martedì 28 aprile 2015

Da dove si parte per andare a …?

Ricordate il post relativo alla teoria dei grafi? Chi ne ha colto il significato e l'utilità comprenderà anche l'insensatezza della domanda proposta come titolo, che mi viene frequentemente rivolta. Se è vero che in rarissimi casi la risposta è unica, è altrettanto vero che la maggior parte delle volte è una domanda assolutamente priva di senso se posta in questi termini, senza alcuna condizione. 
Il primo dato da fornire dovrebbe essere quello della provenienza. Esempio: per percorrere il sentiero degli Dei (a/r) da dove si parte? Già sarebbe meglio: da dove conviene partire? Ma se il genio non dice da dove viene, come si può rispondere? Chiaramente, per limitare inutili, stressanti e dispendiosi viaggi in auto, o i quasi impossibili trasferimenti con mezzi pubblici, a chi proviene dalla Penisola Sorrentina o dalla zona di Positano converrà partire da Nocelle, mentre chi si trova in Costiera o viene via autostrada troverà più comodo iniziare da Bomerano (Agerola). 
Come spero sia chiaro, anche questo semplicissimo esempio evidenzia che specificare la provenienza è dato indispensabile per sperare di ottenere una risposta pertinente e precisa. Ma se si passa ad indicare solo una destinazione, e non un sentiero, la questione si complica ulteriormente e qui entrano in ballo i grafi. Rappresentando l'intera rete di strade e sentieri come un grafo risulta evidente che ogni nodo (località o semplice incrocio) può essere raggiunto a partire da qualunque a altro.
Anche nel caso che lo spigolo - qualunque tratto di strada o sentiero fra due incroci (nodi) - finale sia unico e quindi obbligato, per raggiungere il precedente ci saranno certamente numerose possibilità. Chi usa il navigatore (quello per auto) avrà notato che, impostata la destinazione, vengono elaborati tanti percorsi diversi e poi proposto quello più rapido (che non sempre è il più breve). Il navigatore vi consiglia il percorso più breve in termini di tempo elaborando i dati di percorrenza media di ciascun singolo tratto. A quanto ne sappia, l’unica condizione che si può preimpostare è quella dell’evitare il pagamento di pedaggi, successivamente si possono richiedere percorsi alternativi. 
Al contrario, andando a piedi si possono anche considerare “scorciatoie” fuori sentiero e ciò aumenta ulteriormente le possibili combinazioni. Per di più, se di solito chi va in auto cerca di concludere un trasferimento nel modo più rapido possibile, l’escursionista ha tutt’altri fini e spesso interessi specifici. Una volta definito il punto di partenza e l’itinerario di massima, si procede poi a considerare varianti, possibili aggiunte, vie di fuga e infine, nel caso di percorso ad anello, il verso.


Il saggio camminatore, nel pianificare la sua escursione, cercherà di soddisfare tutte le sue condizioni preliminari o quantomeno il maggior numero possibile. 
Per esempio, l’escursionista accorto apre una cartina generale dell'area interessata (come il planner - in alto – che creai proprio per visualizzare area e sentieri anche se se ne ha perfetta conoscenza) e comincia ad ipotizzare un percorso di massima per il suo progetto, tenendo conto di condizioni quali:
* min e max distanza, max dislivello, max ore di cammino
evitare per quanto possibile di ripetere stessi tratti (a/r)
raggiungere punti panoramici particolari
passare per una serie di località specifiche
evitare tratti problematici per sé o per eventuali compagni di passeggiata
possibilità di utilizzare trasporti pubblici per chiudere un circuito
e se ne potrebbero aggiungere ancora altre.
Ognuno di questi vincoli (molti sono a valutazione soggettiva) influirà sul valore da attribuire a ciascun tratto e quindi sulla scelta finale che, di conseguenza, non sarà mai assoluta, ma relativa.
Come spero di aver chiarito, chiedere come andare al punto X senza specificare punto di partenza, proprie capacità, disponibilità di tempo, interessi, ecc. è cosa illogica e chi risponde senza avere almeno buona parte di questi dati spesso non fornisce un buon servizio.

