mercoledì 31 marzo 2021

TOLOMEO 2021 (3) - Nuovi itinerari fra i castagni sorrentini

Itinerario 14 da Sorrento a Monticchio via Priora, Lamia e Acquara

Itinerario 15 da Sorrento a Sant’Agata via Priora e Acquacarbone

Due percorsi poco conosciuti e ancor meno frequentati, pur essendo storiche strade comunali. In particolare il percorso di Acquacarbone è stato il principale e quasi unico collegamento fra Priora e Sant’Agata fino a metà secolo scorso, quando fu realizzato il Nastro Verde; dopo decenni di abbandono ed impraticabilità, è stato recuperato nel luglio 2016. Al contrario, il passaggio attraverso ‘a sévera (selva, qui per castagneto) di Lamia era ed è più che altro una scorciatoia per raggiungere il crinale che dal Deserto scende ripido verso Montecorbo e quindi, superandolo, accedere ai casali centrali del territorio lubrense quali, appunto, Acquara e Monticchio. 

L'itinerario 14 è a tutti gli effetti una novità, peraltro molto piacevole; da via Acquacarbone si affronta un breve tratto molto ripido su asfalto e di lì in poi, prima attraverso la selva e poi lungo la panoramica stradina che conduce Acquara e poi fino a Monticchio si sviluppa quasi totalmente in piano.

L’itinerario 15 è uno di quelli che presenta più tratti sterrati, fra gli alberi. Infatti, dopo aver attraversato il castagneto di Acquacarbone, si percorrono solo pochi metri su asfalto e si torna a camminare su un altro lungo tratto sterrato fra gli alberi di un bosco misto (via Olivella).

Questi itinerari hanno inizio da Sorrento insieme ai due che menano a Massa, lasciano il 13 dopo meno di un chilometro e il 23 all’inizio di Montecorbo; poi proseguono coincidenti fino all’incrocio di via Acquacarbone con via Lamia, circa 500m a monte di Priora.

La segnatura sorrentina (rispettivamente fino a via Deserto e a via Olivella) è stata già portata a termine ma, mentre per il 15 ci sono gli stessi segnavia verdi fino a Sant'Agata (apposti un paio di anni fa), per proseguire lungo l'inedito 14 si dovrà consultare la mappa. Tuttavia, i rimanenti 2km dell'itinerario sono talmente semplici, logici e lineari che raggiungere Acquara e poi Monticchio non sarà certo un problema. La posa delle mattonelle segnavia di questi itinerari, per quanto di pertinenza sorrentina, è in corso.

Vale la pena sottolineare che, fra i quattro itinerari Sorrento - Sant’Agata, questo di Acquacarbone è quello con minor pendenza media (7,7% contro l'8,4% di Li Schisani 16, il 10,1% di Zatri 26  e il 12,3% del Circumpiso 25).

 

14 Sorrento – Monticchio (ca. 5,1 km) via Priora e Acquara

Porta di Massa (Piazza Veniero), via Fuoro, trav. Capo, via Capo, via Capodimonte, trav. Capodimonte, via Priora, trav. Priora, Nastro Verde, via Acquacarbone, via Lamia, via Deserto, via Colli Acquara, via San Vito, via San Nicola, trav. San Nicola, trav. Titigliano, rot. Turro Pastena, via S. Sossio, via Severo Caputo, piazza S. Pietro (Monticchio)

15 Sorrento – Sant’Agata (ca. 4,5 km) via Acquacarbone 

Porta di Massa (Piazza Veniero), via Fuoro, trav. Capo, via Capo, via Capodimonte, trav. Capodimonte, via Priora, trav. Priora, Nastro Verde, via Acquacarbone, via Olivella, corso Sant’Agata, largo Padre Ludovico da Casoria (Sant’Agata)


TOLOMEO 2021 è un progetto elaborato da Giovanni Visetti, su incarico di Penisolaverde S.p.A. per conto del Comune di Sorrento 

martedì 30 marzo 2021

micro-recensioni 66-70: un ottimo documentario e 4 buoni film poco conosciuti

Potrebbe sembrare uno dei tanti documentari musicali, ma è molto di più; i film sono di epoca, natura e provenienza diverse, ognuno con i suoi meriti.

