Perfino il titolo di
questo post mi è giunto per caso e con piacere l’ho utilizzato rimpiazzando il
precedente e forse più banale Natura, foto e serendipity. Si
tratta di una citazione dal film “Ba wang bie ji” (Addio mia concubina, di
Kaige Chen, Cina, 1993) quindi tradotta dal
mandarino, ma l’argomento del caso e dei suoi effetti sulle nostre vite in
genere è stato ampiamente trattato e discusso da pensatori e filosofi già vari
millenni fa.
Tutte le azioni umane hanno una o più di queste sette cause: caso, natura, costrizione, abitudine, ragione, passione e desiderio. (Aristotele , il "caso" citato per primo ... è solo un caso?)
L’aforisma cinese
può suonare strano, ma riflettendo (e speculando) ha una sua logica se si danno
i giusti valori alle parole. Se sappiamo dov'è una cosa, non la cerchiamo ... l’andiamo semplicemente a prendere. Se abbiamo
solo un’idea di dove possa essere cominceremo a cercare secondo una certa
logica, a memoria (che spesso inganna), in ordine da un lato all’altro, ma solo
per caso la troveremo subito o ... mai.
Questo era l’argomento
e titolo originale nel quale avevo unito tre fattori che, ben combinati, possono
fornire grandi soddisfazioni, a patto di avere almeno uno dei tre interessi e chiaramente
l’assunto è applicabile ad altre triadi ed in altri campi restando
intrinsecamente veritiero.
La natura è un mondo da esplorare anche
per i più esperti, è in continuo cambiamento ed evoluzione e, fatte salve
alcune leggi fondamentali, le anomalie, eccezioni, varianti e rarità sono
all'ordine del giorno.
La fotografia
è un ottimo modo per fissare le immagini e quindi avere successivamente la possibilità di identificare specie,
osservare particolari, condividere le "scoperte".
La serendipity
(“Fortuna di fare felici scoperte per
puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista, mentre se ne
stava cercando un’altra”, Anonimo) amplia le possibilità a dismisura a
patto di essere attenti, flessibili e un po' avventurosi.
So di tornare su
argomenti già trattati, ma penso che siano importanti per le persone attente e
curiose, e rammentarli o semplicemente parlarne può giovare agli
“esploratori-ricercatori-osservatori-fotografi”, specialmente a quelli meno
esperti. Per le nostre osservazioni, indipendentemente da quanto sia acuta la nostra vista, fino l’udito e sensibile l’olfatto, saranno molto utili nozioni scientifiche, logica e serendipity. Le prime aiutano certo a notare anomalie, differenze, particolarità, fioriture fuori stagione, misure inusuali e via discorrendo, ma per tutto ciò sono necessarie un po’ di letture (non per forza studio) e molta esperienza. La logica è un po’ più difficile da applicare e per ottenere buoni risultati è utile avere conoscenze varie più che approfondite. Infine la serendipity unisce e ottimizza nozioni e logica “guidandoci” (anche se siamo noi che dobbiamo seguire gli indizi) verso scoperte assolutamente inaspettate, riferendomi chiaramente alle “sorprese” anche se molte vere “scoperte” sono veramente conseguenza della serendipity.
Per la prima uscita menorquina di questo mio terzo soggiorno
sull’isola avevo scelto una piccola area al limite di Mahon, solo attraversata in precedenza. Meno di un chilometro
quadrato, assolutamente incolto, pieno di muretti a secco, antichi canali in
rovina e tanta vegetazione spontanea. Sono partito alla ricerca di Ophrys
(piccole orchidee, spesso difficili da notare nel mare verde) e dopo una mezz’ora
senza trovarne alcuna ho visto un bel campo di Sulla (foto sopra a sx, le prime che vedevo). Ma nei pressi ho
anche visto (e mangiato) qualche asparago selvatico e continuando la ricerca-raccolta
lungo i muretti a secco ho trovato una simpatica e affascinante Locusta (foto di apertura).
Avvistate delle piccole macchie gialle ho scavalcato un muretto e, oltre a fotografare i Centaurium maritimum (foto sopra a dx), mi sono trovato al
margine di un campo di orchidee, non quelle che cercavo inizialmente, ma le Anacamptis pyramidalis, specie che qui a
Menorca assume tutte le tonalità di colore comprese fra il rosa e il bianco (foto sotto).Se avessi continuato a cercare solo le Ophrys camminando lungo le tracce più o meno battute e concentrando lo sguardo nel tentativo di avvistare le piantine poco appariscenti non avrei trovato le Sulla, né mangiato gli asparagi, né incontrato la Locusta che mi ha concesso di scattare macro ottime (a mio giudizio) che mi hanno permesso di studiarne tanti dettagli non apprezzabili ad occhio nudo, né approfittato del campo di Anacamptis, né fotografato tanti altri fiori ... che non cercavo.
Questi
continui cambi di direzione e piani hanno trasformato un’escursione che poteva
essere deludente in una passeggiata molto soddisfacente.
Tante altre foto sono nella mia raccolta macro su Google+.
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