lunedì 30 giugno 2014

Escursionismo e Natura: la Sciuscella (Ceratonia siliqua)

La Sciuscella (in napoletano), alias Carruboalias Ceratonia siliqua L., è un tipico albero mediterraneo utilizzato da secoli in mille diversi modi. Oltre alla scheda di Meditflora: http://www.meditflora.com/flora/ceratonia_siliqua.htm suggerisco di leggere anche questo breve articolo http://www.meditflora.com/natura&cultura/
  
   
La sua caratteristica fitta chioma di foglie lucide e coriacee non lascia filtrare che pochissimi raggi solari. I suoi rami, abbastanza bassi, spesso creano vaste zone d’ombra nelle quali la temperatura si mantiene di parecchi gradi più bassa dell’area circostante. Per questo motivo, nelle regioni calde, è molto apprezzato e gode fama di creare l’ombra più fresca in assoluto. 
Ho avuto modo di constatare personalmente che è assolutamente vero!

domenica 29 giugno 2014

Escursionismo: Tese di Pimonte, Palmentiello, Colle Garofalo - Capo Muro

Ho redatto una nuova cartina che rappresenta l’area di "svincolo" a est del Sant'Angelo a Tre Pizzi, comprendente tre sentieri importanti eppure molto poco frequentati, tranne forse Palmentiello per far parte dell'Alta Via dei Monti Lattari (CAI 300). 
Il loro grandissimo valore "logistico" per la creazione di lunghi itinerari evitando inutili andirivieni mi ha spinto a realizzare questa mappa che ovviamente include anche altri noti sentieri quali Conocchia, Forestale-Capo Muro, Molare, Monte Catiello, ecc.
Tese di Pimonte (CAI 334), da Pimonte al Faito
Antica mulattiera di circa 4,5km con quasi 800m di dislivello, un tempo utilizzata anche per il trasporto del ghiaccio delle neviere. Origina dalla traversa del parcheggio del ristorante San Michele (436m, fermata linea SITA Castellammare-Agerola) e conduce a Porta di Faito (1204m, innesto sul sentiero fra la funivia e il Santuario, CAI 350). Dopo un inizio relativamente ripido al margine di campi coltivati, si attraversa un antico ponticello e si inizia la lunga serie di oltre 30 tornanti, per lo più fra castagneti, con comoda pendenza pressoché costante. Eccellenti panorami nella parte alta.
Palmentiello, tratto dell'Alta Via dei Monti Lattari (CAI 300) fra Colle Garofalo e Faito
Fondamentale e quasi unico accesso al Faito e S. Angelo a Tre Pizzi da est. È lungo circa 2,4 km e i due estremi sono rispettivamente a quota 1026m (incrocio a ovest di Colle Garofalo) e 1185m (innesto sul sentiero fra la il Santuario e il Molare, CAI 350).
CAI 329a (ex 02), collegamento bivio di Colle Garofalo (1026m) e Capo Muro (1079m)
Apparentemente semplice, questo percorso che collega il crinale dei Lattari con i tanti sentieri che del versante meridionale del S. Angelo a Tre Pizzi è storicamente problematico in quanto attraversa boschi cedui, con fondo spesso coperto di ramaglie e pomici. Un sentiero vero e proprio non esiste e nel corso degli anni sono stati segnati diversi percorsi, contribuendo a creare confusione. Una volta si passava in alto (oltre i 1100m), la vecchia carta CAI riportava un itinerario che scendeva fino a 825m, ma pare che adesso si sia optato per un itinerario "ufficiale" intermedio con due possibilità nella parte nord.
Al momento il più frequentato, quasi ufficiale, è quello segnato in rosso in carta. La variante che conduce alla sella a ovest di Crocella è in nero. In entrambi i casi da Capo Muro alla sella ovest di Colle Garofalo si percorrono poco meno di 2,5km. Fino alla settimana scorsa, ultima volta che l'ho percorso, nel tratto intermedio c'erano ancora numerosi segnali sbiaditi, ma nella discesa su pomice e fra le felci il tracciato non era sempre immediatamente individuabile.
Mi riprometto di effettuare ulteriori sopralluoghi ed eventualmente di aggiornare questa carta.
Mi dispiace sottolineare (ma è importante mettere in guardia chi va in giro con le cartine) che nell’area Crocella, Colle Garofalo e Palmentiello ci sono grosse incongruenze fra quanto rappresentato dalla carta del CAI e l’attuale situazione reale. 
Mi riservo di trattarle in modo analitico in un prossimo post.