 

Cape Fear (J. Lee Thompson, 1962, USA)

Non vi lasciate ingannare … il titolo è lo stesso ma quello che probabilmente conoscete è il remake di questo film, diretto da Scorsese nel 1991, con protagonisti Robert DeNiro e Nick Nolte. Questa originale e prima trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo è nettamente superiore, soprattutto per le interpretazioni di Robert Mitchum e Gregory Peck. Buona la regia del poco noto J. Lee Thompson (che l’anno prima aveva diretto un altro film di successo: I cannoni di Navarone) e ottime fotografia e scenografia. Recuperatelo e, anche se probabilmente già conoscete la trama, sono certo che resterete soddisfatti.

Triana pura y pura (Ricardo Pachón, 2013, Spa)

Come scritto in apertura, pur contando sulla musica che sul parlato, in questo documentario c’è tanta storia, assolutamente sconosciuta ai più, forse anche a molti appassionati di flamenco. Ci istruisce in merito alla espulsione dei gitani del quartiere di Triana (dall'altro lato del Guadalquivir, il fiume di Siviglia, rispetto al centro della città) nel quale erano installati fin dalla seconda metà del ‘400. Nel barrio convivevano gitani di vari ceppi (balcanici, centroeuropei, asiatici) e regolarmente si riunivano nei patios de corrales per cantare, ballare e divertirsi. A seguito di questa cacciata alla fine degli anni ’50 si dispersero, si adattarono a vivere in alloggi di fortuna e scomparirono le allegre riunioni finché, nel 1983, alcuni volenterosi convinsero tutti i più popolari cantaores, bailaores e tocadores (benché ormai anziani) a riunirsi per un grande spettacolo collettivo e spontaneo nel gran teatro Lope de Vega a Siviglia. 

Si realizzò così una festa irripetibile nella quale si esibirono personaggi famosi dell’ambiente gitano come El Titi, Farruco e Pepa la Calzona (ottuagenaria e cieca, eppure ballava … la potete vedere verso la fine del trailer). Fra interviste e riprese originali di quello spettacolo anche chi non conosce niente di quel mondo potrà almeno farsi un’idea dello spirito con il quale quegli artisti si riunivano e si divertivano senza bisogno di scenografie, costumi eccetera. Consigliato.

  

Milou en mai (Louis Malle, 1990, Fra)

“Classico” film francese dell’epoca, descrittivo dei rapporti di una famiglia alle prese con una morte (e un’eredità) in una grande magione di campagna. Man mano che giungono parenti e affini per il funerale le cose si complicano e vengono alla luce vecchie ruggini, gelosie e rapporti non proprio idilliaci fra la dozzina di probabili eredi. Come prevedibile, il mattatore è Michel Piccoli, il Milou del titolo, anziano fratello della defunta. Con il suo fare spontaneo e ingenuo nonché parecchio svagato, in un modo o nell'altro riesce a tenere testa a parenti e avvoltoi interessati ad accaparrarsi parte dell’eredità. Film praticamente corale con tanti caratteri diversi che si scontrano, mentre dalla radio o dai nuovi arrivati si seguono le notizie che giungono da Parigi in merito al maggio del ’68, con timori crescenti della famiglia benestante in questione. Film che ben ritrae un certo tipo di ambiente borghese, con tutte le sue fisime e preoccupazioni, particolarmente sentite in quel periodo “rivoluzionario” che ha lasciato il segno in tutta Europa.

Thank You for Smoking (Jason Reitman, 2005, USA)

Film indipendente basato su una arguta satira politico-sociale che vede al centro del tema i danni causati dal tabacco, ma il discorso (sempre di taglio satirico) si allarga ai cosiddetti seminatori di morte: i lobbisti non solo del tabacco, ma anche dell'alcol e delle armi negli Stati Uniti. Per quanto possano essere chiaramente ironiche e al limite del surreale, le argomentazioni del protagonista (portavoce ufficiale della lobby del tabacco) sono basate su una logica perversa e dialetticamente ineccepibili. Cala un poco nel gli ultimi 20 minuti con una quasi presa di coscienza del protagonista e con il perfezionamento dei rapporti con suo figlio che per lo più vive con la madre separata. Buono il cast nel quale, fra tanti attori non troppo noti, in parti secondarie appaiono anche i premi Oscar Robert Duvall e J.K. Simmons. Arguto e divertente, non adatto ai fanatici del politically correct.

