Questo post non è una “discettazione” (ammesso che le altre lo siano), ma un semplice
input, il rilancio di una “sollecitazione”
avanzata nel corso di un incontro presso l’Instituto
de Estudios Hispánicos de Canarias. L’occasione era fornita dalla
presentazione del breve documentario “Cabreros” (caprai o caprari che dir
si voglia) incentrato soprattutto sul tradizionale baño de las cabras che si
effettua il giorno di San Giovanni (24 giugno) al muelle di Puerto de la Cruz (Tenerife, Canarie).
Dopo la proiezione del filmato, che includeva
non solo i momenti nei quali le capre venivano portate in mare, è iniziata
un’interessante discussione in merito ai problemi che i pastori incontrano
nello spostare le greggi da un pascolo all’altro dovendo attraversare aree
abitate e talvolta strade o luoghi turistici.
Molti si oppongono e chiamano la polizia che
in alcuni comuni è molto fiscale e crea mille ostacoli, in altri consente il
passo degli animali che, ovviamente, lasciano “scie profumate”.
Per avere un’idea di ciò che avviene, guardate questo breve filmato:
Ma l’argomento, anticipato nel titolo, non è neanche questo.
Per avere un’idea di ciò che avviene, guardate questo breve filmato:
Una guida escursionistica tedesca ha candidamente chiesto “Io guido i
miei gruppi in programmi di due settimane, per tutta l’isola, e raramente
vediamo capre. La domanda più frequente che i clienti mi pongono è: dove sono le capre dal cui latte si
producono tutti i formaggi?”. Per esperienza diretta, devo dire che quasi tutti i formaggi (ottimi) prodotti a Tenerife sono caprini o quanto meno misti.
Dopo aver brevemente discusso
dell’opportunità di favorire “l’incontro fra escursionisti, capre e pastori”
uno degli astanti (isolano e attento alle tradizioni), riferendosi in
particolare al baño, ha detto: “Non lo fate diventare
uno spettacolo, se lo diventasse, morirebbe la tradizione!”.
Chiaramente, a questa richiesta/grido di
allarme, estendibile a tanti casi di vario genere ed in ogni parte del mondo, non
è possibile fornire una risposta univoca e definitiva, eppure reputo il quesito
estremamente interessante. Ad ognuno di noi possono venire in mente una
quantità pressoché infinita di feste popolari modernizzate in modo quasi
osceno, cibi e piatti tradizionali travisati, processioni e riti spettacolarizzati e
allo stesso tempo svuotati di ogni significato religioso, e si potrebbe
continuare ancora per molto.
Certamente è vero che in molti casi ne è
derivato un notevole ritorno economico derivante da nuovi flussi turistici
anche se talvolta limitati a determinate date.
- Si dovrebbe salvaguardare la tradizione senza alcun adattamento o farla conoscere attraverso repliche non proprio fedeli?
- Di ogni festa se ne potrebbe organizzare una originale per soli locali e/o fedeli e una moderna e “pagana” ... turistica?
Commenti con considerazioni, idee e, perché no, critiche saranno più che mai apprezzati.
PS - Prima di pubblicare questo post ho per caso dato un’occhiata a La Repubblica e guardate quale titolo ha attirato la mia attenzione: Bergamo, centinaia di pecore invadono la città: lo spettacolo della transumanza
PS - Prima di pubblicare questo post ho per caso dato un’occhiata a La Repubblica e guardate quale titolo ha attirato la mia attenzione: Bergamo, centinaia di pecore invadono la città: lo spettacolo della transumanza
Mai coincidenza è stata più opportuna!