venerdì 28 febbraio 2014

Cartografia: alla ricerca di nuovi sentieri (2) - uso delle carte

Chi vuole praticare l’escursionismo con un minimo di serietà - e sicurezza - dovrebbe sempre portare con sé una cartina per usarla e non per tenerla piegata nello zaino. Non fate come quelli che quando piove non aprono l’ombrello per non farlo bagnare!
Per “scoprire” nuovi sentieri è opportuno avere la carta a maggior scala possibile (ricordate 1:10.000 è maggiore di 1:25.000). La scala condiziona la leggibilità e inevitabilmente il numero di elementi rappresentabili e quindi riportati in mappa.
In territori con elevate pendenze come quello dei Monti Lattari è ancor più importante a causa della sovrapposizione delle isoipse (curve di livello). Considerato che in scala 1:25.000 un millimetro rappresenta 25m reali, capirete bene che è impossibile rappresentare rigorosamente un sentiero che passa fra falesie e strapiombi. Per lasciare lo spazio per la linea tratteggiata del sentiero si dovrebbero spostare le isoipse e anche se si usano simboli specifici, anche questi hanno uno spessore non corrispondente alla realtà.
Non mi addentro ulteriormente nella materia, che sui testi occupa pagine e pagine, ma ribadisco che un 10.000 in bianco e nero (come quelli di Comuni e/o Provincie) è molto più utile di un bel 25.000 tutto colorato.
Sapendo benissimo le carte si rovinano molto facilmente vi darò qualche suggerimento che potrà tornarvi utile in particolare per le cartine delle zona che frequentate abitualmente.
Chi ha camminato con me sa che io porto stampe in bianco e nero in quanto penso che sia la migliore soluzione e anche la più economica.
1) Procuratevi le carte tecniche e, se non potete o non volete, sappiate che i fogli al 25.000 della Regione Campania sono leggibilissimi e abbastanza aggiornati. Potendo scegliere, preferite quelle stese evitando quelle piegate e se esistono solo a colori, scegliete quelle con colori più chiari e con buon contrasto altrimenti saranno illeggibili in b/n e vi consumeranno le cartucce di inchiostro in pochissimo tempo se stampate a colori.
2) fatevi fare una bella scansione ad alta definizione del foglio (anche per questo è meglio avere la carta senza pieghe), costa pochissimo
3) trasferite il file sul vostro computer
4) ora potrete consultare la carta a video (ingrandendola), disegnarci sopra i possibili tracciati e misurane le lunghezze, stampare le parti che vi servono (in b/n su A4 a costi irrisori) ottimizzando i tagli, ma calcolate un certa area di sovrapposizione se vi servono più fogli
5) per portarli in escursione utilizzerete una busta di plastica trasparente
6) durante la passeggiata potrete annotare tutto quello che volete sulla carta (sentieri non riportati, nomi di strade, piante trovate, particolari significativi, scorciatoie, trattorie, …) senza lo scrupolo di rovinare la cartina
7) a casa riportate le cose più importanti sul file della cartina e conservate la fotocopia con gli tutti gli appunti
8) la carta comprata è ancora intatta (ma “obsoleta”) e voi per la prossima uscita potrete utilizzare una nuova stampa della carta digitalizzata con i vostri aggiornamenti.
NOTA: esistono supporti speciali che resistono alla piegatura e sono idrorepellenti, ma costano molto e che io sappia sono abbastanza rare in Italia. Per ora ci dobbiamo arrangiare e a  tal proposito vi anticipo che nel prossimo post illustrerò un modo per portare in escursione cartine a colori (in originale) potendole piegare a proprio piacimento senza che si rompano ... più o meno come facevano gli antichi

