Ho continuato
con un sesto film d’animazione, ma giapponese, che mi ha fatto rimpiangere
quelli europei appena guardati e ho proseguito con uno strano mix di film che
mi sono stati “consigliati” dai cookies … ormai mi conoscono. Due sono
messicani ma di genere, fattura e budget molto diversi, gli altri sono un classico
noir americano e un ben quotato coreano dell’inizio del secolo corrente.
Kiss of Death (Henry
Hathaway, 1947, USA)
Buon noir con Victor
Mature protagonista, con al fianco Coleen Gray (da poco vista in Nightmare
Alley), ma c’è anche l’esordiente Richard Widmark che con questa
interpretazione ottenne la sua unica Nomination Oscar (il film ne ottenne anche
un’altra per la sceneggiatura). In effetti la trama differisce un poco dai
classici noir e si basa sull’omertà di un gruppo di rapinatori che poi viene
rotta per motivi di gelosia. Anche il rapporto fra chi è diventato confidente e
il D. A. (procuratore) è ben proposto, con molti colpi di scena e buoni tempi di
suspense. Non è certo il miglior noir di sempre, ma senza alcun dubbio merita
una visione.
Una familia de
tantas (Alejandro
Galindo, 1949, Mex)
Questo è un classico della Epoca de Oro del Cine Mexicano (nella famosa classifica di fine secolo scorso era al 5° posto dei migliori film messicani di sempre) e vede un ottimo Fernando Soler nei panni del dispotico – ma con le (sue) migliori intenzioni – capofamiglia. Non è che fosse proprio una famiglia comune e penso che neanche nell’ambito di quelle tradizionali della media borghesia dell’epoca fosse proprio uno standard. La variegata prole è composta dai grandi già fidanzati (e non solo), una che compie 15 anni (equivalente dei nostri 18) e due ancora più piccoli, ognuno con i suoi problemi delle rispettive età. La moglie obbediente e sottomessa asseconda il marito, come del resto tutto il resto della famiglia anche se si notano vari tentativi (qualcun riuscito) di ribellione. Commedia drammatica realista, ben messa in scena e ben interpretata. Si trova in HD, ma ovviamente in versione originale.
El escapulario (Servando González, 1968, Mex)
Ancora non mi è
chiara la carriera di questo regista/sceneggiatore, con solo una decina di
regie all’attivo, la seconda delle quali in USA “The Fool Killer”
(1965, con Anthony Perkins). Oltre al suddetto avevo anche visto altri suoi
film come Yanco, Viento negro, prodotti con budget
molto limitati e senza grandi nomi, ma molto singolari, specialmente per quanto
riguarda le riprese; ho appena trovato anche Los mediocres
(1966), suo quarto film. Come appena scritto, l’aspetto che più colpisce è il
modo di girare, sia per quanto riguarda le semplici inquadrature, sia per il
modo di narrare la storia che, in questo caso, è magico-misteriosa e include vari
flashback. Interessante.
Failan (Hae-sung Song, 2001, Kor)
Se ne parla
molto bene in rete e quindi l’ho guardato. Parte lentamente presentando il
protagonista (un piccolo delinquente) e un paio di suoi compari che hanno un
preciso ruolo nella storia. Failan (Cecilia Cheung) è una immigrata
cinese, orfana e non in perfetta salute, ma molto volenterosa e disponibile. I
due si sposano (solo sulla carta) … lui per soldi, lei per ottenere il permesso
di soggiorno. Quindi è la seconda parte, molto più umana e descrittiva della
vera indole dei due che vivono a distanza, quella più interessante e ben
proposta, anche se con troppi tempi morti. Buono anche il finale, in entrambi
gli episodi conclusivi. Singolare e certamente fuori dagli schemi, in mancanza
d’altro si fa guardare.
La tomba delle
lucciole (Isao Takahata,
1988, Jap)
Sentito nominare
tante volte, mi è capitata fra le mani una versione di buona qualità e mi sono “immolato”.
Proprio così, le premesse non erano le migliori (per il mio punto di vista) e
la realtà è stata ancor più deludente. Si tratta di quel genere di animazione giapponese
assolutamente poco fluido, con disegni poco creativi, poco colorato e con una
sceneggiatura che lo ha fatto definire (titoli di una delle prime recensioni su
IMDb) “il film più triste di sempre”; più che altro lo definirei inutilmente deprimente.
l giapponesi hanno prodotto vari ottimi film sulle conseguenze della guerra ed
in particolare dei bombardamenti a tappeto come p.e. Black Rain (di
Imamura, 1989, premiato a Cannes) ambientato a Hiroshima appena colpita
dalla bomba atomica. Molti lo elogiano, io non lo consiglio.