domenica 26 aprile 2015

Notizie, idee e aggiornamenti vari

Dopo tanti anni pare che il Comune di Sorrento si sia deciso a sanare la scandalosa situazione di via Li SchisaniGià dopo il primo smottamento (ma dopo meno tempo) fu effettuato un intervento di ripristino costruendo un muro di contenimento che però … crollò dopo una sola settimana! Da allora penso siano passati circa 10 anni con tante chiacchiere e pochi fatti. Speriamo che veramente si metta a posto, ma in modo definitivo! A chi non conoscesse il percorso, faccio presente che pur essendo una stradina poco frequentata dai locali ha grande importanza per gli escursionisti visto che la più comoda alternativa al Circumpiso per chi voglia andare da Sant’Agata a Sorrento o viceversa. 
Nella mia ignoranza, ho proposto più volte ad amministratori e tecnici del Comune di Sorrento di risolvere il problema costruendo una passerella sopraelevata rispetto al piano originale del sentiero in modo da permettere il transito in attesa di progetti, gare, finanziamenti e via discorrendo. A sinistra vedete una passerella interamente in legno, in un parco della Thailandia. Chiaramente, essendo una cosa semplice ed economica, non era fattibile eppure, costruendola con pali di castagno (quelli utilizzati per i pergolati) si sarebbe perfettamente integrata nell’ambiente rurale. A Sorrento non si può fare (mi hanno detto che non era a norma, non sarebbe stata accettata dalla Sovrintendenza, che era pericolosa, ecc.) ma a Venezia, città d’arte, è possibile fare passerelle obbrobriose fra Riva degli Schiavoni e l’Arsenale con tanto di adesivi “Venezia accessibileAccessible Venice”. 

   

   

  • Se si guardasse un po’ all’estero si vedrebbe anche che con ponti (più o meno lunghi) sarebbe possibile risolvere tanti altri piccoli intoppi lungo i sentieri dei Lattari o creare nuovi percorsi. Per esempio, un piccolo ponte potrebbe far riaprire l’antico sentiero CAI 300 a valle della frana, evitando le ripide salite e discese attuali. Pur non essendo strettamente necessario, uno potrebbe facilitare il passaggio del Canneto presso Fic’’a Noce rendendo il percorso più fruibile (anche a quelli con minor equilibrio). Uno un po’ più lungo (ma sempre un ponticello) potrebbe facilitare l’attraversamento del Rio Schiato, nella stretta gola di Pino, lungo il percorso Abu Tabela fra Bomerano e San Lazzaro. E si potrebbe ancora continuare.   
       
  • Corre anche voce che debba anche essere ripristinata via Fontanella (frana di oltre un anno fa). Al momento l’interruzione costringe gli escursionisti che vogliano percorrere l’itinerario rosso fra Massa e Sorrento (Pantano, Fontanella, Vigliano) a salire fino alla chiesa de Li Simoni. 
  • PDF-Maps ha georeferenziato e reso disponibile all’uso con GPS anche la cartina del Sentiero degli Dei. Le carte attualmente disponibili sono quindi diventate 5: Capri, San Costanzo/Campanella, Massa e dintorni, Sorrento (centro urbano) e Sentiero degli Dei
  • Pubblicate 45 nuove macro di oltre 20 specie. Foto scattate sabato 25 aprile fra Monticello e Malacoccola (tratto inferiore del Sentiero delle Sirenuse).
  • In settimana dovrebbe giungere l’autorizzazione alla rimozione dei tralicci abbattuti lungo via Jeranto

venerdì 24 aprile 2015

Nuova carta di Massa testata con PDF-maps

Stamane con la partecipazione di un pubblico numericamente limitato ma qualificato (fra loro c’erano operatori turistici, cartografi, guide escursionistiche) è stato eseguito un test sulla nuovissima cartina di Massa e dintorni. Questa comprende le frazioni che la circondano, tutte unite da stradine e sentieri che quindi rendono l’area particolarmente adatta a brevi escursioni. Sono comprese le frazioni San Franceso, Santa Maria, Annunziata e Marina della Lobra
Al termine della breve presentazione nei locali della Pro Loco dove i partecipanti muniti di dispositivo Android o iOS hanno avuto modo di scaricare l’App e la cartina da poche ore aggiunta allo store, siamo usciti per un breve test ed ecco il risultato.

Questo è lo screenshot che mostra in verde il percorso effettuato. Come si vede la traccia GPS è molto tremolante ma sostanzialmente segue le strade percorse. Quindi il consiglio che mi permetto di dare a chi volesse usare questa App è quello di non fissarsi ad analizzare le eventuali discrepanze punto per punto, ma di considerare la linea lungo la quale si sta avanzando che deve rimanere più o meno parallela al percorso scelto.
A breve saranno aggiunte altre cartine, la prossima dovrebbe essere il Sentiero degli Dei. Per sapere di più sull'App PDF-maps leggi il post precedente nel caso te lo fossi perso.
Chi non ha dispositivi Android o iOS e chi, pur avendolo vuole solo scaricare la cartina (qui in basso) la trova e la troverà sempre elencata insieme con tutte le altre cartine nella pagina MAPS del mio sito o direttamente a questo indirizzo www.giovis.com/maps/MassacentroAvenza.gif 

