mercoledì 30 dicembre 2015

Nuova escursione nella caldera, nuove meraviglie

Certamente ultimo post del 2015 e anche ultimo, probabilmente, dedicato a  Las Cañadas per questo soggiorno canario. Sono tornato in una delle aree più frequentate del Parque del Teide per ripercorrere il circuito abbastanza semplice e breve (3,5km) attorno a los Roques de García.
Queste sono la parte rimanente del margine della caldera di Ucanca, attualmente una pianura desertica di oltre un km di larghezza,con solo un paio di rilievi isolati. Un bravo vulcanologo può raccontare la storia millenaria di questo cratere osservando la grande varietà di emergenze, rocce, colori e forme completamente differenti le une dalle altre pur trovandosi a poche decine di metri le une dalle altre o addirittura incastrate fra loro.
Ma anche il semplice osservatore attento non potrà fare a meno di rimanere incantato di fonte a tale spettacolo che, oltretutto, ha come sfondo il Teide a nord e il margine de Las Cañadas del Teide a ovest, al di là del Llano de Ucanca.
Delle 35 foto di questo album, qui ve ne propongo alcune. Fra le tre strutture caratteristiche del gruppo, oltre a La Catedral e La Cascada, c'è el Roque Cinchado (a destra), senz'altro il più significativo, strano, fotografato e famoso in quanto è uno dei simboli del Parque ed ancor più famoso fra tutti gli spagnoli ultratrentenni. Il disegno di questo pinnacolo, insieme con una ridottissima mappa delle Canarie, era molto evidente e riconoscibile sulle banconote da MIL pesetas, in circolazione fino all'avvento dell'euro quando furono"trasformate" in 6,01 euro (cica 11.635 lire), quindi taglio molto comune.

La grande varietà di rocce comprende anche piccole colate che oggi appaino come nere cascate pietrificate, grosse torri composte da rocce quasi geometricamente regolari o a scalini e altre artisticamente modellate dagli agenti atmosferici, affioramenti di lava cordata (a sx) e fra tutto ciò enormi Echium Wildpretii (nella foto a dx, ormai secchi).
   
Dopo aver "perso" un sacco di tempo fra queste meraviglie geologiche, ho dovuto affrettare il passo per completare il mio giro e non perdere la guagua (bus). 
Certamente non interessante come la prima parte sia l'attraversamento del Llano de Ucanca, sia il circuito Roque del PinosanatorioMontaña Majúa e Cañadas Blanca, hanno comunque offerto nuovi punti di vista e tante occasioni di foto che potete vedere in questo album.




All'anno prossimo, che sarà inaugurato con un post di presentazione di una novità, prima di concludere la serie "i miei sentieri preferiti" con il crinale Campanella - Santa Croce (San Costanzo).

lunedì 28 dicembre 2015

I miei sentieri preferiti (7) - Monte Solaro e dintorni

Monte Solaro, crinali a est e ad ovest
Guardia - Cocuzzo - Solaro - Cetrella

Nuova inversione nell'ordine della descrizione dei miei sentieri preferiti, anticipo Monte Solaro sull'isola di Capri a discapito di Monte San Costanzo. Come è noto ai più, via Campanella è ancora chiusa per lavori e di conseguenza il modo ideale di percorrere il crinale dalla punta al monte risulta poco convenente (si dovrebbe scendere da Vetavole almeno fino a Rezzale e poi risalire lungo lo stesso percorso).
L’itinerario che mi accingo a descrivere (combinazione dei sentieri 65 e 4 della mappa in basso) segue il ciglio della imponente falesia meridionale dell'isola di Capri fra la Guardia e l’Eremo di Cetrella, passando per MiglieraCocuzzo e Solaro

Quindi, saltiamo sullo scoglio, andiamo ad Anacapri e proseguiamo fino alla Torre di Guardia (circa 200m s.l.m.) su tipiche stradine capresi per andare finalmente ad imboccare il sentiero 6 che ci guiderà fino alla Migliera. Chi vuole risparmiare circa 700m di camino ed un centinaio di metri di salita può saltare questo tratto andando direttamente al Belvedere della Migliera, ma si perderà vari interessanti panorami. Infatti al lato del sentiero che corre all’interno della pineta all’ombra e mai sul ciglio vero e proprio (nessun problema per chi soffre di vertigini) sono stati creati vari belvedere, questi sì sul ciglio, ma dotati di ringhiera metallica.

Solaro - Cocuzzo - Guardia (in discesa)  (trek Amalfi-Capri 2013)

Intraprendiamo ora il percorso 5 che ci porterà fino a Monte Solaro, vetta dell’isola con i suoi 587m di quota. Con i suoi quasi 2km di sviluppo è il più lungo dei tre, presenta una parte centrale molto ripida ed un dislivello complessivo di quasi 300 metri. L’ascesa a Monte Cocuzzo, vista dalla zona del Pisco (non vi dimenticate di affacciarvi per vedere il duomo sui quale incredibilmente proliferano i pini - foto a sx) è impressionante e sembra quasi impossibile da affrontare (foto a dx) ... ma dopo essere giunti in cima (in effetti ci vuole meno di quello che si possa pensare) non rimpiangerete certo l’arrampicata.
   
