Ad un’acclamata commedia di una dozzina di anni fa, ho affiancato due pluripremiati film di Mira Nair che hanno valicato i confini indiani e due di Shekhar Kapur che invece all’estero sono pressoché sconosciuti pur contando su ottime recensioni.
3 Idiots (Rajkumar Hirani, 2009, Ind)
Ho rivisto con
piacere per la terza volta questa commedia al limite del grottesco che ha avuto
un enorme successo non solo in India ma anche all'estero; attualmente è piazzata
all’82° posto fra migliori film di sempre (IMDb) e vanta il 100% di recensioni
positive su RT. Pur trattandosi di una commedia, riesce a mettere in risalto molte
problematiche della vita soprattutto dei giovani indiani che subiscono una
grande pressione dalle famiglie che li costringono a inseguire il successo e/o
guadagnare tanti soldi. Proprio per questo, i tre idioti, che certamente
non lo sono del tutto, hanno ciascuno qualche problema nei rapporti familiari,
anche se per motivi ben diversi. Oltre ai tre idioti (di estrazione sociale
molto diversa) i personaggi principali sono lo spietato direttore del
Politecnico, sua figlia sempre sul punto di sposarsi e un ambizioso studente indiano,
ma nato in Uganda. Rimanendo in tema di stress da arrivismo, alle storie esemplari
viene aggiunta quella del tirannico professore nei confronti dell’intera
propria prole. Il film propone anche una bella fotografia che, nella parte
finale, si avvantaggia di splendidi e inimmaginabili scenari naturali fra le
montagne del Ladakh, sulle rive del Pangong Tso (lago al confine fra India e
Cina). Poche canzoni e ancor meno danze in stile Bollywood, ma tante sorprese e
colpi di scena fanno passare in un battibaleno le quasi di 3 ore di visione.
Assolutamente consigliato, anche se talvolta esagerato e sopra le righe … va
bene così.
Salaam Bombay! (Mira Nair, 1988, Ind)
Candidato
all'Oscar portò all'attenzione del mondo non solo il lavoro della regista Mira
Nair, ma anche l'underworld dei ragazzi di strada di Mumbai (allora
ancora Bombay). Un po' deprimente, ma visto il tema non ci si poteva aspettare
altro. Ben realizzato e interpretato si seguono vita e disavventure del piccolo
protagonista che vorrebbe mettere da parte 500 rupie portando tè ai pittoreschi
personaggi del quartiere, fra i quali hanno ruoli principali prostitute,
papponi, spacciatori e ladruncoli. Pur dimostrandosi abile nell'arte della
sopravvivenza, non sempre si rivela troppo sveglio, dando ascolto al suo “amico”
tossicodipendente. Oltre alla Nomination Oscar, a Cannes vinse Camèra d'Or
e Audience Award.
Monsoon Wedding (Mira Nair, 2001, Ind) aka Matrimonio
indiano
Pur non essendo
di livello eccelso questo è certamente il film più noto del lotto, avendo avuto
una discreta distribuzione anche in occidente a seguito del successo ottenuto a
Venezia con la conquista del Leone d’Oro. Chiaramente tutto verte attorno ad un
matrimonio e in particolare a quanto accade nei giorni che precedono la festa organizzata
nella casa con grande giardino dei genitori della sposa. Da tutto il mondo arrivano
parenti e invitati nonché il futuro sposo che la ragazza non ha mai conosciuto
visto che studiava in USA (ennesimo matrimonio combinato, ma almeno fra adulti
più o meno consenzienti). Nel corso del film verranno alla luce vari segreti famigliari,
alcuni dei quali non certo esemplari, che porteranno ad inevitabili conseguenze.
A tutto questo si sovrappone una vera, ingenua e sincera love story tra
l'organizzatore del matrimonio e la cameriera della famiglia.
La tranquilla
vita di una famiglia borghese di Delhi viene turbata dalla improvvisa notizia
di un figlio illegittimo di lui (appena rimasto orfano) che fino a quel momento
era all'oscuro di tutto. Buon dramma psicologico familiare che, seppur in
questo caso calato nella mentalità e cultura indiana, è basato su principi e
valori che potrebbero essere applicati similmente in quasi qualunque altra
parte del mondo e in tempi più recenti. Protagonista è l’ottimo Naseeruddin
Shah (classe 1950) che esordì a 17 anni e oggi conta ben 217 film; ricopre
ruolo importante anche nell’appena citato Monsoon Wedding, ma vale
la pena ricordare la sua interpretazione in A Wednesday (2008, Neeraj
Pandey) avendo come antagonista un altro mostro sacro del cinema indiano: Anupam
Kher (414 film).
Bandit Queen (Shekhar
Kapur, 1994, Ind)
Titolo non
particolarmente attraente, ma mi aveva incuriosito la storia (in gran parte
vera, seppur parziale) nonché la sua Premiere mondiale al Festival di Cannes
nell’ambito della Quinzaine des Réalizateurs (per inciso, quell’anno la Palma
d’Oro andò a Pulp Fiction). Seppur fatto bene, in effetti il film
non è gran cosa ma l’interesse consiste soprattutto nel soggetto, la storia più
che straordinaria, oserei dire incredibile, di Phoolan Devi, detta Bandit
Queen.
ATTENZIONE:
SPOILER!
La biografia è parziale
e copre solo il periodo fra il 1975 ed il 1983, vale a dire dai 12 ai 20 anni
della protagonista, ancora in vita all'epoca del film. Si tratta di una donna
che ne ha passato veramente di tutti i colori e non certo piacevolmente. Di casta
bassa, a 12 anni fu venduta come sposa bambina per poi farsi ripudiare ai 14 per
totale insubordinazione; abusata prima dal marito poi da altri finisce in mano
di un gruppo di delinquenti di casta superiore che approfittano di lei. Fuggita
si unisce a un gruppo di banditi inviti e, dopo altre disavventure, con una
propria gang va a vendicarsi delle violenze subite in precedenza lasciando 22
morti (e aveva appena 18 anni). Inseguita per un paio di anni, alla fine decide
di arrendersi, ma non alla polizia ma solo davanti al ministro dettando peraltro
le sue condizioni (e qui finiscono i fatti narrati nel film). Accusata di ben 48
diversi reati, resta in attesa di giudizio per 11 anni fin quando, con la
salita al potere del partito della sua casta, viene prosciolta da tutte le
accuse e liberata. Forte della grande fama acquisita per essersi ribellata al
matrimonio, alle violenze e alle differenze di casta, si presenta alle elezioni
e sarà deputata per due mandati fin quando, a 38 anni, fu assassinata davanti alla
sua residenza ufficiale a Delhi da un parente di quelli uccisi nella strage. Nel
1994 quindi, mentre era pronta a uscire di galera, il film arrivava nelle sale
indiane e lei non ne fu del tutto soddisfatta. Infatti chiese il ritiro del
film e intentò causa ai produttori che, alla fine, dovettero risarcirla con
congrua somma di denaro. Altro potete leggerlo nei tanti scritti a lei dedicati
come vittima, fuorilegge e infine politica.
Già visto su tuo suggerimento 3 Idiots l'anno scorso, in questi giorni ho visto i due di Mira Nair: ottimi film, Salaaam Bombay si lascia preferire per la maggiore incisività, dovuta anche alla 'durezza' del film e per l'ottima fotografia urbana. MonsoonW Wedding ha sicuramente più vivacità e colore, nonchè un approccio più ironico in alcune sottotrame, ma non rinuncia ad affrontare temi sociali anche abbastanza complessi. Contento di averli visti.
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