martedì 24 agosto 2021

Micro-recensioni 216-220: si va in India ... film molto interessanti

Ad un’acclamata commedia di una dozzina di anni fa, ho affiancato due pluripremiati film di Mira Nair che hanno valicato i confini indiani e due di Shekhar Kapur che invece all’estero sono pressoché sconosciuti pur contando su ottime recensioni.

3 Idiots (Rajkumar Hirani, 2009, Ind)

Ho rivisto con piacere per la terza volta questa commedia al limite del grottesco che ha avuto un enorme successo non solo in India ma anche all'estero; attualmente è piazzata all’82° posto fra migliori film di sempre (IMDb) e vanta il 100% di recensioni positive su RT. Pur trattandosi di una commedia, riesce a mettere in risalto molte problematiche della vita soprattutto dei giovani indiani che subiscono una grande pressione dalle famiglie che li costringono a inseguire il successo e/o guadagnare tanti soldi. Proprio per questo, i tre idioti, che certamente non lo sono del tutto, hanno ciascuno qualche problema nei rapporti familiari, anche se per motivi ben diversi. Oltre ai tre idioti (di estrazione sociale molto diversa) i personaggi principali sono lo spietato direttore del Politecnico, sua figlia sempre sul punto di sposarsi e un ambizioso studente indiano, ma nato in Uganda. Rimanendo in tema di stress da arrivismo, alle storie esemplari viene aggiunta quella del tirannico professore nei confronti dell’intera propria prole. Il film propone anche una bella fotografia che, nella parte finale, si avvantaggia di splendidi e inimmaginabili scenari naturali fra le montagne del Ladakh, sulle rive del Pangong Tso (lago al confine fra India e Cina). Poche canzoni e ancor meno danze in stile Bollywood, ma tante sorprese e colpi di scena fanno passare in un battibaleno le quasi di 3 ore di visione. Assolutamente consigliato, anche se talvolta esagerato e sopra le righe … va bene così.

 

Salaam Bombay!
(Mira Nair, 1988, Ind)

Candidato all'Oscar portò all'attenzione del mondo non solo il lavoro della regista Mira Nair, ma anche l'underworld dei ragazzi di strada di Mumbai (allora ancora Bombay). Un po' deprimente, ma visto il tema non ci si poteva aspettare altro. Ben realizzato e interpretato si seguono vita e disavventure del piccolo protagonista che vorrebbe mettere da parte 500 rupie portando tè ai pittoreschi personaggi del quartiere, fra i quali hanno ruoli principali prostitute, papponi, spacciatori e ladruncoli. Pur dimostrandosi abile nell'arte della sopravvivenza, non sempre si rivela troppo sveglio, dando ascolto al suo “amico” tossicodipendente. Oltre alla Nomination Oscar, a Cannes vinse Camèra d'Or e Audience Award.

Monsoon Wedding (Mira Nair, 2001, Ind) aka Matrimonio indiano

Pur non essendo di livello eccelso questo è certamente il film più noto del lotto, avendo avuto una discreta distribuzione anche in occidente a seguito del successo ottenuto a Venezia con la conquista del Leone d’Oro. Chiaramente tutto verte attorno ad un matrimonio e in particolare a quanto accade nei giorni che precedono la festa organizzata nella casa con grande giardino dei genitori della sposa. Da tutto il mondo arrivano parenti e invitati nonché il futuro sposo che la ragazza non ha mai conosciuto visto che studiava in USA (ennesimo matrimonio combinato, ma almeno fra adulti più o meno consenzienti). Nel corso del film verranno alla luce vari segreti famigliari, alcuni dei quali non certo esemplari, che porteranno ad inevitabili conseguenze. A tutto questo si sovrappone una vera, ingenua e sincera love story tra l'organizzatore del matrimonio e la cameriera della famiglia.

 

Masoom (Shekhar Kapur, 1983, Ind)

La tranquilla vita di una famiglia borghese di Delhi viene turbata dalla improvvisa notizia di un figlio illegittimo di lui (appena rimasto orfano) che fino a quel momento era all'oscuro di tutto. Buon dramma psicologico familiare che, seppur in questo caso calato nella mentalità e cultura indiana, è basato su principi e valori che potrebbero essere applicati similmente in quasi qualunque altra parte del mondo e in tempi più recenti. Protagonista è l’ottimo Naseeruddin Shah (classe 1950) che esordì a 17 anni e oggi conta ben 217 film; ricopre ruolo importante anche nell’appena citato Monsoon Wedding, ma vale la pena ricordare la sua interpretazione in A Wednesday (2008, Neeraj Pandey) avendo come antagonista un altro mostro sacro del cinema indiano: Anupam Kher (414 film).

Bandit Queen (Shekhar Kapur, 1994, Ind)

Titolo non particolarmente attraente, ma mi aveva incuriosito la storia (in gran parte vera, seppur parziale) nonché la sua Premiere mondiale al Festival di Cannes nell’ambito della Quinzaine des Réalizateurs (per inciso, quell’anno la Palma d’Oro andò a Pulp Fiction). Seppur fatto bene, in effetti il film non è gran cosa ma l’interesse consiste soprattutto nel soggetto, la storia più che straordinaria, oserei dire incredibile, di Phoolan Devi, detta Bandit Queen.

ATTENZIONE: SPOILER!

La biografia è parziale e copre solo il periodo fra il 1975 ed il 1983, vale a dire dai 12 ai 20 anni della protagonista, ancora in vita all'epoca del film. Si tratta di una donna che ne ha passato veramente di tutti i colori e non certo piacevolmente. Di casta bassa, a 12 anni fu venduta come sposa bambina per poi farsi ripudiare ai 14 per totale insubordinazione; abusata prima dal marito poi da altri finisce in mano di un gruppo di delinquenti di casta superiore che approfittano di lei. Fuggita si unisce a un gruppo di banditi inviti e, dopo altre disavventure, con una propria gang va a vendicarsi delle violenze subite in precedenza lasciando 22 morti (e aveva appena 18 anni). Inseguita per un paio di anni, alla fine decide di arrendersi, ma non alla polizia ma solo davanti al ministro dettando peraltro le sue condizioni (e qui finiscono i fatti narrati nel film). Accusata di ben 48 diversi reati, resta in attesa di giudizio per 11 anni fin quando, con la salita al potere del partito della sua casta, viene prosciolta da tutte le accuse e liberata. Forte della grande fama acquisita per essersi ribellata al matrimonio, alle violenze e alle differenze di casta, si presenta alle elezioni e sarà deputata per due mandati fin quando, a 38 anni, fu assassinata davanti alla sua residenza ufficiale a Delhi da un parente di quelli uccisi nella strage. Nel 1994 quindi, mentre era pronta a uscire di galera, il film arrivava nelle sale indiane e lei non ne fu del tutto soddisfatta. Infatti chiese il ritiro del film e intentò causa ai produttori che, alla fine, dovettero risarcirla con congrua somma di denaro. Altro potete leggerlo nei tanti scritti a lei dedicati come vittima, fuorilegge e infine politica.

1 commento:

  1. Già visto su tuo suggerimento 3 Idiots l'anno scorso, in questi giorni ho visto i due di Mira Nair: ottimi film, Salaaam Bombay si lascia preferire per la maggiore incisività, dovuta anche alla 'durezza' del film e per l'ottima fotografia urbana. MonsoonW Wedding ha sicuramente più vivacità e colore, nonchè un approccio più ironico in alcune sottotrame, ma non rinuncia ad affrontare temi sociali anche abbastanza complessi. Contento di averli visti.

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