Pro e contro di Monte Solaro: troverete molti turisti (saliti in seggiovia, probabilmente le prime persone che vedrete dopo aver lasciato la Migliera), ma in compenso c’è il bar (chiuso d’inverno) situato al punto giusto per una birra, un caffè o altro. 
   
Monte Cocuzzo con Faraglioni e sentiero 5 da Monte Solaro 

Da qui e fino a raggiungere l’Eremo di Cetrella lungo il semplice e piacevole sentiero 4 (700m circa) avrete uno splendido colpo d’occhio sulla parte orientale di Capri (Faraglioni e Villa Jovis inclusi) con la Penisola Sorrentina sullo sfondo, dalla vicina Punta Campanella fino al Molare. Visibilità permettendo, a sinistra si apre tutto il Golfo di Napoli con le altre isole ed il Vesuvio e a destra il Golfo di Salerno con Li Galli e ancora più lontano Punta Licosa.
Sarebbe bene che, a questo punto, aveste già deciso come ritornare a valle in quanto i tre percorsi (segnati) più frequentati hanno caratteristiche molto diverse. Quello più semplice e tranquillo è la ben battuta antica mulattiera che vi riporta ad Anacapri ma volendo, prima di arrivare al centro, potrete anche svoltare direttamente per la Scala Fenicia che vi conduce al porto. Le altre due discese (1 Passetiello e 2 Anginola) sono molto più avventurose e dovrebbero essere affrontate solo da chi ha una certa esperienza e buona attrezzatura. Da evitare con pioggia, ghiaccio (d’inverno capita, sono esposte a nord-est) o con terreno molto umido. Ricordo infine che l’Anginola ha un tratto quasi verticale che, per fortuna, diventa più semplice e sicuro sostenendosi ad alcune catene e corde metalliche sistemate all’uopo da qualche anima pia. Per rendervene conto date uno sguardo a questo video
Anginola - Cetrella (in salita) (trek Amalfi-Capri 2013)

L’itinerario si può fare ovviamente al contrario (suggerito se si vogliono percorrere Passetiello o Anginola), ma utilizzando la stradina comunale fra Cetrella e Anacapri trovo che sia molto meglio percorrerlo come appena descritto. Tutti i sentieri numerati in mappa sono facilmente individuabili sia per essere abbastanza battuti che per avere segnavia di vernice rossa.

LINK: 

venerdì 25 dicembre 2015

Due giorni passeggiando in ambito urbano + cenone!

La Orotava (23 dicembre) e La Laguna (24 dicembre)

Sono salito a La Orotava, una volta città più importante dell’area, che dà in nome a tutta l’enorme valle e una volta anche a Puerto de la Cruz il cui nome originale, prima della costituzione in comune autonomo, era appunto Puerto de Orotava. Non da ultimo, mentre i vari versanti della caldera del Teide sono ripartiti in più comuni, Las Cañadas ricadono interamente nel suo territorio e quindi, di diritto, ospita la sede del Parque Nacional.
   
Come vedrete scorrendo le foto di questo albumLa Orotava conserva numerosi palazzi d’epoca, dallo stile coloniale al liberty, chiese di un certo pregio, giardini molto ben curati e, in questo periodo, numerosi presepi.
Devo dire che in merito a questi ultimi sono rimasto un po’ deluso essendo nettamente inferiori a quelli esposti a Puerto de a Cruz, dei quali ho già detto in un precedente post. Tuttavia ho trovato delle scene molto ben rappresentate ed in particolare quella dei passatempi. 
Ci sono un sacco di giocattoli in miniatura, dal trenino di legno al cavallo a dondolo e bambini che giocano con lo strummolo (trottola), il cerchio (di ferro) e alla cavallina. Queste azioni dinamiche sono molto ben descritte, ma i pastori sono veramente orrendi, per non dire osceni. Qualche spunto originale era presente anche nel grande presepe a grandezza naturale allestito nel Plaza del Ayuntamiento.