venerdì 27 giugno 2014

Escursionismo: pulizia sentieri, segnaletica e messa in sicurezza

Risolta, spero definitivamente, la situazione bar/chiosco sul Sentiero degli Dei prendo spunto da alcuni commenti nei quali, pur restando nell'ambito escursionistico, qualcuno è andato un po’ fuori argomento tirando in ballo e invocando pulizia dei sentieri, segnaletica e la fatidica “messa in sicurezza”.
In alcuni post precedenti ho già affrontato alcuni aspetti di questi argomenti, in particolare in merito alla segnaletica, e comunque sia vi dico come la penso.
PULIZIA: premesso che chiaramente non parlo di rifiuti, dovrebbe essere limitata alla potatura e sfalciatura leggera e mirata. L’obiettivo dovrebbe essere semplicemente e unicamente quello di mettere gli escursionisti in condizione di poter vedere dove mettono i piedi. 
Basta anche solo mezzo metro di larghezza, mentre è assolutamente inutile e dannoso pulire con il decespugliatore allargandosi di due metri per lato. 
La maggior parte di quelli che vanno in escursione lo fanno per stare in ambiente naturale, vogliono camminare fra erba, fiori e cespugli, non in un “deserto”. Quante volte abbiamo visto inopportuni e devastanti tagli di erba e fiori (incluse Orchidee, specie protette) che si sono estesi lungo le ripe dove nessuno andrà mai. Con meno soldi e uomini si sarebbero potute sistemare tante piccole cose ben più necessarie.
SEGNALETICA: tabelle ben fatte e complete dovrebbero essere sistemate esclusivamente a inizio sentiero, quindi in ambito semi-urbano (di solito sta nel parcheggio). 
Le frecce segnaletiche con destinazioni e distanze (ed eventualmente tempi) dovrebbero essere il minimo indispensabile e posizionate in prossimità di incroci principali. Si dovrebbe solo rafforzare la segnaletica bianco/rossa, in particolare vicino alle biforcazioni e intersezioni, ma dovrebbe essere prevista solo per i sentieri principali. Non si può pensare di segnare tutti i sentieri, tracce e varianti.
MESSA IN SICUREZZA: altro tasto dolentissimo. Con questa dizione si sono giustificati interventi costosissimi, inutili e malfatti. Solo in rari casi gli escursionisti ne hanno tratto un effettivo vantaggio.
Per esempio, tanto per parlare di un percorso conosciuto dalla maggior parte degli escursionisti, la quasi totalità dei passamano lungo il Sentiero degli Dei è assolutamente inutile. Partendo da Nocelle, c’è passamano fin oltre la calcara e fino alla base della prima rampa di scale. Eppure non ci sono strapiombi, talvolta non c’è neanche un metro di dislivello a valle e nel primo tratto si appoggia ad una precedente recinzione! Al termine della suddetta rampa di scale, subito dopo i pochi scalini in cemento con ringhiera metallica, esisteva un panoramico e sicuro belvedere … è stato chiuso e reso inaccessibile dai passamano.
Andando più avanti si troveranno tanti tratti con strapiombi e più stretti di quelli appena citati, ma lasciati senza passamano (per esempio in zona Cannati). A mio parere, l’unico intervento giustificato è quello al limite est del Vallone Nocelle dove, oltre a posizionare una ringhiera, il sentiero è stato opportunamente allargato a monte. Fino ad una dozzina di anni fa quel passaggio, relativamente stretto e senza protezione, pur non essendo assolutamente pericoloso creava non pochi problemi a chi soffriva di vertigini.
 

Io sono dell’opinione che Chi se mette pe’ mare, adda sape’ primma nata’, (Chi va per mare, deve prima saper nuotare) detto napoletano, nonché quinto comandamento del Decalogo dei Free Ramblers. Vale a dire che chi vuole praticare l’escursionismo andando in montagna e non solo sui sentieri larghi, comodi, ben battuti e senza grandi salite, deve essere preparato, attrezzato e disposto a tornare a casa con qualche occasionale graffio oltre che impolverato o infangato. Non è assolutamente ipotizzabile pensare di diserbare, spazzare, allargare, spianare e delimitare con passamano tutta la rete sentieristica. In questo malaugurato caso, per fortuna irrealizzabile, la maggior parte dei veri escursionisti (pur non avendo niente a che vedere con i cosiddetti Rambo) perderebbero quasi ogni interesse nell'andare in giro.
Non voglio assolutamente apparire “razzista” o “elitario”, ma sono fermamente convinto che debba rimanere la distinzione fra escursione in montagna e passeggiata nel parco cittadino (dove si possono trovare panchine, fontane, bar, percorsi larghi e livellati, ecc.). 

giovedì 26 giugno 2014

Frigo sul Sentiero degli Dei - 3^, speriamo ultima, puntata

Ho appena ricevuto comunicazione e relativa foto (ripeto, meraviglia di Internet quando utilizzato in modo utile e opportuno) della sparizione del frigorifero.
Evidentemente il novello barista si è reso conto di aver un po' esagerato. 
Personalmente apprezzo il fatto che abbia "ritirato" l'ingombrante e assolutamente inopportuno frigorifero e gli auguro di iniziare una proficua attività simile in luogo più appropriato.
Al contempo ringrazio quanti condividendo, rilanciando, commentando e inoltrando la notizia hanno contribuito a farla diventare di pubblico dominio e quindi giungere ad una serena e pacifica risoluzione del problema.
Infine invito i colleghi camminatori che nel corso delle loro escursioni si imbatteranno non solo in contesti simili, ma anche e soprattutto in situazioni di possibile pericolo per altri escursionisti a segnalarlo attraverso i loro canali, quindi siti e newsletter delle loro associazioni, pagine FB personali, email e via discorrendo. In mancanza dei suddetti mezzi di comunicazione, potrete anche inviare comunicazione a me ed io, come in questo caso del frigo, provvederò a diffondere la notizia per quanto possibile.
Attenzione! Ho parlato di pericoli e cose "serie", non di un po' di rovi o cardi o altro che è assolutamente normale in sentieri di montagna quasi totalmente privi di manutenzione. Queste ultime comunicazioni sarebbero illimitate!

mercoledì 25 giugno 2014

Meraviglie di Internet: frigorifero sul Sentiero degli Dei quasi in diretta

Pochissimi minuti fa, verso le 11.45, ho ricevuto queste tre foto del (ora si vede meglio) frigorifero "parcheggiato" sul Sentiero degli Dei
Visto il tempo non ottimale, pare che oggi abbiano deciso di non aprire.
 
