domenica 9 maggio 2021

Due aggiustamenti del sentiero CAI 300 fra Torca e Recommone

Si tratta di piccole variazioni fra Torca e Crapolla e fra l'Alta Via dei Monti Lattari e via Spina (CAI 355), accompagnate dal relativo aggiornamento dei segnavia, tese a semplificare il percorso ed evitare agli escursionisti deviazioni non volute ... verso l'ignoto.

 

Ieri con C. P.(icasso) siamo andati a sistemare la segnaletica orizzontale all’attacco del sentiero 355 (variante Spina) poco ad est della pineta del Monte di Monticchio. In anni recenti, a causa di segnature successive, i segnavia bianco/rosso del 300 apparivano su due tracce parallele, ma solo lungo la superiore gli escursionisti avrebbero trovato la “bandierina” di inizio 355 lì disegnata (foto sotto), prima del raddoppio del sentiero. 

Senza cambiare assolutamente niente dei sentieri, e con il beneplacito del CAI, adesso si trovano 3 bandierine 355 (foto sopra), un solo percorso bianco/rosso, il resto è solo rosso (e a breve, si spera, dovrebbe essere identificato anche come 57a del TOLOMEO 2021). I pallini rossi nello schizzo in basso indicano la posizione delle nuove bandierine (G ed I) lungo il 300, quella già esistente (K) si trova nel punto in cui le due tracce inferiori si uniscono e inizia la salita verso via Spina. Come si comprende guardando la scala, si tratta di poche decine di metri. ma specialmente in zone come quella è quanto mai opportuno sapere su quale percorso ci si trovi.

Per conoscere in dettaglio la situazione precedente è indispensabile andare a leggere il post di lunedì 7 ottobre 2019 Sentieri fra il CAI 300 e via Spinache definii “post lungo, da leggere con attenzione (se interessati); di quasi nessun interesse per i non escursionisti e non locali”. Qui riporto solo la mappa, la cui legenda si trova però nel testo di quel post.

Due settimane fa, invece, andammo ad aggiornare i segnavia del CAI 300 fra Torca e Iarito, come da accordi presi durante l’inverno con Presidente e vicepresidente della sezione di Stabia, responsabile di tutta la parte occidentale dell’Alta Via dei Monti Lattari. Anche in questo caso è importante ricordare qual era la situazione in precedenza. Dallo slargo antistante la chiesa di Torca si scendeva lungo una stretta stradina carrabile per poco più di 100m e all’incrocio (a T) si girava a destra verso Nula e dopo circa 250m di saliscendi, passando sotto un antico arco, si imboccava una stradina a sinistra che dopo pochi metri diventava un sentiero mal tenuto, stretto e quasi sempre ricoperto dalla vegetazione invasiva che creava non pochi problemi. 

 

Adesso, invece, dal suddetto incrocio a T, basterà seguire i 3 segnavia testuali in foto che indirizzano gli escursionisti lungo un percorso più comodo, più breve (350m contro i 500 dell’altro, fra i due cerchi rossi in mappa), congruente con la segnaletica testuale in foto e, soprattutto, sempre di facile percorrenza sviluppandosi tutto su fondo duro. Il nuovo tracciato torna a calcare il precedente subito dopo aver oltrepassato il rivoletto dove già da anni è presente anche una mattonella "artistica" che indica, a chi sale, la direzione per Torca, a ulteriore dimostrazione che quel percorso è stato sempre il più frequentato; fatto comprensibile avendo origine dal entro dell'abitato.

 

Nella mappa in basso il vecchio itinerario è indicato con puntini rossi. 

Approfitto di questo post per sottolineare che il sentiero CAI 344 è stato inglobato nel TOLOMEO 2021 con i seguenti codici:

  • da Sorrento a Sant’Agata è il 25 (verde)
  • da Sant’Agata a Crapolla sarà il 50 (blu), coincidente con il 300 fra Torca e Guardia (come già il 344)

mercoledì 5 maggio 2021

micro-recensioni 96-100: 5 film, 9 Oscar, 21 Nomination

Candidature Oscar sempre più deludenti; pur volendo considerare le limitazioni della pandemia che hanno condizionato le produzioni e hanno rinviato qualche uscita in attesa della riapertura delle sale, si conferma la tendenza al ribasso della qualità media degli ultimi anni. Fra questi 5 (che dovrebbero essere i migliori) non c’è un solo vero film di gran livello. Proprio così, poiché l’ottimo The Father con un eccezionale Anthony Hopkins è un gran pezzo di teatro (ben riportato sullo schermo, ma sempre teatro è), Nomadland è un quasi-documentario con una sola (ottima) attrice, Druk avrebbe meritato qualcosa di più ma i plot secondari non sono al livello del principale, Mank (sul quale contavo per il soggetto cinematografico e il b/n) è in sostanza piatto e ripetitivo e non capisco come abbia potuto vincere l’Oscar per la (ridicola) fotografia e, infine, il tanto decantato Minari è assolutamente noioso, privo di una vera struttura o di alcun senso. Ecco le singole micro-recensioni.

