venerdì 23 marzo 2018

Altro colpo di genio: i castori del Canada in Patagonia!


Per puro caso mi sono imbattuto in una notizia attinente (non so com'é, ma queste "sequenze" mi capitano spesso) alle due del post precedente nel quale ho trattato di pitoni e ippopotami nel paese sbagliato.
In questo caso si tratta di un demenziale intervento ufficiale, statale, risalente addirittura al 1946, e non attribuibile a privati, con o senza l'intervento di un uragano. Il governo argentino, con il fattivo contributo dei militari, introdusse in Patagonia 20 castori canadesi (Castor canadensis, una delle due sole specie esistenti) con la speranza di sfruttarli come animali da pelliccia (e qui ognuno è libero di fare le proprie considerazioni ...).
Il problema è che negli anni non sono stati cacciati e, non avendo predatori (solo quelli che si sono spinti verso nord sono stati “controllati” dai puma), si sono riprodotti a dismisura; attualmente il loro numero è vagamente valutato fra 100.000 e 150.000. Si parla tanto della deforestazione in Amazzonia (portata avanti direttamente dagli uomini), ma molto poco dei nostri simpatici roditori che in poche ore fanno fuori querce di oltre 100 anni di età.

In effetti, nonostante l’opposizione di “ambientalisti con i paraocchi” che preferiscono sacrificare ettari di boschi nei quali trovano rifugio e sostegno alimentare tante specie animali per non eliminare “fisicamente” i castori, addirittura la FAO si è trovata costretta a prendere posizione e ad intervenire finanziando uno specifico programma per eradicarli. Questi roditori, mitizzati in tanti cartoni animati, come i pitoni e gli ippopotami del post precedente non hanno alcuna colpa, ma sono causa diretta di un disastro ambientale, seppur innescato dalla poca lungimiranza (si può dire idiozia?) umana.
Gli alberi muoiono in piedi, seccano e infine cadono; i castori li utilizzano poi per creare le loro ben conosciute “dighe”, creando laghetti e pantani, deviando il corso naturale delle acque e causando gravi ulteriori danni all’ecosistema.
Finora si calcola che in Patagonia hanno raso al suolo 30.000 ettari di bosco nativo.
Si deve sottolineare che, a quanto ho letto, sembra che gli argentini non siano nuovi a queste “imprese”. In quelle lande disabitate hanno immesso visoni, topi muschiati e conigli. Poi volpi grigie per eliminare la piaga dei conigli i quali furono però annientati dalla mixomatosi (patologia tipica dei conigli) ma le volpi sono rimaste.
Uno studio ha calcolato che i castori costano all’Argentina 66 milioni di dollari l’anno. Per eliminarli si prevede che ci vorrebbero non meno di 30 milioni di dollari ma non è una mera questione di soldi ... i danni reali sono ben altri!
Per fortuna, sembra che ora, con l’appoggio dell’ONU e il sostegno dei conservazionisti (da non confondere con gli animalisti) ci siano speranze di salvare il particolarissimo ambente della Patagonia.

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