 

martedì 24 giugno 2014

Escursionismo: grande novità sul sentiero degli Dei

Di recente è comparso un "ambulante" che vende, così mi è stato riferito, bibite e granite lungo il Sentiero degli Dei. Ambulante in quanto pare che nei giorni scorsi si sia piazzato in diversi punti: nei pressi del bivio di San Domenico, al bivio di Cisternuolo (bivio ovest sentiero alto/basso) a Cannati, ecc.. Non espone alcun nome e al Comune di Agerola (i suddetti punti dovrebbero essere in territorio agerolino) nessuno ne sa niente.
Ci sarebbe da complimentarsi per l'idea, ma in merito ai luoghi e modi di realizzarla sorgono varie perplessità. Infatti già ho sentito di taluni che vorrebbero aprire un simile posto di ristoro in qualche altro punto del Sentiero e qualcun altro ha detto (spero scherzosamente) che ha in mente di mettere su un banchetto di prodotti tipici locali.
Se il Sentiero degli Dei è diventato famoso e qualche classifica l’annovera fra i dieci sentieri più belli del mondo (per me sono tutte senza senso, chi sono i giudici e che esperienze hanno?) è anche perché da Grotta Biscotto a Nocelle c’è poco o niente di “civilizzato” se non le poche case a Colle la Serra, quasi sempre disabitate. Nel corso delle mie peregrinazioni fra montagne, parchi e aree protette di tutto il mondo devo dire che non ho mai visto una cosa del genere se non in zone balneari, dove sarebbe molto più adatta.
Certo qualcuno potrebbe essere contento di trovare refrigerio a metà percorso, ma vorrei sottolineare che non ce n’è “necessità” in quanto il vero sentiero è lungo solo poco più di 4,5 km. Inoltre, pur non volendo considerare tutti i bar e negozi esistenti a Bomerano, nei pressi di Grotta Biscotto (inizio sterrato) dovrebbe aprire da un momento all'altro un punto di ristoro (almeno così sembra) e a Nocelle ci sono ormai numerosi posti dove poter mangiare o semplicemente bere.
Veramente qualcuno pensa che sia indispensabile un posto tappa intermedio per evitare che qualcuno muoia di sete o disidratato? Che io sappia, fino ad oggi non si è verificato nessun caso del genere e penso che mai se ne verificherà uno.
Non sarebbe forse meglio lasciare il Sentiero degli Dei così com'è e farlo rimanere fra i 10 sentieri più spettacolari del mondo limitando al minimo indispensabile l’antropizzazione, incluse quindi le attività commerciali?
Per quanto possano essere attenti e ligi i gestori di eventuali posti di ristoro, penso che comunque aumenti il rischio che utenti poco civili, dopo aver speso e consumato, abbandonino lattine, bottigliette e bicchieri di plastica lungo il Sentiero o facciano disinvoltamente volare il tutto giù verso Praiano.
Nella speranza di aver dato lo spunto per un confronto civile, e non fondamentalista e integralista URLATO (come accaduto pochi giorni fa), invito tutti coloro che vorranno esprimere le loro idee in merito o commentare quanto da me scritto a farlo sulla pagina FB Camminate (appena sarà pubblicato il link, a breve).      https://www.facebook.com/camminatecamminate

lunedì 23 giugno 2014

Escursionismo: sentiero Palmentiello (video e breve descrizione)

Ieri ha approfittato del giro di ricognizione attorno al Sant’Angelo a Tre Pizzi (vedi foto www.giovis.com/2014/622.htm) per effettuare qualche ripresa di un tratto dell’Alta Via dei Monti Lattari (CAI 300) poco frequentato, almeno da me. Sto parlando del segmento che congiunge il crinale a nord di Agerola con il Faito e identificato con il toponimo Palmentiello anche se questo, in effetti, si riferisce alla valle sottostante. 
Noi l’abbiamo percorso in direzione est, vale a dire dal sentiero San Michele - Acqua Santa alla sella a ovest di Colle Garofalo.
Sviluppandosi ai piedi delle alte falesie del versante settentrionale del Sant’Angelo a Tre Pizzi il percorso è quasi sempre all'ombra e in autunno-inverno per vari mesi non vede mai sole. Di conseguenza è boscoso e per lunghi tratti si cammina in una fitta vegetazione che talvolta invade anche il sentiero.
Vari anni furono installati numerosi passamano che però, non essendo stati oggetto di alcuna successiva manutenzione, oggi non sono estremamente affidabili. Ci sono un paio di ripidi passaggi su roccia (abbastanza scalonata, ma senza passamano) che in caso di umido, pioggia o, peggio, ghiaccio devono essere affrontati con la massima cautela.
Nel breve video che ho montato (visibile come al solito sia su YouTube che su Vimeo) ho cercato di illustrare il sentiero del Palmentiello evidenziando i panorami, un paio di discese su roccia, i tranquilli tratti con passamano ed alcuni più esposti senza alcuna protezione.
In questo ambiente particolare, pur non essendoci l’abbondanza di colori e di specie della macchia che ricopre i versanti meridionali, si possono trovare piante molto interessanti e poco frequenti in altre parti dei Lattari.
Ho in programma anche la produzione della cartina del sentiero, ma attendo di capire quale sia il percorso “ufficiale” (che rientrerebbe nella stessa mappa). Al momento ne ho rilevati due, ma corre voce che sia stato rimesso a posto e segnato un terzo, vale a dire quello che si percorreva abitualmente una decina di anni fa. 
Devo andare a controllare … 

