lunedì 3 gennaio 2022

Micro-recensioni 386-388: ultimi 3 film del 2021

Post con i soli tre titoli con i quali ho concluso anche quest’anno oltre l’obiettivo di un film al giorno, superato per il sesto anno consecutivo a dispetto dei mancati viaggi e di una sosta di tre settimane, ma poi favorito dalle limitazioni covid che hanno limitato i movimenti. Anche se qualche giorno mi è capitato di guardarne 3 in un giorno, non ho le mire di Truffaut che affermava: 

“… Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica basteranno a fare la mia felicità fino alla morte, che un giorno dovrà pure arrivare e che egoisticamente temo.

Venendo ai film, due sono diretti da Fritz Lang ed entrambi collegati in qualche modo a film degli anni ‘30 di Jean Renoir. Ho poi concluso l’anno in bellezza con il film d’esordio di Ridley Scott, statisticamente meno apprezzato di tanti suoi successivi, ma secondo me dovrebbe aver avuto maggior considerazione … e con questo comincio.

The Duellists (Ridley Scott, 1977, UK)

Per chi non ha presente la filmografia del regista è opportuno ricordare che appena due anni dopo diresse Alien (1979, oggi al 53° posto dei migliori film di sempre, IMDb), e poi Blade Runner (1982, al 172°), Gladiator (2000, al 44°), ma anche Thelma & Louise (1991), American Gangster (2007), The Martian (2015) e i recentissimi House of Gucci e The Last Duel. In quanto al film è doveroso sottolineare che si avvantaggia del soggetto tratto dal racconto The Duel di Joseph Conrad ma al regista vanno tutti i meriti di averlo messo in scena in modo eccellente senza indugiare più di tanto né sulle storie personali dei due eterni contendenti, né sui pur numerosi duelli (diversi per ambientazioni, armi e termini di sfida) che a volte fa durare anche meno di un minuto. Dovrebbero apprendere da lui i tanti che fanno durare anche la più semplice scazzottata 5 minuti e oltre con svenuti che resuscitano, quasi morti che atterrano l’avversario con un pugno e simili baggianate. I due ufficiali dell’esercito napoleonico protagonisti incrociano le lame per la prima volta nel 1801 e, pertinacemente, Harvey Keitel continua a sfidare Keith Carradine ogni volta che i loro reggimenti si trovano nella stessa località fino al duello conclusivo una quindicina di anni dopo, al termine dell’era napoleonica, dopo essersi affrontati perfino in Russia. Spettacolari sia la fotografia che la scenografia, come per esempio gli esterni del duello a cavallo, la preparazione dello stesso e gli attimi immediatamente precedenti preceduti da rapidissimi flashback. Anche tutto il resto merita, dalle ambientazioni negli accampamenti militari alle cittadine con taverne e prostitute, dai palazzi di comando alle rovine del duello finale. Più che convincenti sia i protagonisti che i coprotagonisti. Da non perdere.  

 

Human Desire
(Fritz Lang, 1954, USA)

Citato spesso come remake di La bête humaine (Jean Renoir, 1938, tratto dall’omonimo romanzo del 1890 di Émile Zola), è piuttosto un diverso adattamento del soggetto originale e non solo per la completamente diversa ambientazione ma anche per ruoli e caratteri dei protagonisti. I due film sono diversi per trama, sviluppi e conclusione e mancano di tante altre trame secondarie pur presenti nel libro; li accomuna l’ambientazione nel mondo dei ferrovieri, il tradimento, la passione e l’omicidio. In sostanza un buon noir, ma certamente Glenn Ford non vale Jean Gabin … interessante guardarli entrambi e, al di là della trama, apprezzare anche come i due registi hanno curato in modo quasi opposto la messa in scena.

The Woman in the Window (Fritz Lang, 1944, USA)

Questo collegamento con il lavoro di Renoir è più sottile e articolato. Stranamente, il film successivo Scarlet Street (1945) di Lang fu un remake di La Chienne (1938) di Jean Renoir ed ebbe lo stesso trio di protagonisti (Edward G. Robinson, Joan Bennett e Dan Duryea) e personaggi in parte simili. Tuttavia, in questo caso l’anziano professore (Robinson) si trova coinvolto in un crimine dopo aver incontrato la vamp (Bennett) a causa di un dipinto; nell’altro lui è pittore dilettante sfruttato dalla donna … Dan Duryea veste comunque ii panni del cattivo. Film certamente meno convincente degli altri due, anche se ha dei buoni momenti di classico crime/noir; deludente il finale.

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