Home - Storia di un viaggio (di Yann
Arthus-Bertrand, Francia, 2009)
Yann Arthus-Bertrand, da sempre appassionato di volo e fotografia naturalistica,
in particolare in Africa e soprattutto Kenya, dopo vari anni di foto da
aerostato, decise di passare alle riprese cinematografiche di taglio
documentaristico e cominciò a lavorare sul progetto Home con il quale voleva
descrivere lo stato di salute (più che altro grave infermità) della nostra casa
nello spazio, ovverosia la terra. Riesce senz'altro a evidenziare gli enormi
contrasti esistenti e soprattutto pone una quantità di interrogativi mettendo
in risalto contraddizioni e paradossi.
Del documentario esistono numerose versioni, prodotte
montando in modo diverso le quasi 500 ore di riprese (quasi tutte aeree)
effettuate in oltre 50 paesi diversi di tutti i continenti, poli compresi. La
più comune è quella di 1h33’ alla quale ho dato un’occhiata e mi sembra meno
affascinante, tendente più al documentario classico.
Quella presentata qui a Bacalar ieri sera era la versione
lunga, divisa in tanti brevi segmenti, ognuno inerente ad una specifica
nazione. In rete le trovate tutte, anche in alta definizione, comprese brevi
clip dedicate ad una singola nazione, trailer, e quella che preferisco è
caricata su YouTube in due spezzoni, chiaramente registrata dalla trasmissione
televisiva Focus.
Il film è libero da copyright in quanto nelle intenzioni di Arthus-Bertrand
ciò che conta è che circoli liberamente in modo che lo vedano quante più persone
possibile e guadagnare non era l’obiettivo primario di questa produzione.
Ha utilizzato una telecamera speciale ad alta risoluzione e
opportunamente (ottimamente) stabilizzata registrando immagini fantastiche. Un
lato positivo, che ho gradito, é che non sale in cattedra proponendo rimedi sicuri
e ricette fantasiose, considerato che probabilmente non esistono. Si tratta più
che altro di un grido di allarme, un invito a rendersi conto che molte
soluzioni di un problema, che sia l'inquinamento, il cibo, i campi rifugiati, l'energia, l'acqua, il
sovrappopolamento, producono spesso conseguenze peggiori.
L'oggetto evidente è lo stato di salute della terra analizzato mostrando, seppur sommariamente, cause ed effetti degli enormi e talvolta rapidissimi cambiamenti. Ciò avviene mostrando fenomeni naturali, stravolgimenti causati direttamente dagli uomini, paesaggi, animali, moltitudini di essere umani.
Ma quello che mi ha definitivamente convinto è la cura delle riprese, il montaggio ed in particolare l'esaltazione dei colori, da quelli minerali, ai vegetali a quello dei vestiti degli involontari e talvolta ignari attori.
Ma quello che mi ha definitivamente convinto è la cura delle riprese, il montaggio ed in particolare l'esaltazione dei colori, da quelli minerali, ai vegetali a quello dei vestiti degli involontari e talvolta ignari attori.
Yann Arthus-Bertrand ha saputo miscelare alla perfezione il
messaggio ecologista (di quelli sani), con le preoccupazioni per l’esplosione
demografica e divario di ricchezza-povertà per finire con un'apertura al
nucleare. Ha alternato riprese uniche (aree visibili solo dall’alto) di luoghi
naturali, con macchinari “mostruosi”, con posti affollatissimi di uomini, auto,
baracche.
C’è sempre un collegamento fra le immagini di un paese e quelle successive e la voce fuori campo ci spiega (o ci ricorda) che ciò che si fa in un punto della terra spesso si ripercuote sulla natura o sulle popolazioni a centinaia e anche a migliaia di chilometri di distanza. Potrei citare tante di queste relazioni a volte insospettate, ma mi limito a proporvi i pochi fermo-immagine inseriti in questo post e vi invito a guardare il film.
C’è sempre un collegamento fra le immagini di un paese e quelle successive e la voce fuori campo ci spiega (o ci ricorda) che ciò che si fa in un punto della terra spesso si ripercuote sulla natura o sulle popolazioni a centinaia e anche a migliaia di chilometri di distanza. Potrei citare tante di queste relazioni a volte insospettate, ma mi limito a proporvi i pochi fermo-immagine inseriti in questo post e vi invito a guardare il film.
A prescindere dall’essere d’accordo o meno sui contenuti e come sono presentati, la
visione è un piacere per gli occhi e l’eccezionale colonna sonora quasi mistica
curata da Armand Amar, compositore francese cresciuto in Marocco, è un plus non
da poco e comprende artisti di tutto il mondo, cantanti, percussionisti,
orchestre sinfoniche. Per averne un’idea ecco un trailer che ha come oggetto
specifico le musiche e i canti che accompagnano le immagini.
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