mercoledì 26 novembre 2014

La Teoria dei Grafi a partire da Königsberg

Introduco la teoria dei grafi proponendo un quesito classico, quello dei 7 ponti di Königsberg. Si dice (forse si tratta di leggenda metropolitana) che il problema se lo pose Eulero volendo cercare un itinerario circolare per una passeggiata che includesse il passaggio di tutti i ponti, ma solo una volta ciascuno. Questa è una mappa della città, costruita attorno alla confluenza di due corsi d'acqua con un'isola al centro del ramo unico.
In linea generale, per affrontare questo tipo di problema, è necessario semplificarlo con un'astrazione, concentrandosi solo sugli elementi essenziali che in questo caso sono 4 aree ben separate dall'acqua e connesse solo attraverso i ponti. Come andare da un ponte all'altro non influisce sulle nostre scelte. Indicate le aree con lettere vediamo che la A (l'isola) è raggiunta da 5 ponti, due dalla riva sud B, due da quella nord C e uno dalla lingua di terra D delimitata dai due corsi d'acqua confluenti.
Fatti un paio di tentativi, sperimentali e certamente senza esito, vi renderete ben presto conto che la soluzione non esiste. Infatti, dovunque andiate, dovreste utilizzare un ponte diverso per lasciare quell'area e visto che si richiede di passare per tutti i ponti una sola volta l'itinerario potrà essere costruito solo nel caso in cui ciascuna area abbia un numero pari di ponti. Nel caso proposto l'isola ne ha 5 e le altre tre zone solo 3, quindi tutti numeri dispari, ma ne sarebbe bastata anche solo una per avere la certezza dell'impossibilità di risolvere il problema.
Nella teoria dei grafi le aree di Königsberg sono i nodi, e i collegamenti fra essi sono indicati come archi o spigoli (nel nostro caso i ponti). Il numero di archi facenti capo ad un nodo ne forniscono il grado. La regola generale alla quale siamo appena giunti può quindi essere enunciata così: per costruire un percorso euleriano (una linea che percorra tutti gli archi una sola volta e riconduca al nodo iniziale) è necessario che tutti i nodi siano di grado pari.
In un prossimo post proporrò alcune varianti al classico quesito dei 7 ponti di Königsberg che verranno "giustificate" dall'esigenza di accontentare il Vescovo, il Principe Blu e il Principe Rosso che, volta per volta, decideranno di far costruire un nuovo ponte.
Successivamente vedremo che la teoria dei grafi si applica in una miriade di casi, dai calendari dei tornei sportivi alle scelte di percorso suggerite dal vostro navigatore stradale.
Questa nozione può tornare utile anche agli escursionisti per pianificare itinerari che prevedano il ritorno al punto di partenza evitando di ripercorrere uno stesso tratto (arco). Applicheremo la teoria per cercare di percorrere i vari sentieri di Monte San Costanzo senza tornare sui nostri passi.

NB - a partire da questo e nel corso delle prossime settimane, i post saranno sporadici (dipende da quando avrò la possibilità di collegarmi) e probabilmente  conterranno errori in quanto utilizzo il tablet, con il quale non ho eccessiva dimestichezza ed ha certamente dei limiti comparato con un computer.

lunedì 24 novembre 2014

Preparazione di un'escursione e sicurezza ... e buonsenso

Ritenendo l’argomento non solo interessante ma direi di vitale importanza, riporto alcuni stralci dei commenti al post relativo agli scout ed un’ulteriore considerazione suffragata da uno scambio di email di un paio di mesi fa. Spesso chi legge un post appena pubblicato, anche se lo trova interessante, non ci ritorna per vedere se ci sono commenti, quindi ripropongo i passi più significativi, i testi integrali sono in calce al post del 18 novembre.
Comincio con Ciro Di Martino, consigliere del CAI Stabia, il quale affronta il problema dal punto di vista della formazione, parlando per esperienza personale:
Il problema degli scout è vecchio e non VOGLIONO, essi stessi, risolverlo: sono incapaci di programmare un'escursione, non conoscono neanche i rudimenti dell'orientamento in montagna e sono male organizzati. Posso dire ciò a ragion veduta perché molti capi dei gruppi scouts si sono rivolti al CAI di Castellammare per acquisire le conoscenze base di un buon accompagnatore: mancavano spesso alle lezioni, erano poco attenti e, sembravano, più propensi alla socializzazione tra loro che alle problematiche della sicurezza in montagna. Un socio CAI, per fare l'accompagnatore di alpinismo giovanile (giovani iscritti al CAI dagli 8 ai 17 anni) deve frequentare un corso al quale si accede già con documentata esperienza personale, ed avrà istruttori nazionali che insegnano l'orientamento, la psicologia di gruppo, la conduzione, la meteorologia, come procedere su roccia fino al 2°-3° grado di difficoltà, su neve e su ghiaccio, come prestare il primo soccorso e come allertare i soccorsi!!!
I seguenti sono stralci di commenti che sottolineano soprattutto la necessità di prevedere (ed evitare per quanto possibile) situazioni di pericolo ed è assolutamente vera (e sconsolante) la considerazione con la quale Anna Naclerio ha concluso il suo commento:
… non credo che con quel tempo si sarebbe dovuta iniziare una escursione su un sentiero del genere e chi gestisce dei ragazzi dovrebbe avere il buon senso, così come lo dovrebbero avere certe guide, di non affrontare certi percorsi con condizioni meteo avverse. (Luigi Esposito, Tecnico del Soccorso Alpino) 
le mappe vanno studiate a casa e il tramonto non aspetta nessuno. (Andrea Milano) 
… la ricognizione preventiva e la valutazione della sicurezza sono elementi fondamentali per un'escursione, e aggiungo che purtroppo i capogruppo hanno fallito un obiettivo importante della loro associazione, cioè avvicinare i ragazzini alla natura allo scopo di farla apprezzare e rispettare. Non biasimo quei ragazzini che dopo un'avventura simile, penseranno che i sentieri siano simili a buchi neri pronti a inghiottire i passanti! (Anna Naclerio, guida escursionistica)