domenica 22 giugno 2014

Scienza, tradizioni, leggende e superstizioni: la notte di San Giovanni

Questi che stiamo vivendo adesso sono giorni particolarissimi per una miriade di motivi che vanno dalla religione all'astronomia, dalla mitologia alle tradizioni e alle superstizioni. Fra il 21 e il 24 giugno succede (o dovrebbe succedere) di tutto e di più.
Cominciamo con le cose serie e inconfutabili: il solstizio d'estate. Ieri 21 giugno, esattamente alle 12 e 51, il sole ha raggiunto il punto di declinazione massima, il che significa che nell'emisfero boreale (il nostro) abbiamo vissuto il giorno più lungo (inteso come ore di luce) e, ovviamente, la notte più corta.
Chi come me si è goduto il tramonto dalla penisola sorrentina ha visto il sole scomparire dietro la parte più settentrionale dell’isola di Procida, esattamente presso la Terra Murata.
Da domani il punto di tramonto si sposterà verso sud, quindi verso sinistra, e continuerà a farlo per i prossimi sei mesi fin quando, dopo aver quasi raggiunto Capri in occasione del solstizio d’inverno, invertirà di nuovo il suo corso e i giorni cominceranno ad allungarsi di nuovo. 
Per chi ama i dati precisi posso dirvi che ieri l’azimut del tramonto (da Massa Lubrense) era 302.44° e a dicembre raggiungerà il minimo di 239.23°. Se riportate questi dati su una rosa dei venti capirete di cosa stiamo parlando e di quanto si sposti il punto in cui cala il sole. Ricordate che tramonta precisamente a ovest (270°) solo due volte l’anno, in occasione degli equinozi. Per il resto dell’anno tramonta più a sud (autunno e inverno) o più a nord (primavera ed estate).
Ma passiamo dagli aridi e freddi, seppur interessanti, dati scientifici a qualcosa di più appassionante. Come è facile immaginare, già da parecchi secoli era noto il movimento ciclico (apparente) del sole, ma le date tradizionalmente associate agli equinozi erano la notte di San Giovanni, 24 giugno, e quella di Santa Lucia, 13 dicembre, per quello invernale.
Pare proprio che per essere una data fondamentale fu attribuita ad un santo importante come San Giovanni Battista. E per questo la notte di San Giovanni è diventata una notte “magica” nella quale si traggono auspici (per il raccolto, matrimonio, ecc.) ed è legata a tante altre attività.
Per esempio si deve raccogliere l’iperico (Hypericum perforatum, anche detto erba di San Giovanni - vedi foto) per fare l’olio di iperico, legato all'ordine dei Templari, potente cicatrizzante, antisettico e stimolante per la rigenerazione delle cellule. Per quando riguarda la superstizione si metteva invece una pianta di iperico sul davanzale per scongiurare l’apparizione dei diavoli e streghe che andavano in giro quella notte.
Infatti il 24 giugno era anche la notte delle janare e delle streghe che si ritrovavano per il loro Sabba presso il famoso noce di Benevento, e durante la stessa notte, chi vuole produrre il suo nocillo (o nocino, liquore di noci) deve cogliere le noci con il mallo ancora morbido.
Si potrebbe continuare all'infinito elencando miti e superstizioni legate alla notte di San Giovanni, ma chiudo questo post con la un’altra leggenda, quella del Trave di Fuoco. Questo verrebbe cavalcato (ci sono varie versioni) dalle stesse janare o da Erodiade e sua figlia Salomè che mandarono a morte per decapitazione il santo (San Giovanni decollato). Ma la cosa importante è che ‘o trave ‘e fuoco viene poi lasciato cadere in mare e solo a partire da quel momento l’acqua diventa abbastanza calda da poter cominciare a fare i bagni. Anni fa erano veramente in tanti ad aspettare il 24 giugno prima di tuffarsi.

sabato 21 giugno 2014

Escursionismo e Natura: i Rovi (Rubus ulmifolius e Rubus glandulosus)

Continuo nell'impegnativa opera divulgativa della segnalazione delle piante mediterranee ed in particolare quelle che si possono osservare sui Monti Lattari e lungo le sue pendici. 
Oggi è la volta dei tanto odiati, ma anche tanto amati Rovi (restine, ruste e pugni sono vari nomi dialettali locali).
Capita spesso di graffiarsi, di rimanervi impigliati, di trovare un passaggio bloccato da un intrico spinoso impassabile, ma poi a fine estate siamo ben contenti della loro esistenza quando ci facciamo delle belle scorpacciate di more.
Anche se comunemente non si fa alcuna distinzione ed entrambe producano i saporiti frutti, sappiate che potrete osservare due specie distinte di rovi:
Vi invito a leggere le interessanti schede botaniche su www.meditflora.com, e ai più pigri, ma almeno un po’ curiosi, facilito il compito dicendo che in linea di massima Rubus ulmifolius ha fiori rosacei e foglie in gruppi di 5
  
mentre il Rubus glandulosus ha fiori biancastri e foglie in gruppi di 3.
  
Nel corso delle prossime passeggiate estive (ci siamo) cominciate a memorizzare i vari cespugli di rovi più “promettenti” in modo da poter ritornare sul luogo a colpo sicuro a settembre per raccogliere, ma più che altro mangiare sul posto, tante ottime more.

venerdì 20 giugno 2014

Escursionismo: ancora capolini e un suggerimento

Ieri ho ricevuto un gradito messaggio (con foto allegata) da Gaspare il quale, riferendosi al post di un paio di giorni fa Natura: spesso l'apparenza inganna ha scritto:
A proposito di capolini (dunque in merito al post su D. e.) vi ricordo che anche l'Incensaria (Pulicaria sp.) non scherza: questa foto è stata da me realizzata appena ieri lungo il sentiero alto di Crapolla, nei pressi di loc. La Guardia, impreziosita - secondo me - da una Zygaena filipendulae.
  
