Gruppo molto eterogeneo (5 nazionalità diverse) ma parzialmente accomunati dal genere commedia, con varie sfaccettature: surreale per l’ultimo film di Buñuel, grottesca con Catch-22, dark l’inglese, crime l’argentina e popolare-musicale quella messicana.
Catch-22 (Mike Nichols, 1970, USA) tit. it. Comma 22
Cult
anti-bellico che deve la maggior parte dei suoi meriti al soggetto tratto dall’omonimo
famoso romanzo di Joseph Heller dal quale nel 2019 è stata tratta una
miniserie di 6 ep. diretta, interpretata e prodotta da George Clooney. Tratta
di un reparto di aviazione di stanza in Italia nella seconda metà della II
Guerra Mondiale. Consiglio a tutti di leggere il libro che si compone di una
serie di assurdità, paradossi e nonsense sostenuti, tuttavia, da una parvenza
di ferrea logica. Senz’altro bravo Nichols a farne un film mettendone insieme
alcune delle tante e variegate vicende, con i personaggi più significativi. Dà
l’idea di un film fatto fra amici (anche se con un buon budget) vista la
presenza di tanti attori noti, molti dei quali in parti secondarie: Orson
Welles, Martin Balsam, Anthony Perkins, Martin Sheen, Jon
Voight, Richard Benjamin, Art Garfunkel (proprio quello del
duo Simon & Garfunkel), Paula Prentiss e infine l’ineffabile Alan
Arkin, perfetto nei panni del protagonista Yossarian, assolutamente fuori
di testa ma l’unico ancora umano. Commedia grottesca sì, ma anche dark e molto
critica non solo nei confronti della guerra in genere e dei vertici della gerarchia
militare, ma anche dei sottufficiali e soldati che si lasciavano andare ad
azioni a dir poco biasimevoli. Consigliato.
Cet obscur objet du désir (Luis Buñuel,
1977, Fra)
Ultimo film del grande regista ispano-messicano, prodotto in Francia. Secondo me non è all’altezza degli altri di questo suo ultimo periodo, anche se è molto interessante l’utilizzo alternato di due attrici ben diverse fra loro (Ángela Molina e Carole Bouquet) per lo stesso personaggio, anche in scene in continuità; il protagonista maschile è ancora una volta Fernando Rey, dopo Viridiana, Tristana, Il fascino discreto della borghesia. Resta comunque un ottimo film, ben valutato anche dalla critica (IMDb 7,9 e RT 97%), ma lo vedo troppo lineare e privo di quei colpi di genio (spesso incomprensibili) che caratterizzano il regista. Nomination Oscar miglior film straniero e sceneggiatura.
El robo del siglo (Ariel Winograd, 2020, Arg)Furto al caveau
di una banca di Buenos Aires realmente avvenuto, romanzato per trarne una
piacevole sceneggiatura. Interessante l’organizzazione, ottima caratterizzazione
dei componenti della banda, ben gestiti i tempi per dare la giusta suspense. La
cinematografia argentina non è molto conosciuta al di fuori del Sudamerica, ma
vanta ottime radici e quindi di tanto in tanto riesce ad esportare qualche film
oltreoceano e talvolta è presente agli Oscar. Dopo le Nomination di La
tregua (1974) e Camila (1984) arrivarono:
- 1985 La historia oficial (di Luis Puenzo) Oscar miglior film straniero (primo argentino) e Nomination sceneggiatura
- 1998 Tango, no me dejes nunca (Carlos Saura)
- 2001 El hijo de la novia (Juan José Campanella)
- 2009 El Secreto de sus Ojos (Juan José Campanella), secondo Oscar argentino per il miglior film straniero
- 2014 Relatos Salvajes (Damián Szifrón)
Ovviamente,
tutti poco e mal distribuiti in Italia. Non è certo un capolavoro, ma nel suo
genere è molto ben realizzato e non ha nulla da invidiare a tanti film più
conosciuti americani ed europei.
O Lucky Man! (Lindsay
Anderson, 1973, UK)
Come anticipato
nel post precedente dedicato a Lindsay Anderson, si tratta dell’elemento
centrale della cosiddetta Trilogia di Mike Travis, ma si rivela essere
troppo lungo (quasi 3 ore) e poco interessante. Il soggetto dello stesso Malcolm
McDowell (Mike Travis) appare essere troppo pretestuoso ed esagerato, mentre è
interessante l’utilizzo degli stessi attori in ruoli differenti nel corso del
film. Come spesso accade, il migliore della Trilogia è il primo, vale a
dire If ….
El lunar de la
familia (Fernando
Mendez, 1953, Mex)
Commedia
musicale-ranchera con il terzo cantante più famoso dell’epoca (Antonio
Aguilar), da sempre sovrastato dagli idoli delle folle Pedro Infante
e Jorge Negrete. Struttura standard fra amori ufficialmente non
corrisposti, serenate, l’anziana despota (la solita ineffabile Sara Garcia),
ubriacature, cantine e risse.