mercoledì 26 febbraio 2014

Escursionismo: alla scoperta di nuovi itinerari

Tutti gli escursionisti, a prescindere dalla loro esperienza e condizioni di forma, prima o poi decidono di avventurarsi in territori a loro sconosciuti o, quanto meno, di percorrere nuovi sentieri. Visto che non sempre si trova qualcuno che già conosce il sentiero e che abbia la possibilità di accompagnarli ai più volenterosi non resta che chiamare a raccolta alcuni amici intraprendenti, raccogliere informazioni e partire.
Come già detto, e specialmente in caso di “esplorazioni”, è bene non andare da soli, ma allo stesso tempo è opportuno coinvolgere solo gente capace visto che non sempre si può prevedere come si svilupperà l’escursione e quindi è opportuno evitare timorosi, lamentosi e palle al piede. I Rambo sono egualmente da evitare per motivi assolutamente opposti.
La prima cosa da fare è quella di rendersi conto della distanza e dislivello che si andranno ad affrontare in modo da poter calcolare il tempo strettamente necessario (argomento ampiamente affrontato) al quale è bene aggiungere almeno un’oretta di sicurezza.
E’ opportuno procurarsi una cartina che non copra esclusivamente il percorso, ma anche un po’ di territorio circostante sia per facilitare l’orientamento, sia per capire cosa si sta guardando e, non da ultimo, perché potrebbe essere estremamente utile nel caso si dovesse cambiare programma e quindi percorso.
Come è noto non sono un fanatico dei gps, ma se avete la traccia del sentiero che volete percorrere caricatela in modo da poter almeno essere sicuri di non allontanarvi troppo dal tracciato. Inoltre vi faciliterà il ritorno se seguite l’identico itinerario.
Datevi un tempo limite (circa il 40-45% del totale previsto) e all’ora stabilita “vutate ‘a capa ‘o ciuccio” e tornate indietro. Ciò non vale solo se state percorrendo un itinerario ad anello o con punto arrivo distante dalla partenza e siete assolutamente sicuri della vostra posizione e di averne percorso oltre la metà.
Altri suggerimenti e informazioni pratiche nel prossimo post.
In ogni caso prudenza e… non dimenticate il vostro buonsenso!!

lunedì 24 febbraio 2014

Altri Mondi: piccola lezione di viaggio e … di vita

Tre parole, anche se mal pronunciate, sono un’ottima presentazione e aprono tante porte: un saluto, per piacere e grazie.
Questa dovrebbe essere la routine da ripetere tante volte al giorno in particolare quando si è all'estero. Basta imparare un saluto generico, che sia il corrispondente di buongiorno, buonasera, ciao, salve o arrivederci poco importa se la lingua è ostica. Uno vale per tutti e il nostro interlocutore sorriderà, ma apprezzerà il nostro sforzo, in particolare se effettivamente il suo idioma non è parlato da molti.
Prima di qualunque richiesta (o come chiusura della frase) si piazza un bel “per piacere” e poi, se non si conosce nessun altra parola oltre le tre in questione, si comincia a gesticolare, indicare o come ultima ratio si passa ad altra lingua, comunemente l’inglese.
Qualunque sia la risposta si ringrazia (sempre con la parola magica nella lingua sconosciuta) e alla fine si saluta prima di congedarsi.
P.e. SALUTO PER PIACERE caffè, indicazione, prezzo, come quello, ecc. … al ricevere risposta o quanto richiesto GRAZIE … per pagare si chiede il conto PER PIACERE, si RINGRAZIA quando lo si riceve,  si paga, si RINGRAZIA ancora una volta e si conclude con un SALUTO di commiato.
Può sembrare ripetitivo, ma non lo è, non costa niente e, al di là della buona educazione, questo tipo di comportamento quantomeno vi distinguerà da tanti cattivi turisti.
Lo spunto per questa breve discettazione è stata l’arroganza di uno di quei tedeschi (non sono tutti così ed esempi simili sono purtroppo frequenti fra i turisti di qualunque nazionalità) che si rivolgono con arroganza a gente comune, ovviamente senza salutare, con una frase lunga e articolata (nella propria lingua) e quando vedono la faccia un po’ sbalordita e dispiaciuta dell’altra persona che quasi si scusa per non aver capito una parola … se ne vanno sbuffando e mandando al diavolo il malcapitato con un gesto o farfugliando qualcosa incomprensibile che comunque non dà l’idea di esser e un complimento ...
Non vedo perché un qualunque tinerfeño, in particolar modo se non lavora nel settore turistico, debba sapere il tedesco (o il finlandese, svedese, olandese, ecc.) e uno che viaggia e va in vacanza non può imparare tre parole in spagnolo o viaggiare con un piccolo vocabolario tascabile.
Se il loro atteggiamento, pur essendo sbagliato, è relativamente accettabile in un grande hotel o buon ristorante, lo è di meno in una tasca o guachinche (trattorie) e assolutamente inammissibile in un mercato o in una guagua (autobus locale).
Dispiace per quelli che devono avere a che fare con questi cattivi turisti, ma in fin dei conti è un vantaggio per noi viaggiatori (o turisti educati) che con  un poco di educazione e un minimo di buona volontà ci facciamo apprezzare e benvolere semplicemente tentando di comunicare nella lingua locale o almeno salutando, ringraziando e usando quella che una volta veniva insegnata ai bambini come “parola magica”: per piacere.

venerdì 21 febbraio 2014

Escursionismo: perché non cercare di sapere cosa si guarda?

