giovedì 10 febbraio 2022

Microrec. 46-50 del 2022: 2 candidati Oscar, 2 revenge e un sorprendente bio-doc

I candidati sono un outsider norvegese fra gli stranieri (che, però, difficilmente avrà la meglio sul favoritissimo giapponese Drive My Car) e il noiosissimo e deludente Dune; poi un originale arthouse tunisino in b/n con una serial killer che subdolamente adesca uomini così come (con differenti motivazioni) la protagonista del revenge di Emerald Fennell, e completa ill gruppo un geniale documentario francese interamente girato in Afghanistan (non vi perdete il trailer!).

 
Promising Young Woman (Emerald Fennell, 2020, UK/USA)

Nonostante l’Oscar, mi era sfuggito e ci sono arrivato in quanto più volte citato nelle recensioni di Black Medusa. In effetti, pur avendo vari punti in comune, la differenza fra i due è sostanziale ed evidente non solo per l’ambientazione ma anche per le motivazioni delle protagoniste e il loro modus operandi. Questo film dell’esordiente Emerald Fennell (regista e sceneggiatrice) è spesso quasi una commedia, ma del genere dark che con ironia abbastanza esplicita critica stereotipi, superficialità e il ricorrente malcostume di giustificare i predatori, che comunque si autogiustificano. In sostanza una dramedy certamente di qualità che affronta temi seri e talvolta tragici in modo leggero ma assolutamente non superficiale. Non mancano i riferimenti agli stili di vita e aspettative delle famiglie borghesi americane e vita da college. Oscar miglior sceneggiatura e 4 Nomination (film, regia, Carey Mulligan protagonista e montaggio) oltre a 113 premi e altre 188 nominations.

Nothingwood (Sonia Kronlund, 2017, Fra)

Apparso su MUBI, mi ha incuriosito la presentazione e ho voluto guardarlo. Si tratta di bio-doc girato da una giornalista e regista francese sul peculiare regista/produttore/attore afghano Salim Shaheen che ha diretto oltre 100 film fra attentati, bombe e granate, nelle location più strane e pericolose, avvalendosi di mezzi poco professionali e improbabili attori. Conosciutissimo in patria, proietta i suoi film anche in piccoli villaggi e contemporaneamente ne gira almeno un altro paio. Il documentario non mostra solo i suoi (forzatamente) originali metodi di lavoro, ma anche brevi interviste a spettatori, militari, talebani, famiglie, fornendo nel complesso una varietà di inaspettati puti di vista. Al fianco del regista spesso compare il suo attore feticcio Qurban Ali Afzali (il solo professionista) che, almeno nel film, è esplicitamente effeminato e per questo interpreta ruoli comici o addirittura di donne (che hanno ancor più difficoltà ad apparire sullo schermo). Presentato a Cannes, con 3 Nomination: Golden CameraGolden Eye e Queer Palm

Ho aggiungo il trailer per darvene un’idea, anche se non rende il giusto merito al film nel suo complesso. Il titolo è una chiara e ironica allusione a Hollywood e Bollywood.

   

Black Medusa (Youssef Chebbi, Ismaël, 2021, Tun)

Interessante la fotografia in bianco e nero, ma con prevalenza di grigi e tante sfocature totali. Pochissimi i dialoghi in questo discusso film nel quale i registi (entrambi al loro primo lungometraggio) hanno curato più la parte artistica che la sostanza. Singolare anche il commento sonoro, quasi tutto in musica elettronica. La storia si sviluppa nel corso di 9 notti durante le quali viene mostrata una inaspettata vita notturna tunisina, fra tradizione e modernità. La protagonista frequenta da sola locali nei quali non mancano musica e alcool, a caccia della sua prossima vittima.

Dune (Denis Villeneuve, 2021, USA/Can)

Premesso che i miei commenti per questo genere di film sono ancor meno affidabili del solito, l’ho trovato banale, lento e molto meno spettacolare di quanto pubblicizzato. Anche le interpretazioni sono molto al di sotto della media a cominciare da quella dell'esageratamente sopravvalutato Timothée Chalamet. Non per niente delle 10 Nomination appena ottenute solo 2 sono importanti (miglior film e sceneggiatura) e solo per merito del libro dal quale è tratto. Giustamente Jodorowski lo ha definito “commerciale e prevedibile”; ricordo a quanti non lo sapessero che il geniale regista cileno negli anni ’70 ha lavorato ad un mega-adattamento di questo romanzo del 1965 di Frank Herbert, ma in stile molto più “psichedelico”, con attori professionisti e non, del calibro di Orson Welles, Salvador Dalì e Mick Jagger, con una durata prevista di circa 14 ore! Su tale idea nel 2013 fu prodotto un documentario dal titolo Jodorowski's Dune, diretto da Frank Pavich; nel trailer che vi propongo potrete vedere che varie idee di allora sono state riprese nel film di Villeneuve

Una volta abbandonata l’idea per non aver ottenuto il budget necessario, i diritti furono ceduti e la storyboard realizzata con i disegni di Moebius fu saccheggiata sotto ogni punto di vista, anche da film di grande successo come Star Wars (1977) e Alien (1979). Guardate Dune 2021 solo se siete proprio appassionati di sci-fi, ma anche in questo caso vedrete che nel recente passato è stato prodotto di meglio.

The worst person in the world (Joachim Trier, 2021, Nor)

Non sarà la peggiore in assoluto, ma certamente sembra una persona de evitare. Al di là di come si presenta, spesso con un sorriso smagliante (ebete), si rivela essere una persona incostante ed inaffidabile, bugiarda e ipocrita. Ennesimo film in cui si dimostra che il politically correct a tutti i costi e/o il voler appoggiare, giustificare e comprendere tutto e tutti alla fine non paga. Come già scritto, molte di queste società nordiche che vengono portate ad esempio come vicine alla perfezione, lo sono spesso solo come struttura sociale, ma nei rapporti personali e familiari sono mediamente perdenti nei confronti dei paesi più al sud. Le Nomination per miglior film straniero e sceneggiatura originale dimostrano ancora una volta che non c’è molto qualità nella cinematografia di questi anni ‘20; ha ottenuto anche la Nomination Palma d’Oro a Cannes, dove Renate Reinsve è stata giudicata miglior attrice. 

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