Questo ribelle, anomalo regista, proprio a causa del suo carattere, ha diretto solo 14 film, ma gli ultimi 4 sono veramente trascurabili. Fra i primi 10 ci sono invece tutti i migliori, fra i quali vari cult della New Hollywood, a cominciare da The Wild Bunch. Lo si potrebbe quasi definire un Tarantino ante litteram, con tanta violenza e spargimento di sangue nella maggior parte dei suoi film, ma molti annoverano fra i suoi seguaci anche Martin Scorsese e John Woo. I protagonisti sono spesso personaggi particolari avanti con l’età che continuano a credere in certi valori e non si adeguano ai tempi che cambiano. Dedito all’alcool e alle droghe fu capace di litigare con tutti i produttori, licenziato e poi ri-assunto più volte, veniva anche ai ferri corti con le star dei suoi cast ma in fin dei conti tutti lo apprezzavano tant’è che molti attori compaiono ripetutamente nei suoi film: Jason Robards, James Coburn, Emilio Fernández, Warren Oates, Kris Kristofferson, Ben Johnson, David Warner, Slim Pickens, L.Q. Jones and R.G. Armstrong e anche Steve McQueen protagonista di Junior Bonner e The Getaway. Una delle sue frasi preferite (relativamente scherzosa) era: “Quando sono sobrio non riesco a dirigere". Di questo gruppo si può rinunciare solo al suo film d’esordio nel quale, tuttavia, si ritrovano molti degli elementi che ricorreranno nei successivi … una specie di prova generale quando era ancora pressoché sconosciuto. Anche se in alcuni punti l’analisi mi sembra un po’ forzata, in questa recensione di The Deadly Companions vengono evidenziati molti di tali aspetti. Stavolta le microrecensioni sono in ordine cronologico.
The Deadly Companions (Sam Peckinpah, 1961, USA) aka
Al termine della
Guerra di secessione americana, durante un assalto ad una banca, un bambino viene
accidentalmente ucciso. Uno dei rapinatori si offre volontario per scortare la
madre a seppellirlo vicino al marito, in un altro paesino del west, ma il
territorio è infestato da banditi e indiani. Il viaggio non sarà per niente facile ...
Ride the High Country (Sam Peckinpah,
1962, USA) aka Sfida nell'Alta Sierra
Questo è il film
con il quale Peckinpah si fece notare ed anche questo è una specie di road
movie, ma con molti più personaggi del precedente. I protagonisti (pistoleri non più
giovanissimi) si conoscono da tempo, ma durante il viaggio fino al campo dei cercatori d'oro, nel breve soggiorno e durante il ritorno si scopriranno i loro
veri caratteri.
Major Dundee (Sam Peckinpah,
1965, USA) aka Sierra Charriba
Alla fine della
guerra di secessione americana, un plotone di soldati nordisti, integrato da delinquenti
e sudisti cooptati, ha il compito di sterminare una banda di Apache che semina
terrore e morte, guidati dal capo Sierra Charriba (titolo italiano del
film). Oltre a dover controllare i rancori personali per niente sopiti, i due ufficiali protagonisti (il maggiore nordista Dundee/Heston e il sudista "volontario" Tyreen/Harris) dovranno faticare non poco per mantenere la parola data e l'ordine e la disciplina nel gruppo che conta anche 8 volontari colored e, come se non bastasse, dovranno vedersela anche con le truppe francesi all'epoca di stanza in Messico. Cast di gran livello che oltre ai soliti ottimi caratteristi dell’entourage
di Peckinpah (come Warren Oates, Ben Johnson, Emilio Fernández,
ecc.) vede protagonisti Charlton Heston, Richard Harris e James
Coburn.
The Wild Bunch (Sam Peckinpah, 1969, USA) aka Il mucchio selvaggio
Come anticipato,
questo è il più famoso di Peckinpah ed è ambientato al confine fra USA e Messico nel 1913, in piena rivoluzione
messicana con gli scontri fra le truppe di Huerta e quelle di Pancho Villa. Quarto
film e quarto road movie western, in questo caso con fuggitivi ed inseguitori
americani che però avranno a che fare con il Generale Mapache (interpretato
dal famoso regista messicano Emilio “Indio” Fernández) e i suoi
rivoluzionari. The Wild Bunch è anche noto dal punto di vista tecnico per le
centinaia di brevissime scene (spesso pochi fotogrammi, montate quindi
rapidamente) fra le quali ne sono inserite varie al ralenti che, nel complesso, rappresentano il massacro conclusivo, con grande spargimento
di sangue. Nella sezione trivia (curiosità) si legge che i 137 minuti
del film contengono ben 3.643 inquadrature, vale a dire una media di poco più
di 2 secondi ciascuna. Considerando che non mancano scene lunghe, si capisce che molte inquadrature delle sparatorie durano meno di un secondo. Per tale violenza fu aspramente criticato da molti
mentre altri lo osannavano come western revisionista che si contrapponeva ai
classici dei decenni precedenti nei quali si sparavano sì e no un paio di colpi.
The Ballad of Cable Hogue (Sam Peckinpah,
1970, USA)
Subito dopo The Wild Bunch, ultimo di quattro film sempre più violenti, Peckinpah ne diresse uno inaspettato, quasi per sfida, una commedia western, oltretutto quasi romantica. Nei primi decenni del XX secolo il protagonista Cable mette su un punto di ristoro per diligenze visto che, in modo del tutto inatteso, ha scoperto l’unica sorgente d’acqua nel raggio di 20 miglia. La sua pacifica esistenza viene però turbata (piacevolmente e non) dagli incontri con un predicatore di dubbia morale, con una prostituta e con i suoi vecchi compari.
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