Una delle innumerevoli buone ragioni per andare in escursione è quella di godersi i colori e gli aromi della macchia mediterranea (se in penisola sorrentino-amalfitana) ed il miglior periodo è indubbiamente l'imminente primavera.
Fra aprile e giugno fioriscono oltre la metà delle specie presenti e a nostro favore giocano anche le temperature più miti, le giornate più lunghe e, normalmente, il bel tempo.
Sapere qualcosa dei fiori e delle piante che possiamo osservare nel corso delle nostre camminate e riuscire a riconoscerli arricchirà ulteriormente le nostre esperienze.
Ci sono tanti siti che propongono liste di piante, foto e schede più o meno accurate, ma per un primo approccio suggerisco di far riferimento a www.meditflora.com, sito che creai nel 2004 e che un paio di anni fa ho passato a Nando Fontanella, botanico, grande esperto della flora dei Monti Lattari.
Con grande pazienza Nando sta completando e arricchendo le mie oltre 400 schede di piante trovate e fotografate in Penisola. Quindi potete star sicuri che esistono e non sono come quelle “fantasma” che spesso si trovano in elenchi floristici copiati da un altro sito e riferiti ad un altro territorio.
Per facilitare l’accesso alle schede aggiornate da Nando, ben più ricche e affidabili  delle mie “vecchie” ed essenziali, d’ora in avanti saranno pubblicati avvisi con link agli aggiornamenti sulla pagina FB Camminate.
E concludo con un ultimo consiglio e una preghiera:
* se avete una macchina fotografica con funzione macro, portatela sempre con voi e fotografate i fiori che vedete. Oltre a scoprire particolari impensati e spesso invisibili a occhio nudo, ciò vi faciliterà l’identificazione potendo confrontare le vostre foto con quelle su meditflora o su altro sito o libro.
* limitatevi ad osservare ed eventualmente fotografare i fiori e NON LI COGLIETE!

mercoledì 19 febbraio 2014

Escursionismo: meglio soli che mal accompagnati? (vedi commento al post precedente)

Massimo Catalano avrebbe detto: “Meglio ben accompagnati”, ma il nocciolo della questione è l’obiettivo dell’escursione. C’è chi cerca compagnia, chi vuole solo far foto, chi va per fiori e piante, chi per fare esercizio fisico, chi per sperimentare nuovi itinerari … Molte volte chi “vuole” aggregarsi non si rende conto dello scopo (né chiede informazioni) creando spesso successive situazioni di disagio.
Ricordo che ogni volta che gli Escursionisti Lubrensi organizzavano una passeggiata un po’ più impegnativa si presentavano vari aspiranti camminatori che spesso dovevano abbandonare dopo neanche mezz’ora. 
E gli Escursionisti Lubrensi avevano un ritmo ben più blando dei FREE …
E che dire di quella coppia attrezzatissima che si presentò ad Amalfi alla partenza di una Vagrant Trail (60km) con superzaini, scarponi da alta montagna e abbigliamento tecnico … e abbandonò dopo un paio di chilometri (per manifesta incapacità) prima di arrivare alla Ferriera!
Quindi in verità non invidio “M” (il Mostro di Dusseldorf di Langhiana memoria?) che scrive
non "riesco" ad uscire da solo..."c'è sempre qualcuno che vuole venire con me"
a meno che non sia così abile da attirare solo persone con i suoi stessi interessi.
Io tento sempre di essere ben chiaro esponendo il mio obiettivo nella speranza che chi decide di venire con me capisca che posso camminare a passo spedito per un’ora e poi fermarmi 20 minuti a fotografare o a prendere appunti o ad effettuare deviazioni per verificare la praticabilità di un nuovo sentiero o scorciatoia. 
E mi fa piacere se loro fanno lo stesso, non mi aspettano e si avviano o vanno in giro.
Quindi, escluse le escursioni “organizzate” come quelle del week-end o quelle lunghe tipo MaraTrail, se voglio godermi una escursione spero che gli eventuali compagni di camminata - che non disdegno assolutamente - siano capaci, autonomi e indipendenti. Altrimenti, parafrasando Dhammapada (vedi post Viaggi-aforismi), direi:
“cammina solo con i tuoi pari o con quelli migliori di te, se non ne trovi vai da solo”

