Un buon mix, con un paio di crime ispirati a fatti reali (ma uno drammatico e l'altro adattato a commedia), un paio di fantasy di gran qualità e un film crime/sci-fi da metabolizzare con attenzione per cercare di venirne a capo ...
El extraño viaje (Fernando Fernan Gomez, 1964, Spa)
Si sarebbe
dovuto chiamare El crimen de Mazarrón essendo vagamente ispirato
ad un fatto di cronaca nera, a tutt’oggi irrisolto. Su una spiaggia vicina alla
cittadina in questione, nel gennaio 1956, un pescatore trovò due cadaveri e tre
coppe di champagne (o forse cava), due delle quali erano state avvelenate. Non
avendoci messo mano Rafael Azcona (strano) l’idea per questo film
venne al suo grande amico Luis Berlanga, regista e sceneggiatore di
tanti film che si trovano sempre citati fra i migliori spagnoli in assoluto e
del periodo franchista in particolare. E anche in questo caso nella ben
articolata storia inserì tanti personaggi e particolari “contrari alla morale del
regime” tanto che appena uscito fu ufficialmente censurato e rimase nei
magazzini dei produttori per 6 anni prima di tornare con gran successo nelle
sale e diventare il cult che è adesso. Per evitare spoiler, dico solo che la
caratterizzazione dei personaggi del piccolo paesino spagnolo è perfetta per
una comedia negra (e critica di costume) spaziando dai giovani che
seguono le nuove mode (con gran disapprovazione delle più anziane e interesse
degli anziani) ai ricchi e avidi del paese che fanno vita riservata spiando ed
essendo spiati, dai pettegolezzi da bar a quelli bigotti da chiesa, ma
probabilmente ciò che portò alla censura fu l’uomo che indossa abiti femminili,
apparendo anche con solo indumenti intimi. La storia è piena di sorprese e
passa da un quasi mistery iniziale ad un chiaro thriller finale. Da non
perdere, ma dovrete guardare la versione originale; infatti, il film non è mai
arrivato in Italia ma d’altro canto potrete apprezzare al meglio le
interpretazioni degli ottimi caratteristi protagonisti del film.
El orfanato (J.A. Bayona, 2007, Spa/Mex)
Nonostante la
garanzia di Guilermo del Toro che ha prodotto questo esordio alla regia e
nonostante il successo ottenuto, a tutt’oggi Bayona ha diretto solo 4
film; dopo questo iniziale e di pari livello Lo imposible (2012,
ambientato nei giorni dello tsunami in Thailandia) e A Monster Calls
(2016, fantasy concettualmente simile a Il labirinto del fauno), per
concludere con il deludente Jurassic World: Fallen Kingdom (2018).
I primi tre furono pluripremiati e hanno rating medi di 7,5 (IMDb) e 85% (RT). Tornando
a El orfanato c’è da dire che qualcuno lo classifica come horror
ma in realtà è tutt’altro, posizionandosi fra un mystery e un thriller, senza vere
scene horror. Ben interpretato e con un’ottima ambientazione in un enorme
ex-orfanatrofio immerso in un parco, richiama nel complesso The others
(2001, Amenábar), ma ci sono anche vere e proprie citazioni di The
shining (1980, Kubrick). A chi piace questo genere di storie ambientate
in grandi edifici isolati con una propria storia ma al momento abitati solo da
poche persone con qualcuno che confonde realtà, ricordi e visioni, suggerisco
di guardare i tre film in relativamente rapida successione e paragonare gli
stili di Bayona, Amenábar e del maestro Kubrick nel
rappresentare corridoi e stanze vuote (o quasi) con il sottofondo di sinistri
scricchiolii o nell’assoluto silenzio, nell’interrompere l’apparente calma con
improvvise apparizioni, far vedere per pochissimi fotogrammi dettagli
importanti nel contesto della storia, creare una vera suspense senza aver
bisogno di urla, cadaveri, sangue e mostri pur parlando di morte. Da non
perdere.