The Man from Snowy River (George Miller, 1982, Aus)

Uno dei numerosi, ma per lo più sconosciuti in Europa, western australiani. Badate, non sono veri western girati in Australia (similmente a quelli girati in Spagna o Italia all’epoca degli spaghetti western) ma storie simili a quelle dei western con poche pistole, nessun nativo, ma tanti cavalli e bestiame di allevamento. Bella la fotografia e spettacolari gli scenari, ma le riprese risultano un po' ripetitive e la sceneggiatura tende al melodrammatico, scadendo ancora di più nella parte romantica. Buone le interpretazioni del cast quasi tutto australiano, con l’eccezione di Kirk Douglas che interpreta un doppio ruolo di due fratelli dal carattere completamente diverso che non si parlano da 20 anni. Guardabile (bello visivamente) ma certamente non avvincente.

lunedì 29 marzo 2021

Tolomeo 2021 (2) - itinerari fra Sorrento e Massa Lubrense

Itinerario 13 – da Sorrento a Massa centro via Pantano e Vigliano

Itinerario 23 – da Sorrento a Massa centro via Montecorbo

Questi due percorsi hanno inizio da piazza Veniero, scelta logistica più opportuna per restare nelle immediate vicinanze del luogo in cui secoli fa sorgeva la Porta di Massa. L’inizio è uguale per entrambi essendoci, come è ben noto, un solo passaggio verso ovest (sia per pedoni che per veicoli) vale a dire la strettoia nei pressi dell’hotel Capodimonte. Divergono poco dopo, in corrispondenza del terzo tornante di via Capodimonte, con la cosiddetta via ‘e miezo (13) che prosegue diritto, mentre l’altro percorso continua a seguire i tornanti e le relative scale che abbreviano di poco il tragitto ma fanno perdere delle belle viste sulla baia di Sorrento e tutto ciò che si possa vedere sullo sfondo. 

Con il percorso del 23 coincidono anche i tratti iniziali dell'itinerario 14 per Monticchio e del 15 per Sant'Agata, frazioni di Massa Lubrense, che a loro volta divergeranno poco dopo aver superato Priora.

Una differenza concreta (che potrebbe far optare per l’uno o per l’altro) consiste nella lunghezza e dislivello: il 23 via Montecorbo è 400m più breve, ma ha circa 50m di dislivello in più. Volendoli comporre in un unico itinerario (circolare), personalmente consiglierei di andare a Massa per il 13 e tornare per il 23 in modo da affrontare in discesa i tratti con maggior pendenza di via Priora e via Capodimonte. 

I due percorsi erano già segnati essendo inclusi nel Tolomeo 2003, in quanto parti del ben più lungo percorso Sant'Agnello - Termini. In territorio sorrentino i segnavia sono stati ripassati ed è stata aggiornata quasi tutta la segnaletica a mattonelle, resta poco da fare. Oltre il Rivo Spartimiento si possono comunque seguire i vecchi segnavia (strisce rosse per Montecorbo ex 1a e pallini rossi per Vigliano ex 1) in attesa della prossima segnatura in territorio lubrense. 

è altresì importante sottolineare che in località Pantano, a 1.900m da Sorrento, dal 13 si stacca una bretella verso valle che in 400m giunge al Capo di Sorrento dove si biforca. I soliti segnavia e le mattonelle guideranno i camminatori a Punta del Capo (13a) con i Bagni della Regina Giovanna e i ruderi della villa marittima romana (I sec. d.C.) o all’abitato e spiaggia di Puolo (13b). 