lunedì 17 febbraio 2014

Escursionismo: è più saggio ascoltarmi che imitarmi

Fin quando è possibile, non andate MAI in escursione da soli e, se non avete alternativa, almeno comunicate a qualcuno il vostro itinerario di massima.
Questa è una ottima regola ”di sicurezza” ed è assolutamente indipendente dalle vostre capacità o stato di forma e dalla facilità o difficoltà del percorso.
Sarebbe addirittura consigliabile agire così sempre, anche quando si esce per andare a fare la spesa, al cinema o per un semplice caffè.
Altra buona abitudine, ma secondaria rispetto alla precedente, è quella di fissare con nastro adesivo dietro al vostro cellulare un bigliettino con il vostro nome e numeri da contattare e l’eventuale residenza temporanea (hotel, B&B, ecc.) se siete in viaggio. Potrebbe anche essere utile nel caso perdiate il cellulare e lo trovino persone oneste (sono più di quante possiate pensare).
Acqua, cibo, luce ecc. sono tutte buone idee, ma molto meno importanti. Ciononostante molti si fissano su queste e si dimenticano di quelle basilari.
Io vado molto spesso da solo, anche in posti assolutamente sconosciuti, non sempre comunico la mia destinazione o itinerario (anche perché non sempre ho un progetto ben determinato), ma ho i numeri di emergenza. Sbaglio, MEA CULPA.
Quindi ripeto l’invito a non imitarmi, ma a seguire questi semplici consigli (o regole che dir si voglia). Sono certo che non succederà mai niente a nessuno di voi anche se andate in giro soli, ma prevenire è meglio che curare.

venerdì 14 febbraio 2014

Escursionismo e Altri Mondi: meditando fra vulcani, lave, pomici e lapilli

Sono in giro sull'ennesimo vulcano, ancora una volta su un'isola. Due caratteristiche che condizionano enormemente l’ambiente e la vita e, al di là degli endemismi conseguenza dell’isolamento (così come il diverso carattere degli isolani), c’è qualcosa di affascinante in questa combinazione. In particolare le aree vulcaniche tuttora attive, o che hanno visto eruzioni negli ultimi secoli, affascinano ancor di più di altri ambienti “estremi” come deserti, ghiacciai e foreste in quanto quello che vediamo è molto più giovane. Il vulcano può avere milioni di anni, ma la lava è molto più giovane e le eventuali forme di vita ancor più recenti.
Le persone disattente (chiaramente non camminatori e tantomeno viaggiatori) si chiedono perché non uno, ma tanti, continuano ad scalare montagne, andare per foreste o deserti, tornare in  alcuni ambienti (vedi il mal d'Africa). Questi distratti li considerano ambienti ripetitivi e quindi senza interesse (“ne hai visto uno, li hai visti tutti”), ma non lo sono per niente se si sa come leggerli, viverli e, conseguenza inevitabile, apprezzarli e goderseli.
Pur non avendo interesse o conoscenze specifiche di vulcanologia né di geologia in genere, e non perseguendo di proposito queste destinazioni, mi sono accorto che mi ritrovo spesso a camminare in caldere o lungo le pendici di un vulcano e, pur trovando grandi similitudini fra alcuni ed altri all'opposto capo della terra, è innegabile che ognuno abbia una sua distinta anima, oltretutto in continuo cambiamento.
Ieri sono stato di nuovo nel Parque Nacional del Teide, nella caldera e in cima alla seconda vetta del complesso vulcanico, Montaña Blanca (2.748m) che deve il suo nome al colore della pomice che contrasta con colate ben nere. Di lì, volgendo lo sguardo a nord, spiccano le rosse rocce di Fortaleza, al di là di una zona desertica punteggiata da bombe vulcaniche (los Huevos del Teide) e poi da rada vegetazione che cinge un altro piccolo cratere (Montaña Negra).
Con lo scorrere del tempo le ombre si accorciavano e ruotavano, per poi cominciare ad allungarsi di nuovo continuando a girare. Ciò, combinato col mio movimento (ho percorso 20km), ha fatto sì che il rosso delle rocce di Fortaleza diventasse, ocra, marrone, quasi arancione ... e con il differente angolo di luce cambiavano di conseguenza tutti i colori.
Chiaramente bisogna esserci poiché nessuna fotografia rende il dovuto merito all'ambiente (tantomeno le mie, ma forse vale la pena di guardarle per farsi un’idea di dove sono stato).
Lo sanno bene gli amanti della musica, di qualunque genere, che conoscono bene la differenza abissale che corre fra una registrazione in studio, della migliore qualità possibile, e un concerto dal vivo (che sia rock o di musica popolare, sinfonica e da camera).
E in quanto a osservazioni e sensazioni questo è vero in qualunque ambiente, quindi viaggiate, e non per abbandonarvi su una sdraio di un villaggio turistico o per andare a fare shopping, ma camminate, in città, fra i campi, nelle foreste, sui monti, vulcani o no che siano, nei deserti. Allenate l'occhio a cogliere i particolari e i colori, l'orecchio a sentire il vento o cogliere l'attimo in cui un uccello spicca il volo o un serpente scappa cercando rifugio, la narice a percepire gli odori dell’erba, delle piante che sfiorate, della pioggia in arrivo.
Finché non ci riuscirete continuerete a perdervi il 90% dei possibili piaceri di un viaggio … checché ne pensiate.