martedì 21 aprile 2015

Le mappe GioVis ora navigabili con GPS

Al termine di una lunga serie di email per concordare i termini della collaborazione e definire le caratteristiche tecniche dei file e altri dettagli, già da qualche giorno alcune delle mie mappe (ora georeferenziate) sono disponibili (gratuitamente) sul sito www.pdf-maps.com by Avenza, società canadese specializzata in software dedicato alla cartografia.
PDF Maps è un’App cartografica che consente di scaricare cartine per poi utilizzarle offline su dispositivi Apple iOS o Android dei quali utilizza il GPS interno per localizzarvi sulla mappa. Oltre queste funzioni basilari ne offre molte altre, secondarie, che tuttavia possono tornare molto utili (www.pdf-maps.com/about-pdf-maps/). Il catalogo comprende migliaia di carte di vario genere, scala e interesse, in tutto il mondo. L’App è gratuita e la potrete scaricare nella versione iOS o Android (prossimamente sarà disponibile anche quella per Windows) da www.pdf-maps.com. Il sito è solo in inglese, ma basta averne una minima conoscenza o una discreta esperienza con App simili per venire a capo della situazione.
Una volta installata l’App potrete cercare le mappe che vi interessano (Get maps) nella pagina apposita. Similmente a Googlemaps, avrete a disposizione una casella di ricerca e, poco più in basso, vi apparirà l’intero planisfero zoomabile. Avenza propone sia mappe a pagamento che gratuite, ma si può limitare la visualizzazione solo o queste ultime scegliendo l’opzione FREE only. Trovato ciò che vi interessa, vi apparirà subito un’anteprima accompagnata dalla descrizione del territorio e quindi potrete scaricare la cartina vera e propria in alta definizione. Ci sono carte turistiche, tematiche e intere serie di cartografia ufficiale come quella del Paraguay in scala 1:100.000 (ma probabilmente non vi interessa) e quella forse più utile degli Stati Uniti in centinaia e centinaia di fogli 1:24.000.
Torniamo a noi. Al momento, gli escursionisti che vogliono percorrere i sentieri della Penisola Sorrentina, Costiera Amalfitana e Capri, possono scaricare la cartina della parte terminale della Penisola (Punta Campanella, San Costanzo e Jeranto), dell’intera isola di Capri e, anche se meno interessante per i camminatori, il centro storico di Sorrento completo di toponomastica.
Le carte sono sostanzialmente quelle aggiornate al 2015 e già online su www.giovis.com da vari mesi, ma adesso, utilizzando l’App pdf-maps sono navigabili utilizzando semplicemente il GPS del vostro tablet, Smartphone, iPhone e qualunque altro dispositivo con sistema operativo Android o iOS.
Quando vorrete spostarvi nell’area rappresentata accendete il GPS, aprite l’App e le carta. La vostra posizione sarà sempre evidenziata sulla mappa senza che dobbiate connettervi alla rete. Infatti, il servizio fondamentale dell’App si basa semplicemente sull’utilizzo del GPS con lo sfondo della cartina residente sul vostro dispositivo.
Dando il giusto risalto a questa combinazione di un’App con le cartine del territorio (sottolineo che sono entrambe gratuite) potranno essere in tanti a trarne vantaggio. Anche questa volta quelli che possono fare tanto, in particolare nei confronti dei viaggiatori (se qualcuno non se ne fosse ancora accorto il turismo è il volano economico delle Penisola) sono i gestori delle strutture ricettive che per primi dovrebbero attivarsi, ma non dovrebbe mancare il contributo da parte delle Amministrazioni. Chi può (e oltretutto ha interesse) dovrebbe comunicare ai turisti che esiste la possibilità di spostarsi sul territorio limitando i dubbi in merito alle direzioni da prendere. Sui nuovi tabelloni da poco sistemati in tutte le frazioni di Massa Lubrense si è fatto in tempo ad aggiungere i QRcode delle cartine. Si dovrebbe ora provvedere a informare tutti (anche i residenti) di questa nuova possibilità. Può darsi che così si riesca anche a diminuire il numero degli interventi di recupero di escursionisti dispersi.
Alle 11.00 di venerdì 24 aprile, nei locali della Pro Loco di Massa Lubrense, presenterò brevemente l’App pdf-maps e, se necessario, aiuterò gli intervenuti a caricarla sul loro dispositivo iOS o Android. Per allora dovrebbe essere disponibile anche la cartina dell’intero Progetto Tolomeo (itinerari escursionistici di Massa Lubrense e Sorrento) e, se così fosse, sarà possibile effettuare un breve test andando a spasso per le strade di Massa a partire dalla Pro Loco stessa. 

lunedì 20 aprile 2015

Aspetti di vita lagunare

A Venezia bisogna andare a piedi! Grande cosa! Non troverete mai macchine di traverso o fuori posto che bloccano anche i marciapiedi. Mi chiedo come farebbero i tanti che pretendono di parcheggiare davanti al negozio o ufficio dove devono andare, e non vanno fino a dentro giusto perché non possono salire le scale o passare per il varco troppo stretto.
Altra conseguenza, assolutamente positiva, dell’assenza di auto e motorini è il fatto che ancora oggi nel 2015 i bambini possono tranquillamente giocare all’aperto senza tema di essere falciati da un pirata della strada o dal primo ubriaco che passi. Come avevo già accennato nel post del 16 aprile, i bambini che popolano campi e campielli si di monopattini colorati, con il solito pallone e con tanti altri giochi che includono disegni sul selciato. Queste attività sono tanto diffuse queste che spesso i ragazzi, a corto di gessetti, utilizzano in loro vece pezzi di intonaco, tanto da costringere i proprietari delle case ad affiggere cartelli come questo in basso, visto a Campo Santa Margherita. Servirà?
   
