giovedì 3 marzo 2016

Si riprende! Post cumulativo: Tulum, Oscar e cinema

Dopo oltre due giorni e mezzo di viaggio, fra cancellazione volo e ritardi, sono finalmente arrivato a destinazione e con difficoltà (Internet inaffidabile e di una lentezza esasperante) sto tentando di ritornare alla norma. Di conseguenza questo post tratta di argomenti estremamente diversi e ha lo scopo di eliminare un po' di arretrati.   
Sono appena arrivato a Mahahual, un posto non proprio "vergine", ma almeno non ancora affollatissimo, più a sud lungo la cosiddetta Riviera Maya dopo essere stato un paio di giorni scarsi a Tulum, Quintana Roo, Mexico. Questa, qualche chilometro all’interno, deve la sua fortuna alle rovine di una delle rare città Maya sulla costa caraibica, della quale ha assunto il nome. In effetti l’area archeologica non è grande, ma è abbastanza ben conservata, e perfettamente gestita. Anche vari secoli fa aveva dimensioni limitate in quanto la sua importanza era strettamente limitata alla sua funzione di porto commerciale. I suoi edifici, in posizione sopraelevata dei rispetto alla spiaggia, su una piccola altura calcarea, erano ben visibili dal mare e per questo gli abitanti di Tulum furono fra i primi Maya ad avere contatti con gli spagnoli all’inizio del ‘500. Come spesso accade, ed è logico, gli edifici visibili oggi - tutti all’interno del muro di cinta - sono solo quelli pubblici, religiosi e funerari in quanto tutte la abitazioni erano costruite in legno e coperte di frasche e quindi sparite rapidamente dopo essere state abbandonate. Si distingue per la sua luminosità,ventilazione, terreno roccioso calcareo e per l’aria salmastra, nettamente in contrasto con tutte le altre città Maya (Palenque, Chichen Itza, Tikal, ...) che per la maggior parte si trovano immerse nella foresta, una volta circondate e oggi quasi fagocitate da alberi, liane e rampicanti, in un ambiente molto più umido.
Fatto curioso, come i templi del sud est asiatico sono spesso colonizzati dalle scimmie, l’area archeologica di Tulum è dominio delle iguana, interessantissimi rettili. 

Qualcuno avrà già notato ieri la pubblicazione delle tante micro-recensioni relative alla decina di film visti fra ore di viaggio in aereo, bus e durante le interminabili attese. Fra essi, qualche delusione, vari buoni film e una sorpresa, una chicca molto poco conosciuta di quasi 20 anni fa: El milagro de P. Tinto. (ne parlerò più diffusamente a breve, la micro è già online)
Fra gli altri, in linea di massima, raccomando 99 Homes, La Novia, La estrategia del caracol, Voces inocentes e Lucía. 
Trovate tutto qui: 2016: un film al giorno
Avrei voluto commentare a caldo e in dettaglio l’assegnazione degli Oscar, lo faccio adesso ... a freddo e concisamente. Chi ha letto quanto scrissi qualche settimana fa, saprà bene che non sono assolutamente d’accordo con l’Oscar a Spotlight che certamente meritò il Pulitzer per l’inchiesta sui preti pedofili, ma la trasposizione cinematografica non ha questi grandi pregi ... lo vedo come un Oscar “politico”. Per quanto riguarda gli attori 3 su quattro erano nelle previsioni, ma continuo a preferire l’interpretazione di Tom Hardy in The Revenant rispetto a quella di Mark Rylance in Bridge of Spies.
   
Sono rimasto molto soddisfatto dei 6 Oscar a Mad Max su 10 Nomination, come avevo ricordato non è raro che chi ne ha tante rimanga poi a bocca asciutta o ottenga poco (vedi The Revenant). Sono anche contento del riconoscimento a The Big Short per la sceneggiatura che, ripeto, ho trovato veramente buona in quanto la storia era molto più difficile da narrare in un paio d’ore rispetto a Spotlight. A proposito di sceneggiature, dove sono finiti i soggettisti e sceneggiatori? Tante, troppe grandi produzioni si basano oggi su storie vere, biopic o sono tratte da romanzi. Quest’anno giusto restando nell’ambito Oscar ci sono Steve Jobs, Joy, Spotlight, The big short, Bridge of spies, The Danish Girl, Carol e lo stesso The Revenant. E per citarne qualcun altro ricordo le storie di Turing e Hawking fra i premiati dell’anno scorso e film in odore di Nomination come Suffragette e Labyrinth of lies.
Quanti sono in percentuale i film con soggetto e sceneggiatura veramente originali?
Infine, la polemica pretestuosa di Spike Lee in merito all’assenza di “non-bianchi” fra i concorrenti all’Oscar. Mi meraviglio che non si siano fatti avanti altri per categorie separate per sesso fra i registi, questi potrebbero essere anche divisi fra veri americani e stranieri o immigrati, poi divisione per età, ecc. ... follia! Oltretutto ci sono quelli che predicano la parità dei sessi e quindi dovrebbero poi accorpare attrici e attori e quando nella categoria ci sarà una netta predominanza di un sesso quelli in minoranza si batteranno per differenziare di nuovo premi. Oltretutto sembra che tutti dimentichino che Nomination e Oscar sono un gran business e di conseguenza sono “probabilmente” controllati e pilotati. 

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