I segnavia sono stati

DETTAGLIO ITINERARI

13 Sorrento – Massa centro (13a Punta del Capo, 13b Puolo) (ca. 4,5 km)

Porta di Massa (Piazza Veniero), via Fuoro, trav. Capo, via Capo, via Capodimonte, trav. Capodimonte, via Pantano, Nastro Verde, via Pantano, (inizio 13a), via Fontanella, via Vigliano, via del Generale, via Partenope, via San Montano, via Mulini-Sponda, via Mulini, rot. Massa-Turro, viale Filangieri, largo Vescovado (Massa centro)

13a via Pantano, via Capo (x 13b per Puolo), calata Punta del Capo (400+800m)

13b via Capo, calata di Puolo, via Marina di Puolo, Puolo (1.100m dal Capo)

23 Sorrento – Massa centro via Capodimonte e Montecorbo (ca. 4,1 km)

Porta di Massa (Piazza Veniero), via Fuoro, trav. Capo, via Capo, via Capodimonte, via Priora, via Montecorbo, via Bagnulo, via Vecchia, viale Filangieri, largo Vescovado (Massa centro)


TOLOMEO 2021 è un progetto elaborato da Giovanni Visetti, su incarico di Penisolaverde S.p.A. per conto del Comune di Sorrento 

domenica 28 marzo 2021

Tolomeo 2021 (1) - Borghi della Valle di Sorrento

Itinerario 22 - Borghi della Valle di Sorrento (circuito)

Come inizio ideale è stata scelta piazza Tasso dove una volta sorgeva la Porta del Piano (in corrispondenza del ponte che superava il Vallone, dipinto in basso) utilizzata appunto per i collegamenti fra la città e il piano di Sorrento (oggi Sant’Agnello, Piano e Meta); solo a metà ‘800 fu creata la piazza riempendo parte del Vallone di Mulini.

Si tratta di un circuito che transita per i nuclei abitati a monte di Sorrento, percorrendo anche le varie storiche stradine selciate, non ancora convertite in carrabili. Essendo un itinerario circolare, si può chiaramente iniziare da qualunque punto, dal proprio alloggio, dalla stazione o da dove si possa parcheggiare; i camminatori non turisti (probabilmente poco interessati al centro) potranno anche tralasciare la parte urbana tagliando l'itinerario lungo via San Renato (fra via San Valerio e Cesarano, pallini verdi in mappa) riducendolo a soli 3,8km. In tal caso, si percorre comunque tutta la parte più piacevole, tranquilla, rurale e panoramica. Infatti, si starà lontano dal traffico, si costeggeranno giardini, orti e boschetti, si supereranno vari rivoli e si toccheranno punti caratteristici come il rivo Cesarano, San Biagio, il belvedere Casarlano e le sciuscelle (carrubi) di via Casola.

 

Lungo l'itinerario sono state già poste quasi tutte le mattonelle previste, molte delle quali "necessarie" considerato il gran numero di incroci. In ogni caso prestando attenzione ai segnavia a vernice, agli adesivi apposti in via sperimentale e alle indicazioni riportate sulle mattonelle, chiunque potrà affrontare il percorso senza temere di perdersi.

Fra piazza Tasso e il culmine del circuito (a via Cala) si devono affrontare circa 185m di dislivello ma, essendo diversa la distanza fra tali punti a seconda della direzione di percorrenza, chi procederà in senso orario (via Casarlano) troverà una pendenza media di 5,6%, camminando in verso opposto (via Cesarano) la pendenza sarà 9,3% e quindi a qualcuno la passeggiata potrà sembrare più faticosa (in particolare via Palomba).

 

Chi volesse continuare a inerpicarsi verso la parte alta della valle, potrà intraprendere uno dei due itinerari che si staccano da questo circuito e conducono rispettivamente a Sant’Agata (ìtin. 26) e a Colli di Fontanelle (itin. 29), ma di questi scriverò in un prossimo post.

itin. 22 - Borghi della valle di Sorrento (circuito collinare)

Sorrento - Cesarano - Baranica – Casarlano – Sorrento (ca. 5,3 km)

Porta del Piano (piazza Tasso), viale Caruso, via Fuorimura, via Santa Lucia, via Atigliana, via Cesarano, via San Renato, via Cesarano vecchia, via Palomba, via Cala (dall’incrocio con via Atigliana ha inizio itin. 26 per Sant’Agata via Zatri), via Baranica, via Casarlano (dall’incrocio ha inizio itin. 29 per Colli di Fontanelle per via Gradoni e via Campitiello), via Casola, via San Valerio, via San Renato, via Marziale, corso Italia, piazza Tasso