lunedì 10 febbraio 2014

Escursionismo e Altri Mondi: perché non ci adeguiamo?

Ecco cosa trova un escursionista a Tenerife: un prospetto informativo ben fatto e pressoché completo.
 
Non mi dilungherò in spiegazioni e analisi, ma mi limito a evidenziare i vari contenuti del tabellone che potrete confrontare a vostro piacimento con quelli nostrani già esaminati in questo blog qualche mese fa. Sono forniti tutti i dati (spiegati in tre lingue, ove necessario) che possano interessare un escursionista:
* mappa generale dei sentieri con le coordinate chilometriche UTM (utili per gps)
* descrizione degli itinerari segnalati
* profili altimetrici che evidenziano la distribuzione delle salite
* tabellino con tempo (presumibile), dislivello in salita, dislivello in discesa, lunghezza del percorso
difficoltà del percorso in base a ben 4 diversi parametri misurati da 1 a 5:
ambientale, orientamento, avanzamento, impegno fisico
* numeri di emergenza
* legenda per i segnavia
* posizione del cartello sia con codice che con coordinate geografiche
 

 
E non penso che sia costato di più di quelli poco informativi e spesso pieni di errori che talvolta vediamo all'inizio dei nostri sentieri. Molto probabilmente è costato la metà.
Le Canarie amministrativamente fanno parte della Spagna e quindi della Comunità Europea. La situazione economica non è migliore di quella italiana e in quanto area di alto interesse turistico non differisce molto dalla nostra. Eppure la rete sentieristica è mille volte meglio organizzata. E non sto parlando delle Alpi o del centro Europa dove il turismo escursionistico esiste da secoli, ma di una località nella quale è arrivato solo con lo sviluppo turistico, quindi da pochi decenni. Se si può fare alle Canarie, per quale motivo non si dovrebbe poter fare pure in Penisola Sorrentina, Costiera Amalfitana, Monti Lattari e Capri?
Vogliamo rimanere arretrati per sempre? È indispensabile affidarsi a persone che poco sanno di escursionismo? Non si potrebbero coinvolgere C.A.I., guide e escursionisti seri invece di “esperti” improvvisati?
Per concludere, ecco i cartelli con indicazione delle destinazioni e DISTANZE (dato oggettivo) invece di tempi (soggettivi). 
 