A ulteriore sostegno di quanto scritto di Ciro Di Martino, vi propongo una sintesi delle email scambiate con un assistente AGESCI (scout) un paio di mesi fa:
… sto organizzando un campo nazionale parto da Bomerano. Volevo sapere se c'è un sentiero che da Bomerano conduce ad Amalfi o a Minori. Da Amalfi farei poi la valle della ferriera per raggiungere Ravello, si può raggiungere senza passare per Scala? Spero di essere stato chiaro. (Ass. AGESCI)
Ci sono molti itinerari da Bomerano ad Amalfi, così come da Amalfi a Ravello, tutti fattibili ed in buone condizioni. Scegli in base ai km che vuoi percorrere ed al dislivello. Tutte le cartine sono sul sito. Ciao. (Giovanni)
Scusa se ti disturbo ancora... Se dalla frazione di San Lazzaro ad Agerola scendo per Pogerola ed arrivo ad Amalfi ed il giorno dopo da Amalfi per valle della Ferriera (si chiama sentiero "Giustino Fortunato"?) arrivo a Ravello: corro il rischio di fare lo stesso pezzo di strada in alcuni tratti, naturalmente? Grazie! (Ass. AGESCI)
Per organizzare escursioni bisogna saper leggere le cartine e testare i sentieri. Qualunque cosa ti dica non è detto che riuscirai a trovare il sentiero giusto, ci sono un cumulo di bivi. Devi andarci … prima di portare altri. (Giovanni)
La sostanza è che per la maggior parte di loro basta chiedere una informazione generica per portare in giro senza alcuno scrupolo persone (peggio se minorenni) convinti che un sentiero sia come un’autostrada con poche uscite ben segnalate, aree di sosta ecc. Vi invito a riflettere sulla prima domanda postami dallo scout:
Volevo sapere se c'è un sentiero che da Bomerano conduce ad Amalfi o a Minori.
Anche senza dover tirare in ballo la Teoria dei Grafi (prima o poi ne parlerò in questo Blog), dovrebbe essere chiaro a chiunque che due località raggiunte da strade e/o sentieri sono connesse tra loro e le possibili scelte di percorso aumentando con la distanza. 
Se solo avesse guardato una cartina, anche a piccola scala, e avesse deciso la sua meta (Amalfi e Minori sono separate da due crinali e ovviamente una valle) si sarebbe reso conto dei pressoché infiniti itinerari possibili compresi fra quello più vicino al mare e quello che passa per lo spartiacque dei Lattari ed infine scende al mare. 
La domanda, quindi, dimostra la totale impreparazione a cominciare dal metodo, e non si trattava di una passeggiata fuori porta ... "sto organizzando un campo nazionale".

sabato 22 novembre 2014

Aggiornamenti post incendio a Monte San Costanzo

A due settimane e mezzo dall’incendio del fianco occidentale di Monte San Costanzo, sono andato a verificare l’evoluzione della ripresa vegetativa, della quale erano visibili già le prime avvisaglie la settimana scorsa. La parte che ho esplorato è quella sommitale, dal “radar” fino a poco più a valle dei pini.
In questa zona le specie più “veloci” sembrano essere l’Arisaro (Arisarum vulgare), la Scilla (Urginea maritima), la Tagliamani o Lepantine in dialetto (Ampelodesmos mauritanica), l’Asfodelo (Asphodelus microcarpus). 
   
Qui e là sono anche spuntate varie margheritine e anche il Finocchietto (Foeniculum vulgare) dà i primi segni di ripresa. I pini dovrebbero sopravvivere visto che la corteccia è bruciato solo nella parte più bassa del tronco e la parte alta della chioma non sembra aver sofferto il fuoco più di tanto essendo parzialmente intatta.

  
In linea di massima c’è già parecchio verde, continuando così, senza freddo eccessivo e piogge non troppo intense alternate a giornate soleggiate, già prima di Natale il verde sarà di nuovo il colore dominante.
In questo albumGoogle+ trovate una trentina di foto di dettaglio fra le quali ne ho inserito anche qualcuna panoramica.

venerdì 21 novembre 2014

Un primo piatto “delicato”, dai sapori molto decisi

Vi propongo la pasta con peperoni e feta, che sono ovviamente gli ingredienti principali, ma c’è anche dell’altro. Come quasi tutte le ricette non c’è niente di assolutamente nuovo, ma di questa combinazione non ho mai sentito parlare, né l’ho vista in un menù e di conseguenza la espongo come mia creazione. Non fornirò le dosi precise per gli ingredienti, penso che abbiate buon senso e quel minimo di esperienza ai fornelli per cavarvela egregiamente, adattando le quantità in base al vostro gusto.
Il piatto è vegetariano, ma chiaramente non consigliato a chi ha problemi di digestione … tanti, ahiloro, hanno grosse difficoltà con i peperoni che per questo godono di pessima, ingiustificata, fama. Se li digerite come me (posso mangiarne anche in quantità di sera e poi dormire come un angioletto) non vi spaventerà neanche la cipolla.
Ma andiamo per ordine. Vi dovrete procurare almeno un peperone medio per persona e della feta considerando che da una confezione di 200g potrete condire 3-4 porzioni. Gli altri ingredienti (aglio, cipolle, olio di oliva e peperoncino) dovreste averli in cucina, almeno spero, essendo la base della cucina mediterranea, in caso contrario non dovreste avvicinarvi a questo piatto.
Tritate la cipolla a pezzetti e l’aglio abbastanza finemente, mentre i peperoni, possibilmente di almeno due colori diversi perché anche l’occhio vuole la sua parte, riduceteli a pezzi più o meno rettangolari di 1-2cm di lato.
In una padella sufficientemente grande soffriggete l’aglio in poco olio (altri grassi sono nella feta), poi aggiungete le cipolle (orientativamente un quarto del peso dei peperoni) e salate. Quando si saranno ammorbidite, aggiungete i peperoni, un altro po’ di sale e peperoncino. Dopo qualche minuto a fuoco forte riducete la fiamma, coprite e fate stufare girando di tanto in tanto.
   
Frantumate la feta o tagliatela a cubetti e spolveratela di peperoncino (dopo aver provato i peperoni ai quali già ne avete aggiunto) e, se vi piace, di noce moscata (in questo caso io la uso sempre ma è un optional). Stemperate con acqua di cottura fino ad ottenere la consistenza di una ricotta e, quando la pasta è quasi cotta, amalgamate i peperoni. 
   
