Dall’incontro di
un vero genio delle arti visive e di un artista dell’animazione, pur lontani
per ambiente estrazione ed idee, si formò l’embrione di Destino. Si tratta di
un corto di 6 minuti e mezzo, il cui progetto fu ideato nel 1945 da Salvador
Dalì e Walt Disney, abbandonato nel ’46, ritrovato dal nipote di Disney nel
2000, portato a compimento dai Disney Studios Paris nel 2003 con la regia del
francese Dominique Monféry.
Una gestazione interrotta sul nascere per questioni
economiche e poi durata quasi 60 anni.
Non è parlato,
ma ha sottofondo musicale del compositore messicano Armando Dominguez e comprende
anche una canzone con lo stesso titolo del corto cantata da Dora Luz.
Nomination Oscar 2004 come miglior corto di animazione
Vidi questo filmato in una delle poche occasioni di proiezione pubblica, nell’ambito dell’esposizione “Dalì” al Centre Georges Pompidou a Parigi nel 2012 e già allora era di dominio pubblico, quindi lo potete guardare o scaricarlo, fino a 1080p, su YouTube (clip in alto) ma anche da altre fonti.
L’idea, in gran parte realizzata con successo, era quella di dare vita a una serie di disegni e opere di Dalì e tramite animazione, movimenti di macchina e montaggio unirli in una storia. Si tratta di un lavoro spettacolare ed è incredibile come siano riusciti a collegare in modo estremamente fluido figure completamente diverse. Nel fotogramma in alto, per esempio, il corpo della ballerina si forma fra i due profili sorridenti (notare a destra il baffetto alla Dalì) e si unisce ad una pallina che va a rappresentarne la testa.
E ci sono anche le formiche che, dopo essere uscite dal palmo di una mano come in Un chien Andalou (foto a sx, Buñuel, 1929, sceneggiatura di Dalì e Buñuel) si trasformano in tanti Dalì-ciclisti.
La trama è molto semplice, si tratta di una storia d’amore impossibile fra Crono (il tempo) ed una ballerina. Il tempo è rappresentato dai tanti orologi che appaiono più volte, in varie forme.
Dalì era pressoché ossessionato dal passare del tempo e i suoi orologi molli non sono solo quelli famosi del dipinto La persistenza della memoria (1931, foto in alto) ma ce ne sono tanti altri fra i quali serie in bronzo che ho visto al Museo Soumaya di Ciudad de Mexico.Indipendentemente dalla vostra conoscenza delle opere di Dalì, vale la pena di osservare (più che guardare semplicemente) Destino più volte in quanto ad ogni visione successiva si colgono più particolari.
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