TOLOMEO 2021 è un progetto elaborato da Giovanni Visetti, su incarico di Penisolaverde S.p.A. per conto del Comune di Sorrento

venerdì 26 marzo 2021

micro-recensioni 61-65: 2 spagnoli e 3 messicani di taglio “sociale”

I due spagnoli che sono connessi dalla presenza di Ana Mariscal, propongono due spaccati quasi contemporanei della Spagna franchista, molto in contrasto fra loro per essere uno ambientato nella capitale con gran parte dei protagonisti che sopravvivono in vari modi al limite della povertà e l’altro nelle società ricca e borghese legata al mondo delle feste, corride e teatri. Fra i messicani, due sono indicati come western (ma fra charros e cowboy c’è una grande differenza, non solo culturale) e si svolgono in ranchos, l’altro è un’arguta satira della moderna società metropolitana.

 

Segundo López, aventurero urbano (Ana Mariscal, 1953, Spa)

Scoperto grazie alle segnalazioni della Filmoteca Española, si tratta del primo film diretto da una donna in epoca franchista. Ana Mariscal, attrice ben nota nel decennio precedente, subito dopo la fine della guerra civile, dovette comunque superare tanti ostacoli e fondare una sua casa di produzione per portare a termine il progetto. In questo film realista ha solo un ruolo da co-protagonista in quanto i due veri protagonisti sono un uomo di mezza età che per la prima volta si trova in una grande città (Madrid) e la sua “guida”, un giovane orfano che vive per strada. La sceneggiatura diede un certo fastidio al regime e dovette essere “limata” in più punti in quanto non mostrava il livello di vita pubblicizzato da Franco. Proprio per questo taglio fuori dalla norma rende il film interessante, per il suo aspetto sociale.

Patio andaluz (Jorge Griñán, 1958, Spa)

Vista la sua prima regia, ho scorso la filmografia di Ana Mariscal e ho trovato questo film che mi attirava anche per il titolo e per il poster che mostrava ciò che era lecito aspettarsi: musica, ballo e corrida. Guardando i due film a breve distanza, fin dalle prime scene risalta il linguaggio e l’accento ben differenti, segue l’ambiente. I protagonisti sono un torero/cantante e ill suo fedele assistente, una cantante di coplas, una bailaora di flamenco, un nobile. Intrecci, gelosie, corteggiamenti e bugie si susseguono a buon ritmo e con vari cambi di situazione. Nell’essenza si tratta di una buona commedia romantico-musicale, con interessanti scenografie e costumi.

  

Dos gallos de pelea (Raúl de Anda, 1953, Mex)

Vero cineasta prolifico e poliedrico, Raúl de Anda nell’arco di una cinquantina di anni produsse 127 film, ne sceneggiò 105, ne diresse 40 e fu attore in 33. Attraversò tutto il periodo della Epoca de Oro, fra commedie popolari drammatiche, musicali e di charros (come questa) ma anche film di più che buon livello (p.e. produsse Rio Escondido, diretto da Emilio Fernández el Indio e interpretato da Maria Felix). In questa commedia ranchera/musicale due cugini terribili, veri charros possidenti, pur essendo buoni amici continuano ad affrontarsi e farsi dispetti anche molto pesanti che causano scalpore, mettono in grande difficoltà il loro padrino (presidente municipal) e a repentaglio la vita di entrambi. Classica commedia ranchera popolare, con canzoni, balli, musica, cavalli e pistolettate, con gli inevitabili intermezzi romantici.

Ay Chabela ...! (Juan José Ortega, 1961, Mex)

Altra storia emblematica di rivalità fra charros, ma stavolta è più seria essendo questione di famiglie e proprietà che coinvolgono non solo i giovani (fin da quando erano piccoli) ma anche i genitori, rancheros di morale ed ideali molto diversi. La rivalità fra i figli continua anche quando questi sono avviati giovanotti e (ovviamente) corteggiano le stesse ragazze. Oggettivamente, non è un granché, con sceneggiatura scontata e cast mediocre. Interessante solo l’inserimento nella storia del mito americano e i conseguenti contrasti culturali, che provocano accese discussioni in seno alla famiglia.

