mercoledì 1 luglio 2020

Tajinaste rojo ... soddisfatto a metà

Grazie al Covid, in questo caso veramente e non ironicamente, mi sono trovato ancora a Tenerife nel momento della fioritura del tajinaste rojo.

Quando questa era nel suo pieno le escursioni non erano ancora possibili, poi ho aspettato la ripresa delle corse della guagua per il Teide (l’unica ancora sospesa in quanto prettamente turistica), ho sperato lo scorso weekend, alla fine quando sarà riattivata? Venerdì 3 luglio, il giorno previsto per il mio rientro, con 2 mesi e 20 giorni di ritardo …  'a ciorta d'o pover'omm'.
La differenza fra raggiungere il Parque Nacional del Teide con mezzi propri o in bus consiste nel fatto che nella prima ipotesi si è costretti a tornare al punto di partenza, mentre nella seconda si può contare su 5 fermate distribuite lungo i 14 km della strada che attraversa la caldera, fra i 2.000 e i 2.300m di quota, e quindi iniziare in un punto e terminare in un altro, escursione lineare e non circolare.
Non volendo perdere l’occasione unica, mi sono comunque rassegnato e ho noleggiato un’auto e alle 9.30 ero già all’inizio del sentiero 18 (Chavao), detto anche la ruta del tajinaste rojo, che mi era stato consigliato da una guida locale eppure non ne ho visto neanche uno in fiore. Una coppia di escursionisti francesi (ma residenti sull’isola da 16 anni) mi hanno detto che lì c’erano un mese fa, ma ora era meglio andarli a cercare fra Portillo e Fortaleza. I 4km del percorso (x2 = 8km) si sono rivelati comunque interessanti per le belle viste e un vasto campo di lava cordata (pahoehoe) con vari tratti di lava a cuscino (pillow lava).
Tornato alla macchina ho preso quindi la via del ritorno lungo la quale mi sono fermato più volte per scattare foto panoramiche (Roques de Garcia, Minas de San José, …) o di tajinaste, anche se il più delle volte verdi con un solo minimo accenno di fiori.
L’Echium wildpretii (questo il suo nome scientifico) è endemico delle Canarie, esattamente dell’isola di Tenerife dove si incontra perlopiù nella Caldera del Parco Nazionale del Teide, fra i 2000 e 2500 metri di altitudine. Infatti, lì trova ambiente ideale visto che ha la particolarità di aver bisogno di molto sole e di resistere a temperature basse, quindi si trova perfettamente a suo agio nella caldera dove raramente nevica, le temperature scendono al di sotto dello zero solo di notte e i giorni di sole pieno sono oltre 300 all'anno.
Il genere degli Echium (Erba viperina, famiglia Boraginaceae) conta una 70ina di specie, 27 delle quali sono endemiche della Macaronesia (le isole dell’Atlantico centrorientale: Azzorre, Madeira, Canarie, Capo Verde) e sono fra le più imponenti.
Dalle parti nostre si trova l’Echium fastuosum che qualcuno chiama blu di Capri, ma è nativo di Madeira (in inglese è pride of Madeira). Altri Echium sp. sono comuni sui Lattari, ma il più alto e simile (E. italicum) solo in pochi casi supera il metro, ben poca cosa nei confronti del tajinaste che raggiunge i 3 metri.
Come in varie altre piante i fiori crescono in una specie di spiga in tempi diversi, dal basso verso l’alto; il colore può variare dal rosa pallido al rosso profondo. La combinazione di questi colori sui fusti verticali con lo sfondo con la dominante giallo marrone delle sabbie vulcaniche della caldera del Teide è certamente qualcosa di unico, ma bisogna trovarsi al posto giusto al momento giusto.
Ho approfittato del ritorno a valle per fermarmi a scattare una foto alla Margarita Piedra (anche Rosa de Piedra), come potete vedere si tratta di una singolarissima formazione rocciosa che ricorda un fiore. 

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