Il nome completo ed ufficiale è San Cristóbal de La Laguna (città fondata nel 1496, capitale di Tenerife da allora fino al 1723), ma tutti la chiamano semplicemente La Laguna.
Per lo più pianeggiante, il centro storico è attraversato da ampie strade quasi tutte pedonalizzate ed è ricco, come qualunque altra cittadina coloniale dell’epoca della Conquista, di edifici nobiliari con delle belle corti interne a giardino, balconi in legno coperti, chiese e conventi. Al margine nordorientale del centro si trova il Mercado Municipal, ieri più affollato del solito sia in quanto giorno semifestivo sia perché in tanti dovevano approvvigionarsi per i vari pranzi e cene. 
Foto del centro e del mercato
Anche qui a Tenerife la tradizione prevede la cena della vigilia di Natale (Nochebuena) per lo più a base di pesce, crostacei e molluschi (a tal proposito guardate le foto della mia cena a Casa Tata, con la famiglia).
Dalle foto dei banchi del mercato vedrete che molto del pesce era già stato venduto mentre evidentemente non c’era stata una corda al baccalà e verdure. Notate la grande varietà di tipi di patate che qui hanno un ruolo basilare nell’alimentazione (arrugadas, fritte o bollite comunque sono a tavola), in quasi qualunque banco di frutta e verdura occupano uno spazio notevole.
Della cena della vigilia alle quale sono stato invitato ho particolarmente apprezzato le navajas a la plancha con mojo verde ... una delizia.  Sono dello stesso genere (Ensis) dei nostri cannolicchi, ma un po’ più grandi e pieni. Foto a sinistra
Anche le gulas con gambas erano notevoli. Attenti a non confondere le gulas con le angulas ... le prime sono un succedaneo delle seconde e furono inventate a causa dei prezzi proibitivi (fino a quasi 1.000 Eur/kg) delle angulas che sarebbero gli avannotti di anguilla. Sono fatte di pasta di pesce, assolutamente salutare. Foto a destra
  

giovedì 24 dicembre 2015

2 film in 2 giorni, assolutamente diversi

Ieri ho visto Star Wars: The Force Awakens (J. J. Abrams, 2015)
Colori in 3D * IMAX 12-Track Digital Sound Dolby Atmos, Surround 7.1 * 2,35:1 cinemascope

Se nel 1970 il film di George Lucas segnò una svolta epocale nel cinema, almeno nel campo della fantascienza, questa versione 3D sembra più un remake con nuovi effetti speciali e la riesumazione di vecchi personaggi e interpreti (p.e Harrison Ford) che non contribuiscono certo al successo della pellicola. 
Sono convinto di quanto appena detto ma, pur essendo vero che non sono un appassionato del cinema fantastico né un fanatico degli effetti speciali, posso dire che visto in 3D in un’ottima sala con ottima acustica è un film spettacolare e in varie scene sembra di stare effettivamente al centro dell’azione (a un certo punto sono stato quasi speronato da un’aeronave...). Tuttavia resta solo un gran videogioco costato circa 250mln di dollari, ottimo investimento per i produttori visto che nel solo primo week-end nelle sale ne ha incassati 238!. Trama, dialoghi e interpretazioni sono tutt’altro che memorabili.
    
L’altrieri ho visto Blancanieves (Pablo Berger, 2012) in b/n * muto * Academy standard 1,37:1 (nello schema in basso si vede chiaramente la differenza fra il classico formato Academy standard e il Cinemascope)
Pochi ne avranno sentito parlare e ancor di meno avranno visto questo film spagnolo del 2012 che, similmente a The Artist (dell’anno precedente), è in bianco e nero e con solo commento sonoro più cartelli ma che ha ben poco a che vedere con il suo più famoso e acclamato collega.
La trama, che solo vagamente segue la storia della Biancaneve dei Grimm, viene ambientata nell’Andalusia degli anni ’20 ed è infarcita di citazioni cinematografiche - p.e. Freaks (T. Browning, 1932) e Faust (F. W. Murnau, 1926) - e di riferimenti ad altre favole (p.e. Pinocchio e Cenerentola).
Fotografia e montaggio assolutamente superlativi, e non solo  secondo me. Ottima anche la colonna sonora.
Precisa e nitida ricostruzione di un’epoca e di alcuni ambienti sia attraverso ritratti di semplici comparse (complimenti anche a chi a diretto il casting) sia soffermandosi su ambienti, oggetti e, ovviamente sui rituali e superstizioni legate alla corrida.  
Anche la colonna sonora è stata molto apprezzata ed ha conseguito numerosi premi, in particolare per la canzone originale No te puedo encontrar (Silvia Pérez Cruz, voce, Juan Gómez "Chicuelo", guitarrista) che potete ascoltare guardando la scena del film in questo video.