sabato 8 febbraio 2014

Altri Mondi: il viaggio e i viaggiatori … aforismi

Quando il virus dei viaggi infetta, non c’è antidoto, e io so che sarò felicemente infetto fino alla fine dei miei giorni (M. Palin)
Come tutti i grandi viaggiatori, ho visto più di quanto ricordo, e ricordo più di quanto ho visto (B. Disraeli)
Viaggiare migliora il saggio e peggiora lo stupido (T. Fueller)
Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono una sola pagina (Sant’Agostino)
Tutti i viaggi hanno una destinazione segreta della quale il viaggiatore è ignaro (M. Buber)
Viaggia solo con i tuoi pari o quelli migliori di te; se non ce ne sono, viaggia da solo (Dhammapada)
Chi va da solo può partire oggi, chi viaggia in compagnia deve aspettare che l’altro sia pronto (H. D. Thoreau)
Un viaggiatore senza spirito di osservazione è un uccello senza ali (M. E. Saadi)
I viaggiatori non pensano mai di essere stranieri (M. Cooley)
Un buon viaggiatore non ha piani fissi e non ha fretta di arrivare (Lao Tzu)
Non mi dire quanto hai studiato, dimmi quanto hai viaggiato (Maometto)

giovedì 6 febbraio 2014

Altri mondi: viaggi e salute (mentale)

Grazie alla mia amica Pabla, anche lei infetta seppur non ancora in fase avanzata quanto me che sono malato terminale, ho appreso di questa mia ennesima infermità - la Sindrome dell’eterno viaggiatore - che si va ad aggiungere alle altre sia fisiche che mentali delle quali ero già a conoscenza.
El sindrome del eterno viajero è un piacevole e interessante cortometraggio realizzato nel 2013 da Lucía Sánchez e Ruben Senõr che ne illustra abbastanza chiaramente sintomi e conseguenze e ci informa che a tutt’oggi non c’è cura conosciuta. La cosa non è che mi dispiaccia più di tanto poiché, come è scritto alla fine del video, “E’ una malattia … che ti salva la vita”.
Pur essendo in spagnolo con sottotitoli in inglese credo che fra l’uno e l’altro tutti potranno capire abbastanza e anche perdendo parte del contenuto restano le immagini che scorrono in modo molto fluido e piacevole. Vale la pena di guardarlo https://www.youtube.com/watch?v=7dKGcg_jBhw#t=760 
Ecco qualche frase stralciata dai testi:
  • Devo tornare a perdere la nozione del tempo, che ogni giorno della settimana sia lo stesso, non sapere che mese è. E’ incredibile, ma succede.
  • Il bello dello stare lontano da ciò che conosco è che ad ogni passo mi aspetta qualcosa di nuovo.
  • Sono qui in questo posto alieno, adesso, e probabilmente non ci tornerò più. Devo assaporare ogni momento e ricordarlo per molti anni.
  • La Sindrome è la sensazione di non essere a proprio agio in nessun posto perché si vorrebbe essere da un’altra parte.
  • Abitudini diverse che al principio mi sorprendono, le stesse alle quali mi abituo in poco tempo e faccio mie.
  • La mia casa è qui, dove sono adesso. Non ho bisogno di vivere tanto tempo nello stesso posto per potermi integrarmi
  • Sono in patria faccio di tutto per staccarmi da tutto, sono a 10.000km di distanza e mi piace essere in contatto, sapere che succede lì e raccontare cosa faccio qui. Parlo di più con i miei amici stando a 10.000km di distanza che stando a due isolati  
Sono in generale abbastanza d’accordo sulla descrizione generale della Sindrome avendo oltre 40 anni di viaggi sulle spalle e mi rendo conto che i sani (nel senso di non infetti) non ci capiscono, probabilmente non ci possono capire.
Non comprendono la nostra facilità ad adattarci a ritmi, climi, culture, cibi diversi e a sentirci a casa (= dove dormirò stanotte) in qualunque parte del mondo.
E anche se talvolta torno negli stessi luoghi so che è impossibile ricostruire la stessa atmosfera (persone, luce, suoni, odori, …), ma non cerco una irrealizzabile replica bensì ulteriori esperienze. Non posso mettere a confronto le sensazioni vissute a Città del Messico nel 1984 con quelle del 2011,  o paragonare la Parigi degli anni ’70 e quella del 2012. Tutte molto più che soddisfacenti al di là delle loro diversità. Solo il nome della città resta uguale (talvolta).
Fra le tante affinità di pensiero con gli autori del video, mi hanno particolarmente divertito i commenti in merito all'impellenza di evitare i connazionali … come se fossero degli appestati, in particolar modo se sono turisti e non viaggiatori. Non si va a migliaia di chilometri di distanza per parlare delle stesse cose e nella propria lingua!
Sacrosanto dogma per i viaggiatori, che non sono quelli che mangiano pizza o pasta alla carbonara (che quasi dovunque all'estero fanno con la panna e non hanno idea di cosa sia il pecorino) per poi lamentarsi della scarsa qualità. Ma questo vale per i turisti americani che si fiondano nei McDonalds e Starbucks, per i tedeschi che ordinano wurstel, gli inglesi con i loro sandwich, patate fritte con qualunque cosa e, ovunque nel modo, a fine pasto un cappuccino (semplicemente disgustoso) ignorando tutte le delizie del palato locali, fresche e ben preparate che non troveranno mai da nessuna altra parte.
E anche per quanto riguarda voler essere in un altro posto sono d’accordo, ma ci tengo a sottolineare che non è perché si è scontenti, tutt'altro. Si gode dell’esperienza che si sta vivendo proprio perché si sta bene già si pensa alla prossima.
Probabilmente ritornerò sull'argomento con altri commenti, aforismi, qualche storia vissuta …

