345 Edmond (Alexis
Michalik, Fra/Bel, 2018) tit. it. “Cyrano mon amour” * con Thomas Solivérès,
Olivier Gourmet, Mathilde Seigner * IMDb 7,4 RT 85%
Quasi tutti lo paragonano, in un certo
senso a ragion veduta, a Shakespeare in Love in quanto se in quel
caso il giovane autore del ‘600 doveva creare in poco tempo un lavoro già
promesso e venduto e con teatro affittato per una certa data, qui la situazione
è replicata in Francia a fine ‘800, Shakespeare diventa Rostand e
invece di Giulietta e Romeo si deve mettere in scena Cyrano.
In effetti trovai il film di Madden (1998) abbastanza noiosetto e
pretenzioso senza lasciarmi impressionare dai 7 Oscar e 6 Nomination (in gran
parte immeritati e non solo secondo me), questo è invece una commedia leggera molto
più scoppiettante, piena di sorprese, divertenti personaggi ben caratterizzati,
con bei costumi e bella ambientazione generale. Alexis Michalik non è
solo il regista di Edmond, ma anche colui che nel 2016 ha scritto
l’omonimo lavoro teatrale e poi ne ha curato sceneggiatura, dialoghi e
adattamento per il grande schermo.
Fra i tanti personaggi estremamente singolari
spiccano i due impresari/mafiosi corsi, il buttafuori (quel Dominique Pinon
protagonista di Delicatessen e Amelie) e il singolare
gestore del Café di fronte al teatro, uomo di colore e di gran cultura e
generosità. Vengono anche inclusi artisti e scrittori dell’epoca quali Sarah
Bernhardt, Checov e Georges Feydeau, interpretato dallo stesso Michalik.
Il film risulta essere uscito in Italia
in aprile il che significa che dovrebbe essere facile recuperarlo, ma
probabilmente difficile da trovarlo in sala. Comunque sia, lo consiglio … come
al solito, meglio in versione originale francese.342 Arab Blues (Manele Labidi Labbé, Tun/Fra, 2019) * con Golshifteh Farahani, Majd Mastoura, Aïsha Ben Miled * IMDb 6,8 RT 80%
Piacevole commedia, in parte
drammatica, sui moderni scontri culturali in Tunisia, fra stereotipi, tante
verità e argute prese in giro, sempre sotto l’ombra della sudditanza
psicologica nei confronti della Francia. Una giovane psicoterapeuta tunisina
rientra in patria dopo aver completato i suoi studi a Parigi. Si "scontrerà"
con un ambiente pieno di pregiudizi e farà tante singolari e variegate
conoscenze; inoltre dovrà gestire i suoi rapporti – non sempre facili – con gli
zii e la loro figlia, con i quali condivide la grande casa, e dovrà avere a che
fare con un onnipresente ligio poliziotto e con la burocrazia. Sul suo divano
si accomoderanno tanti personaggi, alcuni per pochi secondi, altri diventeranno
clienti abituali e ce ne sono di tutti i tipi.
Nonostante i forse troppi vuoti nella
seconda parte, il film scorre bene, senza risparmiare nessuno nella sua rappresentazione
sarcastica di questo spaccato di società tunisina, neanche la protagonista che
giunge quasi sull'orlo dell'esaurimento. I difetti, fisime e fissazioni di
ognuno dei personaggi vengono mostrati bonariamente, essendo tutti normali casi
umani.
Nel suo piccolo, più che sufficiente.
La protagonista di origine iraniana (Golshifteh Farahani) l'avrete forse
notata in About Elly e Paterson (dove interpreta l'aspirante
artista moglie di Adam Driver). Singolare trovare due canzoni di Mina
nella colonna sonora, Città vuota in testa e Io sono quel
che sono in coda.
Ottimo per passare un’ora e mezza
spensierata, avendo un assaggio di un mondo poco presente nel cinema.