Los cronocrímenes (Nacho Vigalondo, 2007, Spa)
Dovuta, prevista
e gratificante visione di questo film che già mi aveva piacevolmente sorpreso,
dopo esserci arrivato leggendo molti commenti positivi e trovandolo spesso nelle
liste migliori film. Difficile porlo in una categoria specifica, certamente
mistery, thriller e sci-fi, alcuni hanno aggiunto horror (ma non sono
assolutamente d’accordo), altri dramma psicologico. In estrema sintesi, si
tratta di un brevissimo e casuale viaggio nel tempo di un tranquillo
professionista che (ahilui) si trova ad essere inseguito da uno strano
individuo con la testa completamente fasciata nel bosco vicino casa sua. Si
troverà ad affrontare situazioni assolutamente imprevedibili prima e
perfettamente conosciute poi, avendo a che fare con personaggi praticamente
irreali e dovrà fare i conti anche con sé stesso. Sceneggiatura a dir poco
geniale scritta dallo stesso Vigalondo (qui anche attore, interpreta il
giovane scienziato/ricercatore) già candidato Oscar 2005 per il suo corto 7:35
de la mañana. Mi ero ripromesso di guardarlo di nuovo per raccapezzarmi
(meglio della prima volta) fra tutti i salti temporali in avanti, all’indietro
e ... laterali. Penso che siano in pochi quelli che alla fine del film possano
essere certi dell’identità del sopravvissuto e che quindi sia necessario
guardare il film - con attenzione - almeno un paio di volte prima di trovare il
bandolo della matassa ed interpretare il finale. Nonostante non sia un
appassionato di questo genere, consiglio senz’altro la visione di Los
cronocrímenes.
El laberinto del
fauno (Guillermo Del
Toro, 2006, Spa/Mex)
Si tratta del
film con il quale Guillermo Del Toro si affermò definitivamente a
livello internazionale, ottenendo 3 Oscar (fotografia, scenografia e makeup) e
3 Nomination (miglior film straniero, sceneggiatura e commento musicale); attualmente
si trova al 146° posto nella classifica IMDb dei migliori film di tutti i tempi.
Ne fu anche unico sceneggiatore e produttore per poi passare subito dopo a
produrre El orfanato del quale ho già scritto in questo post e
che, in verità, preferisco a questo per la semplice ragione che è più compatto
e focalizzato su una trama più lineare. Al contrario, El laberinto del
fauno viaggia un doppio binario mescolando il dramma della guerra
civile con il sadico capitano Vidal (Sergi López), che persegue gli
ultimi partigiani repubblicani, alla parte fantasy che vede protagonista sua
figliastra Ofelia (Ivana Baquero) con i suoi incontri con il Fauno.
Seppur ben bilanciato e altrettanto ben realizzato, in fin dei conti i due argomenti
di interesse non riescono a fondersi e quindi la narrazione non risulta fluida.
Comunque da non perdere per gli amanti dei fantasy, me per l’argomento guerra
civile spagnola e ascesa al potere di Franco è stato prodotto di meglio in
quanto a contenuti.
El 7° dia (Carlos Saura, 2004, Spa)
Come El
extraño viaje, questo misconosciuto film di Saura, uno dei suoi pochi di
questo secolo a soggetto non musicale, è tratto da un fatto di cronaca nera
dell’agosto 1990 che fece molto scalpore e tuttora viene ricordato come “il
massacro di Puerto Hurraco”. Interessante descrizione della vita di un
piccolo centro rurale dell’Estramadura, fra le tradizioni mantenute dagli
anziani e la modernità dei giovani del postfranchismo. Fra salti temporali e
qualche flashback copre una trentina di anni di storia della faida fra due
famiglie, segnata da vari assassinii fino alla strage finale. Bella la
fotografia e la ricostruzione degli ambienti (molti probabilmente quasi
originali), avvincente e pertinente la colonna sonora (Saura non poteva
deluderci) con i protagonisti che spesso canticchiano coplas famose
ascoltando la radio; buone le interpretazioni. Consigliato.
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