martedì 24 maggio 2022

Microrecensioni 141-145: nuova buona cinquina messicana

Due sono commedie, seppur molto diverse fra loro, e tre sono al limite fra noir e melodramma in quel grande calderone di ficheras e cabareteras. Tutti i film, pur non essendo fra i più famosi della Epoca de Oro del Cine Mexicano, sono di livello più che buono grazie agli affermati registi e apprezzati attori.  

 
Azahares para tu boda (Julián Soler, 1950, Mex)

Gran cast per questo film corale e di impostazione teatrale, con il regista Julián Soler che dirige i suoi tre fratelli Domingo, Andrés e Fernando e altre icone del cinema messicano quali Sara García, Marga López, Joaquín Pardavé e Fernando “Mantequilla” Soto. Tutto si svolge nell’ambito di una agiata famiglia, nel periodo della fine del porfiriato (dittatura di Porfirio Díaz, presidente del Messico del 1876 al 1911). Il capofamiglia deve badare a 3 figlie da sposare, un figlio, irrequieto, un cognato scroccone e imbroglione e a mantenere un certo ordine e decoro nella grande casa nella quale bazzicano pretendenti delle figlie, amici e altri personaggi singolari. La storia si sviluppa in due periodi ben distinti, prima dei matrimoni delle figlie e una decina di anni dopo con il loro rientro con mariti e prole. Per tutti sono fornite ottime caratterizzazioni, rese quasi perfette dalla qualità del cast, che creano infinite occasioni per scontri, drammi, espulsioni, dichiarazioni d’amore, scene divertenti.

Mi desconocida esposa (Alberto Gout, 1958, Mex)

Commedia romantica brillante in puro stile hollywoodiano, la cui star è Silvia Pinal, che pochi anni dopo diventerà famosa nel mondo per essere protagonista di due fra i più famosi film di Buñuel: Viridiana (1961) e El ángel exterminador (1962). Alberto Gout regista di uno dei migliori film dell’Epoca de Oro, il noir caberetero Aventurera (1950), ma anche di Sensualidad (1951) e La sospechosa (1955, di nuovo con Silvia Pinal). La storia in questo caso è contemporanea con enormi appartamenti, hotel e sale da ballo che niente hanno da invidiare ai film americani. Per una serie di incredibili coincidenze ed equivoci (classici delle commedie) una mezza dozzina di persone, che poco o niente si conoscono, si ritrovano a fingere di essere altri. Ovviamente il filo conduttore è la storia d’amore che lentamente si sviluppa fra i protagonisti che inizia con aspri battibecchi per poi essere mal celata ed infine esplodere. Non ha niente da invidiare alle omologhe commedie americane coeve.

   
Ángeles de arrabal (Raúl de Anda, 1949, Mex)

Noir di ficheras del produttore Raúl de Anda (oltre 150 film in una cinquantina di anni), ma anche regista di 40 film. Come anticipato e come spesso accadeva, in questi film si miscelavano vari generi: crime (qui furto con refurtiva nascosta e scontri fra gangster), melodramma (riunione di madre e figlio e commissario che corteggia artista), spettacolo (cantante di cabaret, purtroppo per lei gran bevitrice di tequila), la cattiva fine dei prepotenti e non da ultimo l’onore, tutti argomenti che appassionavano il pubblico. Qui la particolarità è il difficilissimo rapporto fra le varie donne protagoniste, lasciando un po’ in secondo piano gangster e polizia.

Soledad (Miguel Zacarias, 1947, Mex)

Film drammatico solo parzialmente de ficheras che vede l’argentina Libertad Lamarque nei panni di una giovane di campagna che, sedotta e abbandonata dal figlio di un possidente, si riduce poi a diventare fichera per mantenere la figlia dalla quale però si allontana per poi ritrovarla una ventina di anni dopo, quando sarà diventata tutt’altra artista, acclamata nei cabaret di classe e non semisconosciuta cantante di cabaret familiar di terza categoria.

Angélica (Alfredo B. Crevenna, 1952, Mex)

Quest’altra pelicula de ficheras tende più al melodrammatico. Per una sfortunatissima casualità la protagonista viene incastrata da un gangster che con incredibile prontezza di spirito la convince di poterla ricattare e quindi la costringe a lavorare nel suo cabaret. L’attività di ficheras era quasi sempre abbinata a probabile prostituzione e la giovane e sprovveduta ragazza dovrà scegliere fra l’amore (a patto di confessare la sua attività senza la certezza di essere accettata) e la rinuncia allo stesso, a meno di affrontare il suo ricattatore. La situazione è in effetti al limite del credibile, tuttavia ben congegnata partendo dal presupposto della quasi cecità dell’amato. Finale un po’ confuso e, oggettivamente, la scelta della giovane sembra essere quella meno sensata.

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