lunedì 26 agosto 2019

53° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (261-265)

Come anticipato commentando la cinquina precedente, ho recuperato e cominciato a guardare (come mia abitudine procedendo per quanto possibile in ordine cronologico) i film che mi mancavano della lista 35 Films from the Golden Age of German Cinema, trovata su IMDb.com. Ho iniziato così due originali commedie grottesche dirette da Ernst Lubitsch, uno dei tanti valenti registi della scuola viennese, nati nell’Impero Austroungarico (p. e. Billy Wylder, Fritz  Lang, Otto Preminger, Robert Siodmak, F.W. Murnau, Max Ophüls, Fred Zinnemann, Josef von Sternberg, ...), e poi si trasferitisi (per lo più scapparono) oltreoceano dove avrebbero ottenuto grandi successi a Hollywood. In merito a questo esodo, Oscar Montani sul suo blog Soft Bolied ha pubblicato una serie di 5 interessanti e circostanziati articoli dal titolo Tedeschi a Hollywood (Berlino-Hollywood solo andata, ovvero La grande fugache consiglio di leggere. A parte il deludente lavoro dei semisconosciuti Leo Birinsky e Paul Leni, nella cinquina ci sono altre due opere di assoluto livello, dirette da due maestri  dell’epoca: Carl-Th. Dreyer e F.W. Murnau.
   

261  Die Puppe (Ernst Lubitsch, Ger, 1919) tit. it. “La bambola di carne” * con Ossi Oswalda, Hermann Thimig, Victor Janson * IMDb  7,4 
262  Die Austernprinzessin (Ernst Lubitsch, Ger, 1919) tit. it. “La principessa delle ostriche” * con Ossi Oswalda, Victor Janson, Harry Liedtke * IMDb  7,2

La protagonista di queste due farse è Ossi Oswalda, una delle star del muto tedesco, non per niente soprannominata The German Mary Pickford, che fu interprete di una dozzina di film di Lubitsch.  Commedie a dir poco leggere, lampantemente esagerate, provocatorie e ironiche, che comunque riescono ad essere divertenti e piacevoli grazie al rapido ritmo e alle estremamente creative messe in scena.
Nei 4 atti di Die Puppe si prendono di mira, fra gli altri, i monaci ipocriti e mangioni, appaiono cavalli “umani”, i fondali sono disegni di grande fantasia e ci sono tanti personaggi singolari e caricaturali quali l’inventore di bambole meccaniche, il ragazzino terribile, la governante.
L’altro film è ufficialmente presentato come “commedia grottesca in 4 atti” e in questo caso al centro dell’attenzione c’è un ricchissimo (palesemente arricchito) padre con una viziatissima figlia in cerca di marito. Alla messa in ridicolo della loro spropositata ricchezza e della enorme magione, popolata da una miriade di servitori specifici per ogni attività, anche la più banale e routinaria, si contrappongono due amici scapestrati, uno dei quali è un principe decaduto, assolutamente squattrinato.
Nel loro genere, i film sono due vere perle e meritano di essere guardati.

      

263  Michael (Carl-Th. Dreyer, Ger, 1924) tit. it. “Desiderio del cuore” * con Walter Slezak, Max Auzinger, Nora Gregor * IMDb  7,1  RT 90%
uno dei pochi film di Dreyer prodotti in Germania. Il maestro danese si cimenta nell’adattamento dell’omonimo romanzo di Herman Bang, un’opera controversa al limite dello scabroso per la morale dell’epoca in quando narra di un triangolo amoroso (seppur non del tutto esplicito) fra un modello, il grande artista suo mecenate e padre putativo (allusivamente amante) ed una principessa russa assolutamente al verde che circuisce il giovane. Al di là della trama, spicca una ottima regia, buone interpretazioni e una fotografia di alto livello.

265  Herr Tartüff (F.W. Murnau, Ger, 1925) tit. it. “Tartufo” * con Emil Jannings, Hermann Picha, Rosa Valetti, André Mattoni * IMDb  7,2  RT 80%
Adattamento non pedissequo e abbastanza abbreviato della famosa tragicommedia di Molière (1644). Notevole la messa in scena con un ottimo cast nel quale, ancora una volta, la parte del leone la fa Emil Jannings nei panni di Tartufo. La pesante satira nei confronti della nobiltà, del clero e della religione (più che altro bigottismo), creò non pochi problemi a Molière, grattacapi che ovviamente Murnau non ebbe.
Lavoro preciso e ben realizzato, ma certamente non è fra i migliori film del regista tedesco.

264  Das Wachsfigurenkabinett (Leo Birinsky, Paul Leni, Ger, 1924) tit. int. “Waxworks” * con Emil Jannings, Conrad Veidt, Werner Krauss * IMDb  6,7  RT 50%p
Nettamente il più deludente di questo gruppo, soprattutto per la sceneggiatura, debole e poco bilanciata, e nonostante la presenza di due ottimi attori quali Emil Jannings (L’ultima risata, The Last Command, ...) e Conrad Veidt (da poco apprezzato in Orlac's hands e famoso per i suoi ruoli in Caligari e Casablanca), impiegati molto al di sotto delle loro possibilità. Tuttavia, c’è da dire che le scenografie e fondali di chiaro stampo espressionista sono più che interessanti, spesso affascinanti.
  
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

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