Vi rientrano ben 2 film africani, di cinematografie quasi o del tutto sconosciute; se Ousmane Sembène ha la sua meritata fama, e non solo come regista ma anche come scrittore senegalese, il cinema marocchino è stato per me novità assoluta. Completano la cinquina tre film al limite dell’avanguardia – sperimentazione, prodotti in paesi certamente con una più lunga tradizione alle spalle: Colombia, Francia e USA.
Duelle (Jacques Rivette, 1976, Fra)
Fra i primi
esponenti della Nouvelle Vague, Rivette è quello che nel tempo è
rimasto più fedele alle (allora) nuove interpretazioni della cinematografia e
non ha mai inseguito il facile successo di pubblico … e quindi è attualmente fra
i meno noti (quasi tutti conoscono solo i nomi di Truffaut e Godard).
La costruzione del film è veramente inusuale e si avvantaggia del fatto di
essere un fantasy lasciando quindi spazio a una messa in scena raramente
realistica. Fino a oltre metà film si vedono i protagonisti (una mezza dozzina)
affrontarsi a due o tre per volta, a volte sono complici e/o amanti, altre
nemici che si minacciano. Anche se ci sono due figure dominanti, le loro mire e
aspettative non sono ben chiare e tutto è sempre rimandato al confronto finale.
Originale il commento sonoro, spesso realizzato in scena da un pianista inquadrato
sullo sfondo. Secondo me, è un vero film da Nouvelle Vague, di ottimo
livello, e quindi la visione è indispensabile per chi fosse interessato alla
sperimentazione e voglia andare oltre i soliti Truffaut e Godard.
You Were Never Really Here (Lynne Ramsay,
2017, UK)
Noir, ma non tanto, un poco splatter, il solitario protagonista psicotico, calmo ma all’occorrenza violento, si trova immischiato in una trama politico-pedofila. In effetti la sceneggiatura ha molte lacune e non le trovo eccezionale, ma è la narrazione per immagini che distingue questo film da tanti altri semplicemente violenti. Pur avendo avuto scarsa risonanza, ha ottenuto ben 25 vittorie e 76 candidature in festival internazionali, fra cui premio miglior attore per Joaquim Phoenix e miglior sceneggiatura (dissento) per Lynne Ramsay, nonché Nomination Palma d’Oro a Cannes. Riprese, colori, commento sonoro, montaggio e brevi flashback ben gestiti rendono questo film quasi unico nel suo genere e per questo motivo troverete tante recensioni che lo esaltano e altre che lo stroncano (IMDb 6,8, RT 89%). Realizzazione molto interessante, direi da guardare con attenzione e poi giudicare. Suggerisco la lettura di questo ottimo articolo che approfondisce vari elementi del film.
Mandabi (The Money Order) (Ousmane Sembène, 1968, Sen)
Secondo dei soli
9 film diretti da Ousmane Sembène, il primo in assoluto ad essere
parlato in Wolof, idioma non solo del Senegal ma anche di varie regioni
limitrofe in Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Mali e Mauritania. Come nella
maggior parte dei suoi lavori (romanzi e film) l’autore centra la sua
attenzione sulla difficile transizione dalla società tribale a quella
occidentale, sulla corruzione dei vari travet della pubblica amministrazione,
sulla differenza di casta derivante fra chi parla anche francese e da chi non
sa neanche leggere e scrivere. Emblematico è il caso del protagonista (con 2
mogli e 7 figli ma senza un soldo) che riceve un vaglia da un nipote che lavora
a Parigi e tenta di incassarlo. Appena si sparge la voce della probabile
disponibilità di denaro, molti si fanno avanti per chiedere aiuti, riscuotere
crediti pregressi, tentare di ottenere tangenti per l’incasso che nell’immediato
è impossibile per mancanza di un documento di identità. Si mettono in risalto
tutte le fisime di chi vuole apparire ricco (non essendolo per niente) e di chi
vuole approfittare spudoratamente dell’ingenuità di altri. Interessante visione
di una società in rapida evoluzione che, penso, ben pochi conoscono (se non i
francesi).
Los hongos (Óscar Ruiz Navia, 2014, Col)
Altro film che
classificherei sperimentale, soprattutto per la mancanza di una trama ben
definita. Inizia con il licenziamento di un giovane operaio di cantiere poiché
viene scoperto a rubare vernice, anche se non per interesse economico ma per realizzare
murales e graffiti. Si associa ad un altro ragazzo con simili interessi e la
storia segue i due fra incontri con altri sodali, radio libere rivoluzionarie,
repressioni da parte della, polizia, musica alternativa, un po’ di sesso e fumo,
trans che si prostituiscono, ecc. con il padre di uno che è un apprezzato
cantante tradizionale che si esibisce anche in tv mentre il ragazzo accudisce
amorevolmente la nonna che dispensa pillole di saggezza. Una volta tanto, un
film colombiano che non tratta solo di narcos e tragedie familiari, ma offre
uno spaccato della società di Cali, né straricca, né borghese, né poverissima.
About Some Meaningless Events (Mostafa
Derkaoui, 1974, Mar)
Anche se devo
ammettere che l’idea originale sia buona (una specie di documentario che si
trasforma in film), in fin dei conti la realizzazione lascia molto a
desiderare. Troppa camera a mano con primissimi piani (la lunghissima parte nel
bar è oltremodo noiosa e conclude ben poco), dialoghi scadenti se non addirittura
insensati e poco plausibili, si rivelano la palla al piede di un film
realizzato da un gruppo di studenti di buona volontà ma con poche idee e poco brillanti.
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