Osservando la foto di destra potrete notare l'incredibile numero di fiori, nonché le loro ridottissime dimensioni (la zampe della Zygaena sono un buon riferimento visivo).
Non volendo considerare quanti sono passati di lì senza notare né il lepidottero né il fiore (probabilmente anche perché non interessati) mi sento di fornire un suggerimento ai camminatori più curiosi e attenti. Anche se non siete degli esperti e non avete alcun congegno per scattare foto macro (cellulare, I-phone o fotocamera che sia) prendete la buona abitudine di portare con voi una lente d'ingrandimento. Non è necessario comprarne una professionale, anche quelle di plastica vendute sulle bancarelle possono servire. 
Chiaramente non vi illudete minimamente di poter studiare le caratteristiche dei Lepidotteri (farfalle e falene, come la Zygaena) o delle lucertole in quanto in continuo movimento, ma certamente utilizzando la lente per l'osservazione dei fiori potrete scoprire un'infinità di particolari belli e inaspettati. 
Pochi euro e poco peso in tasca arricchiranno di molto le vostre escursioni rendendo interessanti anche quelle più semplici e ben conosciute.
Camminate anche per vedere sempre qualcosa di nuovo, o no?

giovedì 19 giugno 2014

Botanica e Alimentazione: Capperi e Cucunci

Quanti sanno che i capperi (Capparis spinosa L.) non sono né frutti, né bacche, né drupe, ma semplicemente i boccioli dei fiori non ancora aperti?
Della stessa pianta si mangiano anche i frutti, ma questi sono meno ricercati, meno saporiti, grandi quanto un'oliva e vengono di solito commercializzati con il loro nome dialettale siciliano: cucunci (ma vengono anche chiamati capperoni o cetrioli di cappero).
 
I fiori  sono grandi e particolarmente vistosi, con i petali di un bianco immacolato e i tanti stami violetti che vanno a formare un caratteristico "ciuffo".
Spesso le piante fuoriescono da piccole crepe nelle rocce e dalle fessure dei muri. Raramente si vedono in piena terra.
Scheda su meditflorawww.meditflora.com/flora/capparis_spinosa.htm
 
Prodotti tipici del Mediterraneo, i capperi e cucunci più famosi e ricercati (si dovrebbe supporre anche i più prelibati) crescono sulle isole, in particolare sui terreni calcarei. In Italia i più conosciuti sono quelli delle Eolie e di Pantelleria. Si conservano sia sotto sale che sotto aceto. E' opinione comune che la bontà sia inversamente proporzionale alle dimensioni. 
Sono ingredienti fondamentali in molte ricette tradizionali (la puttanesca, per esempio) e si accompagnano spesso con le quasi inseparabili olive (aulive e chiapparielli).
I capperi sono stati  inseriti fra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T), elenco compilato dal Ministero delle Politiche Agricole.
In napoletano il termine chiappariello viene anche utilizzato in senso figurato per indicare uomini o ragazzi piccoli di statura e magri. E in questo senso è il soprannome del ragazzino protagonista della classica canzone omonima di Salvatore Palomba e Sergio Bruni.
Ecco il testo e la traduzione www.napoligrafia.it/musica/testi/chiappariello.htm 

mercoledì 18 giugno 2014

Caccia o non Caccia? basta distinguere: Legale o Illegale?

Sulla pagina FB del Comune di Massa Lubrense è apparso un post relativo all'iniziativa intrapresa dai Cacciatori della Penisola Sorrentina per pulire alcuni sentieri. Dopo l’intervento su Monte San Costanzo, domenica 22 giugno sarà la volta dei sentieri fra Torca e Crapolla. Intervento meritorio che ha ricevuto, fra gli altri, il pubblico plauso dell’Assessore al Turismo con delega alla sentieristica.
Si è scatenato un putiferio, ma solo all'apparenza in quanto dietro la dozzina di post di protesta ci sono solo tre signore, un po’ esagitate e poco informate in merito alle leggi venatorie. La caccia in Italia è pratica legale e ben regolamentata e i cacciatori pagano un bel po’ di soldi per licenza, permessi e assicurazioni. 
Un post recitava “ma qui si sono fermati al medioevo...ma Sorrento, non era in Europa?”. Forse è la signora non sa che in tutta Europa si pratica la caccia legalmente. Nei civilissimi paesi scandinavi c’è un cacciatore ogni 17 abitanti (circa il 6%) in Finlandia, 1 su 33 in Danimarca (circa 3% delle popolazione) con Svezia e Norvegia fra questi due valori. In Inghilterra, Francia e Spagna (paesi paragonabili all'Italia per numero di abitanti) ci sono più cacciatori/abitanti che in Italia e solo in Germania di meno. In Francia sono addirittura oltre 1,3 milioni contro i 750.000 nostrani. Sono tutti fermi al medioevo?
Il fatto che esistano i bracconieri e quelli che sparano a specie protette non significa che tutti i cacciatori siano criminali che uccidono per divertimento, come assunto da queste signore.
Il 90% degli italiani è CONTRO UNA PRATICA BARBARA COME LA SCHIFOSA CACCIA” dice un’altra, il referendum del 1990 era solo “per eliminare il diritto dei cacciatori al libero accesso nei fondi agricoli e non per eliminare la caccia. Il quorum non fu raggiunto e la consultazione fu dichiarata non valida. Comunque, se l’asserzione fosse vera, perché non riproporre il referendum, questa volta per abrogarla?
Dall'altro lato della “barricata” qualcuno ha risposto paragonando, giustamente, la caccia alla pesca e chiedendo conto del fatto che la seconda solleva molte meno proteste (e questo proprio non lo capisco). La risposta è stata: “perché, qualcuno ha parlato di pescatori?”. Penso che per onestà intellettuale le due cose dovrebbero essere considerate molto simili. Sono onnivoro e non capisco perché alcuni quasi vegetariani dicano poveri uccelli, maialini, vitelli ecc., ma non si curino delle povere orate, alici, spigole e, perché no, vongole e cozze. 
Ci sono bracconieri e pescatori di frodo, è vero, e vanno assolutamente condannati, me ci sono tanti che pagano le tasse e le licenze per andare a pescare e/o cacciare LEGALMENTE.
In uno stato di diritto ci sono le leggi e valgono fin quando non sono abrogate. Ma di cosa si lamentano queste signore? Il discorso etico è una cosa, criminalizzare un’altra. Sarebbe più giusto e sensato prendersela con i legislatori.
Non vado a caccia né a pesca, non sono vegetariano, vegano o animalista sfegatato, ma frequento senza remore gli uni e gli altri e li rispetto, purché loro rispettino le leggi. Quindi non sopporto i bracconieri così come non sopporto gli animalisti che però avendo paura dei serpenti (animali assolutamente innocui, anzi utili) li uccidono pur non mangiandoli, o che semplicemente non puliscono le cosiddette deiezioni dei loro cani. Non approvo i pescatori di frodo né i ciclisti che semplicemente vanno in controsenso. Tutti, in un modo o nell'altro, infrangono leggi codici e regolamenti.
Così come possedere un cane non significa che il proprietario lo tratti effettivamente bene né che rispetti le leggi (microchip, guinzaglio, ecc.), possedere un fucile non significa essere criminali fuorilegge; il semplice fatto di pedalare, e quindi non inquinare, non fa del ciclista una persona migliore dei tanto (spesso ingiustamente) vituperati camionisti se non si rispetta il codice della strada.
Generalizzare per categorie è sempre sbagliato: Legale o Illegale, questa è la differenza.