La trama ha vari sviluppi inaspettati, fino al termine ... e non dico oltre, e le scene di suspense in stile classico con lunghi primi piani sfociano spesso in un montaggio frenetico che non sempre descrive ciò che ci si aspetta. Anche se non fedele alla storia originale, sono presenti e ben descritti tutti gli elementi sostanziali di una favola classica: innocenza, ingenuità, bontà e coraggio avversate da perfidia, invidia, gelosia e avidità.
In un’intervista il regista Pablo Berger ha dichiarato che l’idea l’ebbe oltre 20 anni prima di realizzare Blancanieves subito dopo aver visto per la prima volta un film muto (Greed  - in Italia titolato Rapacità, di E. Von Stroheim, 1925) oltretutto con commento sonoro dal vivo di orchestra sinfonica al Festival San Sebastian dove era presente nelle vesti di cronista. Il film ha ottenuto ben 47 Premi su 97 nomination, è arrivato in Italia nel 2012 (Festival di Torino) e poi nelle sale nel 2013, ed è il secondo lungometraggio di Berger (il primo, Torremolinos 73) lo diresse ben 9 anni prima.
Nel 1988 diresse il suo primo (e unico) cortometraggio e a seguito del successo ottenuto gli fu assegnata una borsa di studio per un master di cinema a New York. Terminato il dottorato rimase nella Grande Mela ad insegnare regia presso la New York Film Academy (NYFA). 
Chissà se e quando vedremo il prossimo film (probabilmente di tutt’altro genere) di Berger visto che in 25 anni anni ha prodotto solo un corto e due lungometraggi, ma lui è uno che mangia pane e film e non si può essere sicuri di niente. Oltretutto non ha bisogno di grandi budget visto che ha girato un piccolo capolavoro con circa 6mln contro i 250mln di dollari di Guerre Stellari ed ha ottenuto recensioni migliori (anche se due generi così diversi non possono essere comparati). 
Un’ultima precisazione rivolta a quelli che si sono “impressionati” al solo leggere la parola corrida. E’ vero che è ambientato al margine del mondo della tauromachia, ma vi posso assicurare che non si vede nessuno scontro torero/toro nel quale sia sparsa una sola goccia di sangue taurino e quelli che hanno scritto che per girare il film sono stati uccisi 9 tori sicuramente non hanno visto il film, ma semplicemente letto la trama (io comunque e ne ricordo solo 7, gli altri non erano tori e comunque non vengono uccisi tutti neanche nella finzione ...). Esempio: plaza de toros, entra il torero, entra il toro, il torero viene acclamato, entra il toro successivo ... si lascia intendere che il primo toro sia stato ucciso. Non ci sono banderilleros, né picadores. Questi stessi benpensanti si scatenano su una semplice parola e poi lasciano che i loro figli guardino ogni tipo di violenza, droga, torture, guerra e sesso in televisione ... bah!
Questo è il trailer e, se vorrete, potete guardare il film in streaming su RTVE

Blancanieves è un film sulle favole, sulla corrida o sul cinema? 
Senz’altro l’ultima.

PS - dei film 2015 che ho visto vi consiglio senz’altro Sicario (del quale ho già parlato) e Bridge of spiesHo trovato pessimi The Homesman e In the heart of the seaDue più che onorevoli commedie con risvolti drammatici sono Truman e il giapponese An (titolo it. Le ricette della signora Toku). E se il vostro genere è la fantascienza, devo dire che a Star Wars ho preferito Hunger Games: Mockingbird 2, anche se meno spettacolare.
  
Resto in trepidante attesa di The Hateful Eight (Tarantino), The Revenant (Iñárritu), Spotlight (McCarthy) e, perché no, di Joy (Russel).

lunedì 21 dicembre 2015

Mappe, gps, sentieri e qualche buon consiglio (penso)

Mi ritrovo a scrivere sull’argomento dopo aver accuratamente analizzato il percorso della mia escursione di venerdì scorso, della quale ho trattato nel precedente post. Questo non è descrittivo, è un semplice resoconto delle incongruenze delle varie fonti a mia disposizione per effettuare la camminata in sicurezza, perdendo il minor tempo possibile alla ricerca del percorso pianificato e dei modi nei quali le ho affrontate. Le cose non sono sempre così semplici come si spera che siano ed è bene pensare a dove si va. Seppur indirizzato quasi esclusivamente agli escursionisti, se ne possono trarre conclusioni valide in molti altri campi.
Se il resoconto vi annoia, passate direttamente alla morale-suggerimenti conclusivi (in calce)

Non vi fidate ciecamente di ciò che è scritto, descritto o risulta da uno strumento
Come ho già avuto modo di scrivere, è assodato che la carta perfetta non esiste e non potrà mai esistere se intesa come rappresentazione precisissima di un territorio riprodotto su un piano. A queste difficoltà oggettive vanno aggiunti gli errori che per distrazione o fallace trascrizione possono essere attribuiti al compilatore della carta che non sempre è il cartografo che ha agito su campo. Non é importante sapere come e perché c'è l'errore, né chi l'ha fatto ... non serve a molto quando si sta in escursione; è invece fondamentale saper intendere le incongruenze e gestirle nel miglior modo possibile. Con un po' di esperienza si valutano le età delle varie informazioni, cercando di capire quali sono le più obsolete e quali le più recenti. Sul territorio, similmente, si deve tentare di valutare se un sentiero è storico o è nuovo, tracciato a soli fini escursionistici. A prescindere da tutto ciò si deve tener presente che, parimenti a qualunque tipo di guida, fra il momento delle rilievi e quello della stampa passano vari mesi e fra un’edizione e la successiva (non sempre aggiornata) trascorre ancor più tempo e quindi l’utente finale spesso si ritrova fra le mani descrizioni di vari anni addietro.

