giovedì 28 aprile 2022

Microrecensioni 116-120: il cinema di Johnnie To (HK)

Con oltre una cinquantina di film diretti e ancor più prodotti, Johnnie To è da decenni rispettato e apprezzato non solo nella natia Hong Kong ma anche in tutto l’Oriente, avendo oltretutto avuto successo in vari generi. Cominciò con la TV, nel 1980 passò al cinema con film wuxia e commedie, verso la fine del secolo fondò con Wai Ka-Fai la Milkyway Image con un nuovo stile di noir e crime, nei primi anni del 2000 tornò alle commedie per poi arrivare ad un successo mondiale partecipando a grandi Festival internazionali come Cannes, Venezia e Berlino. I suoi film che hanno avuto maggior diffusione in occidente sono comunque quelli del genere noir/crime e fra questi ci sono Breaking News, Election e Triad Election (visioni previste nella prossima cinquina). Completa la cinquina una commedia grottesca diretta e interpretata da Robert Carlyle (Begbie in Trainspotting). 

 

PTU
(Johnnie To, 2003, HK) 

Storia concentrata in poche ore notturne, alla ricerca della pistola di ordinanza persa da un ispettore di polizia. I membri della squadra speciale PTU (Police Tactical Unit) si danno un termine per cercare di recuperare l’arma e far passare l’incidente sotto silenzio, levando cosi dai guai il collega. Ben girato, con una ottima fotografia notturna delle strade, palazzi e vicoli semi-illuminati, con il gruppo di agenti che si muove lentamente in assoluto silenzio. Nel poco tempo della ricerca c’è comunque spazio per vari eventi, incontri inaspettati, twist, elementi di disturbo e sorprese (fino all’ultima scena). La pecca mi è sembrata quella dello scontro a fuoco conclusivo, molto ben costruito in stile shootout da western, ma in effetti mal realizzato.

The Mission (Johnnie To, 1999, HK)

Similmente a PTU, Johnnie To costruisce lentamente la storia, presentando i protagonisti e mostrando le loro relazioni e rivalità, per poi arrivare al sorprendente confronto finale. Anche se è molto apprezzato da Quentin Tarantino, sappiate che è ben lontano dalla violenza fine a sé stessa e certamente non ha niente di splatter. Gli spettatori, specialmente quelli occidentali, si rendono ben presto conto conto che, seppur con molte somiglianze, i poteri sono diversi così come, il rispetto per i capi e le punizioni inflitte a chi non rispetta le regole. I metodi dei cinque guardaspalle del boss e il loro confronto finale sono senz'altro ben messi in scena.

  

My Left Eye Sees Ghosts
 (Johnnie To, 2002, HK)

Si tratta di una delle commedie più note di To, con una trama che riesce ad essere originale e piena di sorprese, pur sfruttando il tema del fantasma/angelo custode, visto e rivisto in innumerevoli commedie classiche americane ed europee del secolo scorso. Simpatica l’ambientazione nella vita della ricchissima classe dirigenziale (di un’azienda diretta da solo donne, tutte parenti o quasi) nella quale piomba la giovanissima vedova, dichiaratamente interessata esclusivamente al denaro. Singolari anche le caratterizzazioni dei vari fantasmi che interagiscono con i viventi, nonché quelle degli esorcisti e esperti dell’aldilà. Descritto così può sembrare uno stupido guazzabuglio, ma in effetti è molto ben congegnato e, pur non essendo certo un capolavoro, si può tranquillamente definire una buona commedia romantica fantasy.

Throw Down (Johnnie To, 2004, HK)

Questo film, proposto su MUBI, mi ha fatto scoprire Johnnie To del quale, sinceramente, non avevo mai sentito parlare (questo è il bello del cinema, non si finisce mai di scoprire …). Si tratta di un dichiarato omaggio ad Akira Kurosawa ed in particolare al suo film di esordio Sanshiro Sugata (1943) che aveva temi simili e, a differenza di tanti altri film del regista giapponese pieni di combattimenti con varie arti marziali, qui si pratica solo judo. Inoltre il simpatico e socievole figlio ritardato di un boss si presenta sempre agli altri dicendo “Io sarò Sanshiro Sugata e tu Higaki”, i due protagonisti del film di Kurosawa. Un po’ noir, un po’ commedia, scorre con molti combattimenti, ma tutti di brevissima durata. Nel complesso si evidenzia il grande rispetto per quell’arte e il costante rispetto delle regole. Buono, ma non fra i migliori, con un passo lento ci fa conoscere un certo ambiente notturno, popolato da piccoli malviventi agli ordini di improbabili boss, avventori occasionali, bevitori e giocatori d’azzardo. Stranamente, le strade nelle quali si svolge parte dell’azione, sono quasi sempre semideserte e silenziose, illuminate ma non troppo, e, complice un originale commento musicale, forniscono una suggestiva atmosfera di Hong Kong. La premiere mondiale coincise con la proiezione fuori concorso a Venezia nel 2004.

Barney Thomson (Robert Carlyle, 2015, UK)

Prima e unica regia di Robert Carlyle che, certamente, sarà ricordato più come attore essendo stato protagonista di film che hanno fatto storia come Trainspotting (1996) e The Full Monty (1997). Si fa notare Emma Thompson (molto invecchiata grazie al trucco) nei panni della stravagante madre del protagonista interpretato dallo stesso regista. I personaggi sono ben caratterizzati in modo molto ironico, ma la storia è proposta in troppo esagerata, anche se in essa sono ben inseriti alcuni originali twist. Nel complesso risulta appena sufficiente, può andare bene per una visione a tempo perso …

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