344 Sorry we missed you (Ken Loach, Ire/UK, 2019) * con Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Nikki Marshall * IMDb 7,8 RT 77%
Ennesimo dramma proposto da Loach, questa volta, più che sociale, famigliare. Ancora una volta è Paul Laverty (autore fra l'altro di It's a Free World ..., Route Irish, The Wind that Shakes the Barley e del recente I, Daniel Blake) a fornirgli la sceneggiatura e quindi conoscendo il binomio, già si sa che tutto quello che può andare storto andrà storto; da questo punto di vista nessuna sorpresa. Più che buone le interpretazioni dei protagonisti, una coppia di onesti e volenterosi lavoratori che tuttavia non riescono a gestire a dovere la propria vita, né la loro routine famigliare e tantomeno il figlio adolescente a dir poco ribelle. Completano il quadro il dirigente (un po’ despota ma chiaro, assolutamente inflessibile) della ditta di consegne pacchi per la quale lavora il protagonista e ed altri autisti, nonché le persone assistite dalla moglie.
Dopo il lento ma continuo crescendo di tensione si giunge ad un finale un po' incerto, sia per un improvviso e radicale cambiamento di atteggiamento (credibile? durerà?) sia per non proporre una conclusione chiara.
Questo è Loach ... impeccabile per raccontare drammi più o meno deprimenti, purtroppo basati su situazioni tutti i giorni sotto i nostri occhi, stavolta molto didascalico e quindi meno incisivo.
Consigliato se si sta nel giusto stato d’animo.
343 And Then We Danced (Levan Akin, Geo/Sve, 2019) * con Levan Gelbakhiani, Bachi Valishvili, Ana Javakishvili * IMDb 8,3 RT 92% * Candidato alla Queer Palm al festival di Cannes.
Delle tante repubbliche costituitesi a seguito dello smembramento dell'URSS, la Georgia è quella che sembra essere la più attiva o, quantomeno, quella che, con una certa regolarità, produce buoni film poi apprezzati in vari importanti Festival.
Questo di Akin è uno dei quelli, certamente ben realizzato sotto ogni punto di vista anche se c'è da dire che la sceneggiatura è basata su tanti rapporti al limite del credibile, non se presi singolarmente, ma nella combinazione proposta sì. In un triangolo amoroso con risvolti omosessuali, i protagonisti (allievi della accademia nazionale di danza) sembra che agiscano in preda alla passione senza minimamente curarsi delle conseguenze e dei danni che sono sempre dietro l'angolo, per pura stoltezza. Alcuni familiari e i maestri di ballo fungono da personaggi di contorno, ma certamente ognuno di loro, anche per le parti più brevi, è significativo nel contesto generale.
Buone nel complesso le interpretazioni e ottima la descrizione dell’ambiente, sia dentro che fuori l’accademia; coinvolgenti e ammirevoli le danze tradizionali georgiane e le musiche che le accompagnano.
Merita senz’altro una visione.341 Storm Over the Pacific (Shūe Matsubayashi, Jap, 1960) aka "I Bombed Pearl Harbor" * con Toshiro Mifune, Yosuke Natsuki * IMDb 6,4
L’attacco a Pearl Harbor e la battaglia
aereonavale di Midway, fondamentale svolta della WWII, viste da parte dei
vinti. Questo secondo episodio è stato trattato da numerose pellicole, la più
recente delle quali, diretta da Roland Emmerich, è arrivata pochi giorni
fa nelle sale di mezzo mondo, in Italia è annunciata per il 27 novembre.
Questo film è storico anche per gli
effetti speciali cinematografici in quanto per l’occasione i Toho Studios costruirono
la loro enorme piscina (poi utilizzata per oltre 40 anni, fino ai Godzilla
del XXI secolo) nella quale si creavano onde e si facevano navigare i modelli
di navi.
Il film, come dicevo, è diviso in due
parti ben distinte visto che i due eventi avvennero a distanza di 6 mesi. Gli
effettivi scontri a fuoco sono relativamente pochi, Matsubayashi focalizza
l’attenzione soprattutto sulle emozioni dei protagonisti giapponesi:
comandanti, piloti, equipaggi delle navi.
Al di là di quanto detto, il film in sé
non è particolarmente avvincente, anche se è da apprezzare il mea culpa dei nipponici
che pur esaltano il valore e il coraggio dei propri combattenti.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.
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