Per questa ricetta io uso le mafalde corte in quanto sono di dimensioni simili ai pezzi di peperoni e mangio con il cucchiaio. Dovrebbe essere superfluo dire di colare la pasta al dente, comunque ve lo ripeto, e aggiungetela a peperoni e feta.
Per i maniaci delle kcal sottolineo che la feta ne fornisce solo 276 per 100g (è uno dei formaggi più magri in assoluto, altro che panna - mai entrata in casa mia), peperoni e cipolle rispettivamente 22-23 e 25-26 (in pratica un kg e mezzo di peperoni e cipolle equivale a 100g di pasta). Di conseguenza l’apporto calorico totale è relativamente basso e condizionato soprattutto dalla quantità di pasta..
Quando ne ho parlato a qualcuno (di solito scettico in merito alle mie “creazioni” culinarie) spesso il commento è stato “Leggero!”. Ciò può essere vero per quanto riguarda la digeribilità, ma per il limitato numero di kcal può essere senz’altro considerato un piatto dietetico. Oltretutto vi ricordo che 50g di feta, in termini calorici, equivalgono a circa 15g di olio, ma con meno lipidi e tante proteine in più …

mercoledì 19 novembre 2014

Ricordo dell'incidente aereo del 1947 presso Scala

PositanoNews ci ha ricordato l'incidente accaduto 67 (e non 66) anni fa sui monti di Scala riproponendo un elzeviro scritto da Gaetano Afeltra per il Corriere della Sera in occasione del 50° anniversario del triste evento nel quale persero la vita una ventina di piloti svedesi che rientravano dall'Etiopia. 
L’articolo originale apparso a pagina 33 dell’edizione del 20 novembre 1997 (che potete leggere anche nell’archivio storico del Corriere descrive, a mio parere, molto bene l’avvenimento non tanto per la parte “tecnica”, ma per l’impatto umano che ebbe sulla comunità locale.

Questo era il tipo di aereo, un Bristol 170, bimotore a elica inglese del quale furono prodotti 214 esemplari dal 1945 al 1958. Per quanto riguarda le cause dell’incidente e i dati del volo vi segnalo un paio pagine (in inglese). Nel primo articolo trovate una dettagliata descrizione di come sarebbero andati fuori rotta e il pilota, pensando di star sorvolando il mare, si trovò impreparato quando dalle nuvole spuntò all’improvviso una montagna. Ecco uno stralcio del breve resoconto che, in calce, esclude problemi tecnici e attribuisce il disastro ad errore umano. C'è anche una cartina della rotta.
... Flying in clouds at 1040m the Bristol touched treetops on Monte Carro. Trying to climb away, the pilot found himself on a collision course with the Santa Maria del Monte peak. While making a 180deg turn, the left wing struck Monte Carro and was torn off, causing the aircraft to crash.
Volando fra le nuvole a 1040m il Bristol toccò le cime degli alberi di Monte Carro. Cercando di prendere quota, il pilota si trovò in rotta di collisione con la vetta di Santa Maria del Monte. Invertendo la rotta l'ala sinistra colpi Monte Carro e fi staccò, causando la caduta dell'aereo. 
In quest'altra pagina ci sono solo pochi dati che però non coincidono con i precedenti in quanto al numero dei sopravvissuti. Riporta infatti che dei 21 passeggeri se ne salvarono 5 mentre l'altro ne conta solo 4. I quattro membri dell’equipaggio morirono tutti.

martedì 18 novembre 2014

Scout in difficoltà … ancora una volta

Accaduto un paio di giorni fa: “Un gruppo di scout di Scampia si smarrisce. Raggiunti nella notte sono tutti in buone condizioni
Online si leggono resoconti leggermente diversi, per esempio per PositanoNews sono partiti da Marina del Cantone “Verso le 15 il gruppo – composto da 12 scout (età media 13 anni) e 2 accompagnatori – si è diretto verso Torca.” invece per corsoitalianews sono “… partiti dalla frazione di Torca intorno alle 15, mentre percorrevano uno dei sentieri che conduce verso il mare, si sono imbattuti in una tempesta di pioggia e vento che li ha smarriti.” (sic, strano uso del verbo …). Ma pare che poi tutti concordino nel dire che “Verso le 22 gli accompagnatori, visto che non riuscivano a ritrovare la strada, hanno lanciato l’allarme.” e che “I dispersi sono stati raggiunti verso le 3 di notte.
A prescindere dalla direzione di marcia e dagli orari esatti (il fatto in sé è certo) vorrei sottoporvi un quesito. 
Voi avreste lasciato un luogo abitato e facilmente raggiungibile con un qualunque mezzo di trasporto per avventurarvi lungo un percorso attraverso una zona notoriamente impervia, che non conoscevate a sufficienza, guidando un gruppo di minorenni affidato (!!!) al vostro buonsenso e giudizio (!!!!!!!), sotto un’acqua battente, partendo alle 15?
Non penso che risponderete “e perché no?” affermando così che in una situazione simile anche voi vi sareste allegramente messi in marcia seguiti da una dozzina di sventurati innocenti (12-13 anni). Ma se per voi questa sarebbe stata una scelta logica, non prevedendo nessun problema, sono sicuro che sareste anche capaci di sostenere che solo per malasorte alle 17 si è fatto improvvisamente buio! Chi avrebbe mai potuto prevedere che a metà novembre il sole potesse calare così presto se fino al giorno prima il tramonto era previsto dopo le 20? (il che è vero se si guardano previsioni ed effemeridi di Sorrento, Australia …)
Inoltre io mi chiedo: se i nostri eroi, avevano perso la retta via di giorno, come pensavano di ritrovarla di notte? Pur volendo sostenere che con o senza luce non c’è una grandissima differenza, è pur vero che certamente il buio non aiuta, quindi perché attendere fino alle 22 prima di allertare i soccorsi? E qualcuno degli incauti genitori degli scout ha denunciato i due accompagnatori, quantomeno ai loro superiori?
Non voglio certamente fare prediche o fingere di essere perfetto, ma avendo una ventennale esperienza di guida ed escursionista indipendente penso di avere titolo per affermare e sostenere che se da soli o in compagnia di pochi amici esperti (ma nel vero senso della parola, che quindi possano dare una mano e non essere di intralcio) ci si può anche imbarcare in qualche impresa sconsiderata, certamente accompagnando altre persone, in particolar modo minori che in quei frangenti sono a tutti gli effetti sotto la propria tutela, non bisogna assolutamente metterle in condizioni di rischio inutile
Le associazioni scout svolgono senz’altro un ruolo importante nella formazione giovanile promuovendo, fra l’altro, le attività all’aria aperta a in particolare in ambiente naturale, molto trascurate da altri. Purtroppo però, capita spesso di leggere notizie come queste, talvolta senza lieto fine. Nel corso degli anni tantissimi scout mi hanno chiesto informazioni su vari percorsi dei Lattari e spesso ho dovuto insistere nel consigliare loro di andare a verificare il percorso prima di portarci altri ragazzi. Questa dovrebbe essere la normale prassi da seguire, praticata dalla maggior parte delle guide che conosco, e in questo modo i rischi di perdersi si riducono al minimo. 
Chi istruisce i capi scout dovrebbe evidenziare questo punto fondamentale della previa ricognizione dei sentieri sottolineando la fondamentale importanza della sicurezza e della prudenza (che vanno a braccetto) non permettendo a novelli Rambo di mettere a repentaglio l’incolumità dei più piccoli.

