venerdì 15 settembre 2017

Peter Kubelka, cineasta MOLTO singolare e fuori dagli schemi

Pochi giorni fa mi è capitata fra le mani la locandina (a sx) di un evento cinematografico "storico" al quale presenziai quasi 40 anni fa, avente come protagonista Peter Kubelka, un vero artista (e filosofo) delle immagini su pellicola. 
In basso vedete il "cappello" del testo stampato sul verso del manifesto e le scansioni delle due colonne (ingrandibili) nelle quali erano raccolti brevi commenti di autorevoli firme del settore.
Come evidenziato, oltre alla proiezione di TUTTI i suoi film nella sala della Cineteca Altro di Napoli, in altra sede (Studio Morra) erano esposte a parete le pellicole (16mm) dei suoi lavori più brevi. Ciò fu possibile in quanto all'epoca la sua produzione era limitata a soli 6 corti per una durata complessiva di poco più di 50 minuti e quelli esposti assommavano a soli 9 minuti.
L'evento era impreziosito dalla presenza in sala di Kubelka che espose le sue idee (da artista di avanguardia) e conversò con noi del pubblico. Ricordo che rimasi colpito dalla sua visione essenziale del cinema come mezzo capace di fornire 24 informazioni visive al minuto e che il sonoro può (deve) essere scollegato dall'immagine. A questo proposito portò l'esempio di un telefono che squilla ... se si sente è inutile mostrarlo e, al contrario, se qualcuno va all'apparecchio e parla la suoneria è inutile. L'immagine o l'audio "risparmiato" potrà essere sostituito da altra informazione visiva o sonora, evitando inutili "doppioni". 
Spero di essere riuscito ad esporre il concetto in modo comprensibile.


   
A quelli che non avranno la pazienza di leggere i brevi articoli del manifesto, ricordo comunque che i suoi film a parete sono stati esposti nei più importanti musei del mondo, a cominciare dal MOMA di New York.
A lui si deve il progetto della sala cinematografica perfetta, completamente nera, nella quale ogni spettatore siede su poltrone nere ed è "chiuso" in una specie di box la cui pareti (nere) lo isolano dai suoi vicini. L'unica luce che può vedere è quella riflessa dallo schermo. Ovviamente non sono previste le odiose luci di emergenza, oggi troppo potenti e fastidiose (in nome della sicurezza ...) che, sommate ai display dei telefonini degli incivili che non riescono a tenerli spenti, spesso illuminano una sala moderna quasi a giorno.  
A seguire trovate i link a 4 dei 6 corti già terminati e mostrati all'epoca. Mancano il primo (Mosaik im Vertrauen, 1954-55, il suo saggio di diploma) e l'ultimo (Pause!, 1975-77) che tuttavia è reperibile in rete in due parti. 
Se aveste la curiosità e la pazienza di guardali, suggerisco di non dare giudizi affrettati, leggere qualcosa in merito, ed eventualmente guardarli di nuovo, con occhio e spirito diversi.







Successivamente, Kubelka ha prodotto solo altre due "opere" (Dichtung und Wahrheit, 2003, 13', e Antiphon, 2012, 6') portando la durata complessiva della sua filmografia a quasi un'ora!

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