Mi
limiterò a brevi considerazioni in merito a 7 degli 8 candidati al premio quale
miglior film (non ho visto Selma, nelle sale solo da un paio di settimane) e al
pronosticato vincitore fra quelli in lingua straniera (Relatos salvajes – Storie
pazzesche) che però è rimasto a bocca asciutta.
Birdman, di Alejandro González Iñárritu
Vincitore,
aveva in effetti pochi concorrenti e le previsioni lo davano in lotta solo con
Boyhood, grande progetto, ma poco potente e di minor impatto. La metà dei film
in lizza si basavano su avvenimenti e personaggi reali (Turing, Hawking, M. L.
King e Kyle) e gli altri due erano una deliziosa commedia pressoché surreale e
un film quasi interamente musicale, ossessivo e limitato in una sala prove. Mi
è piaciuto, ha senz’altro meritato ma volendo trovare qualche pecca potrei dire
che ha esagerato un po’ nelle riprese/inseguimento nei corridoi del teatro, con
la musica un po’ ossessiva (ancorché necessaria per sottolineare lo stato
mentale del protagonista) e le troppe scene con telecinesi. Ottimo Michael Keaton che era l’unico che
poteva competere con Eddie Redmayne
fra i migliori attori protagonisti. Film da non perdere.
American
Sniper, di Clint Eastwood
Un
altro buon film di Clint Eastwood, anche se non memorabile, su un argomento
discusso e scottante che ha diviso e divide l'opinione pubblica. Per giunta era
probabilmente era l'anno sbagliato (elezioni) per il premio, ma forse serviva a
qualcuno come propaganda per identici motivi. A prescindere dal soggetto e da
un punto di vista strettamente cinematografico è di gran lunga superiore ad
altri che facevano parte dei candidati alla statuetta più ambita. Per esempio
The imitation game e The theory of everything devono tutto a storie che
colpiscono platee più ampie e su ottime interpretazioni dei protagonisti, ma
niente di piu. Mi hanno lasciato un po’ perplesso alcune scene nelle quali
soldati (e non semplici coscritti, ma seals) sono troppo rilassati nel bel
mezzo di sparatorie (Kyle parla con la moglie via satellitare mentre gli
sparano addosso …). Per il resto la presentazione “dell’eroe buono” è ben
sviluppata, e i salti temporali e l’alternanza guerra in Iraq / vita familiare
in America sono fluidi e non si sofferma più del dovuto sugli scontri a fuoco.
Non lo classificherei come film di guerra vero e proprio ed i momenti di
tensione sono di alto livello. La violenza fisica è quasi assente e di gran lunga minore della media di film e telefilm trasmessi quotidianamente. Film da non perdere a meno che non siate
assolutamente allergici alla vista del (poco) sangue.
Boyhood, di Richard Linklater
Di
Boyhood ho già parlato in un post di qualche giorno fa. Avrebbe meritato di più, ma forse era troppo
"anomalo" per gli Oscar. Almeno Patricia Arquette ha vinto l’Oscar
come migliore attrice non protagonista. Non conosco le interpretazioni di tutte
le altre contendenti, ma certamente la sua era più che convincente e soprattutto
notevole per essere "spalmata" nell'arco di 12 anni. Avrebbe meritato
anche Ethan Hawke per identici motivi ma si è trovato a competere con un ottimo
J. K. Simmons che, oserei dire, è il vero protagonista di Whiplash e regge il
film quasi da solo. Probabilmente anche Robert Duvall (uno dei grandi attori di
Hollywood, sempre sottovalutato) poteva essere un altro candidato. Da vedere.
