venerdì 17 febbraio 2017

Sarebbe meglio vedere solo il passato o solo il futuro?

Più che un post, domande (apparentemente) senza senso.
Prendo spunto dal soggetto di un corto d'animazione candidato all'Oscar visto un paio di giorni fa: Blind Vaysha (blind = cieca). (short di Theodore Ushev, Canada, 2016, 8 min, IMDb 7,7)
In effetti la giovane protagonista Vaysha non è “non vedente” ma i suoi occhi, di diverso colore, hanno caratteristiche opposte e incredibili: uno vede solo il passato e l'altro solo il futuro. La logica terribile conseguenza è l'impossibilità di vivere il presente essendo ancorata al passato e angustiata dal futuro.
Trovandovi nella medesima situazione della ragazza e dovendo rinunciare ad un occhio, di quale (forse volentieri) fareste a meno?
Questo quesito mi era già balenato in mente al solo leggere la mini-trama e poi ho scoperto che lo stesso interrogativo se lo pone la protagonista del cortometraggio.
Per quanto astruso, il dilemma ci porta a considerare l’importanza che ciascuno di noi dà a passato e futuro, anche senza voler considerare il completo distacco dal presente. Quanto sono importanti i ricordi, il conoscere il passato di chi ci vive intorno e l’esperienza acquisita negli anni precedenti e quanto potrebbe essere importante conoscere eventi futuri? In particolare nel secondo caso, sarebbe un vero vantaggio?   
La prima situazione potrebbe non cambiare molto la nostra vita e la si potrebbe assimilare ad una amnesia totale, mentre l'altra avrebbe effetti notevoli, potenzialmente devastanti, in quanto senza dubbio condizionerebbe tutte le nostre scelte. Tuttavia, in questo secondo caso le conseguenze sarebbero molto diverse a seconda di ciò che vediamo in anticipo, se è di carattere generale (che non ci tocca direttamente in prima persona) o di fatti inerenti alla nostra sfera personale.
A partire dalle diverse varianti di questa assurda ipotesi ci si può comunque scervellare a piacimento da soli o anche intavolare interessanti e argute discussioni.

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