mercoledì 13 novembre 2019

69° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (341-345)

Ancora 3 su 5 sono film di quest’anno, visti all’HIFF, ma anche Edmond (2018) si può considerare del 2019 in quanto è giunto nelle sale a gennaio. Completa il gruppo l’immancabile giapponese. Non è stato facile metterli in ordine di gradimento in quanto tutti i primi 4 mi sono piaciuti e tre di essi sono stati una vera sorpresa. Ho voluto mettere in testa le due commedie leggere (entrambe ben proposte, anche se il tunisino ha i suoi chiari limiti) e a seguire i due film drammatici, quindi più una scelta di genere che di reale valore. Arab Blues e And Then We Danced hanno dalla loro anche il fatto di offrire uno spaccato di società delle quali probabilmente sappiamo poco.

     

345  Edmond (Alexis Michalik, Fra/Bel, 2018) tit. it. “Cyrano mon amour” * con Thomas Solivérès, Olivier Gourmet, Mathilde Seigner * IMDb 7,4 RT 85%
Quasi tutti lo paragonano, in un certo senso a ragion veduta, a Shakespeare in Love in quanto se in quel caso il giovane autore del ‘600 doveva creare in poco tempo un lavoro già promesso e venduto e con teatro affittato per una certa data, qui la situazione è replicata in Francia a fine ‘800, Shakespeare diventa Rostand e invece di Giulietta e Romeo si deve mettere in scena Cyrano. In effetti trovai il film di Madden (1998) abbastanza noiosetto e pretenzioso senza lasciarmi impressionare dai 7 Oscar e 6 Nomination (in gran parte immeritati e non solo secondo me), questo è invece una commedia leggera molto più scoppiettante, piena di sorprese, divertenti personaggi ben caratterizzati, con bei costumi e bella ambientazione generale. Alexis Michalik non è solo il regista di Edmond, ma anche colui che nel 2016 ha scritto l’omonimo lavoro teatrale e poi ne ha curato sceneggiatura, dialoghi e adattamento per il grande schermo.
Fra i tanti personaggi estremamente singolari spiccano i due impresari/mafiosi corsi, il buttafuori (quel Dominique Pinon protagonista di Delicatessen e Amelie) e il singolare gestore del Café di fronte al teatro, uomo di colore e di gran cultura e generosità. Vengono anche inclusi artisti e scrittori dell’epoca quali Sarah Bernhardt, Checov e Georges Feydeau, interpretato dallo stesso Michalik.
Il film risulta essere uscito in Italia in aprile il che significa che dovrebbe essere facile recuperarlo, ma probabilmente difficile da trovarlo in sala. Comunque sia, lo consiglio … come al solito, meglio in versione originale francese.

342  Arab Blues (Manele Labidi Labbé, Tun/Fra, 2019) * con Golshifteh Farahani, Majd Mastoura, Aïsha Ben Miled * IMDb  6,8 RT 80%
Piacevole commedia, in parte drammatica, sui moderni scontri culturali in Tunisia, fra stereotipi, tante verità e argute prese in giro, sempre sotto l’ombra della sudditanza psicologica nei confronti della Francia. Una giovane psicoterapeuta tunisina rientra in patria dopo aver completato i suoi studi a Parigi. Si "scontrerà" con un ambiente pieno di pregiudizi e farà tante singolari e variegate conoscenze; inoltre dovrà gestire i suoi rapporti – non sempre facili – con gli zii e la loro figlia, con i quali condivide la grande casa, e dovrà avere a che fare con un onnipresente ligio poliziotto e con la burocrazia. Sul suo divano si accomoderanno tanti personaggi, alcuni per pochi secondi, altri diventeranno clienti abituali e ce ne sono di tutti i tipi.
Nonostante i forse troppi vuoti nella seconda parte, il film scorre bene, senza risparmiare nessuno nella sua rappresentazione sarcastica di questo spaccato di società tunisina, neanche la protagonista che giunge quasi sull'orlo dell'esaurimento. I difetti, fisime e fissazioni di ognuno dei personaggi vengono mostrati bonariamente, essendo tutti normali casi umani.
Nel suo piccolo, più che sufficiente. La protagonista di origine iraniana (Golshifteh Farahani) l'avrete forse notata in About Elly e Paterson (dove interpreta l'aspirante artista moglie di Adam Driver). Singolare trovare due canzoni di Mina nella colonna sonora, Città vuota in testa e Io sono quel che sono in coda.
Ottimo per passare un’ora e mezza spensierata, avendo un assaggio di un mondo poco presente nel cinema.