Per fortuna nella caldera del Teide è abbastanza facile orientarsi in quanto si cammina fra i 2.000 e i 2.500m e la cima del vulcano (3.718m, foto in alto) è quasi sempre visibile, da qualunque lato. Visto che ho sempre atteso le giornate adatte (con buona visibilità) mi sono potuto avventurare su vari sentieri secondari e parecchie volte fuori sentiero, sapendo dove mi dirigevo e contando sul fatto che dopo varie centinaia di metri mi sarei riportato su un determinato sentiero dei 37 segnati nel Parco Nazionale. Questi, in linea di massima, sono ben tracciati ed evidenti essendo limitati da pietre distanziate fra loro, però i segnavia con il numero dell’itinerario sono rarissimi e poco visibili e quindi è di fondamentale importanza essere sicuri del sentiero che si sta percorrendo ed in quale senso ...
Ho tentato di mettere su carta le informazioni che avevo in partenza e quelle acquisite a fine giornata. Sono partito con la Guida Rother (4^ ed., aggiornata nel 2013) la cui cartina indicava un percorso parzialmente diverso dalla traccia gps fornita dalla stessa casa editrice.  Comunque la mappa indicava l’esistenza di un sentiero lungo tutto il percorso gps che ho rappresentato con puntini verdi, quelli più grandi evidenziati in giallo indicano il sentiero presente in carta, ma non nella realtà. I puntini blu sono il percorso segnato sulla mappa Rother mentre la sottile linea verde evidenziata in giallo indica il tratto di sentiero (rosso, n. 37) presente sulla carta del Parco ma assolutamente inesistente. Quindi tre fonti, tre indicazioni diverse, seppur parzialmente.

Nella carta del parco qui in alto, sulla quale ho aggiunto le varie informazioni, si nota che le linee indicanti i vari sentieri sono molto tremolanti che indicano chiaramente che sono tracce gps sovrapposte alla base. In considerazione del tipo di territorio, della distanza fra i sentieri e della piccola scala in questo caso l'operazione va più che bene. Come vedete la traccia del mio percorso (tratteggio blu, ben 23km rappresentati in pochi cmq) si sovrappone quasi perfettamente (le due discrepanze in basso sono i fuori sentiero effettuati per andare a fotografare i dicchi).
Non ho potuto seguire la traccia (punti verdi evidenziati in giallo) in quanto c’erano varie zone recintate e vietate di rimboschimento sperimentale e varie barriere naturali di vegetazione alta e fitta, ma ho continuato a procedere verso est sicuro che dopo varie centinaia di metri avrei trovato la pista forestale, una strada sterrata impossibile da oltrepassare senza accorgersene. In questo caso era chiaro che le recinzioni erano recenti e la guida non poteva esserne a conoscenza 3 anni fa.
Diverso è il discorso per il tratto con puntini blu in quanto, tornando sui miei passi dopo la deviazione sul 20 fino al Mirador, pensavo di dover attraversare la pista e proseguire diritto, forse spostandomi un po’ a destra. Invece le pietre che limitavano il sentiero mi portavano a sud-ovest (quindi a sx) parallelamente alla sterrata. Percorsi oltre 300m senza che il sentiero accennasse a girare verso ovest o ad allontanarsi dalla pista sono tornato indietro fino all’incrocio per essere sicuro che non ci fossero altra indicazioni o bivi ... niente! Quindi ho ripercorso il tratto per la terza volta e mi sono spinto oltre e solo dopo quasi 500m il sentiero ha preso la direzione giusta.

Morale-suggerimenti conclusivi
  • Non iniziate escursioni in territori sconosciuti senza almeno una cartina, una guida (le tracce gps possono essere utili ma vanno sempre abbinate ad una mappa). Per quanto possibile, incrociate almeno due tipi di dati, di fonti diverse.
  • Se non trovate un sentiero non indispensabile procedete egualmente nella direzione giusta (se la conoscete e siete in grado di seguirla) a patto che abbiate davanti a voi - anche a varie centinaia di metri - quella che gli orientisti chiamano una linea d’arresto, vale a dire un elemento trasversale al vostro avanzamento tanto evidente da non poterlo mancare (fiume, strada, crinale, elettrodotto, ...)
  • Se avete dubbi non vi allontanate troppo dall’ultimo punto certo. Percorsi 200-300m tornate indietro, osservate, ragionate e solo se siete sicuri di dove state andando ripartite. Allontanandosi troppo si rischia di non ritrovare il punto certo e di perdere molto tempo (prima o poi fa buio ...).
  • Infine, suggerisco di non andare mai da soli, come è buona norma, e di non imitare me che spesso esploro in solitario.
PS - il sentiero 37 è il più recente, la precedente guida del Parco ne indicava solo 35; è lecito pensare che, fra le tracce dei vari progetti, abbiano riportato quella errata ... domani andrò alla sede del Parco ad “indagare” e a segnalare (su sollecitazione dello staff del Centro de Visitantes)

