sabato 7 maggio 2022

I migliori film asiatico-americani, secondo RT

Rotten Tomatoes ha da poco pubblicato una di quelle famose liste che, pur lasciando il tempo che trovano, sono utili per indirizzare i cinefili in settori specifici, in questo caso The 81 Best Asian-American Movies


Saranno anche i migliori ma una buona metà sono sotto l'80%, con rating su IMDb similmente non troppo promettenti. Fra quelli nella parte alta della classifica, tolti alcuni già visti come Minari (Oscar + 5 Nomination), The Wedding Banquet (Nomination Oscar), The Farewell, Lucky Grandma, sono comunque riuscito a trovarne 10 che mi hanno convinto e sono disponibili in rete e quindi costituiscono questa e la prossima cinquina.

Alla base ci sono tradizioni familiari, banchetti, religioni, matrimoni combinati, anche se nella maggior parte dei casi certamente non forzati ma “proposti” dai genitori (vedi The Big Sick). Per quanto riguarda le famiglie provenienti dal subcontinente indiano si apprezza anche il valore dell’orgoglio degli abiti tradizionali, specialmente per gli spesso coloratissimi sari delle donne, indossati in casa così come in ogni occasione sociale. Le sfarzose feste di matrimonio, quando influenzate dalla cultura occidentale, raggiungono picchi talvolta eccessivi ma sempre rispettosi degli elementi essenziali specialmente negli abbigliamenti degli sposi, nel nascondere il volto fino al culmine della cerimonia, per non parlare degli indispensabili sette giri camminando insieme vicino al fuoco sacro.

La maggior parte dei film multietnici evidenziano le differenze culturali e spesso queste sono alla base della trama e in particolare se si tratta di film romantici, comedy o dramedy che siano. Si deve riconoscere che spesso ci sono delle esagerazioni nei cliché, ma è altrettanto vero che i registi e sceneggiatori asiatici sanno anche ridere di sé stessi, delle proprie etnie e delle difficoltà che si incontrano nei rapporti con gli americani (in questa serie di film) non solo per preconcetti e razzismo ma anche per semplici motivi pratici. Oltre a quelli relativi a tradizioni, stili di vita e alimentazione, ce ne sono anche di derivanti dal modo di pensare e ragionare e alcuni di essi sono spiegati con scene e dialoghi espliciti, come per esempio fa Wayne Wang in Chan is MissingRisalta anche l’importanza del cibo nelle cene conviviali, sia per i cinesi che indiani, e la sola visione di quelle tavole coperte da un mare di piatti con una gran varietà di pietanze non può che ingolosire e l’acquolina si spreca.

 
Altra caratteristica onnipresente è quella dell’evidente contrasto fra l’accento degli immigrati e quello dei loro figli nati e cresciuti in USA, ma per apprezzarlo è indispensabile l’audio originale (accontentatevi dei sottotitoli, altrimenti vi perdereste molto). Dove i protagonisti sono indiani o pakistani i più attenti (e chi ha già avuto contatti con tali etnie) non potrà fare a meno di notare il frequente e caratteristico movimento ondulatorio della testa, in inglese detto Indian head shake, bobbling o wobbling. Nel breve video che segue si apprezzano non solo vari modi di scuotere la testa (praticamente adatti a qualunque situazione) ma anche alcune peculiarità della pronuncia indiana come le w che diventano molto simili alle v e le t alle d, mentre le r a inizio di parola vengono rollate e accentuate, se non quasi raddoppiate, come in castigliano.

In sostanza nelle sceneggiature, alcune delle quali effettivamente tanto buone da ottenere candidature Oscar, i culture clash (scontri o contrasti di culture) rivestono sempre un ruolo importante se non fondamentale. Ciò fa di questi film un ottimo metodo per imparare alcuni principi alla base dei modi di vita di popoli di tutto il mondo (in questo caso asiatici) e quindi facilitare i soggiorni all'estero e prevenire atteggiamenti che, anche se derivanti dalle migliori intenzioni, possono seriamente offendere gli interlocutori. Per esempio quando Clint Eastwood innocentemente tocca la testa della bambina Hmong in Gran Torino (2008) ... guardate le espressioni degli astanti alla fine del clip.

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