Natura: spesso l'apparenza inganna

Potete domandare a quante persone vogliate di che colore sono i fiori della Bougainvillea e siate pur certi che la stragrande maggioranza vi risponderà: rosso, viola, lilla o altri colori della stessa gamma. 
Niente di più sbagliato! 
Avvicinandosi e osservando bene, come si dovrebbe sempre fare, al centro di quelli che si pensano essere vistosi fiori purpurei o giù di lì, si scopre quello vero, di colore crema o giallognolo, comunque chiaro, talvolta con striature di colore simile a quello delle bratteeQueste sono strutture simili a foglie, situate presso o al di sotto di fiori o infiorescenze con funzione protettiva. Di solito sono verdi, ma talvolta sono di colore molto più vivo tanto da essere confuse con il fiore stesso, come questo caso.
Per fare un altro esempio, anche il fiore delle ben note Stelle di Natale (Euphorbia pulcherrima) è di colore giallo, circondato da una corona di cinque brattee rosse
Un altro comune caso di confusione si verifica fra fiori e capolini, che sono infiorescenze formata da un insieme di piccoli fiori. In basso vedete due foto di un cespuglio di Santolina neapolitana e un primo piano di due ... capolini, non fiori.
  
Anche in questo caso, osservando attentamente e da molto vicino (specialmente finché i veri fiori sono ancora chiusi) ci si renderà conto di aver sbagliato. Ciascun capolino è infatti composto da oltre un centinaio di piccolissimi fiori che nella loro prima fase di sviluppo sono talmente compatti e addossati da apparire come una pallina gialla che inducono molti a identificarlo come il fiore.
In questa ultima foto si può facilmente apprezzare l'enorme quantità di fiori che compongono un capolino di Santolina e, nel caso voleste vincere qualche scommessa, potrete tranquillamente sostenere che in ogni cespuglio sono presenti varie migliaia di fiori.

lunedì 16 giugno 2014

Escursionismo - nuova cartina: Monte Cerreto e dintorni

Ho appena pubblicato la mappa dei principali sentieri di accesso al Cerreto, seconda cima (1316 m) dei Monti Lattari, considerando un tutt’uno il tricuspide Sant’Angelo a Tre Pizzi con i monti S. Michele o Molare (1444), di Mezzo o Canino (1426) e Catiello (1393).
La parte sud-occidentale di questa cartina coincide con quella nord-orientale della mappa dell’area del Cervigliano e Santa Maria dei Monti, da poco pubblicata. 
La scala è identica (1:15.000), ma l’equidistanza è di 50 metri e non 25 come la precedente. Ho comunque disegnato alcune isoipse significative a 25m utilizzando chiaramente il simbolo per le ausiliarie (linea tratteggiata).
Poiché una piccola parte del sentiero fra Monte Rotondo e il Megano restava non rappresentato anche dopo la sovrapposizione delle due carte, ho provveduto a creare un inserto, evidenziato da bordo verde e colore di fondo, che mostra anche quel tratto. 
Dovrebbe essere tutto abbastanza chiaro, almeno spero.
In sostanza vengono rappresentati:
  • l’Alta Via dei Monti Lattari (CAI 300) dalla sella di Monte Rotondo - Acqua Vrecciara fino al Cerreto
  • l’inizio dei sentieri che dal Cerreto conducono a Chiunzi (CAI 300) e ad Angri (CAI 340)
  • il percorso che da quota 1099 (inizio del sentiero meridionale di accesso al Cerreto) va fino a Ravello rasentando Monte Brusara
  • tutto il sentiero da S. Maria dei Monti a Santa Caterina (Scala), via Bosco Annunziata
  • la parte alta (oltre la metà) del sentiero dello Scalandrone (S. Maria dei Monti - Minuta)
  • l’inizio della strada sterrata che collega il Megano con Aurano (Gragnano)
Ci tengo a ricordare che la carta rappresenta solo i sentieri più evidenti, utili e frequentati, tuttavia non tutti provvisti di segnavia o altra segnaletica.
Si raccomanda quindi di prestare sempre attenzione, in particolare nei pascoli del Ceraso e del Megano dove, a causa del passaggio di greggi, si trovano sempre nuove tracce e un sentiero vero e proprio in molti casi non esiste. In particolare nei giorni di scarsa visibilità (spesso ridotta a poche decine di metri) si rischia di girare a vuoto prima di ritrovare il giusto cammino.

domenica 15 giugno 2014

Curiosità Naturalistiche: Petricor, profumo di pioggia o di terra?

