Non si sa come dividersi, è difficile scegliere nell'infinita offerta ed
ancora più complicato organizzarsi. Tutto ciò ovviamente a patto che si sia interessati
alla attività culturali e non limitarsi a viaggiare per girovagare fra negozi
alla ricerca di souvenir o di affari, ristoranti (casomai italiani, senza neanche provare niente di locale) e bar.
Ciudad
de Mexico è senz’altro una di queste città maledette, alla pari di New York, Parigi,
etc. offrendo una quantità incredibile di spettacoli di qualità in quasi ogni
campo. Al di là delle esposizioni permanenti nei tanti musei (ricordo che CDMX
è la città con il maggior numero di musei al mondo), molti di questi ne
propongono di temporanee di ottimo livello insieme con proiezioni, conferenze,
corsi, concerti e spettacoli di danza o teatrali.
A parte il gravoso compito di dover scegliere fra
tutto ciò (per fortuna internet aiuta ad avere un quadro pressoché completo
e fornisce tante notizie utili per capire di cosa si tratti) c’è il problema
oggettivo di combinare orari (alcuni dei quali coincidono o si sovrappongono) e
organizzarsi per gli spostamenti.
Non sto qui ad illustrarvi il cartellone di CDMX ma, a titolo esemplificativo, vi racconto in breve la mia giornata di giovedì.
Ho iniziato con una visita al Museo de la
Revoluciòn, che illustra abbastanza dettagliatamente con immagini, oggetti,
mappe, pannelli, video e foto gli otre 100 anni di continui cambiamenti sociali
e politici del Messico, fra sollevamenti, accordi segreti, tradimenti,
esecuzioni, colpi di stato e assassinii. Si percepisce che pochi fra i quasi 200 Presidenti
abbiano terminato regolarmente il loro mandato (e fra questi il “dittatore” Porfirio
Diaz rimasto al potere per 35 anni durante il cosiddetto Porfiriato) e molti siano stati
assassinati. Fra i tanti personaggi di rilievo spiccano quelli dei presidenti
Madero, Juarez, Obregòn (fra i più amati) così come quelli dei rivoluzionari a
tutti gli effetti come Francisco (Pancho) Villa (foto a sx) ed Emiliano Zapata, nomi ben più
famosi in tutto il mondo. Oltre a tutto ciò il Museo ospitava due mostre
fotografiche, una degli anni ’50 in bianco e nero ed una contemporanea (foto
“il bambino del secchio”).
Dopo la necessaria pausa pranzo eccomi al Palacio Nacional, sede dei tanti
murales di Diego Rivera fra i quali quello enorme - famosissimo -
distribuito sulle tre pareti dello scalone di accesso al primo piano. A voler
analizzare solo questo si passerebbe un’intera giornata in quanto le immagini
non sono per niente casuali o semplicemente allegoriche, ma molti dei personaggi
sono ben riconoscibili, tutte le scritte sono significative (anche se purtroppo
data la posizione alcune sono difficili da leggere) ed ogni scena rappresenta un ben
preciso evento della storia del Messico dall’epoca prehispanica fino alla Rivoluzione del 1910.Mi sono limitato a scattare qualche foto ascoltando la guida molto preparata (gratuita così come l’ingresso) considerato che l’avevo visto già due volte in passato e che probabilmente ci tornerò e ho atteso il momento della visita all’esposizione temporanea, quindi da non perdere, Máscaras Mexicanas.
Oltre 400 maschere e costumi, corredati da informazioni, foto e video delle feste più popolari nelle quali si ritrovano elementi delle culture e tradizioni indigenas, spagnole e africane (giunte qui con gli schiavi).
Oltre a questa c'era anche un'altra sezione che includeva vari dipinti fra i quali Mi nana y yo (1937) della famosa Frida Khalo, opera meno conosciuta delle altre in quanto si trova normalmente esposta nel Mueso Dolores Olmedo, disgraziatamente poco visitato.
In uno dei cortili, inoltre, erano esposte delle
foto contemporanee bellissime
(sia per soggetto che per tecnica) rappresentanti per
lo più indigenas nelle loro attività
quotidiane e in occasioni festive. Pur essendo foto di foto ne ho pubblicato una selezione di 45 immagini.
Rimanendo in tema maschere e simboli (e per fortuna in zona,
praticamente portone accanto) sono passato ad ascoltare una conferenza su “Cuervo: el transformador en América del
Norte” nel Museo de las Culturas.
Interessantissima descrizione delle popolazioni della costa occidentale del
nordamerica (dall’Oregon fino all’Alaska) che poco hanno a che vedere con gli atri
“pellerossa”.
Certamente ognuno ricorderà di aver visto in qualche film o
documentario qualche danza di uno sciamano con un costume con testa di uccello
e delle ali legate alle braccia ... rappresentava Cuervo. Egualmente in cima ai totem (che includono tanti simboli e che sono specifici delle suddette popolazioni e non di
tutti i nativi americani) si trova sempre lui ... Cuervo. Una appassionante storia
nella quale si intrecciano storia, leggende e antropologia raccontata a
braccio durante oltre un’ora e mezza da una studiosa ben avanti con gli anni
(giunta in carrozzella) alla quale tutti hanno chiaramente perdonato qualche
ripetizione e talvolta la perdita del filo del discorso.
Ma la mia giornata CDMexeña non finiva qui in quanto alla Cineteca Nacional mi aspettava la proiezione di Viaggio in
Italia (di Roberto Rossellini - 1954) film poco conosciuto e
abbastanza deludente, ma per me molto interessante visto che il titolo poteva
anche essere cambiato in Viaggio a
Napoli. I protagonisti (interpretati da Ingrid Bergman
e George Sanders) arrivano dall’Inghilterra per vendere una villa
alle falde del Vesuvio, appena ereditata da uno zio. La Bergman, quando non
discute con il marito, passa quasi tutto il tempo a fare la turista e quindi
oltre varie strade di Napoli si vedono il Museo Nazionale, Pompei, Cuma,
l’Antro della Sibilla, la Solfatara, il Cimitero delle Fontanelle ... fra il 1953 e il 154.
Andato al centro di Coyocàn per cenare ho infine scoperto che nel Parque era stato allestito un palco e che era in corso la prima di tre serate di jazz.
Innegabilmente il trovarsi in una città come CDMX è una maledizione a tutti gli effetti per quelli di mentalità aperta, interessati alle culture degli altri paesi e alle varie forme di espressioni artistica ...
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