mercoledì 16 novembre 2016

Zoo sì, zoo no? Dipende da come sono gestiti ...

Come per la maggior parte dei dilemmi, forse tutti, non si può fornire una risposta univoca e definitiva ... si deve valutare caso per caso. 
Premetto che non sono particolarmente amante dei giardini zoologici, ma ne ho visitato vari che sono ben organizzati, ottimamente tenuti e che sono amministrati da fondazioni che spendono fior di quattrini per la salvaguardia dell’ambiente e di alcune specie animali in particolare.
   
Quest’anno ho visitato lo Zoo di Washington (USA) gestito dalla Smithsonian Foundation e ieri il Loro Parque di Tenerife (gestito dalla Loro Parque Fundación), secondo al mondo per gradimento del pubblico, primo in Europa. In questi ultimi anni ha promosso 109 progetti, in 30 paesi di cinque continenti, con un investimento di quasi 16 milioni di dollari.
   
Entrambi spendono quindi per la ricerca scientifica, preservazione di ambienti particolari, protezione di specie a rischio, ripopolamento e altre attività simili. Per quanto riguarda gli animali, entrambi adottano la politica di avere un numero limitato di esemplari e specie, concedendo loro spazi più ampi di quelli che in passato erano la norma e ricostruendo, per quanto possibile, l’habitat naturale per ciascuna specie.
   
Negli zoo di qualità come i suddetti (per esempio, San Diego, Omaha, Singapore, Zurigo, ecc.) si possono ammirare specie più o meno rare, quasi impossibili da trovare allo stato selvatico e alcune di esse ormai sopravvivono solo in cattività grazie proprio ai giardini zoologici, parchi natura e simili. 
Gli spettacoli ... non sono proprio il meglio dal punto di vista degli animali, ma c’è da dire che molti di quelli che si esibiscono sono nati in cattività e che sono molto predisposti al tipo di compiti ai quali vengono chiamati e, spero tutti convengano su questo punto, sono ben altra cosa rispetto ai circhi. Non si deve dimenticare inoltre che proprio questi show sono quelli che, attirando migliaia di visitatori paganti, permettono di raccogliere cifre considerevoli che poi vengono "investite" in progetti di conservazione e salvaguardia. 
Gli animali sono seguiti da staff di specialisti, si studiano le loro abitudini e loro debolezze, seguono tutti diete ottimali, sono recuperati in caso di ferite, debilitazioni o handicap. 
   
Proprio in merito a quest’ultimo punto è esemplare la storia di Morgan, un’orca del Loro Parque, che soffre di sordità quasi completa e che è stata recuperata “socialmente” ed è diventata una delle star dello spettacolo delle orche ma, a differenza delle altre, viene guidata tramite segnali luminosi invece che acustici.
Molti avranno letto delle polemiche sorte in seguito ad un suo strano comportamento nel giugno scorso quando deliberatamente saltò fuori dell’acqua e rimase a secco per più tempo del normale. Si parlò di tentato suicidio, di un tentativo di fuga dalle minacce delle altre orche o di un comportamento normale visto che è una tecnica che si insegna per permettere visite veterinarie e alte analisi.

La SeaWorld, l'organizzazione che gestisce parchi marini in tutto il mondo e che è proprietaria di Morgan, sostiene che non può essere liberata, perché è sorda e non potrebbe sopravvivere in ambiente naturale. Altro argomento per discussioni senza fine e senza controprova ...

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