Dopo
oltre due giorni e mezzo di viaggio, fra cancellazione volo e ritardi, sono
finalmente arrivato a destinazione e con difficoltà (Internet inaffidabile e di
una lentezza esasperante) sto tentando di ritornare alla norma. Di conseguenza questo post tratta di argomenti estremamente diversi e ha lo scopo di eliminare un po' di arretrati.
Sono appena arrivato a Mahahual, un posto non proprio "vergine", ma almeno non ancora affollatissimo, più a sud lungo la
cosiddetta Riviera Maya dopo essere
stato un paio di giorni scarsi a Tulum,
Quintana Roo, Mexico. Questa, qualche chilometro all’interno,
deve la sua fortuna alle rovine di una delle rare città Maya sulla costa caraibica, della quale ha assunto il nome. In
effetti l’area archeologica non è grande, ma è abbastanza ben conservata, e
perfettamente gestita. Anche vari secoli fa aveva dimensioni limitate in quanto
la sua importanza era strettamente limitata alla sua funzione di porto
commerciale. I suoi edifici, in posizione sopraelevata dei rispetto alla
spiaggia, su una piccola altura calcarea, erano ben visibili dal mare e per
questo gli abitanti di Tulum furono
fra i primi Maya ad avere contatti
con gli spagnoli all’inizio del ‘500. Come spesso accade, ed è logico, gli
edifici visibili oggi - tutti all’interno del muro di cinta - sono solo quelli
pubblici, religiosi e funerari in quanto tutte la abitazioni erano costruite in
legno e coperte di frasche e quindi sparite rapidamente dopo essere state
abbandonate. Si distingue per la sua luminosità,ventilazione, terreno roccioso
calcareo e per l’aria salmastra, nettamente in contrasto con tutte le altre città
Maya (Palenque, Chichen Itza, Tikal, ...) che per la maggior parte si
trovano immerse nella foresta, una volta circondate e oggi quasi fagocitate da
alberi, liane e rampicanti, in un ambiente molto più umido.
Fatto
curioso, come i templi del sud est asiatico sono spesso colonizzati dalle
scimmie, l’area archeologica di Tulum è dominio delle iguana, interessantissimi
rettili.
Qualcuno
avrà già notato ieri la pubblicazione delle tante micro-recensioni relative
alla decina di film visti fra ore di viaggio in aereo, bus e durante le
interminabili attese. Fra essi, qualche delusione, vari buoni film e una
sorpresa, una chicca molto poco conosciuta di quasi 20 anni fa: El
milagro de P. Tinto. (ne parlerò più diffusamente a breve, la micro è già online)
Fra
gli altri, in linea di massima, raccomando 99 Homes, La Novia, La estrategia del caracol, Voces inocentes e Lucía.
Trovate
tutto qui: 2016: un film al giorno
Avrei
voluto commentare a caldo e in dettaglio l’assegnazione degli Oscar, lo faccio
adesso ... a freddo e concisamente. Chi ha letto quanto scrissi qualche
settimana fa, saprà bene che non sono assolutamente d’accordo con l’Oscar a Spotlight
che certamente meritò il Pulitzer per l’inchiesta sui preti pedofili, ma la
trasposizione cinematografica non ha questi grandi pregi ... lo vedo come un
Oscar “politico”. Per quanto riguarda gli attori 3 su quattro erano nelle
previsioni, ma continuo a preferire l’interpretazione di Tom Hardy in The Revenant rispetto a quella di Mark Rylance in Bridge of Spies.
Sono
rimasto molto soddisfatto dei 6 Oscar a Mad Max su 10 Nomination, come avevo
ricordato non è raro che chi ne ha tante rimanga poi a bocca asciutta o ottenga
poco (vedi The Revenant). Sono anche contento del riconoscimento a The
Big Short per la sceneggiatura che, ripeto, ho trovato veramente buona
in quanto la storia era molto più difficile da narrare in un paio d’ore
rispetto a Spotlight. A proposito di sceneggiature, dove sono finiti i
soggettisti e sceneggiatori? Tante,
troppe grandi produzioni si basano oggi su storie vere, biopic o sono tratte da
romanzi. Quest’anno
giusto restando nell’ambito Oscar ci sono Steve Jobs, Joy,
Spotlight, The big short, Bridge of spies, The Danish Girl, Carol e lo stesso The Revenant. E per citarne qualcun altro ricordo le storie di Turing e Hawking
fra i premiati dell’anno scorso e film in odore di Nomination come Suffragette e Labyrinth of lies.
Quanti sono in percentuale i film con soggetto e
sceneggiatura veramente originali?
Infine, la polemica pretestuosa di Spike Lee
in merito all’assenza di “non-bianchi” fra i concorrenti all’Oscar. Mi
meraviglio che non si siano fatti avanti altri per categorie separate per sesso
fra i registi, questi potrebbero essere anche divisi fra veri americani e
stranieri o immigrati, poi divisione per età, ecc. ... follia! Oltretutto ci
sono quelli che predicano la parità dei sessi e quindi dovrebbero poi accorpare
attrici e attori e quando nella categoria ci sarà una netta predominanza di un
sesso quelli in minoranza si batteranno per differenziare di nuovo premi. Oltretutto
sembra che tutti dimentichino che Nomination e Oscar sono un gran business e di
conseguenza sono “probabilmente”
controllati e pilotati.
Nessun commento:
Posta un commento