Los mediocres (Servando González, 1965, Mex)

Continuando a cercare i film del sempre sorprendente Servando González, ho trovato questo film a episodi, 5 storie con i protagonisti paragonati ad altrettanti animali: tacchino, rospo, scorpione, vipera e scarafaggi. Episodi “morali” e di aspra critica sociale, di genere e ambienti sociali e lavorativi molto diversi e durata varia dai pochi minuti a oltre mezz’ora. Interessante come sempre lo stile narrativo di Servando González.

martedì 9 marzo 2021

micro-recensioni 56-60: cinquina con 3 a tema razzismo e 3 Mankiewicz

È vero che 3 + 3 non fa 5, ma No Way Out diretto da Mankiewicz rientra in entrambe le categorie. Partito con il filone razzismo nei film americani dell’immediato dopoguerra, ho completato la cinquina con il primo e l’ultimo film Mankiewicz; tutti film mai sentiti nominare, ma mediamente di livello più che buono.

 

Sleuth (Joseph L. Mankiewicz, 1972, UK/USA)

L’ultimo film di Mankiewicz è la versione cinematografica di una argutissima commedia drammatica teatrale che conta sull’ottimo copione di Anthony Shaffer e solo due attori, ma che attori! Si tratta di due icone del teatro e cinema inglese: Laurence Olivier e Michael Caine, entrambi vincitori di Oscar (per questo film ottennero “solo” la Nomination come protagonisti). Un famoso scrittore di romanzi polizieschi, appassionato di giochi, invita l’amante di sua moglie nella sua magione in campagna per discutere della possibile rinuncia alla donna. Fra i due ha subito inizio un gioco, a tratti molto pericoloso, che si sviluppa fra complicità in un possibile reato, minacce di morte, indovinelli, tentativi di incastrare l’opponente, bugie e aggressioni, con frequenti cambi di posizione predominante. Ottima la regia che riesce a non essere statica pur avendo solo due personaggi per oltre due ore in uno stesso edificio. Singolari i tanti automi (molti dei quali musicali) collezionati dallo scrittore, in più occasioni tutti in movimento contemporaneamente. Consigliatissimo!

No Way Out (Joseph L. Mankiewicz, 1950, USA)

Anche in questo film Mankiewicz (Nomination Oscar per essere co-sceneggiatore) conta su due ottimi attori che si confrontano e si affrontano: Sindney Poitier e Richard Widmark. Il secondo interpreta un piccolo malfattore, violento e quasi psicopatico, apertamente razzista, spesso con le stesse espressioni da folle viste pochi giorni fa in Kiss of Death (1947), al suo esordio. L’altro sarà oggetto delle sue fissazioni omicide, pur essendo un medico armato dei migliori sentimenti ed ideali. Singolare noir che merita una visione, per la regia, per la sceneggiatura e per le interpretazioni. Non credo che il ridicolo titolo italiano abbia giovato al film: Uomo bianco tu vivrai! (da più l’idea di un western dalla parte dei nativi).

  

Storm Warning (Stuart Heisler, 1951, USA)

Qui si trovano invece due protagoniste, star dell’epoca, che tuttavia non ci si aspetta di vederle insieme in un film in cui interpretano due sorelle: Ginger Rogers e Doris Day. C’è anche un altro interprete dal nome molto conosciuto, ma non come attore (veramente pessimo) bensì per essere poi diventato Presidente USA: Ronald Reagan. Una sorella, di passaggio nella piccola cittadina nella quale vive l’altra, è testimone oculare di un’esecuzione da parte del Ku Klux Klan e fra i partecipanti riconosce il cognato. Parlerà per senso di giustizia, tacerà per non rovinare la sorella o per pura paura delle poco velate minacce del KKK? Buono quasi tutto il film con la tensione che monta continuamente, ma il finale mi è sembrato molto all’acqua di rose e sostanzialmente poco credibile.

Intruder in the Dust (Clarence Brown, 1949, USA)

Altro film a tema razzista nel quale un afroamericano (ora si dice così, ma nel film si usano altri appellativi) viene accusato di un omicidio che chiaramente non ha commesso. Ambientato in Mississippi negli anni ’40, mostra come in tanti altri casi la facilità con la quale la gente viene manipolata, specialmente se soffre di preconcetti razzisti. Anche questo mi è sembrato un po’ edulcorato e quasi un film “morale” per teenagers visto che un ragazzo (bianco) è quello che dovrà contribuire a discolpare “l’incastrato”, avvalendosi dell’aiuto dello zio avvocato e di una simpatica e intraprendente anziana signora. Il titolo italiano (ridicolo come al solito è Nella polvere del profondo Sud).