C’è chi lo chiama in un modo e chi nell'altro, ma sostanzialmente le espressioni si equivalgono e indicano l’odore (petricor) che si può percepire appena cadono le prime gocce dopo un periodo secco, e solo allora.
Nel 1963 due ricercatori australiani (Bear e Thomas) hanno scientificamente dimostrato che in effetti questo odore è generato da due diversi componenti: una essenza oleosa rilasciata da alcune piante per proteggersi dalla siccità e la geosmina.
Con una ricerca successiva, gli stessi studiosi hanno anche dimostrato che l’essenza oleosa ritarda la germinazione dei semi … aspettando la pioggia.
Invece la geosmina (sostanza organica derivante dalla decomposizione di batteri) è la stessa che provoca il sapore di terra in alcuni pesci di acqua dolce che vivono su fondali fangosi in quanto si fissa nelle loro pelle e nel tessuto muscolare scuro.  
La combinazione di questi due elementi crea l’odore che si percepisce più intensamente con clima caldo secco e dopo un certo tempo di aridità, chiaramente dove ci sono anche una buona quantità di piante.
La stessa sostanza oleosa, quando si miscela con la prima pioggia, causa quella patina che rende le nostre strade particolarmente viscide. Sappiamo bene tutti che con una pioggia “seria” le strade sono molto meno scivolose di quanto non lo siano dopo “quattro schizzi”. 
A causa di ciò, e dei conseguenti tanti piccoli incidenti che per fortuna nella maggior parte dei casi causano solo ammaccature ai veicoli, la prima pioggia poco intensa una volta era scherzosamente detta “l’acqua per i carrozzieri”.

sabato 14 giugno 2014

Altri Mondi e Onomastica: Santiago & C. che confusione!

Frequentando spesso la Penisola Iberica ed avendo un certo interesse sia per la toponomastica che per l’onomastica da tempo mi incuriosiva l’evoluzione del nome Santiago
Nel corso dei miei recenti viaggi ho cercato di approfondire l’argomento, approfittando anche della frequentazione di una filologa. Sia in Spagna che in Portogallo i più non si rendono neanche conto della sostanziale variazione di questo nome nel corso dei secoli.
In ogni caso, quasi tutti concordano nel farlo derivare dall'ebreo Yaakob (Giacobbe, figlio di Isacco e Rebecca) che successivamente, per noi italiani, divenne Giacomo (G. il Maggiore era uno dei 12 apostoli), Jacopo o IacopoIn altri idiomi europei è stato ed è ancora un nome diffusissimo basti pensare al Jacques francese o James inglese, ma in Spagna e Portogallo ha subito una notevole variazione, tanto consistente che molti non collegano i nuovi nomi con quello originale. Mi riferisco, giusto per citare le trascrizioni più diffuse, al Santiago spagnolo e Tiago portoghese. 
In latino ecclesiastico era Sanctus Iacobus, che poi divenne Sant Iaco e Sant Iague e infine Sant IagoPare che le due parole si fusero a seguito del suo uso come grido di battaglia dei cristiani spagnoli durante la Riconquista contro i Mori. Eppure, in Spagna sopravvive anche il nome Jaime.
Pur essendo chiara la ragione, è anomalo e suona strano che parlando del Santo non si usi il San essendo questo già incorporato nel nome Santiago, quindi non si dice San Santiago.
In Portogallo, invece, dalle due parole Santo e Iago si passò a Tiago (o Thiago) spostando la “t” della prima all'inizio della seconda, quindi Santo Iago = San Tiago
Da Tiago alcuni fanno derivare anche i nomi DiagoDiego Diogo che di conseguenza sarebbero ennesime varianti dell'originario Yaakob, ma non tutti sono d’accordo in merito a ciò.
Il nome Santiago è famoso anche al di fuori della Spagna (della quale è santo patrono) già da vari secoli per essere da secoli meta di pellegrinaggi da tutta Europa. Ruta Jacobea, Chemin de Saint-Jacques e Camino de Santiago sono tutti sinonimi che indicano gli itinerari che da varie parti d'Europa conducono al Santuario.
Il nome del santo è anche associato alla Coquille Saint-Jacques (Pecten maximus L., 1758, mollusco bivalve, in italiano Grande pettine) la cui conchiglia, reale o stilizzata, viene utilizzata come segnavia di tutti gli itinerari che conducono a Santuario di Compostela, nella cui cripta si venerano le reliquie dell'apostolo San Giacomo il Maggiore, alias Santiago. Chi vi giunge avendo percorso almeno 100 chilometri a piedi o 200 in bicicletta riceve una conchiglia a testimonianza dell'avvenuto pellegrinaggio.
 