martedì 4 febbraio 2014

Escursionismo: conversione dei dislivelli in distanza virtuale

I fattori di conversione proposti in precedenza si basano su ipotetici percorsi a pendenza costante. Ciò avviene di rado e anche volendo approssimare, solo poche antiche mulattiere a “tese” come quelle fra Positano e S. Maria del Castello, fra Pimonte e il Faito o fra Amalfi e Pogerola rientrano in tali parametri. Vediamo quindi cosa succede se le salite sono distribuite lungo il percorso in modo non uniforme …
Come si vede dalla tabella, anche se la salita non è assolutamente costante, ma concentrata in parte del percorso, le differenze di tempi fino a una suddivisione equa fra piano e salita (in questo caso 2,5km in piano e 2,5km in salita con pendenza media del 10%) e anche un poco oltre non sono significative.
Fra 1h23min (pendenza costante) e 1h27min (3km in piano e 2km in salita al 12,5%) c’è una differenza di appena 4 minuti, quindi meno di 5% di scarto. Applicandolo a lunghe escursioni significa avere meno di mezz’ora di errore dopo 10h di cammino. Solo con pendenze superiori al 15% l’aumento diviene significativo. Quindi, tranne che per escursioni molto “sbilanciate” nel rapporto fra i tratti in piano o falsopiano e quelli in salita, possiamo utilizzare le pendenze medie.
Ripropongo la tabella dei fattori di conversione con l’aggiunta dei fattori per percorsi di a/r o ad anello. Per escursioni medie si può considerare solo la salita in quanto per la discesa fino al 10% il coefficiente è negativo e dal 10 al 15 può ritenersi poco significativo.
Considerato che la maggior parte delle camminate più comuni presentano pendenze fra il 10% (coeff. 4,00) e il 15% (coeff. 5,00), volendo assumere un moltiplicatore unico, il coeff. 5,00 è più che adatto. Infatti, essendo al limite superiore, compensa nella maggior parte dei casi anche il lieve aumento dovuto alla distribuzione non uniforme delle salite.
Per chi si è perso in questo mare di numeri, coefficienti e percentuali, ecco in sintesi come prevedere il tempo di percorrenza adottando i suddetti criteri.
Escursione lineare di 12km + 800m di dislivello *** 12.000m + 800 x 5 (4.000) = 16.000m
Quindi invece di calcolare quanto tempo è necessario a percorrere i 12 km e quanto in più per gli 800m di dislivello, semplicemente divideremo i 16km (somma della distanza reale più della conversione dei metri di dislivello in metri di percorso) per la velocità media abituale del nostro gruppo: a 4 km/h = 4h 00min (16 diviso 4) * a 3,5 km/h = 4h 34min  (16 diviso 3,5) * a 3 km/h = 5h 20min  (16 diviso 3).
Ho sempre applicato questi criteri per creare le mie tabelle tempi dei passaggi per le lunghe escursioni, dalle Camminate dei 23 Casali (15-18km) fino alle Animal Trail (50km) e Vagrant Trail (60km), e anche con queste distanze e tempi al di fuori della norma all’atto pratico gli scarti si sono misurati nell’ordine di pochi minuti.
Se volete, scordatevi di tutti i calcoli e tabelle e applicate direttamente questa formula per ottenere il tempo previsto per l’escursione che sarà = (lunghezza percorso + 5 volte il dislivello) diviso la vostra velocità media.
In un prossimo post vi fornirò alcuni ulteriori suggerimenti per affinare la previsione.
Prendete la buona abitudine di annotare distanze, dislivelli e tempi effettivi delle escursioni e già dopo una mezza dozzina di uscite potrete cominciare a rendervi conto se per voi la formula è valida o ha bisogno di qualche aggiustamento. Buon cammino. 