lunedì 17 novembre 2014

Un commento sul Parco dei Lattari - per non dimenticare

La settimana scorsa Nando Fontanella ha riproposto un articolo scritto in occasione del decennale del Parco Regionale dei Monti Lattari (Monti Lattari: il parco mai partito compie dieci anni -  "2003-2013, da Bassolino a Caldoro, tra sprechi e inefficienza"), questa volta con titolo “Lattari: un anno è passato (sono 11) nulla è cambiato” 
Al di là delle considerazioni che ognuno è chiaramente libero di fare (opportunità di istituire il Parco, effetti sul territorio e indotto, gestione, il più o meno recente cambio di denominazione e tanto altro) penso sia interessante chiarirsi le idee in merito ad alcuni punti chiave a cominciare dalla kafkiana amministrazione. 
Nando illustra vari nodi strettamente burocratici (caratteristici delle amministrazioni pubbliche italiane) che bloccano di fatto quasi qualunque attività salvo poi, con una deroga, un codicillo o con un arguto artificio legale, riuscire a spendere (male) un sacco di soldi. 
Uno di questi casi, risalente a vari anni fa, è stato senz’altro quello della (famigerata) realizzazione della cartina del Parco per la quale fu fatto un bando, furono cambiati i requisiti in corso d’opera e fu affidata ad una ditta non certo “titolata” nel campo della cartografia turistica e tantomeno escursionistica, in base alla valutazione del gruppo di “esperti”, pur non avendo presentato l’offerta più economica … Ricordo che furono lasciate fuori … scartate … case editrici di livello nazionale e con una storia più che decennale alle spalle, alcune delle quali specializzate proprio in cartografia turistica ed escursionistica. E questo sarebbe stato niente se poi il prodotto fosse stato almeno presentabile. Purtroppo, come ben sa chi ha avuto fra le mani la cartina (con veste grafica pessima, seppur qualcuno potrà arguire che questo tipo di valutazione è soggettiva), il risultato finale fu pessimo ed è stato sempre ed unanimemente criticato. 
Infatti fornisce dati oggettivamente errati, toponimi fantasiosi, mal trascritti o sconosciuti anche ai residenti, tracciati di sentieri inesistenti e strade rotabili (ma solo a detta del compilatore) indiscutibilmente inventate come quella da Nocelle alla statale Amalfitana! Attenzione, non mi sto riferendo a quella che passa per Montepertuso, ma quella che è stata sovrapposta alle (reali) scale per Arienzo ed indicata come strada provinciale 425 (non un sterrata malandata). Per evitare ogni forma di dubbio (che potrebbe lecitamente sorgere guardando la pendenza) hanno scritto SP425 sia sul tratto esistente sia sulle scale.


Spero che questa “opzione” non sia inserita nelle mappe caricate sui gps delle auto, altrimenti prima poi qualcuno tenterà di scendere le scale a partire dal ponte o dal parcheggio … perché lo dice il gps! Ma in questo caso lo dice la mappa (sbagliata).

venerdì 14 novembre 2014

C'è già del nuovo verde su Monte San Costanzo

Nella mia terza perlustrazione nell’area dell’incendio del 5 novembre scorso, ho più o meno percorso il crinale da Rezzale fino in cima ma mantenendomi sempre a valle del sentiero (tanto per ora si passa dovunque) e ho rilevato che gli sviluppi della situazione, pur restando nell’ambito della sciagura, vanno oltre le mie più rosee aspettative. Come avevo anticipato, abbastanza piante sono sopravvissute al rapido passaggio delle fiamme e guardate cosa è successo in solo 9 giorni!
   
Potete vedere in questo paio di foto che molte piante presentano già vari centimetri di foglie nuove, infatti fra il margine bruciato del colletto (penso di chiami così, comunque avrete capito di cosa parlo) e le cime delle foglie anch’esse bruciate spicca un bel verde vivo. In altri casi ci sono foglioline che spuntano isolate dal terreno ed in linea di massima nella parte alta (a valle di Campo Vetavole) si cominciano già a vedere ampie aree punteggiate di verde. Oltre a vari esempi di questa ripresa della flora, in questo album Google+ ho inserito anche foto con viste d’insieme e panoramiche, alcune riprese da punti di vista molto poco usuali come questa.
Chiudo lanciando un’idea che spero sia opportunamente valutata da chi di dovere. Fra le tante attività proposte dalle scuole potrebbe essere utile, similmente a come si propongono incontri con le forze dell'ordine per la legalità, organizzarne alcuni non in aula, ma sul campo. Senza dover necessariamente percorrere tutto il crinale, non adatto a chiunque, ci si può limitare a percorsi più semplici nella parte alta (Vetavole) o quella bassa (Rezzale). In una sola attività didattica si farebbero conoscere un itinerario a portata di mano (che molti giovani residenti non conoscono), la bellezza dei panorami, le devastanti conseguenze degli incendi e, nei prossimi mesi, soprattutto come le piante riescano a rigenerarsi quasi come l'Araba Fenice che rinasceva dalle proprie ceneri.

