sabato 19 ottobre 2013

Curiosità naturalistiche: altro Regalaecus glesne, in California, e lo Yeti (?)

Il Regalecus glesne (regaleco, pesce remo o re di aringhe) è il pesce dallo scheletro osseo più lungo al mondo, pare che nei secoli passati abbia contribuito ad "avvalorare" le leggende relative a mostri marini, ha un suo ruolo nella mitologia giapponese e a tutt'oggi gli scienziati ne sanno ancora relativamente poco.   
Leggi il mio precedente post del 24 agosto
La notizia del ritrovamento di questo esemplare di 5,5 m su un fondale nei vicino alla costa californiana (quindi non uno spiaggiamento) è stata riportata da moltissime agenzie, in tutto il mondo. Al momento pare che le cause della morte siano naturali e che per fortuna il corpo era in ottimo stato di conservazione il che potrebbe consentire ai biologi dell'Università della California di indagare più a fondo e casomai svelare qualche "mistero".
Poche ore dopo il suddetta notizia, scientificamente interessante e ampiamente documentata, ne è stata battuta un'altra, molto più vaga, che forse avrete letto anche sui giornali italiani, relativa allo Yeti (alias l'abominevole uomo delle nevi).
Bryan Sykes, professore di Genetica Umana presso l'Istituto di Medicina Molecolare ad Oxford Institute of Molecular Medicine, già nel 2001 aveva dichiarato a The Times di aver analizzato alcuni peli riconducibili a uno Yeti (?) il cui DNA non era umano, né di un orso, né di altro animale identificabile. Ora ha fatto sapere al mondo che nuovi test su peli trovati a oltre 1.000 km di distanza fra di loro, hanno inequivocabilmente stabilito che l'essere misterioso discenda dall'orso polare. 
Molti, moltissimi sono gli scettici. In particolare Bill Amos, professore di Genetica Evolutiva all'Università di Cambridge, ha messo tutti in guardia a proposito dei test di laboratorio sul DNA come quelli effettuati da Sykes e ha precisato che gli scienziati dovrebbero anche essere molto cauti in merito alla provenienza dei campioni (in questo caso i peli) suggerendo addirittura che i "cacciatori" di Yeti o simili (Bigfoot, Sasquatch, Momo, Yowie, Meh-Teh, Raksha, Kikomba, ecc.) possano averli portati (volontariamente o meno) da un luogo ad un altro.
Falsi ritrovamenti o scoperte sono purtroppo molto comuni, anche in altri campi (arte, archeologia, ecc.), ma forse vale la pena che leggiate tutto l'articolo (The Guardian, 17 ottobre 2013), nel quale Amos si chiede come mai non ci sia nessuna altra prova dell'esistenza dello Yeti. Mai trovato un cadavere né carcasse di animali uccisi (se discendesse dall'orso polare dovrebbe essere carnivoro) pur essendo gli scienziati concordi che per la sopravvivenza di una specie siano necessari almeno una ventina di individui, ma molti propendono per un minimo di 50.
A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina ... da domenica prossima su Channel 4 inizia la trasmissione di un documentario in tre parti dal titolo Bigfoot files.
Ma non finisce qui ... fra qualche mese sarà anche pubblicato il libro The Yeti Enigma: A DNA Detective Story scritto, ovviamente, proprio dal prof. Sykes!
Suggerisco anche quest'altra pagina del Guardian con un simpatico test (include anche il Regalecus g.) nel quale si devono individuare gli animali effettivamente esistenti o esistiti e quelli solo mitologici o leggendari. 
Concludo con un idea per buontemponi pur rimanendo nel tema di questo post: 
1) catturate un Regalecus glesne vivo o morto, piccolo va bene, anzi meglio, e non è difficilissimo 
2) portatelo in Scozia, in un qualunque lago, non obbligatoriamente Loch Ness
3) tenetelo un poco a mollo 
4) recuperatelo e annunciate il ritrovamento
Sarete immediatamente su tutti i giornali e TV e certamente qualcuno sosterrà che Nessie discende da Regalecus rimasti intrappolati nel lago. Buona fortuna!
In ogni caso e comunque la si pensi tutto ciò che è relativo ad animali "misteriosi" è sempre di grande interesse non solo per la biologia, ma anche, e spesso soprattutto, per l'antropologia, etnologia, mitologia, ecc. 

Nessun commento:

Posta un commento