Come succede in qualunque parte del mondo i
cambiamenti, anche sostanziali, sono all’ordine del giorno. Per turisti e
viaggiatori (come lo sono io) ci sono tanti indubbi vantaggi, ma il rovescio
della medaglia è spesso la perdita dell’identità di alcuni luoghi. In particolare nelle grandi città (e quindi a New
York, già famosa per essere un melting
pot) l’arrivo di tanti nuovi “immigrati” sta creando tanti altri ambienti
che si vanno a sovrapporre alle comunità storiche che avevano un proprio “quartiere”
come Little Italy, Chinatown o le aree del Bronx, Queens
e Brooklyn.

Aspettando le mie amiche Nicole e Jenn per andare a
provare (finalmente) il classico piatto italo-americano spaghetti with meatballs in uno storico ristorante di Brooklyn (è
lì dal 1900) mi sono messo a chiacchierare con Giovanni e con Mario, gestore
della macelleria Mario & son,
il cui padre era originario di Fontanarosa (AV). Lui è nato a Brooklyn,
parla poco italiano e mi ha confermato che ormai la vecchia comunità italiana si
è quasi del tutto disgregata. Tornando alla pasta, come spesso accade, il sugo era sulla pasta che di conseguenza era scondita, ma almeno sono riuscito a mangiarla più che al dente avendone avanzato specifica e chiara richiesta al cameriere. Buoni gli spaghetti, ma niente di memorabile, molto migliori le penne rigate con broccoli e tanto aglio e peperoncino, seppur spacciate per rigatoni.
Per strada si sentono parlare le lingue più
disparate e non solo nelle affollatissime aree turistiche ma anche fuori del
centro. Se da un lato si può facilmente trovare di tutto, e non solo nel campo
della ristorazione nel quale si moltiplicano i piccoli locali che propongono
cucina etnica, mi è sembrato che cogliere lo spirito e l’essenza della Grande
Mela stia diventando sempre più difficile.
Turisti e nuovi immigrati sembrano essere la
maggioranza, almeno nei luoghi pubblici, in particolare durante la settimana. In ogni caso New York resta una destinazione
obbligatoria per i viaggiatori (almeno una volta nella vita), eppure la maggior
parte dei visitatori riusciranno a conoscere solo la sua parte turistica.
Rispetto al caos,
al traffico e alla frenesia di Manhattan la stessa Washington
(dove ho passato i 5 giorni precedenti) ha un aspetto molto più “americano” nel senso del comune immaginario
collettivo, con un ambiente molto più piacevole e rilassato nonostante la
presenza, per ovvi motivi, di tanti agenti di sicurezza.
In conclusione entrambe le grandi città della costa
est meritano una visita e chi è interessato alla cultura e musei deve prevedere
parecchi giorni di soggiorno. Pronto al rientro, da domani ricomincerò a camminare su sentieri, a caccia di altri tipi di foto e di novità.
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