giovedì 13 novembre 2014

il gps può essere utile anche come semplice odometro

Luigi Esposito, nel suo commento al post Gps o cartina? Meglio entrambi, ma non lasciate mai a casa la cartina ha scritto 
... porto sempre con me il gps, soprattutto per misurare i percorsi e memorizzare nuove "tracce". 
Ambedue sono corretti modi di utilizzare il gps sfruttandone le potenzialità, ma sempre a patto di sapere cosa si stia facendo e questo è certamente il caso di Luigi. Come lui, anche io sfrutto spesso la basilare funzione contachilometri (odòmetro) del gps e l'ho quasi sempre utilizzata nel corso delle MaraTrail e nel corso di altre lunghe escursioni. In questo modo ero in grado di sapere in ogni momento quanti km avevo già percorso (e di conseguenza quanti ne mancavano) e sul display mi veniva anche indicata la velocità media che diventa significativa dopo almeno un’ora (quella istantanea non serve assolutamente a niente per l’escursionismo). 
Ciò ovviamente risulta utile quando si sa con buona approssimazione la distanza totale prevista e si deve saper calcolare la media da mantenere per completare l’escursione entro un determinato orario, il che può rivelarsi fondamentale sia per non perdere un mezzo di trasporto (forse l’ultimo) sia per non rimanere al buio.  
Le misurazioni devono ovviamente essere fatte in precedenza se non si possono ricavare, già belle e pronte, da guide o mappe, cartacee o digitali che siano. Per facilitare la raccolta di questi dati, quando posso, indico sulle mie cartine le distanze parziali che, per i percorsi principali, possono altrimenti essere ricavate anche dai profili altimetrici. 
Prima di andare in escursione lungo itinerari poco conosciuti sarebbe opportuno riportare i suddetti dati in una essenziale tabella elencando le varie tratte con al lato le distanze parziali e progressive in modo da rendersi conto di quando si giunge in prossimità di un elemento notevole o di un bivio e non “andare lungo”, cioè passare il luogo senza accorgersene. 
Per la propria sicurezza, suggerisco di aggiungere una ulteriore colonna nella quale riportare la distanza mancante, cioè quella che ancora ci separa dal punto di arrivo, senza doverla calcolare volta per volta (la sottrazione a mente per qualcuno è ostica). Talvolta è utile riportare anche le quote come in questa tabella esemplificativa con i dati significativi e arrotondati del tratto dell’Alta Via dei Monti Lattari (CAI 300) fra Colli di Fontanelle e Punta Campanella.
E ora torniamo al vecchio e già ampiamente dibattuto problema degli indicatori e delle unità di misura utilizzate. Più di una volta ho evidenziato che i tempi dipendono sempre dalla velocità dell’escursionista e quindi sono valori relativi, sorvolando sul fatto che molte volte quelli indicati sono dei veri e propri numeri al lotto. Al contrario, indicare le distanze da punto a punto sarebbe estremamente utile in quanto sono misure oggettive che possono essere calcolate in vari modi con una certa precisione e gli eventuali errori dell'odometro del gps influiscono ben poco sulla sicurezza della navigazione.
Mi spiego meglio: se da Santa Maria del Castello (inizio via Conocchia) fosse indicata la Forestale a 1.900m, indipendentemente dalla precisione del proprio gps, un escursionista comincerà a guardarsi attorno dopo i 1.800m; passati i 2km dovrebbe avanzare con molta cautela e poco dopo tornare indietro se non la trova. Quindi anche con un errore di oltre il 5% sappiamo in che tratto dobbiamo prestare attenzione. Al contrario, scrivere 45min  o 1h non ha quasi significato in quanto un camminatore medio, con passo allegro, ci mette meno di mezz’ora mentre altri posso impiegare molto di più. Ricordo che un paio di domeniche fa incontrai un gruppetto che procedeva molto a fatica a qualche centinaio di metri dalla Forestale lamentandosi del fatto che gli avevano detto che ci volevano tre quarti d’ora, mentre avevano camminato per quasi un’ora e non erano ancora arrivati! 
Con questo esempio spero di aver suggerito e spiegato un buon utilizzo del gps invece di portarselo in giro, come fanno alcuni, avendo sul display le coordinate (a cosa gli servono?) e sullo sfondo una cartina non nata per l’escursionismo, completamente errata.
Nel prossimo post fornirò invece qualche suggerimento pratico (cioè racconto come procedo io) su come utilizzare il gps quando si va su nuovi sentieri o anche "fuori sentiero", ma sempre con carta ... 

martedì 11 novembre 2014

FB Camminate, Blog, Google+ e www.giovis.com

A conclusione del suo primo anno di vita, mi preme ringraziare quanti hanno dimostrato la loro approvazione alla pagina FB Camminate gratificandomi dei loro Like. Sono stato sorpreso per il loro lento ma continuo aumento visto che, come tutti sanno, dopo il primo “sprint” la curva del gradimento si appiattisce ed è difficile ricevere nuovi consensi.
Sono allo stesso tempo un po’ deluso per il fatto che, al contrario dei Like, le condivisioni sono state poche e sporadiche. Da ciò si deduce che, pur ricevendo un plauso generico per la pagina e qualche “mi piace” ai vari post, raramente le notizie sono state ritenute sufficientemente interessanti da spingere qualcuno a renderne partecipe i propri amici.
Preso atto di tutto ciò, ho deciso di ridurre drasticamente la frequenza dei post su FB Camminate e di utilizzare di più i miei altri canali internet di più vecchia data e mai abbandonati, che hanno un proprio séguito a prescindere dall’essere linkati o meno alla suddetta pagina.
Pertanto, d’ora in avanti note e comunicazioni, link e relativi commenti ad articoli o siti che ritengo interessanti (e quindi condivido), presentazioni di cartine, suggerimenti per lunghe escursioni, rapporti sullo stato di sentieri e via discorrendo saranno di norma pubblicati su questo Blog dove posso impaginare meglio i testi, con foto nelle dimensioni volute e inserite al punto giusto, potendo scegliere i font, le loro dimensioni, in neretto o corsivo …
Per le immagini preferisco invece Google+ tant’è che ho due diversi account, con finalità ben distinte. Nel primo, che per semplicità chiamo Google+1 ed è collegato al mio canale YouTube, carico per lo più le nuove foto di escursioni, viaggi e ricognizioni. L’altro, che ovviamente indico come Google+2 ed è collegato invece a questo Blog, l’ho utilizzato per caricare, riorganizzare e aggregare le circa 15.000 foto viaggio che prima erano sul www.giovistravels.com e mi accingo a fare lo stesso per tutte le foto già presenti su www.maratrail.com e per quelle delle escursioni degli anni scorsi con gli Escursionisti Lubrensi (fino al 2009) e poi con i FREE.
Rimane chiaramente in vita lo “storico” (14 anni di vita) e inamovibile www.giovis.com che resta il fulcro della mia presenza online. Dalla sua recentemente ricompattata homepage, oltre che a tutti i contenuti tradizionali (descrizioni di escursioni, mappe, profili, ecc.), si può infatti facilmente accedere con un click a questo Blog, ai due canali Google+, ai due canali video (YouTube e Vimeo) e alle pagine che erano le homepage di www.giovistravels.com e www.maratrail.com e di lì proseguire la navigazione.
In conclusione, chi vorrà continuare a leggere i post o scorrere le foto dovrà leggere questo Blog o andare su Google+ dove si potrà registrare e quindi ricevere una notifica ogni volta che pubblicherò un post, un album o un video. Sottolineo che per essere sempre aggiornati dovreste “seguirmi” sia su Google+1 (nuovi album e video) sia su Google+2 (blog e foto “vecchie”) .

lunedì 10 novembre 2014

Incendio San Costanzo del 5 novembre (II parte)

Come preannunciato sono andato a verificare la parte bassa dell'area bruciata mercoledì scorso fra via Campanella e la parte alta del crinale di San Costanzo come potrete vedere nella 32 foto di questo album Google+.
Il limite inferiore corre più o meno parallelo a al sentiero a partire dall'inizio della discesa finale verso la punta, dopo aver perso di vista la Torre di Fossa Papa. Danno da pensare i vari cunei che arrivano fino alla stradina, come se fossero stati sparsi vari inneschi.... non c'è altra spiegazione e penso che nessuno creda più alla favola dell’autocombustione, in particolare in un giorno non eccessivamente caldo e senza sole di inizio novembre. Con il forte vento che ha spinto il fuoco velocemente verso l’alto è impossibile ipotizzare che potesse procedere verso valle, quindi si presume che il fuoco sia partito da posti come questi nelle seguenti foto (osservate i cespugli non bruciati ai lati).
   
