venerdì 23 dicembre 2022

Microrecensioni 346-350: ottime commedie surreali e cult + un dramma USA/cileno

In questo gruppo i primi 4 sono tutti surreali e cult, in maniere e proporzioni diverse. Unisco il commento dei due spagnoli, entrambi diretti dal geniale e creativo Javier Fesser, non per niente proveniente dal settore pubblicitario di livello internazionale. In merito a uno dei cult ho già pubblicato post specifico, l’altro è stata una piacevole sorpresa, facente parte di quella serie di film assolutamente originali prodotti in Cecoslovacchia (parliamo degli anni ’60) nell’ambito della Czech New Wave, fra i cui leader c’era Milos Forman poi emigrato in USA nel 1968 dove avrebbe diretto One Flew Over the Cuckoo's Nest (1975, Oscar per la regia + altri 4), Ragtime (1981) e Amadeus (1984, Oscar per la regia + altri 7).

  
  • El secdleto de la tlompeta (Javier Fesser, Spa, 1995) corto, 17’
  • El milagro de P. Tinto (Javier Fesser, Spa, 1998)

Finalmente ho trovato online il film in HD e colto l’occasione per godermi di nuovo questa originalissima commedia semi-demenziale, eppure arguta, piena di dark humor e, soprattutto, di surrealismo. La prima visione mi era “capitata” in volo e quindi, sul piccolissimo schermo, avevo potuto apprezzare solo parte delle tante scritte e dettagli, nessuno dei quali casuali. In breve, ed evitando spoiler, tratta di una coppia molto particolare seguendola dai tempi delle elementari fino ad età avanzata. Con la loro storia si intrecciano quelle di tanti altri personaggi ancor più singolari (extraterrestri, evasi da un manicomio, operaio tuttofare ultranazionalista e razzista, prete despota, …) il tutto in modo quasi romantico nonostante il gran numero di incidenti e morti violente. Uno dei protagonisti va in giro con una bombola di gas, interpretato dallo stesso attore che nel precedente corto El secdleto de la tlompeta fuggiva dalla Guardia Civil con 2 bombole, e ciò ricorda tanto Javier Bardem in No Country for Old Men (2007).
Le riprese variano dal bianco e nero dei flashback in un non meglio identificato paese dell’est Europa (almeno a giudicare dal singolare idioma, sottotitolato anche se, essendo fasullo, è in gran parte comprensibile) ai colori sparati, brillanti e molto contrastati in pieno stile pubblicitario. Il film è un susseguirsi di eventi geniali, mai tirati troppo per le lunghe, qualcuno ripetuto a mo’ di tormentone, ma sempre in situazioni diverse. Sono inclusi miracoli (o presunti tali), un intervento della NASA, treni che passano ogni 25 anni, viaggi nel tempo e chi più ne ha più ne metta. Non da ultimo, si deve apprezzare la composizione del cast nel quale, fra fisionomia e trucco, non c’è una sola persona comune o volto banale. Secondo me sono assolutamente imperdibili, almeno il film.

The Cassandra Cat (Vojtech Jasný, Cze, 1963)

Film apparentemente per famiglie e bambini, ma con non tanto velata critica politica e sociale. Al seguito di artisti girovaghi viaggia un gatto con gli occhiali che, quando gli sono sottratti, mette in mostra le vere personalità dei presenti facendoli apparire completamente viola (ipocriti), gialli (infedeli), grigi (disonesti) o rossi (quelli che amano). Ciò porta scompiglio nella piccola cittadina, dato che molti tentano di nascondere il proprio colore e quindi la loro vera indole, ma c’è anche aperto contrasto fra il direttore della scuola (uomo del regime) con i suoi accoliti che vorrebbero eliminare il gatto e tutti i bambini e gran parte degli abitanti che vorrebbero salvarlo. Tranne la scena centrale con danza delle persone colorate (un po’ più lunga del necessario) è una piacevole commedia che sfrutta anche la location della spettacolare piazza di Telc (Rep. Ceca), quella poi utilizzata anche da Herzog per alcune scene Nosferatu (1979) e quasi tutto Woyzeck (1979). Premio speciale della Giuria a Cannes. Segnalo altro film della Czech New Wave, ancora più folle di questo; mi riferisco a Happy End (1967, Oldrich Lipský), film interamente montato con scene proiettate temporalmente al contrario!

 

En este pueblo no hay ladrones
(Alberto Isaac, Mex, 1964)

Ne ho ampiamente parlato nel post precedente

Gloria Bell (Sebastián Lelio, USA, 2018)

Come vari registi sudamericani che dopo uno o due successi internazionali si fanno irretire dalle case produttrici occidentali, ma non riescono più a mantenere la qualità inziale. Sebastián Lelio che deve la sua notorietà internazionale soprattutto a Una mujer fantástica (Oscar + 3 Premi a Berlino) dopo essersi fatto conoscere con Gloria (2013, altri 3 Premi a Berlino). Ha diretto il suo primo film in inglese nel 2017 (Disobedience) seguito da questo Gloria Bell, che altro non è che il remake americano del suo stesso Gloria cileno. Nonostante le buone performance dei due protagonisti Julianne Moore e John Turturro, i rispettativi personaggi sembrano un po’ fuori dalla realtà e il film non convince più di tanto. Remake praticamente inutile, come la maggior parte dei remake.

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