        

344  Sorry we missed you (Ken Loach, Ire/UK, 2019) * con Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Nikki Marshall * IMDb  7,8  RT 77%
Ennesimo dramma proposto da Loach, questa volta, più che sociale, famigliare. Ancora una volta è Paul Laverty (autore fra l'altro di It's a Free World ..., Route Irish, The Wind that Shakes the Barley e del recente I, Daniel Blake) a fornirgli la sceneggiatura e quindi conoscendo il binomio, già si sa che tutto quello che può andare storto andrà storto; da questo punto di vista nessuna sorpresa. Più che buone le interpretazioni dei protagonisti, una coppia di onesti e volenterosi lavoratori che tuttavia non riescono a gestire a dovere la propria vita, né la loro routine famigliare e tantomeno il figlio adolescente a dir poco ribelle. Completano il quadro il dirigente (un po’ despota ma chiaro, assolutamente inflessibile)  della ditta di consegne pacchi per la quale lavora il protagonista e ed altri autisti, nonché le persone assistite dalla moglie.
Dopo il lento ma continuo crescendo di tensione si giunge ad un finale un po' incerto, sia per un improvviso e radicale cambiamento di atteggiamento (credibile? durerà?) sia per non proporre una conclusione chiara.
Questo è Loach ... impeccabile per raccontare drammi più o meno deprimenti, purtroppo basati su situazioni tutti i giorni sotto i nostri occhi, stavolta molto didascalico e quindi meno incisivo.
Consigliato se si sta nel giusto stato d’animo.


343  And Then We Danced (Levan Akin, Geo/Sve, 2019) * con Levan Gelbakhiani, Bachi Valishvili, Ana Javakishvili * IMDb  8,3 RT 92% * Candidato alla Queer Palm al festival di Cannes.
Delle tante repubbliche costituitesi a seguito dello smembramento dell'URSS, la Georgia è quella che sembra essere la più attiva o, quantomeno, quella che, con una certa regolarità, produce buoni film poi apprezzati in vari importanti Festival.
Questo di Akin è uno dei quelli, certamente ben realizzato sotto ogni punto di vista anche se c'è da dire che la sceneggiatura è basata su tanti rapporti al limite del credibile, non se presi singolarmente, ma nella combinazione proposta sì. In un triangolo amoroso con risvolti omosessuali, i protagonisti (allievi della accademia nazionale di danza) sembra che agiscano in preda alla passione senza minimamente curarsi delle conseguenze e dei danni che sono sempre dietro l'angolo, per pura stoltezza. Alcuni familiari e i maestri di ballo fungono da personaggi di contorno, ma certamente ognuno di loro, anche per le parti più brevi, è significativo nel contesto generale.
Buone nel complesso le interpretazioni e ottima la descrizione dell’ambiente, sia dentro che fuori l’accademia; coinvolgenti e ammirevoli le danze tradizionali georgiane e le musiche che le accompagnano.
Merita senz’altro una visione.

341  Storm Over the Pacific (Shūe Matsubayashi, Jap, 1960) aka "I Bombed Pearl Harbor" * con Toshiro Mifune, Yosuke Natsuki * IMDb  6,4
L’attacco a Pearl Harbor e la battaglia aereonavale di Midway, fondamentale svolta della WWII, viste da parte dei vinti. Questo secondo episodio è stato trattato da numerose pellicole, la più recente delle quali, diretta da Roland Emmerich, è arrivata pochi giorni fa nelle sale di mezzo mondo, in Italia è annunciata per il 27 novembre.
Questo film è storico anche per gli effetti speciali cinematografici in quanto per l’occasione i Toho Studios costruirono la loro enorme piscina (poi utilizzata per oltre 40 anni, fino ai Godzilla del XXI secolo) nella quale si creavano onde e si facevano navigare i modelli di navi.
Il film, come dicevo, è diviso in due parti ben distinte visto che i due eventi avvennero a distanza di 6 mesi. Gli effettivi scontri a fuoco sono relativamente pochi, Matsubayashi focalizza l’attenzione soprattutto sulle emozioni dei protagonisti giapponesi: comandanti, piloti, equipaggi delle navi.
Al di là di quanto detto, il film in sé non è particolarmente avvincente, anche se è da apprezzare il mea culpa dei nipponici che pur esaltano il valore e il coraggio dei propri combattenti.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

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