domenica 9 novembre 2014

Incendio a San Costanzo, the day after …

In effetti le foto non sono proprio del giorno dopo (piovve, per fortuna), bensì del pomeriggio di sabato 8 novembre. Mi ero ripromesso di scattarne altre stamattina approcciando però dal basso l’area andata a fuoco, ma il tempo non mi ha favorito, non solo per la pioggia intermittente ma anche per la pessima luce. Guardiamo al lato positivo … si pulirà tutto definitivamente e non ci sarà più fuliggine. Quello che vedrete nelle foto caricate su Google+ si riferisce al mio breve giro di perlustrazione andando dalla strada a Campo Vetavole e poco oltre verso la Campanella e risalendo poi il crinale fino alla recinzione del cosiddetto “radar” su Santa Croce.
    
Il fuoco, sospinto e alimentato dal forte vento di mercoledì 5, raggiunse rapidamente il crinale che funse da tagliafuoco naturale. In queste due foto si vede chiaramente la netta linea di demarcazione fra il bruciato (a sin., versante Golfo di Napoli) e la parte assolutamente intatta dei pendii che sovrastano Jeranto
   
Il grave danno è quello degli alberi bruciati, ma come tutti sappiamo, nell’area sommitale ce n’erano ben pochi e i pini che fotografai qualche settimana fa sembrano essere sopravvissuti senza troppi problemi visto che il fuoco è passato molto velocemente e la loro chioma è abbastanza alta. A dimostrazione della rapidità dell'avanzamento del fuoco osservate questa piccola oasi sopravvissuta in quanto riparata dai ruderi della "barracca".
Nella parte che ho perlustrato i sentieri più frequentati sono già percorribili (senza neanche sporcarsi) e non sembra ci sia alcuna immediata minaccia di smottamento essendo il versante meno pendente e con molte rocce che ora sono ben visibili non essendo più coperte dalla vegetazione. In quanto a questa siate ben certi che prima della fine dell’inverno ci sarà già molto verde ed a marzo è ipotizzabile - e auspicabile - un gran fioritura di asfodeli (Asphodelus microcarpus, ma tutti li conoscono come mazzarelle ‘e San Giuseppe). Infatti, questa liliacea non solo è una delle numerose specie che traggono benefici dai residui della combustione che arricchiscono il terreno, ma è anche quasi immune dagli incendi per avere bulbo-tuberi che non vengono interessati dalle fiamme e quindi sono in grado di riprendere immediatamente la crescita. Il nome asfodelo ha origini greche e deriva proprio da questa sua capacità di resistere al fuoco, vegetando subito dopo la distruzione. 
Staremo a vedere …
Eppure, perfino in queste condizioni pietose Monte San Costanzo conserva il suo fascino e da un punto di vista strettamente fotografico può rivelarsi addirittura più interessante del solito proprio per questi paesaggi fra il lunare e il desertico, per fortuna relativamente poco comuni ma comunque troppo frequenti.
Nei prossimi giorni andrò a documentare fotograficamente la situazione della parte più a valle, salendo da via Campanella.

1 commento:

  1. L'unico aspetto positivo degli incendi che vengono appiccati in quella zona é il fatto che una volta distrutta la macchia mediterranea si possono rivedere gli antichi micro terrazzamenti utilizzati dai massesi per la coltivazione di legumi e cereali.
    Testimonianza di agricoltura rurale e di inventiva di necessitá, é straordinario vedere tutti quei piccoli appezzamenti incastonati tra le roccie delle pendici del monte di Minerva

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