Niente è andato a fuoco a valle di via Campanella, ma guardate com’è ora il sentierino che sale verso Rezzale (foto a sin.). A monte tutto è completamente bruciato, mentre a valle niente. Come già riscontrato nel corso della perlustrazione di sabato, la situazione del crinale è simile. Nella foto a destra si osserva la desertificazione di tutto il versante occidentale dal belvedere di Rezzale in su, in contrasto con i ripidi pendii che sovrastano Jeranto assolutamente non interessati dalle fiamme.  
   
Un piccolo problema di sentieristica si presenta ora per il percorso fra Rezzale e la cima di Santa Croce, facente parte del CAI300 - Alta Via dei Monti Lattari. Anche se qualche segnavia si vede più chiaramente per la “sparizione” di erba e arbusti, l’assoluta mancanza vegetazione rende difficile individuare il tracciato da parte di chi non lo conosce. Infatti fino alla settimana le due sponde verdi praticamente guidavano gli escursionisti costringendoli a procedere lungo quello che per la maggior parte del percorso era l’unico passaggio, a prescindere dai segnavia. Ecco come si presenta l’inizio del sentiero da Rezzale. Se non fosse per il segno sulla pietra (foto a destra) il tracciato sarebbe molto difficilmente individuabile.
   
Potrebbe essere una buona idea ripassare qualche segnavia anche se siamo all’inizio della bassa stagione escursionistica. Meglio trovarsi un lavoro fatto e non rischiare ulteriori dispersi ...

domenica 9 novembre 2014

Incendio a San Costanzo, the day after …

In effetti le foto non sono proprio del giorno dopo (piovve, per fortuna), bensì del pomeriggio di sabato 8 novembre. Mi ero ripromesso di scattarne altre stamattina approcciando però dal basso l’area andata a fuoco, ma il tempo non mi ha favorito, non solo per la pioggia intermittente ma anche per la pessima luce. Guardiamo al lato positivo … si pulirà tutto definitivamente e non ci sarà più fuliggine. Quello che vedrete nelle foto caricate su Google+ si riferisce al mio breve giro di perlustrazione andando dalla strada a Campo Vetavole e poco oltre verso la Campanella e risalendo poi il crinale fino alla recinzione del cosiddetto “radar” su Santa Croce.
    
Il fuoco, sospinto e alimentato dal forte vento di mercoledì 5, raggiunse rapidamente il crinale che funse da tagliafuoco naturale. In queste due foto si vede chiaramente la netta linea di demarcazione fra il bruciato (a sin., versante Golfo di Napoli) e la parte assolutamente intatta dei pendii che sovrastano Jeranto
   
Il grave danno è quello degli alberi bruciati, ma come tutti sappiamo, nell’area sommitale ce n’erano ben pochi e i pini che fotografai qualche settimana fa sembrano essere sopravvissuti senza troppi problemi visto che il fuoco è passato molto velocemente e la loro chioma è abbastanza alta. A dimostrazione della rapidità dell'avanzamento del fuoco osservate questa piccola oasi sopravvissuta in quanto riparata dai ruderi della "barracca".
Nella parte che ho perlustrato i sentieri più frequentati sono già percorribili (senza neanche sporcarsi) e non sembra ci sia alcuna immediata minaccia di smottamento essendo il versante meno pendente e con molte rocce che ora sono ben visibili non essendo più coperte dalla vegetazione. In quanto a questa siate ben certi che prima della fine dell’inverno ci sarà già molto verde ed a marzo è ipotizzabile - e auspicabile - un gran fioritura di asfodeli (Asphodelus microcarpus, ma tutti li conoscono come mazzarelle ‘e San Giuseppe). Infatti, questa liliacea non solo è una delle numerose specie che traggono benefici dai residui della combustione che arricchiscono il terreno, ma è anche quasi immune dagli incendi per avere bulbo-tuberi che non vengono interessati dalle fiamme e quindi sono in grado di riprendere immediatamente la crescita. Il nome asfodelo ha origini greche e deriva proprio da questa sua capacità di resistere al fuoco, vegetando subito dopo la distruzione. 
Staremo a vedere …
Eppure, perfino in queste condizioni pietose Monte San Costanzo conserva il suo fascino e da un punto di vista strettamente fotografico può rivelarsi addirittura più interessante del solito proprio per questi paesaggi fra il lunare e il desertico, per fortuna relativamente poco comuni ma comunque troppo frequenti.
Nei prossimi giorni andrò a documentare fotograficamente la situazione della parte più a valle, salendo da via Campanella.

venerdì 7 novembre 2014

Gps o cartina? Meglio entrambi, ma non lasciate mai a casa la cartina.

Cercando notizie su un tipo particolare di gps mi sono imbattuto in un guida al loro uso elaborata da Mauro Vannini per l’UISP, Lega Montagna Toscana. scaricala qui
Chi mi conosce appena un po’ sa benissimo che non amo i gps anche se ne riconosco l’utilità in alcuni casi, ma certamente non è uno strumento che di punto in bianco fa diventare escursionisti professionisti, guide o esploratori …
Ho selezionato un paio di pagine del suddetto documento in quanto mi sembra che in modo chiaro e conciso metta in guardia, in particolare i nuovi utenti, sia sui limiti oggettivi dello strumento sia sugli errori da evitare.
In questa prima pagina che vi propongo è di estrema importanza il primo “dogma”: “Portate sempre carta e bussola, non fidatevi soltanto del gps”
Il secondo dovrebbe essere dato per scontato da chiunque abbia buonsenso, ma quelli che comprano scarponcini, zainetto e gps e si avventurano in aree ignote senza sapere niente degli ostacoli, distanze e dislivelli ne hanno mai sentito parlare? o non hanno né buonsenso, né prudenza, né assennatezza?
I due successivi sono limiti tecnici del sistema e quindi è bene esserne a conoscenza.

