lunedì 18 gennaio 2016

Fra un viaggio e l’altro, uno nel passato ... in Amazzonia

Tenendo ben presente quanto ho scritto nel precedente post ecco un sommario racconto dei ricordi salienti del mio primo contatto con l’Amazzonia, nella parte più alta, in Ecuador (gennaio 1980).
Viaggiavo avendo come riferimento la storica guida South American Handbook (in seguito SAH, copertina a sinistra), 36 anni fa non c’erano né Internet, né GPS, né cellulari e all’epoca quella era pressoché l’unica risorsa. Incredibilmente viene tuttora pubblicata e dal 1924 è stata stampata ogni anno una versione aggiornata, anche durante la guerra. Rilegatura dura plastificata, circa 1.500 pagine sottilissime, caratteri abbastanza piccoli, scrittura fitta, unico modo di farci entrare l’infinità di informazioni indispensabili per viaggiare non solo in America Latina, ma anche nei Caraibi.
Sulla base di quelle informazioni, da Quito andai a Baños de Agua Santa percorrendo in bus strade decenti, poi strada sterrata a strapiombo su una specie di canyon (senza alcuna protezione, ovviamente) fino a Puyo e infine un altro centinaio di km su pista ancora peggiore attraverso la foresta amazzonica fino a Misahualli, sul Rio Napo che dopo varie centinaia di km confluisce nel Rio delle Amazzoni.

Allora il villaggio era formato da pochissime case raggruppate attorno ad una piazzetta, fangosa come tutte le “strade” circostanti e l’offerta di alloggi era molto limitata ... e spartana. “Scesi” (come si diceva una volta) al Residencial Balcon del Napo, “camere” con pareti sottilissime (non in muratura), bagno in comune e solo acqua fredda. Su books.google ne ho trovato menzione sulla Lonely Planet del 2003 e (come vedete a sinistra) dopo oltre 20 anni era ancora il più economico (2 dollari a notte) e primo della lista. Oggi non ce n’è più traccia ma Booking e Trip Advisor elencano una decina di posti dove pernottare da un minimo di 40 fino ad oltre 300 Euro a notte. I tempi cambiano ...
Come buona norma la prima cosa che feci fu quella di assicurarmi un giaciglio al primo piano del Balcon del Napo e poi andai a cercare tale Hector che SAH menzionava come guida affidabile e certamente nella foresta amazzonica è fondamentale averne una. Preso appuntamento per l’indomani mattina passai al problema cibo e anche in questo caso la scelta non era molto ampia e mi ricordo che mangiai sempre nello stesso “ristorante”, una struttura in legno senza pareti ... sopra c’erano delle stanze ma ai lati niente e quasi ogni sera diluviava. 
Il posto era ovviamente “affollato” dai pochi viaggiatori che non avevano dove altro andare e attorno non c’era illuminazione pubblica.
Si chiacchierava, si scambiavano notizie aggiornate visto che quelle della guida erano inevitabilmente vecchie di almeno un anno, e si era rallegrati dalla presenza di Martin (mono capuchino, scimmiaPepe (tigrillo, ocelot) entrambi abbastanza tranquilli e giocherelloni. Tuttavia quando il primo mi saltava in testa all’improvviso afferrandosi con le zampe ai capelli (allora ce ne avevo in quantità) e per maggior sicurezza mi cingeva il collo con la coda mi faceva sussultare, in particolare se arrivava alle spalle. 
    
Pepe, come qualunque altro felino, era più “affettuoso” e non graffiava assolutamente, ma quando decideva di mordicchiare qualcuno questi senz’altro sentiva i suoi denti ...
La mattina nel villaggio apparivano anche vari Auca (appartenenti alla tribù Huaorani) seminudi, con tanto di cerbottane alte almeno quanto loro e recipiente per il curaro nel quale intingevano le punte delle frecce quando andavano a caccia. Questi erano “originali”, mentre so per certo che attualmente, come in ogni altra parte del mondo in situazioni simili, ci sono quelli che si presentano vestiti come i loro genitori o nonni solo per i turisti dai quali sperano di ricavare un po’ di soldi in cambio di una foto.
Pare che gli Auca mantengano tutt’oggi la fama di essere molto agguerriti e per quanto è successo negli ultimi anni ne hanno ben motivo. All’epoca del mio viaggio correva voce (confermata anche da Hector, ma non per questo certamente vera) che se si invadeva la loro zona di caccia o comunque si sentivano minacciati o semplicemente disturbati, con le loro infallibili cerbottane sparavano le prime due frecce davanti agli intrusi mentre la terza (forse con curaro) sarebbe andata invece diretta al bersaglio ...

Il post è già diventato lunghetto, nel prossimo dirò delle escursioni nella foresta e della discesa del Rio Napo fino Puerto Francisco de Orellana (alias Coca).

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