Ancora
in Sicilia, sono andato per l’ennesima volta in un’altra area protetta completamente
differente da Vendicari (oggetto del precedente post), molto più vasta, anch’essa
varia e assolutamente affascinante. Sto
parlando del Parco dell’Etna, che comprende quasi tutta la parte alta
dell’omonimo vulcano. Questo, con i suoi circa 3350m di altitudine (varia con
le eruzioni), è il più alto d’Europa anche se gli spagnoli reclamano questo
primato con i 3.718m del Teide (Tenerife, Canarie) che però geograficamente
appartiene all’Africa e solo amministrativamente al nostro continente. Proprio
a causa della sua altezza offre la possibilità di effettuare interessanti e
piacevoli escursioni in ogni periodo dell’anno. Considerate che normalmente fra
il margine inferiore del Parco (sotto i 1.000m) e la vetta del vulcano c’è una
differenza di una quindicina di gradi. La percezione di queste variazioni sono talvolta
ridotte per il soleggiamento, ma più spesso accentuate a causa del quasi
costante vento in quota. Sono
tanti gli sprovveduti che, fuggendo dal caldo della costa, si presentano al
Rifugio Sapienza (circa 1.900m, punto più alto raggiungibile in auto) in
pantaloncini e magliettina e ovviamente “si cioncano di freddo”. In
questa mia breve visita di fine marzo, mi sono ovviamente limitato alla parte
bassa, visto che le prime chiazze di neve erano al di sotto dei 1.500m.
Giornata escursionistica divisa in due parti, separate dalla sosta “obbligatoria” a Bronte (capitale del Pistacchio) per rifocillarci gustando i famosi, seppur poco diffusi, arancini al pistacchio. Nonostante il cielo coperto e le nuvole molto minacciose, guidato dal mio omonimo “il professore”, ho effettuato un bel giro a monte di Bronte, in parte nuovo per me. Tutte le foto di sabato 28 marzo 2015
Giornata escursionistica divisa in due parti, separate dalla sosta “obbligatoria” a Bronte (capitale del Pistacchio) per rifocillarci gustando i famosi, seppur poco diffusi, arancini al pistacchio. Nonostante il cielo coperto e le nuvole molto minacciose, guidato dal mio omonimo “il professore”, ho effettuato un bel giro a monte di Bronte, in parte nuovo per me. Tutte le foto di sabato 28 marzo 2015
Non mi era
mai capitato di salire da quel lato a marzo e quindi è stata la prima volta che
finalmente ho visto tantissima Euforbia rigida (Euphorbia rigida) in fiore, con il suo giallo
assolutamente predominante sugli altri colori. Appena usciti da Bronte e fino
alla fine della spettacolare strada in basolato lavico i campi ai lati ne sono
pieni. A valle dei Monti (ex coni vulcanici) Minardo, Ruvolo, Peloso e Tre
Frati (che abbiamo “circumnavigato”) gli stradoni di sabbia vulcanica sono
invece bordati da enormi Ginestre dell’Etna (Genista
aetnensis), una specie endemica che, avendo spazio e tempo, può raggiungere
anche i 10m di altezza. Non per niente questa ampia valle dalle pendenze minime
viene chiama Piana delle Ginestre.
Ingollati
gli arancini - fritti al momento – siamo andati in un’altra area a me
sconosciuta: le Favare di Maletto. Un ambiente assolutamente inusuale per il l’Etna
in quanto è l’acqua che la fa da padrona. Pare che sia un riaffioramento delle
acque generate dallo scioglimento delle nevi che corrono sotto i campi di lava
e qui, incontrando uno strato basaltico impermeabile vengono in superficie. Ma
per poco … infatti si ingrottano nuovamente e il percorso successivo fino al
mare non è certo. Alcuni dicono che vadano a confluire nel Simeto (il fiume che
scorre nel fondovalle), come sarebbe logico presupporre, mentre altri sostengono
che si versino direttamente in mare presso Catania seguendo un loro percorso
indipendente.
Comunque
sia, è strano vedere questi ruscelletti scorrere placidamente, ma allegramente,
fra rocce, prati, fiori e piccole paludi, al limite di un territorio caratterizzato dall'estrema aridità caratteristica delle aree vulcaniche. Se da
un lato mi è andata male per il cielo molto nuvoloso e scuro, dall'altro sono
stato fortunato ad andare alle Favare alla fine di un inverno caratterizzato da
notevoli precipitazioni e quindi trovando tanta acqua. Osservando la carta
generale del Parco, questa piccolissima area si trova nella lingua a nord-ovest,
al limite inferiore dello stesso. Pur non essendoci indicazioni è semplicissimo
arrivarci: da Maletto scendete per circa 4km lungo la SP159 e le troverete alla
vostra destra, all’incrocio con la SS120 fra Cesarò e Randazzo, non potete non
vederle.