Nell'altra pagina (siamo già alla n.8 del manualetto) si punta l’attenzione sulla ricezione dei satelliti. Bisogna saper valutare quando e quanto è affidabile. Si deve sempre leggere il valore del margine di errore (cosa che molti trascurano) e tenere d'occhio il numero di satelliti collegati e la loro posizione. Quattro satelliti ben disposti forniscono dati più precisi di sei “tutti da un lato” come capita, per esempio, trovandosi ai piedi di un’alta falesia o addossati ad un muro.
Se ci si affida solo ed esclusivamente al gps si rischia … Ultimo esempio, molto recente, i due americani dispersi sull’Avvocata. Non avevano cartina e si sono giustificati dicendo che il segnale era debole.
Ripeto: specialmente sui Monti Lattari, con le tante falesie e stretti valloni, ci sono tanti tratti di sentiero lungo i quali il segnale diventa inaffidabile o addirittura si perde. Una volta salendo per il Passetiello e scendendo per l’Anginola il gps non ha mai perso il segnale, ma le due tracce (che avrebbero dovuto essere più o meno parallele) si accavallavano, cosa chiaramente illogica e impossibile. E ci sono "esperti" che maledicono il loro gps che non funziona nella parte più interna della zona A della Valle delle Ferriere!!! Per chi non la conoscesse si trova fra due alte pareti rocciose, in una profonda forra.
In conclusione, dovendo scegliere, suggerisco senz'altro di portare la cartina, della quale non si dovrebbe mai fare a meno. La bussola è utile esclusivamente se si sa come usarla (e non come Snoopy, vedi sotto), ma con un minimo di pratica può servire ed ha il vantaggio di non avere batterie e funzionare ovunque.
L’uso del gps è relativamente semplice e spesso “intuitivo” per le funzioni basilari. Può essere utile in combinazione con la cartina o per ripercorrere a ritroso uno stesso sentiero (nel caso non ve lo ricordiate).
Se avete un gps, o pensate di comprarvelo, vi suggerisco di leggere attentamente tutto il manualetto (imparziale e non del costruttore) nonché anche la prima parte che vi illuminerà in merito alle carte e reticoli. Giustamente Vannini inizia dalla cartografia e pooooi spiega come utilizzare il gps in combinazione ...

giovedì 6 novembre 2014

Le “Real Repùblica” di Coimbra, Portugal

Passeggiando nella parte più antica di Coimbra, lungo le strette e tortuose stradine acciottolate che menano all'Università che domina la collina, ancora oggi ci si imbatte in edifici singolari (per lo più vecchiotti) le cui facciate si distinguono per gli oggetti appesi all'esterno, stendardi alle finestre, murales e graffiti sulle pareti.
Si tratta delle Repúblicas la cui origine risale al XIV secolo, quando Dom Dinis, per diploma regio del 1309 (sì, sette secoli fa), promosse la costruzione di case destinate agli studenti, con affitti accessibili. Da allora in queste case di studenti vige l'ideale di comunità e di uno stile di vita differente. Sono gestite dagli stessi studenti che le abitano, i quali democraticamente si riuniscono e decidono su vari questioni: dalla gestione della propria República all'organizzazione di eventi per la città.
Durante la dittatura di Salazar durata per oltre 40 anni fino alla Rivoluzione dei garofani del 1974 le Repúblicas ebbero un ruolo di zona franca per i contestatori e i rivoluzionari. La loro porta era sempre aperta per chi volesse rifugiarsi e la polizia non vi poteva entrare. Erano luoghi di aggregazione particolarmente importanti in quanto frequentati anche e soprattutto da persone colte, dove regnavano non solo lo scherzo, la parodia, il fracasso e l'allegria, ma anche la contestazione e le discussioni politiche. Un ambiente giovanile molto particolare anche perché i repúblicos (gli studenti) provenivano da ogni parte del Portogallo, tanto da aree rurali, quanto da villaggi costieri e dalle zone montuose al confine con la Spagna. L’Università di Coimbra è stata per secoli la più importante del Portogallo e fino a pochi anni fa vi convergevano tutti gli studenti non di Lisbona o di Porto, in quanto queste avevano i propri atenei. Oggi rappresentano un patrimonio immateriale che ricorda il ruolo che ebbero nelle trasformazioni politiche e sociali del Portogallo. 
Io ho avuto la grande fortuna di vivere per alcuni giorni in questo ambiente nel 1972 in quanto appena arrivato da Salamanca (Spagna) andai a cercare sistemazione (economica) nella zona studentesca. Così chiedendo  informazioni in un piccolo bar di Rua da Matematica conobbi i repúblicos della Real Repubblica do Ras-Teparta che offrirono ospitalità sia a me che ai due francesi ai quali avevo dato un passaggio da Guarda (città portoghese vicina al confine spagnolo).
Ognuno dei vari piani, tutti con pavimenti di legno, aveva un bagno e varie ampie stanze arredate molto spartanamente ciascuna delle quali ospitava un paio di studenti. Al primo piano c’erano gli spazi comuni a cominciare dalla grande cucina (con antichi piatti di ceramica con stemma e nome della Repùblica - foto) e dal refettorio con le pareti coperte di vecchi disegni caricaturali (bersagli preferiti erano ovviamente i professori). 
Nel 2012, andato di nuovo a Coimbra per gare di Orienteering, mi decisi ad andare a vedere se la Real Repùblica do Ras-Teparta era ancora attiva ed ancora nello stesso edificio in Rua da Matematica, 6. Trovai alcuni dei repúblicos, mi presentai raccontando loro della mia esperienza del 1972, mi fecero entrare, vidi la stanza al secondo piano nella quale alloggiai, mi permisero di fotografare l’affresco O arroto é livre e per di più mi invitarono a cena. Le due foto seguenti sono dello stesso affresco, ma in quella di destra noterete qualche scritta in più aggiunta durante questi 33 anni dopo.
  
Accettai chiaramente l'invito e mi presentai con una buona quantità di vino (vari litri), memore di come passavamo le serate nel ’72, e conobbi tutti gli altri fra i quali il presidente che, in questa Real Repùblica viene chiamato “Ditador” come si può leggere in queste poche righe estratte da un interessantissimo (per chi capisce il portoghese) documento disponibile in rete.
Com origem na Rua dos Estudos em 1943, transitou para a Rua da Matemática seis anos depois.
Na sua constituição, os elementos possuem designações bastante sui generis: o líder do grupo é o ‘Ditador’, havendo depois o ‘Guarda do Cofre Aberto’, o ‘Cronista’, o ‘Conservador de Objectos Palmados’ e o ‘Chefe de Orquestra (com um cavaquinho)’…
Nel corso della serata ebbi modo di conoscere molto meglio la vita delle Real Repùblica, del modo di gestirle e mi raccontarono tanti interessanti e curiosi aneddoti. Risalimmo poi anche al nome del Ditador dell'epoca (che decise di ospitare me e i francesi) e ai nomi di quelli che si laurearono in quel periodo. Ricordo che fui invitato con tale spontaneità e insistenza che tornai apposta a Coimbra da Lisboa per la loro festa di Laurea.
Identica cordiale ospitalità a distanza di quasi 33 anni!

