Cinquina apparentemente omogenea, ma con film molto diversi, sia come argomento che come co-genere, sia come qualità e paesi e anni di produzione.
Dark City (Alex Proyas, Aus, 1998)
Mai sentito
nominare e di genere misto neo noir e sci-fi (non il mio preferito), guardato fidandomi
dei rating, liste di preferenze ed alcuni commenti, è quello che mi ha
piacevolmente sorpreso e mi piaciuto non poco. La trama è senza dubbio
originale e ben sviluppata, pur avendo vari punti in comune con tanti altri
film, a cominciare dalla amnesia del protagonista. La scenografia e gli effetti
speciali descrivono alla perfezione l’atmosfera pesante che opprima questa
città che non vede mai il sole. La situazione ricorda molto Paris qui
dort (Parigi che dorme) ottimo e originale mediometraggio muto diretto
da René Clair nel 1923 (consigliato). Alex Proyas (nato in
Egitto, da genitori greci e poi emigrato in Australia) è bravo regista ma con
molti alti e bassi; senz’altro l’altro suo film di livello è The Crow
(1994), a qualcuno potrebbe essere piaciuto anche I, Robot
(2004). Singolare la composizione del cast nel quale, al lato del protagonista Rufus
Sewell, compaiono star come William Hurt (che non ha bisogno di
presentazioni), Jennifer Connelly (Oscar in A Beautiful Mind)
e Richard O'Brien (il Riff-Raff del cult The Rocky Horror
Picture Show, 1975), ma ci sono anche Ian Richardson e Kiefer
Sutherland. Consigliato.
Memories of Murder (Bong Joon-ho, Kor, 2003)
Questo è il più conosciuto
e apprezzato della cinquina, addirittura al 196° posto nella classifica IMDb
dei migliori film di tutti i tempi, direi abbastanza sopravvalutato. La
sceneggiatura (tratta da un lavoro teatrale) è più che buona ma viene rovinata dall’esagerazione
dei comportamenti dei poliziotti, dal commissario ai due detective e al
poliziotto violento. Anche la fotografia e il montaggio meritano, come è lecito
aspettarsi da Bong Joon-ho, co-autore della sceneggiatura. Vi ricordo
che il regista coreano nel 2020 ha ottenuto ben 4 Oscar con Parasite
(miglior film, film straniero, regia e sceneggiatura) e 34° posto nella
classifica IMDb, assolutamente esagerato.
Body Heat (Lawrence Kasdan, USA, 1981)
Noir quasi
classico, con una torbida storia passionale con la vista e rivista pianificazione
dell’omicidio di un uomo, perpetrato dalla moglie insoddisfatta e dal suo amante.
L’ambiente è quello della ricca borghesia di una cittadina sulla costa della
Florida, con un taglio decisamente erotico (soft). I personaggi principali sono
interpretati da William Hurt e Kathleen Turner, nel suo primo
ruolo da protagonista. Non un gran film, ma ben messo in scena; forse riducendo
il numero delle scene passionali sarebbe stato più scorrevole, ma è inutile
negare che tali riprese attirano il pubblico, ergo …
Devil in a Blue Dress (Carl
Franklin, USA, 1995)
Non un granché
... ha l’originalità di un noir moderno (seppur ambientato nel 1948, in
California) di matrice afroamericana. La trama, un po’ troppo densa di
avvenimenti (e morti), pone quasi tutti i “neri” dalla parte dei più o meno
buoni e i bianchi da quella dei cattivi. Aggiungete quelli che stanno a metà
strada, politici che concorrono alla carica di sindaco, pedofili, persone dal
grilletto molto facile, storie d’amore, ricatti incrociati e il protagonista (Denzel
Washington) che i guai se li va a cercare e concorderete che per un’ora e
mezza di film è un carico eccessivo. Mi ha inoltre lasciato perplesso, in un
film nel quale si tratta più volte il tema del razzismo, la rappresentazione
della comunità afroamericana che vive tranquillamente e pacificamente in un
ordinatissimo quartiere con strade larghe adornate con palme, aiuole
perfettamente tenute davanti alle moderne case, macchine moderne e splendenti e
via discorrendo. Qualche merito glielo riconosco, soprattutto per la fotografia
e la caratterizzazione di alcuni personaggi (altri, come quello di Don
Cheadle, sono quasi ridicoli), ma in linea di massima è appena sufficiente.
Brick (Rian Johnson,
USA, 2005)
Film fra un’indagine
indipendente di un giovane e intraprendente studente sulla misteriosa morte
violenta di una sua ex e una guerra fra giovani spacciatori di droga. La trama sembra
tanto una variante studentesca di Per un pugno di dollari, con il
protagonista che, pur essendo regolarmente e pesantemente malmenato, riesce a
infiltrarsi fra i probabili assassini e, facendo il doppio gioco, riesce a
mettere gli uni contro gli altri. Film evidentemente prodotto a basso budget
con scene quasi sempre ridicolmente deserte (strade, scuole, campi sportivi, …)
e con cast molto poco convincente.