The Father (Florian Zeller, 2020, UK) Oscar Anthony Hopkins protagonista e sceneggiatura e 4 Nomination (miglior film, Olivia Colman non protagonista, montaggio e fotografia)

Senza dubbio il miglior film del lotto e forse meritava anche l'Oscar come miglior film in assoluto. Ci sarebbe da riflettere anche sul fatto che abbia vinto la statuetta per la migliore “sceneggiatura non originale” … senza tener conto che l’autore del lavoro teatrale dal quale è tratto sia co-sceneggiatore nonché regista (Florian Zeller, alla sua prima e per ora unica regia, tanto di cappello). Veramente non si sa come dividere i meriti fra sceneggiatura originale adattamento, regia e interpretazioni (al plurale perché anche quella di Olivia Colman – candidata non protagonista – è più che apprezzabile). La costruzione del plot che vaga perennemente fra realtà, immaginazione, ansie e ricordi è a dir poco perfetta. La trama che, se raccontata, può sembrare banale è avvincente e coinvolgente. Distorsione dei tempi e dei personaggi, intervallata da lampi di lucidità del protagonista, basati sulla pura logica. Come anticipato, l’unico appunto che si possa fare è quella di essere più teatro che cinema, ma va bene così!

 

Druk (Another Round) (Thomas Vinterberg, 2020, USA) Oscar miglior film non in lingua inglese e 1 Nomination (regia)

Quando non (s)cadono nell’inutilmente deprimente, trovo i lavori dei registi del Dogma 95 più che apprezzabili e questo, con la sua vena di dark comedy, ne è un perfetto esempio. L’alternanza degli ambienti scuola, famiglia e gruppo ristretto di amici di bicchiere è perfettamente bilanciata, purtroppo quella familiare è meno incisiva e tende all’avvilente e banale visto e rivisto. Inoltre, ho trovato interessante la teoria portante del film che è perfettamente compatibile con gli stili di vita di tante culture o comunità che consumano costantemente alcol o simili con moderazione, senza mai scadere nelle esagerazioni di alcuni popoli nordici. Buona la solita tanta camera a mano (ben utilizzata) e l’inserimento di un paio di scene/situazioni fuori contesto ma perfettamente piazzate come il bambino occhialuto e il ballo finale.

Nomadland (Chloé Zhao, 2020, USA) Oscar miglior film, regia e Frances McDormand protagonista e 3 Nomination (sceneggiatura, montaggio e fotografia)

Dopo il tanto parlarne, mi aspettavo di più. Come forse alcuni ricordano, già conoscevo i precedenti due film di Chloé Zhao, anch’essi un po’ documentaristici è ambientati nel west, fra praterie, cavalli, nativi e gruppi sociali al limite della “società americana”. Pertanto, l’ho trovato un po’ ripetitivo, simile agli altri per struttura e per la intrinseca solitudine dei protagonisti (quasi sempre tutti “buoni”). La regista evidentemente si trova a suo agio con queste comunità isolate (non le definirei emarginate) e appare fruttuosa la sua collaborazione con Joshua James Richards, direttore della fotografia di tutti e 3 i suoi film, che certamente sa approfittare degli immensi spazi (apparentemente) vuoti.

  

Mank (David Fincher, 2020, USA) Oscar sceneggiatura e fotografia (sic!) e 8 Nomination (miglior film, Gary Oldman protagonista, regia, Amanda Seyfried non protagonista,sonoro, musica, trucco e costumi)

Deludente per la sceneggiatura, per la controfigura di Orson Welles, per la sceneggiatura e, soprattutto, per le luci assolutamente irreali che ho trovato addirittura fastidiose. Luci assolutamente bianche e nette, da quelle emanate dai lampioni a quelle che entrano da porte e finestre quasi come un sole di mezzogiorno che però sta all’orizzonte (ma neanche in tali casi si sarebbero creati quegli effetti). I dialoghi non sono un granché e il di solito più che apprezzabile Gary Oldman qui appare svogliato e sottotono. I personaggi di contorno sono, a dir poco, per niente credibili. Se credessi a tali cose, penso che sia Welles che Mankiewicz si stiano rivoltando nella tomba.

Minari (Lee Isaac Chung, 2020, USA) Oscar non protagonista a Yuh-Jung Youn e 5 Nomination (miglior film, Steven Yeun protagonista, regia, sceneggiatura e musica)

Delusione totale, nemmeno la “nonna” vincitrice del premio Oscar come non protagonista mi è sembrata veramente meritevole del premio. La storia non è su una comunità di immigrati asiatici né sul loro inserimento nella società americana, né su intraprendenti agricoltori nel mid-west, né sulle dinamiche di una giovane famiglia coreana, né sull’ambiente. Il regista (anche sceneggiatore unico) ha inserito un po’ di tutto senza concludere niente; senz’altro fra i suoi colleghi in patria ce ne sono di molto più meritevoli.