In campo Oscar c’è il film dato per quasi certo vincitore nel gruppo animazione, gli altri 2 nutrono speranze nel campo delle interpretazioni, uno anche per il sound. Per le commedie un horror quasi teatrale del 1932 si confronta con il dark humor fantasy del 2014; entrambi i film propongono una serie di personaggi estremamente vari e particolari, interpretati da ottimi attori.
The Grand Budapest Hotel (Wes Anderson, 2014, USA)
Avevo deciso di
guardarlo di nuovo dopo la parziale delusione di The French Dispatch.
A parte la fantasmagoria di colori pastello delle scenografie, costruite e
disegnate, a parte la storia spesso al limite del surreale, grande
apprezzamento va all’intero cast composto da nomi di primo livello, sia fra i
protagonisti come Ralph Fiennes, F. Murray Abraham, Saoirse
Ronan, Adrien Brody, Willem Dafoe e Jeff Goldblum, sia
fra chi ha solo poche battute come Harvey Keitel, Jude Law, Bill
Murray, Edward Norton, Tilda Swinton e Tom Wilkinson.
Ottenne 4 Oscar (scenografia, costumi, trucco e commento musicale) e 5
Nomination (miglior film, regia, sceneggiatura, fotografia e montaggio);
attualmente al 187° posto fra i migliori film di sempre. Da non
perdere.
The Old Dark House (James Whale,
1932, USA)
Si svolge quasi esclusivamente nella tetra magione isolata richiamata nel titolo. Le scene iniziali sono state riproposte (elaborate e aggiornate) nell’apertura del cult Rocky Horror Picture Show, viaggiatori smarriti in una notte di pioggia torrenziale cercano riparo e vengono accolti da anfitrioni a dir poco strani. Ci sono lunatici violenti e piromani, persone rinchiuse nelle loro stanze, personaggi scorbutici e non manca la parte romantica con il colpo di fulmine. Dopo essere stato considerato perduto per molto tempo, e dopo l’uscita del remake nel 1963, fu scoperto un negativo originale; ristampato e riproposto fu rivalutato anche dalla critica (96% su RT) ed è diventato un cult. Fra gli interpreti più noti ci sono Boris Karloff, Charles Laughton, Raymond Massey (che poi sarà il fratello criminale in Arsenico e vecchi merletti).
Last Night in Soho (Edgar Wright, 2021, UK)Ero molto titubante prima di decidere di guardare questo film fantasy-crime-horror moderno ma, pur non essendo memorabile, devo dire che è molto originale e conta su molte soluzioni fotografiche ingegnose, specialmente i giochi di specchi che permettono alla giovane protagonista e la sua alter ego degli anni ’60 di essere entrambe presenti in scena e a volte intercambiare i ruoli. Vari sono i personaggi interessanti, ma la parte delle relazioni fra gli studenti della scuola di moda sono banali e sostanzialmente inutili, almeno si potevano ridurre. La protagonista è Thomasin McKenzie (la ragazza ebrea di Jojo Rabbit) ma l’aspirante candidata Oscar (coprotagonista) pare essere Diana Rigg, deceduta a 82 anni poco dopo la fine delle riprese; notevole anche l’interpretazione di Terence Stamp (classe ’38) nei panni di un misterioso e sinistro anziano.
Passing (Rebecca Hall, 2021, USA)
Adattato da un romanzo, tratta dell’incontro di due amiche dei tempi della scuola, ora ben inserite nella società, sposate con professionisti benestanti. Hanno in comune il fatto di avere parte di sangue africano (quadroon o octoroon), ma mentre una di loro ne va fiera e frequenta la comunità afroamericana, l’altra si fa passare per bianca, con marito apertamente razzista; entrambe sono abbastanza false e ipocrite. Il film è girato in un bel bianco e nero, con tante sfocature e luci ben disposte, ma sembra quasi un esercizio fotografico che costringe le protagoniste Tessa Thompson e Ruth Negga (entrambe aspiranti a candidatura Oscar) a lunghe pause e sguardi persi nel vuoto. In effetti mi è sembrato poco credibile il passare (vedi titolo) per bianche, una dovrebbe aver nascosto la cosa nonostante sia sposata da parecchi anni e con una figlia adolescente (“per fortuna non nata dark”), ma anche l’altra entra in un elegante hotel solo per bianchi (siamo negli anni’20) senza apparentemente destare sospetti.
Encanto (Jared Bush, 2021,
USA)
Questo film d’animazione
della Disney è dato per gran favorito, insidiato solo ed esclusivamente
da Flee che ha la particolarità (rara per il genere) di poter
concorrere anche come miglior film straniero e documentario. Come molti già
sapranno, è la storia di una famiglia colombiana i cui componenti hanno
caratteristiche particolari (quasi da supereroi) … tranne una (la vera
protagonista). Non vale alcuno dei vincitori degli anni recenti; è forse favorito
perché gli atri sono ancora meno convincenti? Si dovrebbe almeno guardare Flee,
co-produzione molto variegata Den/Swe/Nor/Fra/USA/ Spa/Ita/UK.