Grand
Budapest Hotel, di Wes Anderson
Commedia intelligente, surreale,
ottimamente interpretata, corale, ma oltre al limite di essere una commedia
(difficile primeggiare) secondo me aveva anche un limite temporale. Infatti era
nelle sale da un anno (dal febbraio 2014) e quindi era stato visto, analizzato,
osannato e criticato mentre le altre pellicole si avvantaggiavano dell'attesa,
dell'aspettativa. La maggior parte degli altri sono arrivati al grande pubblico
nell’autunno 2014, American sniper e Selma a gennaio 2015. Se vi volete
divertire con un buon prodotto, arguto, ben costruito, con ottimi attori, senza
inutili volgarità, con scenografie e costumi coloratissimi e personaggi
simpaticamente e genialmente esagerati non dovete assolutamente perdervelo. Non
per niente si è aggiudicato 4 Oscar che possono sembrare secondari ma in questo
caso sono importantissimi e significativi: costumi (l’italiana Canonero),
trucco, scenografia e colonna sonora.
The
Imitation Game, di Morten Tyldum
Film
interessante, pulito, con buona interpretazione di Benedict Cumberbatch (nella
parte di Turing), ma non all’altezza degli altri contendenti all’Oscar come
miglior attore protagonista. Film senza infamia e senza lode.
Selma, di Ava DuVernay (non l’ho visto, quindi non commento)
The Theory of Everything, di James
Marsh
Discorso
molto simile a quello fatto per The Imitation Game, ma onestamente
una spanna più in alto, sia per come è sviluppata la storia nell’arco del
tempo, sia per migliori interpretazioni in generale sulle quali emerge quella
eccezionale di Eddie Redmayne che si è aggiudicato il suo personale e
meritatissimo Oscar. Straordinario in particolare il modo di gestire il corpo
che mi ha fatto tornare alla mente alcune grandi interpretazioni di Lon Chaney.
Da vedere.
Whiplash, di Damien Chazelle
I
punti di forza sono senz’altro J. K. Simmons e l’ottimo il montaggio, forse
anche la musica per chi ama il genere. Molti conoscono J. K. Simmons (miglior
attore non protagonista) per aver interpretato per vari anni lo psicologo della
procura nella serie televisiva Law and order, infatti è sempre
stato molto più presente nelle serie televisive che non nelle produzioni per il
grande schermo. Il film si svolge quasi completamente in sala prove, con musica
che si ripete all’infinito. Seppur tecnicamente ottimo, il montaggio è
stracolmo di primi piani delle varie parti della batteria sulla quale schizzano
gocce di sudore e di … sangue (pressoché inconcepibile e irreale). In
conclusione, se non vi piace il jazz (e in particolare le percussioni, la
batteria) andate a vedere un altro film.
Concludo
questo breve excursus parlando di Relatos salvajes dato per favorito
fra i film non in lingua inglese. Non faccio paragoni con gli altri in quanto
non li ho visti, ma vi ricordo che ha vinto il film polacco Ida,
di Paweł Pawlikowski.
Il
film di Damián Szifrón, uscito in Italia con il titolo Storie pazzesche, è un
film strano, composto da sei episodi (il che non è certo una novità) di varia
durata, come short stories completamente scollegate fra loro se non per
l'escalation dell’insofferenza e della rabbia repressa, ma solo fino a un certo
puto, dopodiché si perviene ad azioni folli. Come per tutti i film del genere, ogni
spettatore preferirà l’una o l’altra storia, spesso influenzato da passate
esperienze personali (riconoscendosi quindi nella situazione) e valutando la
plausibilità della breve trama, la genialità della follia, il colpo di scena
finale (caratteristico delle short stories).
Pur non volendo stilare una vera e
propria classifica dei sei episodi, sono rimasto perplesso per il loro ordine.
Il brevissimo, geniale primo episodio lo avrei visto come perfetta conclusione,
con il fermo immagine finale adatto anche per far scorrere i titoli di coda. E
viceversa, quello che conclude il film lo avrei anticipato, e di molto, in quanto
pur iniziando e sviluppandosi bene e con interessanti sorprese manca proprio
nel finale. É forse questa la ragione per la quale è stato scelto per
concludere la pellicola? Per avere un finale dissimile dai precedenti? Anche se
questa fosse la ragione che ha spinto Sfrizón, dal mio personalissimo punto di
vista avrei preferito una più logica escalation. Perla di humor nero da non
perdere assolutamente.