Pensavo che un processo simile a quello di Iago e Tiago si fosse verificato anche per Elmo e Telmo, ma la cosa non è certa e, nel caso, l’eventuale derivazione sarebbe inversa. 
Esiste un San Pedro González, conosciuto anche come San Telmo o San Pedro Telmo (1190–1246), ma non ho trovato citazioni antiche di alcun santo di nome Elmo, anche pare sia un altro nome di Sant’Erasmo (che non è diventato Terasmo in alcuna lingua), vescovo di Formia nel III sec., protettore dei marinai. Quindi potrebbe essere avvenuto che da San Telmo si sia passato all'italiano Sant’Elmo.
 
Questa breve discettazione non ha alcuna pretesa di essere rigorosa e tantomeno esaustiva, prendetela come semplice curiosità. Ma se l'argomento ha suscitato il vostro interesse e lo voleste approfondire, nell'augurarvi buona fortuna, vi prego anche di farmi sapere a quale conclusione giungerete ... se mai riuscirete a giungere a qualche conclusione.
I nomi derivati da Yaakob sono innumerevoli e presenti in quasi tutte le lingue e le fonti che potreste e dovreste consultare sono pressoché illimitate visto che si inizia con l'Antico Testamento. 
Buona ricerca!  

giovedì 12 giugno 2014

Escursionismo e Natura: l'Euforbia arborea (Euphorbia dendroides L.)

Fra i tanti cespugli colorati che si possono apprezzare andando in giro per sentieri in questo periodo si fanno notare le macchie molto variegate di euforbia, pianta che ha un ciclo vitale abbastanza diverso dalla maggior parte delle altre. I suoi colori cambiano in breve tempo dal verde, al giallognolo, al marroncino, al rosso. Ma capita spesso che nella stessa area, a pochi centimetri una dall'altra, si trovino piante di colori molto diversi.

Questo che segue è un breve articolo descrittivo delle particolarità dell'Euphorbia dendroides L. redatto da Sandro Strumia (ricercatore, Botanica Ambientale ed Applicata, Facoltà di Scienze Ambientali dell'Università di Napoli) e concessomi a corredo della prima edizione del libro Le coste di Sorrento e di Amalfi (1991).
Tra le specie che popolano le pendici rocciose della Penisola è sicuramente quella che crea la nota paesaggistica predominante; questo non solo per la sua straordinaria abbondanza, ma anche in funzione di tutta una serie di colori che nell'arco dell'anno si susseguono sulla stessa pianta, conferendo al paesaggio variazioni cromatiche uniche ed in continuo mutamento. Nel periodo invernale questa splendida pianta forma dei veri e propri cuscini sferici di colore verde poiché le foglie sono presenti su di essa già a partire dall'autunno; ma se ritorniamo negli stessi luoghi all'inizio della primavera accanto ad alcuni esemplari ancora completamente verdi, ve ne saranno degli altri che presentano un netto colore giallo, dovuto ai primi fiori che cominciano a sbocciare. All'inizio dell'estate accanto al verde ed al giallo un nuovo colore, il rosso, fa la sua comparsa; ciò è dovuto al fatto che l'Euforbia, prima di entrare in riposo vegetativo, comincia a perdere le foglie che prima di cadere si colorano di rosso. In estate, infine, è inutile sforzarsi di vedere ancora questi splendidi cespugli colorati, perché al massimo potremo intravedere degli arbusti privi di foglie e dall'aspetto scheletrico, ma perfettamente vitali e pronti a riprendere in pieno la propria attività ai primi sentori dell'autunno. Forse qualche lettore si potrebbe chiedere perché nell'Euforbia il processo di perdita delle foglie (defogliazione) avviene d'estate e non d'inverno come siamo abituati a pensare. Per spiegare questa stranezza (che poi stranezza non è) dobbiamo ricordarne il significato fisiologico. La defogliazione è un fenomeno comune nel mondo vegetale e precede il riposo vegetativo durante il quale le funzioni vitali della pianta vengono rallentate al fine di superare i periodi di maggiore stress. Per gli alberi dei boschi appenninici ed alpini, così come per altri comunemente utilizzati nelle città per l'arredo urbano (p.e. i Platani) i mesi più pericolosi sono quelli invernali a causa delle basse temperature che si possono raggiungere. Per l'Euforbia accade esattamente il con­trario visto che l'inverno mediterraneo è piuttosto mite, mentre l'estate, con la sua aridità, può essere pericolosa. Ed ecco allora che la "stranezza" non è altro che un adattamento al clima.  L'Euforbia ha anche un'altra particolarità: se infatti si prova a strappare una foglia dalla pianta, dalla "ferita" che rimane sul fusto e dalla stessa foglia fuoriesce un liquido bianco (latice). Questo è tanto urticante che in Penisola spesso viene utilizzato, al pari del latice del Fico, come acido per bruciare i porri e le verruche. In effetti la sua presenza all'interno dei tessuti rende l'Euforbia poco appetibile, proteggendola così dall'attacco degli erbivori, in particolare delle capre. Secondo la leggenda questo latice veniva usato dalla maga Circe quale ingrediente delle sue pozioni magiche, magari per trasformare gli uomini in maiali; vero o non vero, di certo il promontorio del Circeo (dove, secondo la leggenda, la maga dimorava) è ricchissimo di Euforbia. Si narra anche che in passato i pescatori di frodo la usavano per stordire e catturare i pesci.
 
Vaste popolazioni di Euforbia si trovano attorno alla valle di Mitigliano e lungo la parte bassa del Circuito di Athena (Punta Campanella) e del Sentiero delle Sirenuse.
La scheda botanica, insieme con altre informazioni e tante foto, la trovate come al solito su www.meditflora.com a questo indirizzo: www.meditflora.com/flora/euphorbia_dendroides.htm