mercoledì 5 novembre 2014

Improvvisamente famosi in Internet

Un paio di giorni fa, scorrendo i titoli degli articoli più importanti e, a seguire, quelli segnalati sulla versione online del The Guardian ha attirato la mia attenzione questo articolo: What happens when you accidentally become internet famous?
Vengono presentati quattro casi ben distinti di notorietà raggiunta per puro caso e analizzati, seppur sommariamente, le conseguenze immediate e anche degli effetti a lungo termine.
Viene dimostrata per l’ennesima volta, se ce ne fosse ancora bisogno, cosa può accadere in seguito alla pubblicazione di una foto in rete.
Nel primo caso mi è sembrato quello più banale, sul secondo non mi esprimo, gli ultimi due (dulcis in fundo) sono invece interessanti per la buona gestione degli sviluppi successivi.
Particolarmente insolito è il caso di Balpreet Kaur, studentessa “barbuta” Sikh, aspirante neurochirurga, che, seppur sorpresa, non si è assolutamente turbata per l’improvvisa fama e in un paio di sincere e illuminanti risposte ha elegantemente zittito gli ignoranti.
Leggendo le sue spiegazioni, alcuni di voi potranno anche essere incuriositi dalla religione Sikh (la maggior parte di quelli che conoscono il termine lo collegano solo alla consuetudine di portare sempre il turbante) e positivamente sorpresi dall'apprendere l’esistenza di un’associazione giovanile della quale Balpreet Kaur fa parte che ha come obiettivo “la cooperazione fra le comunità di fedi diverse”. Questa che dovrebbe essere una buona, logica e opportuna norma in una qualunque società civile viene troppo poco spesso messa in pratica. Infatti, come tutti sanno, pur essendo arrivati all’alba del 2015 ci sono ancora guerre di religione, massacri in nome di una dottrina, tentativi di imporre divieti a popolazioni intere includendo anche chi professa altre fedi … gli esempi sono infiniti. 
L’ultimo, divertente, caso citato nell'articolo ebbe origine da una errata interpretazione dell’espressione di Sam Grinerun poppante di neanche un anno. A quanto si legge questa sua non cercata notorietà ha avuto sviluppi positivi grazie anche alla lungimiranza della madre … guardate cosa tiene in mano a vari anni di distanza  …  
   
Chiaramente l'articolo è in inglese.

martedì 4 novembre 2014

Escher a Positano e altro

Ho avuto il tempo di cercare - e trovare - un altro disegno di Escher relativo alla Costiera Amalfitana del quale mi avevano parlato, ma che non avevo mai visto, ed esattamente questo di Positano.
Anche in questo caso sarebbe interessante riuscire ad individuare sia il gruppo di case raffigurato e quindi il punto di osservazione. Il titolo (almeno quello con il quale è stato caricato in rete) è un molto vago Houses in Positano.

Sempre fidandosi della usuale dettagliata visione di Escher per questo tipo di disegni, molto realistici e in quasi perfette proporzioni, si dovrebbe dedurre che siamo ai margini di un vallone trovandosi l’osservatore/disegnatore quasi di fronte alle case, opposto alle facciate e abbastanza più in alto. Ciò escluderebbe, ovviamente, qualunque gruppo di case prospiciente il mare. Altri elementi che potrebbero rivelarsi significativi, e quindi di aiuto, sono la piccola falesia a valle delle case e i relativamente ampi (per Positano) spazi aperti. Questi due indizi suggeriscono a chi volesse cimentarsi nelle ricerca di non limitarsi a Positano “centro”, ma di prendere in considerazione anche zone più in alto, spingendosi anche fino a Montepertuso.
Passando a tutt’altro argomento e tornando al completo restyling di www.giovis.com ed in particolare alle foto di viaggio, suggerisco agli interessati di consultare spesso il mio account Google+ tramite il quale sto caricando le foto riorganizzate, raggruppate e ottimizzate. Potranno scorrere velocemente le ultime serie caricate senza doverle andare a cercare nel sito. A proposito di questo, nella pagina iniziale della sezione viaggi sono evidenziate con un asterisco giallo  *  le destinazioni già aggiornate. Ieri ho finito di sistemare le oltre mille foto dello svernamento in Portogallo 2008-09.
Buona ricerca (Escher) e buona visione (foto di viaggi).

domenica 2 novembre 2014

Idee per prossimi viaggi

I luoghi da visitare sono senza dubbio tantissimi e se si considera che in diverse stagioni uno stesso posto può offrire attività e/o ambienti completamente differenti il numero tende all'infinito. Pensate a come cambiano, per esempio, le Alpi o le Montagne Rocciose dall'inverno (quando sono perfette per sciare) alla primavera/estate quando attirano migliaia e migliaia di escursionisti. Ciò vale anche per tante città che in determinate date ospitano singoli eventi o Festival (musica classica e non, cinema, teatro, gastronomia, ecc.) con cadenza annuale.
Se siete abbastanza autonomi nell'organizzazione dei vostri viaggi e non cercate semplicemente una spiaggia sulla quale rilassarvi o un pacchetto tutto incluso, vi suggerisco di scorrere gli album delle mie foto di viaggio presenti nel mio account 2 di Google+, accessibile con un semplice click dalla homepage di www.giovis.com. In questo modo vedrete le copertine delle gallerie nell’ordine nelle quale le ho caricate (e sto continuando ad aggiungerne) e potrete soffermarvi su quelle che vi interessano o semplicemente attirano la vostra attenzione e vi incuriosiscono  … ce ne sono quasi per tutti i gusti.
Se invece avete già le idee abbastanza chiare in merito alla vostra prossima destinazione, potrete andare a controllare se questa è presente fra quelle elencate in ordine cronologico nella pagina iniziale delle mie foto di viaggio (ex giovistravels.com) linkata con banner al centro della mia homepage.
Ieri sera ho finito di caricare circa 1.300 foto del mio viaggio in U.S.A. del 2008 (per lo più hiking) che includono immagini dei monti del Colorado (anche oltre i 4.000m) e della California a cominciare dal famoso Parco di YosemiteGià da oggi comincerò a trasferire e riorganizzare le varie migliaia di foto scattate negli ultimi 5 anni in Spagna e Portogallo e avrete l’occasione di leggere nomi di località che probabilmente non avevate mai sentito nominare e di avere un primo approccio visivo, seppur minimo e virtuale.
Per inciso, la spiaggia sullo sfondo di questo Blog, è una di quelle di Portimão e se scorrerete anche le tante altre foto dei dintorni (non solo spiagge) potrebbe venirvi voglia di andare in Algarve, Portogallo. Oltretutto considerate che la maggior parte delle foto "portoghesi" sono state scattate in pieno inverno ... e che lì cibo e vino sono ottimi! 
Come direbbero i vicini spagnoli, si meritano le 3 B di Bueno, Bonito y Barato!