Altro elemento che mi ha colpito sono i panni stesi ad asciugare. Napoli è famosa nel mondo per il modo tradizionale di asciugare il bucato e per fortuna si continua a fare così, nonostante ogni tanto si tenti di impedirlo con ordinanze, divieti e leggi. Ebbene, sappiate che i napoletani sono in buona compagnia in quanto anche a Venezia si sfrutta "l'energia solare" come si è sempre fatto.
Mi sono sempre chiesto come mai di tanto in tanto una qualche amministrazione locale tenti di impedirlo. Hanno amicizie nell’ambiente della produzione o vendita di lavatrici/asciugatrici? Da queste prendono mazzette? Lo fanno solo per fare notizia? Perché si oppongono se si risparmia energia, non si inquina e non si peggiora il buco nell'ozono?
   
Un’ultima considerazione: se bucate sulla terraferma, risolvete facilmente il problema con la ruota di scorta (che dovreste avere) o chiamando l’assistenza stradale o un carro attrezzi, ma attenzione! se bucate in laguna ... andrete miseramente a fondo. 

domenica 19 aprile 2015

Le case colorate di Burano

Se vi trovate a Venezia, e volete vedere qualcosa di meno comune oltre al solito affollatissimo centro storico, vi consiglio di visitare le isole della laguna settentrionale. Oltre la vicinissima Murano ci sono altre isole, abbastanza conosciute, ma spesso trascurate dai più. Molti anni fa, nei libri di geografia erano sempre menzionate Murano e Burano, famose rispettivamente per il vetro artistico e i merletti. I vetri attirano di più e sono tutt'oggi molto richiesti, mentre i merletti sono quasi completamente caduti in disuso. Di conseguenza Murano è più affollata che mai mentre, anche a causa della maggior distanza da Venezia, Burano è molto poco frequentata e i negozi di merletti ancora aperti sono veramente pochi e proprio per questa sua tranquillità ve la consiglio.
   
Specialmente se ci andrete in una bella giornata di sole, non potrete fare a meno di rimanere incantati dalla festa di colori che apprezzerete in qualsiasi posto della piccola isola. Già sapevo della particolarità delle case variopinte di Burano, ma nella realtà gli accostamenti di colori vanno oltre ogni immaginazione. Quelli che hanno "troppo buon gusto" (ma io direi “la puzza sotto al naso”) e/o sono maniaci dell’accostamento dei colori evitino di scendere a Burano. In questo album troverete numerose foto di case a schiera, addossate, attorno a un campiello, ognuna con facciata di colore diversa da quella accanto, tinte talvolta tanto forti e vivaci che da altre parti nessuno si azzarderebbe ad usarle, neanche per edifici isolati.
   
Se andate a Burano, vi consiglio di scendere a Mazzorbo (la fermata precedente) e proseguire a piedi. Eviterete di sbarcare con la massa e potrete passeggiare in quasi assoluta solitudine fino alla vostra destinazione finale visto che le due isole sono collegate tramite un ponte. Basterà seguire il canale percorso dal vaporetto sul quale, sulla riva opposta, si affacciano isolati antichi edifici circondati da campi.
   
Una brevissima traversata vi consentirà di visitare anche Torcello, dal mio punto di vista meno interessante, essendo quasi del tutto disabitata ed è interessante quasi esclusivamente per la cattedrale di Santa Maria Assunta (mosaico in stile bizantino del Giudizio Universale) e la chiesa di Santa Fosca.
Guarda anche questo album Google+ con foto di Murano

giovedì 16 aprile 2015

Venezia senza turisti (quasi)

Sono tornato per l'ennesima volta in laguna, ma nelle nuove vesti di viaggiatore/fotografo dilettante. In precedenza c'ero stato per turismo, per lavoro e infine varie volte per il meeting internazionale di Orienteering, l’ultima nel 2009. In particolare in queste occasioni sportive avevo avuto modo di apprezzare altri aspetti di Venezia visto che i percorsi ci conducevano fino alle fondamenta più lontane, attraverso strette calli e campielli semideserti.
   

