime settimane gli avvistamenti del pachiderma sono diventati più frequenti e quindi c'è stata una processione di persone che, giudicandolo simpatico ed innocuo, lo lo avvicinano, si fanno gli ormai immancabili selfie e gli portano cibo, ovviamente per la maggior parte non adatto alla sua dieta.
Ma se il tranquillo Tyson al momento è gestibile ed essendo solo non c’è rischio di riproduzione, la situazione in Colombia è ben diversa ed il problema si sa che nacque oltre una ventina di anni fa. Insatti, è accertato che, seppur indirettamente, il “responsabile” fu Pablo Escobar (1949-1993, il più famosi dei narcos) in quanto, mentre rinoceronti, giraffe e altri animali furono presto individuati, i suoi quattro ippopotami si fecero vedere solo dopo che tutti gli altri suoi beni erano stati inventariati, sequestrati e trasferiti. Da allora si sono adattati alla perfezione e si sono riprodotti fino a diventare di certo oltre una cinquantina, ma potrebbero essere molti di più. Questi sì che sono pericolosi e quindi il progetto di individuazione, cattura e trasferimento è estremamente difficile da portare a termine. Nel 2009 un gruppo di soldati sparò all’unico maschio dei 4 ippopotami originali di Escobar, immediatamente gli “ecologisti” scesero in campo ed un giudice proibì la loro caccia (ovviamente senza curarsi di tutti gli altri animali autoctoni). 
Nel frattempo questi pachidermi hanno già alterato l’ecosistema dei corsi d’acqua della regione di Antioquia visto che mangiano fino a 50 kg di cibo al giorno, con le loro 3 tonnellate causano gravi danni al suolo dei boschi ed hanno praticamente cacciato nutrie, chigüiros y e manatí dal loro habitat naturale. Oltre a non avere problemi di riproduzione, a sopportare scarsezza di acqua e cibo, in Colombia gli ippopotami hanno l’ulteriore vantaggio di non doversi difendere da alcun predatore.
2 * Pitoni birmani in Florida (USA)
Nell’Everglades, parco nazionale americano di rilievo mondiale in quanto pressoché unico nel suo genere (World Heritage Site, International Biosphere Reserve, Wetland of International Importance), si stima che oggi ci siano parecchie decine di migliaia di Pitoni birmani. Questi serpenti sono fra le 5 specie più grandi al mondo, possono superare i 6 metri di lunghezza, pesare anche un quintale e, pur non essendo velenosi, sono dei formidabili predatori. Già dagli anni ’70 era stata notata la loro presenza ed era stata attribuita ai soliti idioti che li comprano e poi li abbandonano quando diventano troppo grandi per poter essere gestiti in un comune terrario. A questi si aggiunsero, nel 1992, circa 900 giovani pitoni che furono “sparsi” nei 3.800 kmq del parco dall’uragano Andrew che distrusse l’allevamento nel quale si trovavano; da allora si sono perfettamente adattati nell’area umida del parco e in alcune zone di Everglades si è registrata la quasi totale sparizione di mammiferi, evidentemente divorati o costretti a trasferirsi altrove.


Al momento è in atto un programma ufficiale di “cattura di pitoni” diretto dal biologo Mike Kirkland il quale, dopo aver provato a cacciarli con trappole, con cani specificamente addestrati, ad attirarli con feromoni, impiantando gps per localizzare le tane, ha dovuto ricorrere alla caccia vera e propria, addestrando 25 cacciatori e pagandoli. Questi, oltre al salario minimo  di 8,25 dollari per ora di caccia, ricevono 50$ per ogni pitone lungo più di 1,20 metri, ulteriori 25$ per ogni 30 cm in più e addirittura 200$ se trovano una tana con uova. Alcuni di loro, che catturano i serpenti con le mani, sono ormai personaggi quasi leggendari e la coppia più famosa è composta da Greg Morris e Dusty CrumWildman” (il Selvaggio) che hanno già eliminato varie centinaia di pitoni. Prima di partecipare a questo programma non erano cacciatori, dicono di amare gli animali, ma stanno dalla parte della fauna locale e non degli “invasori”.
Un cacciatore indipendente di pitoni, tale Wasilewski che collabora con vari enti scientifici e con l’Università della Florida, un anno fa invitò e ospitò per due mesi Masi Sadaiyan e Vladivel Gopal, due indiani specializzati nelle tecniche tradizionali per la cattura dei serpenti.
Questi pitoni sono capaci di percorrere anche decine di km e ormai si stanno avvicinando alle aree abitate e gli “incidenti” sono sempre più frequenti. Il 12 gennaio alcuni golfisti ne trovarono uno avviluppato attorno ad un caimano (Caiman crocodilus) sul prato vicino ad una buca, il giorno prima la polizia ne aveva catturato uno in una superstrada urbana di Miami, nella cui baia un canoista ne aveva avvistato uno arrotolato su un tubo.
Il biologo Mike Kirkland dice che nessuna persona è mai stata attaccata ma non esclude che possa accadere, specialmente se continuano a riprodursi e ad allargare la loro area di caccia. Per ora hanno già certamente alterato gli equilibri dell’ecosistema dell’Everglades.

Se si lasciassero gli animali "selvatici" nei loro ambienti originali, naturali e quindi più o meno equilibrati, si eviterebbero non solo tanti problemi immediati ma anche alcuni successivi, ancor più gravi.

3 commenti:

  1. Il post di un vero animalista. Complimenti, Condivido ovviamente al 100%. Multerei ed imprigionerei (nei casi più gravi) le migliaia di "animalari" modaioli. Che fanno danni. Magari non estremi come i casi limite che hai menzionato tu, ma danni cmq.ai poveri animali schiavizzati e trattati come giocattoli.

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    1. Grazie per il commento.
      Per puro caso, stamattina mi è capitato di leggere un altro articolo in merito ai danni causati da qualche altro genio che immette animali selvatici in un ambiente diverso da quello di origine.
      A breve pubblico notizia e commento.

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    2. Ok.Leggerò con un filo di rabbia come sempre. Ma andare a vederli nel loro habitat naturale , no ? Si spendono soldi per un sacco di inutili cose .... se proprio si amano gli animali selvatici perchè non risparmiare per un viaggio in uno degli splendidi parchi africani, ad es ? Lì impari molto su di loro. Compreso il fatto che sono rispettabilmente pericolosi per la razza umana. L'ippo poi è il primo bestione che devi temere , ben più dei felini ad es. Ma no, si portano il cucciolo a casa..... mah!

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