sabato 1 febbraio 2014

Varie: Occhi aperti e cervello in moto!

Facendo seguito a quanto scritto nel post precedente e forte del commento di Quattroframmenti ritorno brevemente sul tema della fiducia (mai cieca) in quello che si legge, in particolare in internet.
Come al solito mi avvalgo di esempi che, pur nella loro estraneità ai temi dell’escursionismo, nella loro essenzialità suggeriscono di stare sempre allerta e di valutare quanto si legge. 
Comincio con una regola fondamentale della logica: quando, su un qualunque tema, vi trovate di fronte a teorie o affermazioni in contrasto fra loro, tenete ben presente che solo una può essere giusta o anche nessuna, ma mai due di esse in quanto si negano a vicenda. E ciò vale per notizie assolutamente contrastanti che si leggono su giornali di diverso colore politico, per teorie scientifiche, per misurazioni e chiaramente anche per le religioni. Solo una di esse è, forse, vera.
Classifiche e suggerimenti. Cercate di immaginare chi possa aver valutato o votato. Se, per esempio su TripAdvisor compare una classifica delle migliori pizzerie di una qualunque località turistica, è più che lecito pensare che i votanti/esperti/giudici siano per la maggioranza stranieri, casomai provenienti da paesi in cui le pizze surgelate vengono reclamizzate come “croccanti come le vere pizze italiane”!!
Asserzione quantomeno blasfema e sacrilega. Vi fidereste di queste pizzerie? Per me sarebbe un buon motivo per evitarle.
E per rimanere in tema gastronomico vi racconto di una geniale messa in ridicolo della più famosa rivista americana che tratta del buon bere: Wine Spectator.
Robin Goldstein (autore, difensore dei consumatori e creatore di Fearless Critic, nemico delle bestialità scritte su cibo e vino) nel 2008 decise di verificare come venivano attribuiti i premi Award of Excellence di Wine Spectator.
Quindi decise di aprire un ristorante “virtuale” a Milano (L’Intrepido) con un telefono al quale rispondeva una segreteria telefonica, pagò la quota di 250 US$, inviò un bel menù (una improbabile amalgama di originali ricette di nouvelle cuisine italiana) e la lista dei vini.
Nell’agosto 2008 all’Intrepido fu conferito il premio Award of Excellence, ma poco dopo sparì dal sito di Wine Spectator non perché si accorsero di essere stati presi in giro, ma perché fu lo stesso Goldstein che il 15 agosto rese pubblica la storia al meeting dell’American Association of Wine Economists a Portland, Oregon.
I responsabili della rivista sostennero di aver chiamato più volte il ristorante, ma nell’unico loro messaggio registrato sulla segreteria proponevano solo di comprare uno spazio pubblicitario (altra bella figura).
Per aggiungere la ciliegina sulla torta, Goldstein oltre alla necessaria lista di circa 250 vini aveva aggiunto una lista di vini ufficialmente “riserva”, ma scelti fra quelli ai quali Wine Spectator aveva attribuito punteggi molto bassi. Ciò dimostrava che era possibile attribuirsi il premio anche con una cantina pessima che per di più non esisteva!
Al link seguente trovate tutta la storia, nonché la lista dei vini e addirittura la registrazione del messaggio lasciato sulla segreteria telefonica (mp3)
Altra famosa genialità che vi segnalo fu quella attuata da ricercatori dell’università di Bordeaux, Francia, che presentarono un nuovo vino rosso che in effetti era un bianco colorato artificialmente senza alcuna variazione di sapore. Altra bella figura per esperti e sommelier.