L'altra Venezia é vissuta, sempre che il tempo lo permetta, all’aperto in quanto tutti approfittano dell’assenza di auto, moto e anche di biciclette, solo i piccoli le usano in giro per i campi. Per i "terrestri", intesi come quelli della terraferma e quindi contrapposti ai lagunari, molte cose sembrano a prima vista strane anche se, con un minimo di buon senso dovrebbero essere prevedibili. Fra le foto ne ho inserite alcune di imbarcazioni commerciali, da quelle dei corrieri BRT e DHL alla barca frigorifero dell'Algida, ma ho visto anche tanti barchini con fuoribordo utilizzati come mezzo di trasporto quotidiano, per lavoro, per andare a prendere i figli a scuola per uscire con gli amici (in questo caso spesso attrezzate con rumorosi impianti stereo!).

Un incredibile numero di bambini prende possesso di campi e campielli con bici e monopattini, quelli appiedati corrono si inseguono e si divertono con altri giochi classici, con grande uso di gessetti sia per la campana/settimana sia solo per disegnare. Gli immancabili calciatori devono stare solo attenti a non far finire il pallone in acqua. Quando succede, restano in attesa della prima barca che passa per farselo recuperare (vedi foto).
   
In questo album troverete le foto di questo post più tante altre, ma non vi aspettate piazza San Marco, il Palazzo Ducale o il Ponte di Rialto … non ci sono.
Vedrete solo fondamenta semideserte, edifici malandati, molti veneziani e pochissimi turisti, tante imbarcazioni e canali che, tutti insieme, mantengono intatto il fascino della Venezia più autentica.

lunedì 13 aprile 2015

Molte novità sui sentieri della Penisola Sorrentina

Ieri con alcuni amici FREE (Free Ramblers, Escursionisti Epicurei) abbiamo percorso gli oltre 20km della MaraTrail Armatevi e partiamo. L’itinerario comprendeva quasi tutti i sentieri del versante meridionale lubrense, dalla Guardia fino a Punta Campanella e quindi ho avuto modo di rendermi conto di molte cose, positive e negative, in merito allo stato dei sentieri con l'aggiunta della piacevolissima novità dell’abbattimento dei due tralicci di via Jeranto. Ecco i dettagli:
* discesa dal “belvedere di Cafariello”
Il vecchio percorso, lungo il crinale, da vari anni è completamente ostruita dalla vegetazione. Abbiamo quindi utilizzato quello alternativo a zig-zag, a sinistra del crinale, seppur con qualche difficoltà (tanti rovi).
* passaggio del Cuparo
Al termine inferiore di via Corbo, esiste già da un paio di anni un cartello di legno con scritta in rosso “SENTIERO”. Dopo pochi metri il percorso è ora deviato più a valle in quanto il terreno è stato zappato. C’è una tavola come chiaro segno di “non passaggio” e sono stati creati pochi scalini (vedi foto) per consentire l’accesso alla terrazza inferiore da dove si prosegue lungo un evidente sentiero. (guarda le foto).
   
* sentiero CAI 300 fra Guardia e pineta Monte di Monticchio
Tutto il tratto è stato ri-segnato da qualche “volenteroso”, ma probabilmente non dal CAI. I segnavia, infatti, sono solo in rosso (senza la striscia bianca) e molto sbavati. Tuttavia sono al momento di grande aiuto ai non esperti del percorso. In alcuni casi, in particolare in posti in cui è più facile cadere in equivoco, sono davvero troppi.
   
* collegamento CAI 300 - Spina
Appena superato il vallone a ovest del Cuparo (da attraversare sempre conla massima cautela) ho finalmente visto la scritta VIS (foto in alto) della quale qualcuno mi aveva già parlato, accusandomi oltretutto di esserne l’autore. Me l’ha fatta notare uno dei partecipanti e capisco perché non l’avevo mai vista. Si trova a monte del sentiero e chi procede speditamente, conoscendo il percorso, non la nota essendo più in alto e quasi alle spalle di chi va verso Recommone. Comunque sia, abbiamo deciso di vedere dove conducesse quella traccia (molto poco evidente) sapendo che in ogni caso dopo un paio di centinaia di metri avremmo raggiunto il margine della pineta e visto il casotto. Sottolineo che al momento non esiste una traccia vera e propria, ma se si riesce ad andare nella giusta direzione si evita di scendere (lungo il vero CAI 300) per poi risalire. Il tracciato fino alla Spina è tutto abbastanza sgombro e facile da seguire.
* nuovi panorami andando a Jeranto
I due tralicci lungo via Jeranto, a valle del sentiero, sono stati abbattuti. Prossimamente, insieme con gli altri tre che già giacevano al suolo, dovrebbero essere definitivamente rimossi. 
Colgo l'occasione per ringraziare pubblicamente il dirigente ENEL che mi chiamò personalmente all'indomani dell'articolo pubblicato sul Mattino in merito alla questione tralicci sollevata con un mio post su questo Blog. Ed anche alla squadra di tecnici e operai che tempestivamente hanno provveduto all'esecuzione del lavoro. Accompagnai sul posto il caposquadra per il sopralluogo lunedì 30 marzo ed in meno di due settimane è stata portata a termine sia la parte burocratica che quella realizzativa. Se considerate che c'era di mezzo Settimana Santa, Pasqua e Pasquetta, è cosa non da poco.
* crinale di Monte San Costanzo
Questa è giusto un invito ad andarci per godere della spettacolare fioritura di asfodeli. Qualcuno ricorderà che l’avevo prevista nel post del 9 novembre, quindi appena quattro giorni dopo l’incendio del 5. In quel post, e nei successivi, troverete i link a vari album Google+ e guardando quelle foto potrete apprezzare i cambiamenti occorsi in soli 5 mesi. 
   