Dragonwyck (Joseph L. Mankiewicz, 1946, USA)

Dopo decine di collaborazioni alle sceneggiature a partire dal 1929 (per lo più uncredited), nel 1947 Mankiewicz diresse il primo dei suoi 20 film, per i quali ottenne 4 Oscar. L’inusuale ambientazione ci porta alla metà dell’800, nei territori dove sopravvivevano (molto bene) i patroons, latifondisti che godevano ancora dei privilegi stabiliti negli anni in cui parte degli stati di New York e New Jersey erano colonia olandese (New Netherland). Nel ruolo del patroon si apprezza Vincent Price che a mio parere, nel diventare icona horror, è da molti ancora considerato come caratterista. In questo film ritrova Gene Tierney con la quale aveva lavorato due anni prima nell’ottimo noir Laura diretto da Otto Preminger.

venerdì 5 marzo 2021

micro-recensioni 51-55: fra noir e crime, 3 USA e 2 UK degli anni ’45-’60

Cinquina di titoli poco conosciuti ma tutti apprezzabili, soprattutto per le sceneggiature per niente banali o viste e riviste. Anche nel campo delle regie e delle interpretazioni si dimostrano certamente al di sopra della media, pur non essendoci un gran numero di attori noti.

 

Executive Suite (Robert Wise, 1954, USA)

Come suggerisce il titolo, si tratta di un film che si sviluppa in ambito dirigenziale di un consiglio di amministrazione di una grossa azienda. Tempi serrati visto che tutto si svolge in pochi giorni, dalla morte improvvisa del plenipotenziario presidente alla scelta del suo successore, non essendoci un vice già designato. I giochi di potere, i ricatti e arrischiate operazioni finanziarie si susseguono senza sosta, spesso accavallandosi ai rapporti personali e familiari. In particolare sono singolari le forti prese di posizione di mogli e amanti di alcuni dei 7 dirigenti che devono cercare i 4 voti necessari per poter subentrare al comando dell’impresa. Quattro Nomination Oscar: Nina Foch non protagonista (ma è protagonista in My Name is Julia Ross), sceneggiatura, fotografia, costumi.  

Where the Sidewalk Ends (Otto Preminger, 1950, USA)

Solido noir nel quale ci si occupa più di un tutore della legge dai metodi non sempre ortodossi, pur essendo sostanzialmente onesto, che dei criminali che tenta di combattere. Ben diretto dall’affidabile Otto Preminger, vede protagonista Dana Andrews (affiancato da Gene Tierney) nei panni di un poliziotto che fa il possibile per cacciarsi sempre più nei guai, fin quando i nodi non vengono al pettine e dovrà fare scelte drastiche e dolorose. Singolare la motivazione del suo accanimento nei confronti di un delinquente, certo non di altissimo livello. La morale dal punto di vista della polizia è al centro della storia, e ciò vale per tutti.


  

My Name is Julia Ross (Joseph H. Lewis, 1945, USA)

Singolare thriller psicologico con sostituzione di persona (forzata). Buona sia la fotografia che la sceneggiatura, snella e dai rapidi sviluppi, oltre che con vari twist. Uno dei tanti noir minori ma più che degni, situazione ricorrente nella cinematografia americana degli anni 40’-’50.

It Always Rains on Sunday (Robert Hamer, 1947, UK)

Altro film temporalmente compatto, con un evaso che si rifugia presso una sua ex di molti anni prima, non sempre collaborativa. Le poche ore di libertà saranno molto movimentate. Buoni i tempi durante il soggiorno del criminale nella casa, buono anche l'inseguimento notturno finale fra strade semideserte e poi nella stazione di treni merci.

The Criminal (Joseph Losey, 1960, UK)

Scontri fra gangster accompagnati dalle loro bande, in parte in prigione e in parte fuori per divedersi (o appropriarsi) del bottino di una rapina. Mi è sembrata troppo lunga la parte carceraria e anche non troppo credibile. Molto migliore la parte della rapina e il buon finale.