sabato 19 dicembre 2015

Dicchi a volontà nella caldera del Teide

Punta Brava, Puerto de la Cruz (Tenerife), 19 dicembre 2015

Ennesima escursione in altura attorno al vulcano (Las Cañadas del Teide) con oltre la metà del percorso assolutamente nuovo per me. Decine di coni, colate e colori sempre diversi. Nella foto in basso, da sinistra a destra, si vedono la pressoché nera Montaña Rajada, (2.507m), Montaña Blanca (2.748m), il Teide (3.718m) con le sue nere colate (relativamente) recenti e, più in primo piano, la marroncina Montaña Mostaza (2.248m).




Approfittando della giornata senza una nuvola, dall’alba al tramonto, e senza vento sono tornato a fotografare il dicco che mi aveva già colpito nella scorsa uscita. (album di sole foto del dicco in questione).
Comincio con lo spiegare semplicemente di cosa si tratta. Me lo ha detto in poche parole un mio amico vulcanologo e poi sono andato, come mia abitudine, ad approfondire l’argomento in rete.
DICCO: corpo roccioso, generalmente con andamento subverticale o obliquo, formatosi per il raffreddamento di magma in un condotto di alimentazione o in una frattura. Vasti sistemi di dicchi antichi sono posti in evidenza dai processi di erosione. ... (da vulcan.fis.uniroma3.it)
In parole povere, il magma entra nella frattura e si solidifica. Dopo un po’ di anni (eufemismo) se l’erosione di ciò che lo conteneva avviene più rapidamente di quella del dicco, questo rimane scoperto con forme molto varie. Di frequente appare quasi come un muro lungo, verticali e più o meno sottile (come in questo caso).
   

Questa volta mi sono spinto fin sulla cresta della caldera giungendo fino al Mirador del Corral del Niño dal quale (ieri) si vedeva chiaramente Gran Canaria
Ho attraversato Arenas Negras (dalla foto il perché risulta evidente, eppure riescono a crescere degli Echium) e prima di arrivare alla Degollada de Abreo mi sono imbattuto in un inusuale vallone con entrambe le spalle per lo più di pomici, ma di colori diversi, ed un margine costituito da uno spesso strato roccioso che si sfalda a grossi blocchi (foto in basso).
   
Dall’alto vedevo file di macchine, minibus e taxi lungo la strada, ma sui sentieri ho incontrato pochissime persone, nessuna durante la decina di chilometri nella parte alta. Per mia fortuna (purtroppo per loro) tutti si accalcano in pochi punti (Teleferico, Parador, Roques de Garcia) in prossimità delle rotabili, così come succede in Penisola o a Capri dove il 90% dei turisti non sa neanche cosa si perde per non percorrere qualche chilometro a piedi.

Ripeto il suggerimento: prendete in considerazione i vulcani per le vostre escursioni. Nel Sud non ci mancano di certo ...

mercoledì 16 dicembre 2015

I miei sentieri preferiti (6) e nuova cartina

fra la Croce di Capodacqua e la sella di Arola
passando per Monte Comune, ovviamente ...

Procedendo verso l'estremità della Penisola, della quale tratterò nel prossimo post, c'è un altro percorso quasi completamente in crinale, che può essere percorso in entrambe i versi con medesima (grande) soddisfazione.

Il tratto del quale vado a scrivere, che si è meritato uno posto fra i magnifici 7, è quello fra la Croce di Capodacqua e la sella di Arola, a monte della Selva dei Morti. In mezzo, come molti di voi ben sanno, c'è Monte Comune che, con i suoi 881,7 metri s.l.m., è la maggiore altura a ovest del Faito. Quello che forse pochi sanno è che i suoi pendii meridionali sono i più ripidi dei Lattari infatti dal ciglio del pianoro a pascolo (870m) in pianta il mare si trova a un solo chilometro.