 

* via Calella
A partire da Monticchio (via Gradoni) già da un paio di anni è stata resa rotabile e dalla fine di questo tratto al rivolo è facilmente percorribile non essendoci più la vegetazione invasiva di una volta (prima foto in basso). La novità è che pochi metri prima di entrare nell’alveo si è verificata una piccola frana e un albero ostruisce il passaggio(seconda foto). 
   
Abbiamo dovuto aggirare l’ostacolo salendo sulla ripa a destra. Anche lo stesso letto del rivolo al momento risulta molto sconnesso e pieno di detriti, presumibilmente a causa delle abbondanti piogge dello scorso inverno, ed il transito non è semplice.
   

sabato 11 aprile 2015

Foto macro e identificazione specie

Nonostante il brusco (per fortuna temporaneo) abbassamento delle temperature, la fioritura primaverile procede al meglio, avvantaggiandosi anche dell’inverno piovoso e mai troppo freddo. Ne sto approfittando per andare ad effettuare brevi sortite mirate, visitando ogni volta un’area diversa e cercando di fotografare quante più specie in fiore possibile. Ne sto individuando anche di nuove (per me) che quindi non comparivano neanche nella vecchia versione di www.meditflora.com, quando gestivo io il sito. Infatti, avendo nuova macchina fotografica e obiettivo macro (come molti visitatori abituali sapranno o avranno notato), ora mi soffermo spesso a cercare specie meno appariscenti di quelle che quasi tutti notano e molti conoscono. Cerco anche di mostrare particolari difficilmente notabili a occhio nudo, sfruttando le possibilità di ingrandimento dell'immagine come nei casi delle due seguenti foto.
   
Per portare un altro esempio, nella foto in basso è evidente il margine del labello (molto ingrandito) di una Ophrys e se ne percepisce la vera forma. Osservatori poco attenti spesso pensano che sia pieno e non sottile e concavo (o convesso a seconda dal punto di vista).

Non avendo approfondito l’argomento in passato, ce ne sono molte a me sconosciute e spesso non riesco neanche a inquadrarle in una determinata famiglia. Per quanto possibile, e cercando di evitare di fornire nomi errati, alle foto che pubblico regolarmente su Google+ aggiungo i dati di cui sono abbastanza sicuro. Quindi troverete nomi seguiti da (?) o semplici indicazioni della famiglia o gruppo di appartenenza. Non essendo naturalista e tantomeno botanico e, checché se ne dica, neanche presuntuoso sarò estremamente grato agli esperti che vorranno segnalare errori o identificazioni che sono in grado di fare, sono altresì graditi suggerimenti o segnalazioni di esemplari simili in altre zone. Basterà inserire un commento alla foto in questione indicando tutte le informazioni opportune ed io (appena letto l’avviso che ricevo per ogni attività esterna sul mio account) provvederò ad aggiornare i dati di conseguenza.
Nel carniere fotografico di ieri c’è la violacciocca (Matthiola incana) che fra poco sfiorirà, un cespuglio di Lithodora rosmarinifolia, tante Fabaceae che non sono in grado di determinare (alcune minuscole), una Ophrys (orchidea), Muscari comosum (cipollaccio o lampascione) in varie fasi di fioritura, e altro.
Ho sempre sostenuto, e continuo a farlo essendo più che convinto, che avere almeno un’idea di ciò che ci circonda (piante, animali, luoghi, opere dell’uomo e via discorrendo) contribuisce a rendere una qualunque passeggiata molto più gratificante. 
Tutti gli album di foto macro sono elencati in questa pagina
http://www.giovis.com/macro.htm

giovedì 9 aprile 2015

I “pagghiari” dell’Etna

Nella mia recente breve escursione fra i coni craterici lungo i pendii del Mongibello, a monte di Bronte, ho notato degli originali capanni. Ho già pubblicato alcune loro foto in questo album Google+, ma per semplicità le inserisco anche in questo post. Effettuata una rapidissima indagine, aiutato dal mio omonimo e compagno di escursione che mi ha messo in contatto con Giuseppe Rannisi, da quest’ultimo ho saputo che le costruzioni 
“erano tipiche del mondo pastorale e sono dei ricoveri per i pastori. Si trovano quasi essenzialmente nel versante ovest dell'Etna dove la pastorizia è stata da sempre una attività economica trainante. Ve ne erano anche in legno, che ovviamente sono andati distrutti, ad eccezione di uno che si trovava a Monte Fontane e che non so se esiste ancora. Questi ultimi realizzati con pali di legno e frasche con un piano orizzontale”.
   
E alla mia domanda se fossero ancora utilizzati, e quindi originali, o fatti ricostruire dall’Ente Parco dell’Etna, Giuseppe mi ha risposto:
“I capanni nel Parco dell'Etna sono veri, in alcuni casi parzialmente ricostruiti dall'Azienda Foreste con propri operai; in altre aree sono ancora intatti. Non sono più utilizzati, che io sappia, perché le autorizzazioni di pascolo nel Parco sono notevolmente diminuite, anche a causa della diminuzione delle greggi. Sono pochi i pastori che salgono sull'Etna in estate per far pascolare le loro greggi. I pali di costruzione potevano essere di castagno o di ginestra dell'Etna (Genista aetnensis), i primi perché dritti, i secondi perché contenevano ancora i rami laterali (frasche) che servivano anche a fare da tetto.”
Ovviamente non mi sono limitato a questo e, allargando il campo di indagine, ho scoperto che quelli che ho fotografato lungo i sentieri che si sviluppano attorno a Monte Minardo e Monte Ruvolo sono una variante particolare dei pagghiari n'petra originali (completamente in pietra) presenti in varie forme e dimensioni in tutte le zone frequentate da pastori e greggi. Ne esistono in quasi tutta la Sicilia, sugli Appennini e anche in altri paesi mediterranei considerato che ne ho visti anche a Menorca. Alcuni li collegano direttamente anche a strutture antichissime, utilizzate talvolta come abitazioni, come i famosi trulli e nuraghi.
Come diceva Giuseppe, e come ho constatato, questi sui pendii occidentali dell’Etna presentano una solida base circolare, costituita da un muretto verticale in pietra lavica, e una parte superiore perfettamente conica costruita con pali ricavati da tronchi di castagno e/o ginestra, poi coperti di frasche e terra sulla quale cresce erba rendendo ancor meno permeabile la struttura. A quanto ho avuto modo di osservare, la punta del pagghiaru ha un foro per lasciar fuoriuscire il fumo (chiaramente i pastori dovevano riscaldarsi e cucinare). Nella foto in basso si nota che questo era riparato da una specie di “tappo” e si vedono anche le cime dei pali dai quali si è staccata la copertura.
Navigando in rete, ho anche letto che in pianura se ne costruivano di molto simili con basi di muretti a secco in pietra calcarea, talvolta rinforzati con fango, e utilizzando canne per la copertura non avendo a disposizione castagni e ginestre.

Questo è quanto, ma solo per cominciare visto che la ricerca si può allargare a molte altre regioni e che si può andare molto indietro nel tempo. Comincio col segnalarvi un paio di pagine (ma ce ne sono tante altre) nelle quali troverete ulteriori notizie:

domenica 5 aprile 2015

Video di Vendicari, egagropili e garum

Come anticipato nel post di una decina di giorni fa ho montato un filmato di circa 4 minuti utilizzando le riprese effettuate il 23 marzo scorso e aggiungendovi 3 foto scattate nella medesima occasione. Ho voluto pubblicare questo post non tanto per comunicarne la disponibilità online, ma soprattutto per fornire ulteriori notizie che si vanno ad aggiungere alle precedenti informazioni generali.