Come dicevo, non ci sono alture neanche lontanamente simili a ponente e quindi la vista in quella direzione può spaziare liberamente sulla serie di vette gradualmente minori: Vico Alvano (641m), Tore (526m) e San Costanzo (più esattamente Santa Croce, 495m) per poi risalire ai 587m del Solaro, ma questo si trova sull'isola di Capri.
La suddetta estrema pendenza a sud fa sì che a ponente di Capodacqua non ci siano traverse percorribili in sicurezza da quel versante (e addirittura non ci siano nemmeno sentieri in costa, se non qualche traccia poco sicura) e, visto che l'antica mulattiera fra il cancello di Arola e Tordigliano è da anni impraticabile, per tornare sulla statale amalfitana si deve arrivare fino a Colli San Pietro, dopo aver valicato monte Vico Alvano.
A nord, al contrario c'è modo di collegarsi con via Bosco (che unisce le frazioni alte di Vico Equense) ad Anaro (Moiano), Ticciano, Preazzano, Arola. Pertanto chi non ha intenzione di percorrerlo in ambo le direzioni (soluzione da non scartare, assolutamente non peregrina) potrà chiudere sul circuito utilizzando i mezzi pubblici della linea Sorrento - Amalfi (SITA) o quelli della circolare di Vico Equense (EAV).
Per uniformità con la successione dei percorsi precedentemente descritti, procederò verso i Colli. L'inizio è una breve salita che escluderei dal tratto, ma purtroppo è necessaria. Sembra facile e poco ripida, ma la battuta è in pendenza e per assurdo, preferisco la salita della Conocchia, ben più ripida. Per fortuna è breve e subito si passa su un sentiero estremamente piacevole egualmente pendente, forse di più, che ben presto si avvicina al margine della falesia e si affaccia sulla costa da Positano a Capo Sottile (Praiano). Di tanto in tanto voltatevi per apprezzare l’ampio valico di Santa Maria del Castello, dominato dalla Conocchia e Sant’Angelo a Tre Pizzi.
   
A metà ascesa non dimenticate di effettuare una brevissima deviazione panoramica sul piccolo promontorio che non potete non vedere. In prossimità della fine della salita si attraversa un boschetto di querce e, subito dopo aver superato una prima recinzione, si inizia a camminare in una distesa pressoché pianeggiante, inusitata per la penisola, fra erba e fiori. Si procede all’esterno di una seconda recinzione prima per un paio di centinaia di metri verso sud e poi altri 200m verso ovest prima di scavalcare un’ennesima recinzione.
   
Prima di iniziare la discesa una sosta è d’obbligo per ammirare il panorama, in particolare verso Capri, anche se sarebbe inutile suggerirlo in quanto non se ne può fare a meno. Fino al cancello di Arola il panorama sarà quasi uguale ma questo è il migliore per essere il più alto.
Se nel corso della prima parte della discesa perdeste i segnavia, non vi preoccupate più di tanto ... dirigetevi verso l'unico rudere che vedete. Segue un breve tratto quasi in piano, non sempre evidente a causa della vegetazione invasiva, se avete dubbi mantenetevi vicini al margine dei campi, spesso coltivati. Iniziata la discesa su un sentiero ben evidente ricordatevi di lasciarlo dopo pochi metri spostandovi ancora una volta verso sinistra (cercate i segnavia bianco-rossi).
   
Il resto della discesa è facile da individuare ed essendo stato segnato più volte in epoche diverse non vi meravigliate se troverete segni discordanti e un mare di tracce. Avvicinandovi alla sella di Arola avrete modo di notare che ci sono due passi divisi da una piccola altura (584m). Fra essi ci sono vari sentieri, il più panoramico è ovviamente quello di crinale (marcato in rosso). Comunque arriviate alla seconda, vi consiglio di portarvi sullo sperone di roccia viva (541m) e sul piccolo promontorio successivo (544m) che si protendono verso il mare, punti di vista unici. (le due foto qui sopra)
Lungo tutto il percorso la macchia è estremamente varia, in qualunque stagione ci sono fiori e in primavera si possono osservare anche orchidee numerose sia per varietà che quantità.
   
In questo tratto dell’Alta Via dei Monti Lattari (CAI300) solo una minima parte del cammino è costituito da sentieri pubblici e storici. Aggiungendo la carenza di rocce, alberi e muri sui quali marcare i segnavia si capisce perché talvolta è difficile individuare la tracce. Non da ultimo, a causa della poca evidenza di un percorso certo e della possibilità di andare quasi dovunque, nel corso degli anni gli escursionisti sono passati qua e là lasciando un’infinità di tracce. La vegetazione spesso ha coperto i vecchi segni bianco/rossi e chi li andava a ripassare, non trovandoli, li posizionava differentemente e quindi, come già detto, se ne trovano parecchi discordanti.
Per facilitare l’orientamento dei non conoscitori dell’area descrivo il percorso per punti salienti, rendendo quasi non necessari i segnavia (ma di tanto in tanto è comunque meglio prestarvi attenzione):
  • dalla croce di Capodacqua sentiero e, appena termina la staccionata a destra, iniziare a salire (segnavia evidenti)
  • lungo la salita mantenevi a sinistra, al margine dei pendii più ripidi
  • dopo aver scavalcato la prima recinzione (con comoda scala in legno) mantenetevi all’esterno della successiva fino all’inizio della discesa (a metà strada angolo retto verso destra)
  • usciti dalla recinzione dirigetevi verso il rudere (unico a vista) al margine di un boschetto
  • dal rudere, proseguire quasi in piano fra gli alberi, poi mantenersi a sinistra
  • all’inizio della nuova discesa, attenti a non farvi ingannare dal sentiero che gira verso la valletta a destra; lasciatelo subito e proseguite mantenendovi sul crinale, fino a trovare qualche segno in prossimità dell’inizio di un pendio più  ripido
  • arrivati nella prossima sezione pianeggiante, su una cresta rocciosa, poggiare a sx passando fra le due piccole alture di pari quota (647m)
  • di lì in poi è impossibile sbagliare essendo il sentiero ben evidente ed in buona parte limitato da staccionata in legno.
Ho unito le cartine già pubblicate su www.giovis.com del percorso Santa Maria del Castello - Colli San Pietro (sezione dell’Alta Via dei Monti Lattari - CAI300) in una sola che, ovviamente, è un po' più difficile da gestire. In compenso, l’ho ampliata a nord e a sud in modo che anche chi non conosca l’area si possa rendere conto di come si possa tornare su una strada. A chi la vorrà stampare consiglio di dividerla almeno in due A4 orizzontali (per il solo sentiero) o verticali (per la mappa completa), mentre sarà molto più comoda per chi la vorrà caricare su tablet, smartphone o simili dove potrà ingrandirla e farla scorrere a proprio piacimento. 