video: Vendicari nord, fino a Calamosche

Un paio di queste sono abbastanza inusuali e comincio con gli egagropili, termine scientifico (anticipato nel titolo) utilizzato per descrivere gli agglomerati sferici o ovali di colore marrone chiaro e di consistenza feltrosa costituiti da residui fibrosi di posidonia (Posidonia oceanica) che si accumulano sui litorali, sospinti dalle onde. Questa specie vegetale endemica del Mediterraneo non è assolutamente un’alga (come molti erroneamente pensano) essendo una fanerogama appartenente alla famiglia delle Posidoniaceae. Trattandosi di una pianta superiore vera e propria, svolge la fotosintesi clorofilliana e ha un apparato radicale per mezzo del quale si fissa al substrato. La formazione degli egagropili - comunemente noti come palle di mare, polpette di mare o patate di mare o bolig - è frutto dello sfilacciamento dei residui fogliari fibrosi che circondano il rizoma della pianta e della loro aggregazione ad opera della risacca marina. Trascinati a riva dalle onde si dispongono in lunghe strisce parallele alla riva e talvolta formano veri e propri argini. Quindi non si tratta di ciò che sembra a prima vista e che qualcuno potrebbe pensare … sulla spiaggia di Vendicari non transitano né muli, né cavalli. Nel video è evidente la fascia di egagropili sulla sabbia e ho inserito anche un primo piano di una di queste polpette di mare.
Ed eccoci al garum, termine che pur non facendo parte del comune vocabolario quotidiano degli italiani, è senz’altro più comune e conosciuto di egagropili.
“Era una salsa di pesce usata dai Romani che ne erano molto ghiotti e la adoperavano in molti modi. Si preparava buttando in un recipiente le interiora dei pesci che si volevano adoperare e mescolandovi pezzi di pesci o pesci minuti; si otteneva così il liquamen, una poltiglia che si esponeva, affinché fermentasse, al sole, rivoltandola più volte. Quando la parte liquida si era molto ridotta, s'immergeva in un recipiente pieno di liquamen un cestino; il liquido che vi filtrava dentro era garum, e veniva conservato in anfore nelle cantine. Il garum era carissimo; ve n'erano molti centri di produzione; il più fine veniva dalla Spagna.” (dalla Treccani)
In un articolo sui condimenti (anche questo su treccani.it) si legge:
“… il garo, una «salsa di pesce in uso nell'antichità, generalmente fatta con interiora di sgombro e altri pesci marinati». Anche in questo caso il sostantivo italiano deriva da una forma latina: è il garum di cui Plinio parla in questi termini nella Naturalis Historia : «liquoris exquisiti genus, quod garum vocavere, intestinis piscium [...] sale maceratis, ut sit illa putrescentium sanies»; a sua volta il latino deriva dal greco garon, usato nel medesimo significato e di etimologia non chiara, come dichiara Pierre Chantraine nel Dictionnaire étymologique de la langue grecque («pas d'étymolgie, emprunt possible»). Se dubbia è l'origine della parola è, invece, certo che il garum - anche mescolato ad altri ingredienti, come nel caso dell'oenogarum (garum e vino), dell' axygarum (garum e aceto), dell'oleogarum (garum e olio) e dell' hydrogarum (garum e acqua) - fosse particolarmente apprezzato dagli antichi e, di norma, preferito agli altri condimenti a base di pesce …”.
A pochi metri dalla tonnara e dalla Torre Sveva, i greci prima e i romani poi preparavano questa prelibatezza dell’epoca che, comunque, non doveva essere molto diversa dalla pasta d’acciughe e simili. Nel filmato, dopo le immagini della tonnara, potrete vedere alcune delle vasche scavate nella viva pietra, nelle quali si lavorava il pesce da utilizzare per il garum.
Interessanti ed esaurienti notizie in merito al funzionamento della tonnara (della quale si vedono numerose immagini delle strutture portanti, dei forni e della ciminiera) le potrete trovare in questa pagina http://www.riserva-vendicari.it/tonnara-vendicari/

venerdì 3 aprile 2015

Immagini e considerazioni sulle quali meditare

Stamane ho trovato su The Guardian un interessante “articolo in 13 immagini” dal titolo Sovrappopolazione e sovracconsumo.
Ciascuna foto evidenzia un diverso problema scelto fra i tanti presenti nelle varie parti del mondo, dai paesi più industrializzati a quelli dall’economia emergente. Troverete foto che mettono in risalto la sovrappopolazione (con conseguente sovraccostruzione, anche se in certi casi si tratta di semplici ricoveri) in Messico e ad Haiti, deforestazione non solo in Amazzonia ma anche in Oregon (USA) e in British Columbia (Canada), vedrete pozzi di petrolio e serre a perdita d’occhio, allevamenti di tipo intensivo e mandrie al pascolo che seguono il limite della deforestazione …

Al lato delle più che significative immagini, con le localizzazioni ed i titoli abbastanza chiari, sono state aggiunte brevi considerazioni/citazioni, alcune delle quali molto interessanti.
Ho tradotto una che mi è sembrata molto interessante per l’uso delle parole, che evidenziano il differente approccio mentale a problemi che in effetti sono molto simili.
Non capisco perché quando distruggiamo qualcosa creata dall’uomo lo chiamiamo vandalismo, ma quando distruggiamo qualcosa creata dalla natura lo chiamiamo progresso” - Ed Begley, Jr.
Il progresso è certamente necessario e dovrebbe permettere di ottenere buoni risultati limitando per quanto possibile i danni. Questa ottimizzazione raramente viene raggiunta e spesso neanche avvicinata per motivi completamente opposti: l'eccessiva industrializzazione e sfruttamento delle risorse vs l'eccessivo protezionismo. 

Troppo spesso si dimentica che ci sono sempre più miliardi di esseri umani da sfamare e che è assolutamente impossibile farlo con i metodi tradizionali e a minimo impatto. Comunque la pensiate, il problema è molto serio e difficilmente risolvibile.