lunedì 14 dicembre 2015

Caldera del Teide? Niente da vedere, solo pomici e pietre. (???)

Montaña Rajada y Minas de San José 

Quelli nel titolo sono i commenti frettolosi (e non aggiungo altro) di coloro che non sanno osservare la natura, similmente a quanto accade a chi non apprezza un viaggio per mare (tutta acqua) o una passeggiata in un bosco (solo alberi ed erba) o negli ancora più uniformi e apparentemente monotoni ghiacciai, deserti e distese innevate. 

Neanche il fatto di non percorrere nessuno dei ben 37 sentieri segnati all’interno del Parque Nacional del Teide giustifica questa superficiale valutazione in quanto dalla stessa strada che attraversa la caldera (ben 15 km dal Portillo al Parador) si possono ammirare panorami fantastici con cambiamenti continui di colori e tipi di materiale vulcanico.

Tornando alla mia escursione di sabato 12 dicembre (Portillo - Montaña de los Tomillos - Montaña Rajada (2.508m) - Minas de San José - Risco Verde - Portillo), non vedendo come possa descriverla nel dettaglio, tenterò di dare un'idea generale dei panorami e delle sensazioni che sono più o meno valide per tutta la caldera, chiamando a testimone parte delle circa 200 foto scattate, raccolte in questo album Google+
Mi rivolgo in particolare a chi non ha mai avuto occasione di attraversare campi di lava o comunque distese di materiali misti di origine vulcanica e a costoro consiglio assolutamente di provvedere a colmare al più presto questa grave lacuna. Il suggerimento è valido per tutti, ma in particolare per gli escursionisti i quali saranno senz'altro in grado di percorrere più km senza doversi limitare ad allontanarsi solo qualche centinaio di metri dalla strada.
Quanto più si cammina, tanto più si potranno apprezzare continui cambiamenti di paesaggio, superare varie colate laviche dalle caratteristiche completamente diverse, trovarsi davanti a distese pressoché pianeggianti di sabbia, ceneri, pomici e scorie varie, osservare fiumi di grosse rocce quasi impossibili da attraversare. In alcuni casi a tutto ciò si aggiungono vasti panorami spesso dominati dal cono del Teide (3.718m contro i 2.000-2.300m medi de Las Cañadas) o le imponenti pareti della caldera, alte dai 300 ai 700 metri, nelle quali anche il più inesperto potrà leggere avvenimenti e sconvolgimenti geologici di secoli e secoli. Nella foto a sinistra, osservate la stranissima e strettissima parete rocciosa (dovrebbe essere un dicco) che scende verticalmente nella parete della caldera

Gli stessi colori delle onnipresenti pomici cambiano dal quasi bianco al giallastro, all’ocra, al rossiccio e fra esse affiorano rocce anch’esse di varie tonalità fino a quelle nerissime che includono parti di ossidiana. Nella foto al lato vedete come in pochi centimetri quadrati si trovino pomici e rocce di varie dimensioni e colori.
Penso di aver detto abbastanza, ma certamente non tutto in quanto impossibile. Nella foto in alto, invece, scattata dal versante ovest di Montaña Rajada (colore dominante nero) si vede una distesa di pomici di diverse tonalità con la parte più alta e chiara che costituisce Montaña Blanca, a sinistra emerge una striscia di rocce prevalentemente marroni, sullo sfondo si vedono le nere lave relativamente recenti del Teide.
Per rendervi conto di quanto detto, vi invito a guardate con calma, ingrandendole al 100%, le 38 foto del già citato album che comunque certamente non rendono il giusto merito a questa caldera di oltre cento kmq.

Bando alle ciance, nella prossima vacanza includete un vulcano nel vostro itinerario.